Le immagini scattate da Emanuele Mozzetti ci riportano con non celata emozione il senso della profonda sospensione temporale in cui l'Argentina si muove, animata da una speranza di miglioramento e dalla difficoltà di uscire da una condizione di radicato disagio, di contraddizioni e di estremi, di emigrati e di speranze, di grandi risorse umane e di enormi ricchezze.
La società argentina ha subito trasformazioni profonde: politiche economiche aggressive e privatizzazioni selvagge hanno creato un fenomeno di emarginazione di massa dei settori più popolari come di quella classe media di cui il paese andava orgoglioso, creando una frattura sempre più evidente nella società. Un'intera generazione di giovani è cresciuta senza poter usufruire di un sistema educativo un tempo molto avanzato. A ciò si aggiunge l'incolmabile vuoto "generazionale" dei morti, dei "desaparecidos" e degli esiliati dell’ultima dittatura militare. Col calar della notte i segni del malessere emergono drammaticamente: un numero crescente di senzatetto e mendicanti invade i luoghi fino a poco prima frequentati dalle classi sociali non toccate, se non marginalmente, dalla crisi, due mondi paralleli che non si incrociano. Un esercito di “cartoneros” lavora nelle strade delle città, alla ricerca di cartone, vetro, plastica, metalli e qualsiasi materiale che possa essere rivenduto. Una volta considerata la terra promessa, l'Argentina e’ oggi terra di emigrazione di giovani che non ritengono il paese in grado di garantirgli un futuro. L’energia, la vitalità e la passione con la quale gli argentini vivono ogni evento della vita lasciano spazio alla speranza.

Emanuele Mozzetti è nato a Roma nel 1968. Nel 1990 si trasferisce per tre anni a New York dove frequenta classi di fotogiornalismo all'International Center of Photography. Rientrato in Italia lavora fino al 1995 per quotidiano "Paese Sera" occupandosi prevalentemente di cronaca. Successivamente lavora per alcune agenzie e dal ‘96 è freelance. Viaggia in Iran, in Cile, in Bosnia, dove segue l'evolversi di un difficile dopoguerra e realizza reportage sull'espulsione degli albanesi dal Kosovo. Nel 2000 vince il Premio Canon come miglior giovane italiano con il lavoro “Bosnia”. Tra i progetti attualmente in corso, un’indagine sul rapporto della popolazione della Galizia (Spagna) con il mare, un reportage sul delicato momento di transizione dell’Argentina e una riflessione sull'immigrazione illegale in Italia. Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali in Italia (FotoGrafia – Festival Internazionale di Roma 2003, Biennale Internazionale di Fotografia di Torino, Galleria Photology) e all’estero (Gijon in Spagna e Caen in Francia).