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Emanuele Salvagno
La mostra fotografica documenta il deserto che c’è oggi, a 25 anni di distanza, attorno alla centrale atomica di Chernobyl in Ucraina e mostra la città fantasma di Pripyat, dove abitavano gli operatori della centrale stessa.
Comunicato stampa
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Si inaugura la mostra fotografica personale di Emanuele Salvagno: “Dov’eri il 26 aprile 1986?” sabato 23 aprile 2011 alle ore 18.30 presso La Young Photo Gallery , c/o Sfizio Break Bar di Riviera Tito Livio 35, Padova.
La mostra vuole ricordare la tragedia di Chernobyl a 25 anni esatti dal suo verificarsi.
La mostra rimarrà aperta fino al 21 maggio 2011 con i seguenti orari:
Da lunedì a sabato dalle 7 alle 24; giorno di chiusura domenica. Ingresso libero.
Presentazione del fotografo
Emanuele Salvagno nasce a Padova nel 1984; apprende inconsciamente la cultura dell'immagine dai quadri del padre che da sempre lo circondano, ma trova la sua dimensione espressiva nella fotografia solo in una Praga notturna, che nell'estate del 2006 fotografa attraverso una macchinetta digitale compatta; Quegli scatti, e altri successivi lo porteranno ad esporre nel 2007 nell'ambito collettivo “Spremuta: Musica, Arte e Derivati”, Castelcucco (TV).
Col passare dei mesi la passione fotografica si inspessisce e nell'ottobre 2008 lo porta ad iscriversi al Fotoclub Padova con il quale espone in alcune mostre collettive.
Nel frattempo partecipa ad alcuni workshop come "Il ritratto in studio" di Moreno Segafredo e "Architettura nella natura" di Francesco Danesin.
Nel 2009 firma la sua prima personale "Elementi corpuscolati" molto apprezzata dal pubblico.
Nel 2010 abbandona lo strumento digitale per riversare tempo e risorse nella pellicola e nel lavoro in camera oscura grazie al supporto del suo amico Marco Baldina.
Di recente frequenta il Workshop di "Stampa Fine Art" tenuto da Roberto Salbitani e il corso di fotografia analogica "Pensare per Immagini" tenuto da Moreno Segafredo.
In futuro progetta di catturare sempre più immagini negli alogenuri d'argento.
La mostra di fotografia: "DOV'ERI IL 26 APRILE 1986?"
Rovistando in libreria per cercare qualche interessante libro di fotografia da acquistare sono incappato in "Chernobyl" di Igor Kostin, uno dei primi (e dei pochi autorizzati) fotografi ad arrivare alla Centrale pochissime ore dopo l'esplosione.
Quelle fotografie mi hanno segnato nel profondo, raccontando una storia quasi dimenticata che non meritava di essere vissuta da nessuno. Dall'immagine fruita al desiderio di fare anche io la mia parte affinché il 26 Aprile 1986 non venisse dimenticato, il passo è stato molto breve, molto più breve del volo Venezia-Kiev che ti porta a pochi kilometri dalla "Centrale Maledetta", come la chiamano loro.
Quando sali sulla macchina di un autista che non parla nessuna lingua in comune con te il viaggio è molto silenzioso, soprattutto se ciò che ti circonda è disabitata campagna radioattiva.
Passati due posti di blocco con controllo dei permessi da parte dell'esercito ci si trova in quella che viene chiamata la "zona di alienazione", dove pochi continuano a vivere, per il lavoro alla centrale o per il desiderio di non abbandonare le proprie radici ben salde nel territorio.
La zona potrebbe essere paragonata ad un bellissimo parco naturale, dove l'uomo e il suo rumore non esistono, ma nell'aria non c'è nessun richiamo animale, nessun canto di uccelli.
E una foresta, dove nemmeno il vento che dopo il tuo volto colpisce le fronde non riesce a sussurrare nulla.
La visita nella città di Pripyat, che al tempo ospitava 50.000 abitanti ed ora completamente deserta, è un tuffo in un bacino di grattacieli silenziosi, e sembra incredibile come non ci sia nessun suono oltre al proprio respiro e il gracidio del contatore Geyger.
E mi ci trovo come sospeso, a camminare tra le macerie, nelle stanze di una città morta, stupito di come i miei passi possano fare rumore, è l'esplorazione di una Pompei dell'era nucleare.
L'Atomo è invisibile e bivalente come i sentimenti umani. E' questo che voglio trasmettere attraverso gli scatti presenti in questa mostra, di come tutto possa finire per colpa sua.
