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Embedded. Art In History
un progetto internazionale e itinerante
Comunicato stampa
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Segnoperenne presenta al pubblico e alla stampa, sabato 30 aprile 2011, alle ore 19.00, presso l’atelier del pittore Michele Tombolini (via Banchina Molini 14, Marghera-Venezia) il progetto artistico Embedded | Art in History, collettiva di pittura e fotografia a cura di Gaetano Salerno e Giacomo Malatrasi.
Il progetto Embedded | Art in History nasce come esposizione collettiva dei lavori di quattro artisti italiani protagonisti da tempo del panorama artistico nazionale ed internazionale: il pittore e artista concettuale milanese Xante Battaglia, il pittore romano Sergio Ferrero (risiede da anni a Ibiza), la fotografa abruzzese Barbara di Giacinto (risiede a Barcellona), il pittore veneziano Michele Tombolini. Il progetto espositivo e il taglio critico vogliono diffonderne i percorsi artistici in nuovi contesti e aree culturali, ricercando tra di loro un superamento delle evidenti diversità linguistiche, delle divergenze poetiche e realizzative per individuare invece tra loro spunti di dialogo, analogie e condivisibili energie comunicative.
Il progetto, a cura dell’agenzia di produzione eventi culturali veneziana Segnoperenne, è concepito come work in progress itinerante; verrà infatti proposta, in più tappe espositive succesive (Milano, Barcellona, New York, Parigi, Berlino), una selezione critica delle rispettive produzioni figurative nelle quali il ricorso costante e militante all’immagine, intesa come sguardo incalzante sulla storia, individuale e collettiva, in un percorso fuori dal tempo, assume il valore di privilegiato -e criticamente apolitico- punto osservativo sugli eventi sociali, economici e culturali che quotidianamente, talvolta in maniera sommessa, determinano e governano le azioni delle nostre vite.
Della storia e degli infiniti risvolti narrativi che essa origina nella contemporaneità – ma anche nella ciclicità dei suoi corsi e ricorsi - i quattro artisti sono divenuti attenti testimoni e curiosi esegeti, offrendone nuove visioni e interpretazioni, individuando in essa chiavi di lettura inaspettate a meccanismi complessi, dinamiche cifrate che solo nei codici visivi e figurativi ai quali fa ricorso l’arte attraverso il potere forte dell’immagine nella sua trasformazione iconica, sembrano chiarirsi e divenire almeno in parte comprensibili.
Come i giornalisti di guerra (definiti embedded) accorpati alle truppe militari per documentarne le azioni più rischiose ma anche strategicamente più rilevanti e significative, così i quattro artisti presenti in collettiva realizzano una documentazione puntuale e dettagliata dei quotidiani conflitti dei quali risultiamo essere tutti, sempre e comunque, vittime e colpevoli; immersioni profonde in scenari bellici (dei quali è ricca la società odierna, vittima di costanti micro-guerre, di abusi di potere, di scelte illogiche di inoppugnabili monarchie e oligarchie condotte dai poteri economici di regime) cercando, ciascuno con linguaggi e sensibilità proprie, di renderne uno spaccato quanto più oggettivo, realistico o realizzabile e rimettendo in gioco le proprie certezze anche nei confronti dei poteri massificati.
Se i libri di storia e la parola stampata non possono più essere portatori o rivelatori di verità scomode e non saranno dunque mai più in grado di prescindere da continui revisionismi che invertono gli esiti vittoriosi alle sconfitte degli uomini, confondono ipocritamente le gesta eroiche con la banale normalità dell’esistenza, le perdite di senso e di umanità, spetta dunque oggi agli artisti ricercare verità e attinenze con il dato certo e inconfutabile, rifuggendo la pratica mimetica e l’immagine leziosa per rituffarsi invece tra le pieghe degli eventi, manifestati, attraverso l’uso di evocative figure retoriche, in tutta la loro incomprensibilità e illogicità, oppugnando specularmente ai protagonisti della storia (siano essi persone, oggetti feticcio, immagini iconiche) le loro stesse immagini, inevitabilmente distorte e dissacrate.
Embedded | Art in History riscopre uno spaccato quanto mai attuale di eventi e accadimenti – privandosi però del nozionismo arido e didattico dei testi scolastici; l’artista si sovrappone così all’immagine e l’immagine coincide con l’artista stesso, con rinnovato vigore, nella cultura del guardare panottico in cui la registrazione dell’accaduto è un flusso ininterrotto e vorticoso di fotogrammi che, proiettato in un loop infinito, fermato e analizzato, diventa a sua volta più vero dell’originale.
