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Emblema / Francolino / Scodro
Glenda Cinquegrana Art Consulting ospita la mostra Emblema, Francolino, Scodro, che si terrà nella nuova sede della galleria di via Settembrini 17 a Milano, in un elegante stabile degli anni Venti nella zona di Porta Venezia. L’esposizione inaugura un nuovo ciclo di attività espositiva della galleria, che opera dal 2006.
Comunicato stampa
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L’esposizione propone un confronto fra i tre artisti di generazioni diverse - Emblema quella degli anni Sessanta-Settanta, Francolino e Scodro quella contemporanea – di cui in primo luogo vuole mettere evidenza il dialogo intergenerazionale, sulla base di ricerche che sono accomunate da una visione simile degli elementi fondamentali del fare artistico quali lo spazio – spazio quadro, spazio scultura – il colore, la materia e la luce.
In secondo luogo, il comune legame che i tre artisti hanno con il territorio visto in una prospettiva sostenibile, costituisce il retroterra culturale capace di proiettare un certo tipo di sensibilità ecologica in una prospettiva di lungo periodo, che dal dopoguerra arriva ad oggi.
La mostra è accompagnata da un testo di Denis Isaia. Nel confronto tra i tre artisti il critico osserva nel fare moderno di Emblema, Francolino e Scodro il sostanziarsi progressivo della figura, quale emersione di una linea di continuità tra le esplorazioni astratte del modernismo e l'emergere insistente della realtà in chiave figurale. Assecondando la rilettura in trasparenza dello spazio da parte Salvatore Emblema, il testo si sofferma in particolare sull'emersione delle energie paesaggistiche e naturalistiche che indicano già a partire dagli anni Sessanta la convivenza dell'ortodossia oggettuale e tautologica con l'affermarsi, suo malgrado, della poesia e della gestualità del quotidiano.
Salvatore Emblema è il primo in senso cronologico ad aver dato corpo pittorico alla sensibilità per la natura, proiettando il profilo del paesaggio vesuviano sulla superficie del quadro, che con la pratica della detessitura, è visto come spazio – luce. La materia è una chiave di lettura importante, che si riflette nell’uso della juta grezza e nel colore realizzato con le terre vesuviane. In mostra, vi è un nucleo di opere degli anni Ottanta e Novanta, che testimoniano un percorso a ritroso dal minimalismo verso l’emergere di una figurazione pregna di materia, e mista al segno.
Al centro della pratica artistica di Andrea Francolino è la crepa, che è frattura, ferita, crollo, in una riflessione a trecentosessanta gradi su un tema che è indagato sotto il profilo estetico, etico ed ecologico. In mostra presenti anche una serie di opere in vetro, (Caso x Caos x Infinite Variabili) in cui alla spaccatura si possono attribuire opposte polarità: ordine disordine, il vuoto e il pieno. Dei tre artisti è quello il cui lavoro pittorico assume le caratteristiche di spazio di riflessione concettuale, che si risolve nella o materia assoluta o trasparenza assoluta.
Vicino ad Emblema per la riflessione sullo spazio, ma soprattutto per la trasformazione dei materiali che lo spazio naturale offre è Alberto Scodro. Artista radicato profondamente alla natura della campagna veneta da cui proviene e in cui vive, crea sculture e installazioni site-specific che sono dispositivi rivelatori delle forze della natura, in alcuni casi mostrate dall’artista nello spazio espositivo. Al centro della sua pratica scultorea vi è la sperimentazione sui processi trasformazione della materia, che vede protagonista l’aggregazione dei minerali tramite lo studio dei processi di fusione, in forni appositamente costruiti. In mostra presentiamo alcuni Mineral Grass, vero e proprio corpo - natura, paesaggio che si muta in scultura, minerale che germoglia, plasmato di colore, di luce e materia pura.
Biografie degli artisti
Salvatore Emblema, nasce a Terzigno nel 1929 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Frequenta l’Accademia di Belle Arti Napoli. Si stabilisce a Roma agli inizi degli anni Cinquanta. Nel 1957 si trasferisce negli USA su invito del magnate David Rockefeller, che collezione una sua opera. Quell’occasione segna la conoscenza della ricerca di Mark Rothko e l’incontro con Giulio Carlo Argan, con il quale intreccia un rapporto fondamentale per la sua carriera. Gli anni fra il 1971 e il 1979 vedono le esposizioni alla Galleria Nazionale d’arte Moderna di Roma con Palma Bucarelli, e quelle di Rotterdam Torino, Milano, Roma, Napoli, Ferrara. Nel 1982 partecipa alla Biennale di Venezia, nel Padiglione Italia curato da Luciano Caramel. Muore a Terzigno nel 2006. La sua opera è stata recentemente riscoperta anche all’estero con la mostra Italics, curata da Francesco Bonami al MCa di Chicago.