E tu, Dov'eri il 26 Aprile 1986, mentre a Chernobyl il mondo finiva?
La mostra vuole ricordare la tragedia di Chernobyl a 25 anni esatti dal suo verificarsi.
La mostra rimarrà aperta fino al 21 maggio 2011 con i seguenti orari:
Da lunedì a sabato dalle 7 alle 24; giorno di chiusura domenica. Ingresso libero.
Presentazione del fotografo
Emanuele Salvagno nasce a Padova nel 1984; apprende inconsciamente la cultura dell'immagine dai quadri del padre che da sempre lo circondano, ma trova la sua dimensione espressiva nella fotografia solo in una Praga notturna, che nell'estate del 2006 fotografa attraverso una macchinetta digitale compatta; Quegli scatti, e altri successivi lo porteranno ad esporre nel 2007 nell'ambito collettivo “Spremuta: Musica, Arte e Derivati”, Castelcucco (TV).
Col passare dei mesi la passione fotografica si inspessisce e nell'ottobre 2008 lo porta ad iscriversi al Fotoclub Padova con il quale espone in alcune mostre collettive.
Nel frattempo partecipa ad alcuni workshop come "Il ritratto in studio" di Moreno Segafredo e "Architettura nella natura" di Francesco Danesin.
Nel 2009 firma la sua prima personale "Elementi corpuscolati" molto apprezzata dal pubblico.
Nel 2010 abbandona lo strumento digitale per riversare tempo e risorse nella pellicola e nel lavoro in camera oscura grazie al supporto del suo amico Marco Baldina.
Di recente frequenta il Workshop di "Stampa Fine Art" tenuto da Roberto Salbitani e il corso di fotografia analogica "Pensare per Immagini" tenuto da Moreno Segafredo.
In futuro progetta di catturare sempre più immagini negli alogenuri d'argento.
La mostra di fotografia: "DOV'ERI IL 26 APRILE 1986?"
Rovistando in libreria per cercare qualche interessante libro di fotografia da acquistare sono incappato in "Chernobyl" di Igor Kostin, uno dei primi (e dei pochi autorizzati) fotografi ad arrivare alla Centrale pochissime ore dopo l'esplosione.
Quelle fotografie mi hanno segnato nel profondo, raccontando una storia quasi dimenticata che non meritava di essere vissuta da nessuno. Dall'immagine fruita al desiderio di fare anche io la mia parte affinché il 26 Aprile 1986 non venisse dimenticato, il passo è stato molto breve, molto più breve del volo Venezia-Kiev che ti porta a pochi kilometri dalla "Centrale Maledetta", come la chiamano loro.
Quando sali sulla macchina di un autista che non parla nessuna lingua in comune con te il viaggio è molto silenzioso, soprattutto se ciò che ti circonda è disabitata campagna radioattiva.
Passati due posti di blocco con controllo dei permessi da parte dell'esercito ci si trova in quella che viene chiamata la "zona di alienazione", dove pochi continuano a vivere, per il lavoro alla centrale o per il desiderio di non abbandonare le proprie radici ben salde nel territorio.
La zona potrebbe essere paragonata ad un bellissimo parco naturale, dove l'uomo e il suo rumore non esistono, ma nell'aria non c'è nessun richiamo animale, nessun canto di uccelli.
E una foresta, dove nemmeno il vento che dopo il tuo volto colpisce le fronde non riesce a sussurrare nulla.
La visita nella città di Pripyat, che al tempo ospitava 50.000 abitanti ed ora completamente deserta, è un tuffo in un bacino di grattacieli silenziosi, e sembra incredibile come non ci sia nessun suono oltre al proprio respiro e il gracidio del contatore Geyger.
E mi ci trovo come sospeso, a camminare tra le macerie, nelle stanze di una città morta, stupito di come i miei passi possano fare rumore, è l'esplorazione di una Pompei dell'era nucleare.
L'Atomo è invisibile e bivalente come i sentimenti umani. E' questo che voglio trasmettere attraverso gli scatti presenti in questa mostra, di come tutto possa finire per colpa sua.
E tu, Dov'eri il 26 Aprile 1986, mentre a Chernobyl il mondo finiva?
23
aprile 2011
Emanuele Salvagno
Dal 23 aprile al 21 maggio 2011
fotografia
Location
LA YOUNG PHOTO GALLERY
Padova, Riviera Tito Livio, 35, (Padova)
Padova, Riviera Tito Livio, 35, (Padova)
Orario di apertura
da lunedì a sabato 7-24
Vernissage
23 Aprile 2011, ore 18.30
Autore
Curatore