Tra la pittura, gli sfregi e gli strappi, i collage e i decollage, gli apporti materici, tra i linguaggi che spaziano dalle avanguardie storiche fino al post-pop, passando per il nouveau réalisme e l’arte povera si inserisce l’occhio impietoso ma lucido del fotoreportage che ritrae (in tempi e luoghi differenti) il peso e gli effetti di questa storia recente sulla vittima designata: sempre e comunque, senza colpe e senza possibilità di appello, l’uomo.
Solo la fotografia non manipolata, nel solco dell’azione politica della street art che ferma l’immagine come documentazione del presente, senza aggiungere e senza togliere, lontana dalla cultura della bellezza e dell’edulcorazione, ricorda quello che siamo, quello che avremmo potuto essere se solo avessimo fatto tesoro degli insegnamenti che il passato ha provato a trasmetterci.
Laddove l’arte irride alla storia e se ne fa beffa, cercando di colorarne e sfumarne i grigi contorni, la fotografia, veritiera e inoppugnabile, ancora una volta, non lascia scampo alla verità, eludendo i condizionali di soluzioni possibili o qualsiasi giustificazione tollerabile, riportando il tutto ad una sostanzialità drammatica e tragica.
L’arte azzera tutto, anche il male della storia, anche le sue violenze, lasciandoci solo il tempo di riflettere e di pensare; è questa la sua crudeltà, la sua dirompente valenza: riconoscerne le forme e visualizzare attraverso esse, di getto, tutto il peso di quelle rivolte che noi, spettatori passivi e rassegnati, non abbiamo avuto l’ardire di compiere.
La presentazione stampa del progetto avrà luogo a Marghera (Venezia), presso l’atelier dell’artista Michele Tombolini, il giorno 30 aprile 2011, alla presenza dei quattro artisti e di alcuni lavori scelti per la collettiva; la mostra verrà quindi proposta in altre località, italiane ed estere, grazie alla collaborazione di nuove realtà artistiche e culturali, alcune già partner di Segnoperenne in occasione di precedenti progetti, che si uniranno al gruppo di partenza per sostenerne le finalità culturali.
L’intervento critico è curato da Gaetano Salerno e da Giacomo Malatrasi di Segnoperenne.
Il progetto Embedded | Art in History nasce come esposizione collettiva dei lavori di quattro artisti italiani protagonisti da tempo del panorama artistico nazionale ed internazionale: il pittore e artista concettuale milanese Xante Battaglia, il pittore romano Sergio Ferrero (risiede da anni a Ibiza), la fotografa abruzzese Barbara di Giacinto (risiede a Barcellona), il pittore veneziano Michele Tombolini. Il progetto espositivo e il taglio critico vogliono diffonderne i percorsi artistici in nuovi contesti e aree culturali, ricercando tra di loro un superamento delle evidenti diversità linguistiche, delle divergenze poetiche e realizzative per individuare invece tra loro spunti di dialogo, analogie e condivisibili energie comunicative.
Il progetto, a cura dell’agenzia di produzione eventi culturali veneziana Segnoperenne, è concepito come work in progress itinerante; verrà infatti proposta, in più tappe espositive succesive (Milano, Barcellona, New York, Parigi, Berlino), una selezione critica delle rispettive produzioni figurative nelle quali il ricorso costante e militante all’immagine, intesa come sguardo incalzante sulla storia, individuale e collettiva, in un percorso fuori dal tempo, assume il valore di privilegiato -e criticamente apolitico- punto osservativo sugli eventi sociali, economici e culturali che quotidianamente, talvolta in maniera sommessa, determinano e governano le azioni delle nostre vite.
Della storia e degli infiniti risvolti narrativi che essa origina nella contemporaneità – ma anche nella ciclicità dei suoi corsi e ricorsi - i quattro artisti sono divenuti attenti testimoni e curiosi esegeti, offrendone nuove visioni e interpretazioni, individuando in essa chiavi di lettura inaspettate a meccanismi complessi, dinamiche cifrate che solo nei codici visivi e figurativi ai quali fa ricorso l’arte attraverso il potere forte dell’immagine nella sua trasformazione iconica, sembrano chiarirsi e divenire almeno in parte comprensibili.