Mostre personali selezionate: Salvatore Emblema, Costruire e comporre cinquanta_ottanta, Galleria Fonti, 2019; Art Basel 49, Galleria Fonti, Napoli, 2018; Salvatore Emblema Selected Works 1973-1979, Galleria Fonti, Napoli, 2017; Being there, Palazzo Riso, Palermo, 2017; Trasparenza, Galerie Bugada Carnel, 2015; Transparency, Palazzo Bricherasio, Torino, 2015; Nudaluce, Palazzo Collicola, Spoleto, 2015; Transparency, Italian Cultural Institute, Los Angeles, 2013.
Mostre Collettive selezionate: Language of the Less (Then and Now), MCA, Chicago, Italics, MCA, Chicago, 2009; Italics, Palazzo Grassi, Venezia, 2008; Biennale di Venezia, Padiglione Repubblica Araba di Siria, sala personale, 2009; Museu Nacional de Belas Artes, Rio de Janeiro, 2005; Personale, M.A.C San Paolo del Brasile, 2004; Biennale Arti Visive, Padiglione Italia, 1982; Collettiva, Biennale di Venezia, Arti Visive, Magazzini del Sale, 1980.
Andrea Francolino (Bari, 1979) studia come scultore all’Accademia di Belle Arti di Bari. Attualmente vive e lavora a Milano. Vincitore dello storico Premio San Fedele 2013/2014, è tra i fondatori di The Open Box Milano, spazio non profit per L’arte. Mostre personali selezionate: Museo del Novecento Firenze, a cura di Sergio Risaliti e L. Puri, 2020; Intra materia Natura infinita, Spazio aperto San Fedele, a cura di B. della Casa, 2018; Caos x caso x Infinite Variabili, The Open box, a cura di G. Fasol, 2018; Ciments, nm>contemporary, Monte Carlo, 2017; From - to, Kristin Hjellegjerde Gallery, testo di N. Mazzoleni, Londra, 2016.
Alberto Scodro (Nove, Vicenza, 1984), studia Arti visive e dello spettacolo allo IUAV di Venezia. Nel 2010 è in residenza alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia.
Mostre selezionate: Senza Nuvole, Museo Civico, Bassano del Grappa (2020); Verre Banden Kristof de Clercq, Gent (2020); Paths forced into the palm of your hand Caves Gallery, Melbourne (2019); Just For a Drop, L’Escaut, Bruxelles (2018); Norma, Maison Pelgrims, Bruxelles (2018); Eocene, CAR DRDE, Bologna (2017); Cime et Terre Istituto Italiano di Cultura, Bruxelles (2017); Bronze is now, Fonderia Battaglia, Milano (2017); Signori prego si accomodino #2, Venezia (2016); Flow, Basilica Palladiana, Vicenza (2015); Won’t you don’t see, Maison Grégoire, Bruxelles (2015); The sight couldn’t be any better, Gallery Augusta, Helsinky (2014); Spannung, Viafarini DOCVA, Milano (2013); Person in Less Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2010).
Premi: Contemporary Young, Giovani Imprenditori Emilia-Romagna (2019) e Museo Ettore Fico, Torino (2017).
L’autore del testo
Denis Isaia (Torino 1974, vive e lavora a Rovereto). Curatore d’arte dal 2006, attualmente ricopre la carica di curatore per le mostre e le Collezioni d’arte contemporanea del MART, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto. Nel 2007 ha vinto il Primo Premio presso Borsa Arte Giovane di Genova con la rassegna Del paese e altre storie. Nel 2008 per Manifesta 7 è stato assistente curatore dei Raqs Media Collective con cui ha co-curato il progetto Tabula Rasa. Dal 2012 al 2016 è co-curatore con Barbara Boninsegna, Daniel Blanga Gubbay e Simone Frangi del Premio dedicato alla performance emergente, ora free school, Live Works. Presso il Mart di Rovereto ha coordinato innumerevoli mostre e co-curato le esposizioni e le pubblicazioni di Robert Morris. Films and videos, Carlo Alfano, Francesco Consagra. Trama, Alighiero Boetti. Erodiade – Fame di vento, Luca Bertolo, Sara Enrico The Jumpsuit Theme.
In secondo luogo, il comune legame che i tre artisti hanno con il territorio visto in una prospettiva sostenibile, costituisce il retroterra culturale capace di proiettare un certo tipo di sensibilità ecologica in una prospettiva di lungo periodo, che dal dopoguerra arriva ad oggi.
La mostra è accompagnata da un testo di Denis Isaia. Nel confronto tra i tre artisti il critico osserva nel fare moderno di Emblema, Francolino e Scodro il sostanziarsi progressivo della figura, quale emersione di una linea di continuità tra le esplorazioni astratte del modernismo e l'emergere insistente della realtà in chiave figurale. Assecondando la rilettura in trasparenza dello spazio da parte Salvatore Emblema, il testo si sofferma in particolare sull'emersione delle energie paesaggistiche e naturalistiche che indicano già a partire dagli anni Sessanta la convivenza dell'ortodossia oggettuale e tautologica con l'affermarsi, suo malgrado, della poesia e della gestualità del quotidiano.
Salvatore Emblema è il primo in senso cronologico ad aver dato corpo pittorico alla sensibilità per la natura, proiettando il profilo del paesaggio vesuviano sulla superficie del quadro, che con la pratica della detessitura, è visto come spazio – luce. La materia è una chiave di lettura importante, che si riflette nell’uso della juta grezza e nel colore realizzato con le terre vesuviane. In mostra, vi è un nucleo di opere degli anni Ottanta e Novanta, che testimoniano un percorso a ritroso dal minimalismo verso l’emergere di una figurazione pregna di materia, e mista al segno.
Al centro della pratica artistica di Andrea Francolino è la crepa, che è frattura, ferita, crollo, in una riflessione a trecentosessanta gradi su un tema che è indagato sotto il profilo estetico, etico ed ecologico. In mostra presenti anche una serie di opere in vetro, (Caso x Caos x Infinite Variabili) in cui alla spaccatura si possono attribuire opposte polarità: ordine disordine, il vuoto e il pieno. Dei tre artisti è quello il cui lavoro pittorico assume le caratteristiche di spazio di riflessione concettuale, che si risolve nella o materia assoluta o trasparenza assoluta.
Vicino ad Emblema per la riflessione sullo spazio, ma soprattutto per la trasformazione dei materiali che lo spazio naturale offre è Alberto Scodro. Artista radicato profondamente alla natura della campagna veneta da cui proviene e in cui vive, crea sculture e installazioni site-specific che sono dispositivi rivelatori delle forze della natura, in alcuni casi mostrate dall’artista nello spazio espositivo. Al centro della sua pratica scultorea vi è la sperimentazione sui processi trasformazione della materia, che vede protagonista l’aggregazione dei minerali tramite lo studio dei processi di fusione, in forni appositamente costruiti. In mostra presentiamo alcuni Mineral Grass, vero e proprio corpo - natura, paesaggio che si muta in scultura, minerale che germoglia, plasmato di colore, di luce e materia pura.
Biografie degli artisti
Salvatore Emblema, nasce a Terzigno nel 1929 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Frequenta l’Accademia di Belle Arti Napoli. Si stabilisce a Roma agli inizi degli anni Cinquanta. Nel 1957 si trasferisce negli USA su invito del magnate David Rockefeller, che collezione una sua opera. Quell’occasione segna la conoscenza della ricerca di Mark Rothko e l’incontro con Giulio Carlo Argan, con il quale intreccia un rapporto fondamentale per la sua carriera. Gli anni fra il 1971 e il 1979 vedono le esposizioni alla Galleria Nazionale d’arte Moderna di Roma con Palma Bucarelli, e quelle di Rotterdam Torino, Milano, Roma, Napoli, Ferrara. Nel 1982 partecipa alla Biennale di Venezia, nel Padiglione Italia curato da Luciano Caramel. Muore a Terzigno nel 2006. La sua opera è stata recentemente riscoperta anche all’estero con la mostra Italics, curata da Francesco Bonami al MCa di Chicago.