Come i giornalisti di guerra (definiti embedded) accorpati alle truppe militari per documentarne le azioni più rischiose ma anche strategicamente più rilevanti e significative, così i quattro artisti presenti in collettiva realizzano una documentazione puntuale e dettagliata dei quotidiani conflitti dei quali risultiamo essere tutti, sempre e comunque, vittime e colpevoli; immersioni profonde in scenari bellici (dei quali è ricca la società odierna, vittima di costanti micro-guerre, di abusi di potere, di scelte illogiche di inoppugnabili monarchie e oligarchie condotte dai poteri economici di regime) cercando, ciascuno con linguaggi e sensibilità proprie, di renderne uno spaccato quanto più oggettivo, realistico o realizzabile e rimettendo in gioco le proprie certezze anche nei confronti dei poteri massificati.
Se i libri di storia e la parola stampata non possono più essere portatori o rivelatori di verità scomode e non saranno dunque mai più in grado di prescindere da continui revisionismi che invertono gli esiti vittoriosi alle sconfitte degli uomini, confondono ipocritamente le gesta eroiche con la banale normalità dell’esistenza, le perdite di senso e di umanità, spetta dunque oggi agli artisti ricercare verità e attinenze con il dato certo e inconfutabile, rifuggendo la pratica mimetica e l’immagine leziosa per rituffarsi invece tra le pieghe degli eventi, manifestati, attraverso l’uso di evocative figure retoriche, in tutta la loro incomprensibilità e illogicità, oppugnando specularmente ai protagonisti della storia (siano essi persone, oggetti feticcio, immagini iconiche) le loro stesse immagini, inevitabilmente distorte e dissacrate.
Embedded | Art in History riscopre uno spaccato quanto mai attuale di eventi e accadimenti – privandosi però del nozionismo arido e didattico dei testi scolastici; l’artista si sovrappone così all’immagine e l’immagine coincide con l’artista stesso, con rinnovato vigore, nella cultura del guardare panottico in cui la registrazione dell’accaduto è un flusso ininterrotto e vorticoso di fotogrammi che, proiettato in un loop infinito, fermato e analizzato, diventa a sua volta più vero dell’originale.
Tra la pittura, gli sfregi e gli strappi, i collage e i decollage, gli apporti materici, tra i linguaggi che spaziano dalle avanguardie storiche fino al post-pop, passando per il nouveau réalisme e l’arte povera si inserisce l’occhio impietoso ma lucido del fotoreportage che ritrae (in tempi e luoghi differenti) il peso e gli effetti di questa storia recente sulla vittima designata: sempre e comunque, senza colpe e senza possibilità di appello, l’uomo.
Solo la fotografia non manipolata, nel solco dell’azione politica della street art che ferma l’immagine come documentazione del presente, senza aggiungere e senza togliere, lontana dalla cultura della bellezza e dell’edulcorazione, ricorda quello che siamo, quello che avremmo potuto essere se solo avessimo fatto tesoro degli insegnamenti che il passato ha provato a trasmetterci.
Laddove l’arte irride alla storia e se ne fa beffa, cercando di colorarne e sfumarne i grigi contorni, la fotografia, veritiera e inoppugnabile, ancora una volta, non lascia scampo alla verità, eludendo i condizionali di soluzioni possibili o qualsiasi giustificazione tollerabile, riportando il tutto ad una sostanzialità drammatica e tragica.
L’arte azzera tutto, anche il male della storia, anche le sue violenze, lasciandoci solo il tempo di riflettere e di pensare; è questa la sua crudeltà, la sua dirompente valenza: riconoscerne le forme e visualizzare attraverso esse, di getto, tutto il peso di quelle rivolte che noi, spettatori passivi e rassegnati, non abbiamo avuto l’ardire di compiere.
La presentazione stampa del progetto avrà luogo a Marghera (Venezia), presso l’atelier dell’artista Michele Tombolini, il giorno 30 aprile 2011, alla presenza dei quattro artisti e di alcuni lavori scelti per la collettiva; la mostra verrà quindi proposta in altre località, italiane ed estere, grazie alla collaborazione di nuove realtà artistiche e culturali, alcune già partner di Segnoperenne in occasione di precedenti progetti, che si uniranno al gruppo di partenza per sostenerne le finalità culturali.
L’intervento critico è curato da Gaetano Salerno e da Giacomo Malatrasi di Segnoperenne.
30
aprile 2011
Embedded. Art In History
Dal 30 aprile al primo maggio 2011
arte contemporanea
Location
ATELIER MICHELE TOMBOLINI
Venezia, Via Banchina Molini, 14, (Venezia)
Venezia, Via Banchina Molini, 14, (Venezia)
Vernissage
30 Aprile 2011, ore 19
Sito web
www.segnoperenne.it
Autore
Curatore