Mostre personali selezionate: Salvatore Emblema, Costruire e comporre cinquanta_ottanta, Galleria Fonti, 2019; Art Basel 49, Galleria Fonti, Napoli, 2018; Salvatore Emblema Selected Works 1973-1979, Galleria Fonti, Napoli, 2017; Being there, Palazzo Riso, Palermo, 2017; Trasparenza, Galerie Bugada Carnel, 2015; Transparency, Palazzo Bricherasio, Torino, 2015; Nudaluce, Palazzo Collicola, Spoleto, 2015; Transparency, Italian Cultural Institute, Los Angeles, 2013.
Mostre Collettive selezionate: Language of the Less (Then and Now), MCA, Chicago, Italics, MCA, Chicago, 2009; Italics, Palazzo Grassi, Venezia, 2008; Biennale di Venezia, Padiglione Repubblica Araba di Siria, sala personale, 2009; Museu Nacional de Belas Artes, Rio de Janeiro, 2005; Personale, M.A.C San Paolo del Brasile, 2004; Biennale Arti Visive, Padiglione Italia, 1982; Collettiva, Biennale di Venezia, Arti Visive, Magazzini del Sale, 1980.
Andrea Francolino (Bari, 1979) studia come scultore all’Accademia di Belle Arti di Bari. Attualmente vive e lavora a Milano. Vincitore dello storico Premio San Fedele 2013/2014, è tra i fondatori di The Open Box Milano, spazio non profit per L’arte. Mostre personali selezionate: Museo del Novecento Firenze, a cura di Sergio Risaliti e L. Puri, 2020; Intra materia Natura infinita, Spazio aperto San Fedele, a cura di B. della Casa, 2018; Caos x caso x Infinite Variabili, The Open box, a cura di G. Fasol, 2018; Ciments, nm>contemporary, Monte Carlo, 2017; From - to, Kristin Hjellegjerde Gallery, testo di N. Mazzoleni, Londra, 2016.
Alberto Scodro (Nove, Vicenza, 1984), studia Arti visive e dello spettacolo allo IUAV di Venezia. Nel 2010 è in residenza alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia.
Mostre selezionate: Senza Nuvole, Museo Civico, Bassano del Grappa (2020); Verre Banden Kristof de Clercq, Gent (2020); Paths forced into the palm of your hand Caves Gallery, Melbourne (2019); Just For a Drop, L’Escaut, Bruxelles (2018); Norma, Maison Pelgrims, Bruxelles (2018); Eocene, CAR DRDE, Bologna (2017); Cime et Terre Istituto Italiano di Cultura, Bruxelles (2017); Bronze is now, Fonderia Battaglia, Milano (2017); Signori prego si accomodino #2, Venezia (2016); Flow, Basilica Palladiana, Vicenza (2015); Won’t you don’t see, Maison Grégoire, Bruxelles (2015); The sight couldn’t be any better, Gallery Augusta, Helsinky (2014); Spannung, Viafarini DOCVA, Milano (2013); Person in Less Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2010).
Premi: Contemporary Young, Giovani Imprenditori Emilia-Romagna (2019) e Museo Ettore Fico, Torino (2017).
L’autore del testo
Denis Isaia (Torino 1974, vive e lavora a Rovereto). Curatore d’arte dal 2006, attualmente ricopre la carica di curatore per le mostre e le Collezioni d’arte contemporanea del MART, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto. Nel 2007 ha vinto il Primo Premio presso Borsa Arte Giovane di Genova con la rassegna Del paese e altre storie. Nel 2008 per Manifesta 7 è stato assistente curatore dei Raqs Media Collective con cui ha co-curato il progetto Tabula Rasa. Dal 2012 al 2016 è co-curatore con Barbara Boninsegna, Daniel Blanga Gubbay e Simone Frangi del Premio dedicato alla performance emergente, ora free school, Live Works. Presso il Mart di Rovereto ha coordinato innumerevoli mostre e co-curato le esposizioni e le pubblicazioni di Robert Morris. Films and videos, Carlo Alfano, Francesco Consagra. Trama, Alighiero Boetti. Erodiade – Fame di vento, Luca Bertolo, Sara Enrico The Jumpsuit Theme.
13
ottobre 2020
Emblema / Francolino / Scodro
Dal 13 ottobre al primo dicembre 2020
arte contemporanea
Location
GLENDA CINQUEGRANA ART CONSULTING
Milano, via Luigi Settembrini, 17, (Milano)
Milano, via Luigi Settembrini, 17, (Milano)
Orario di apertura
Dal martedì al sabato dalle 15.00 alle 19.00
Vernissage
13 Ottobre 2020, Dalle 17 alle 21
Sito web
Autore
Autore testo critico