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Emergency Ecology
Un progetto che affronta il tema dei cambiamenti climatici e dell’emergenza ambientale attraverso le opere di artisti della scena contemporanea: Enrico Vezzi, Vittorio Cavallini, Anna Cammisa, Sara Cecconello.
Comunicato stampa
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Sabato 18 giugno 2011 inaugura ART on STAGE-contemporary art con un progetto a cura di Gaia Rotango e Chiara Milesi affronta il tema dei cambiamenti climatici e dell’emergenza ambientale, in parte causati dall’uomo, con l’obiettivo di sollecitare l’informazione e l’azione delle persone attraverso le opere di artisti della scena contemporanea.
Spesso, scienziati ed esperti del campo non riescono a comunicare il messaggio di stato di emergenza alla gran parte della popolazione, così i social media e i giornalisti giocano un ruolo fondamentale come mediatori. Anche l’arte diventa promotrice e mezzo di comunicazione di un messaggio di sensibilizzazione e responsabilità ecologica, le immagini dell’arte sono più efficaci e vitali nel presentare il tema dei cambiamenti climatici piuttosto che numeri e grafici.
Oggi si parla di “cultura della sostenibilità” inteso come un flusso di idee che dà voce alle persone nel pianificare l’urbanizzazione attraverso la creatività e le iniziative locali volte a un maggior rispetto per l’ambiente.
L’urbanizzazione ha comportato uno dei più grandi cambiamenti all’ambiente globale, la rapida crescita di diverse città in tutto il mondo porta ad un’espansione disordinata che spesso fagocita i terreni circostanti lasciando un’impronta ecologica lontana dalla sostenibilità.
Enrico Vezzi concepisce l’arte come un mezzo per stimolare nuove riflessioni, sia sul rapporto tra storia collettiva e memoria personale e sia sul concetto di Paesaggio. Le sue opere sono la traccia del tentativo di relazione con il mondo e con gli altri spettatori.
La strada verde (2006) è un intervento ambientale utopico che vuole mettere in discussione la pianificazione urbanistica di un territorio. Un simbolico verde, ricopre il manto stradale come un virus che si espande. Un espediente visivo che dà sollievo allo sguardo e mostra una percezione falsata della strada come siamo abituati a viverla. Vuole essere un suggerimento per ampliare la nozione di città come un ecosistema: una città sostenibile dove si bilanciano e integrano mondo naturale e mondo urbano, prodotti e scarti. Riprende le teorie di E. Howard nel testo “L’Idea di città giardino”, dove propone una “nuova forma di vita partecipe della natura di ambedue (città e campagna).” Il testo accompagna l’immagine La città giardino, una città ideale a misura d’uomo, un concetto di giardino che non è solo estetico ma utile per rendere un nucleo abitativo autosufficiente.
Anna Cammisa espone alcuni lavori del ciclo Omaggio a Venezia. L’opera si propone di offrire un contributo affinchè la bellezza non rischi di scomparire agli occhi del mondo. Venezia rappresenta per l'artista la bellezza per antonomasia. Ci pone di fronte ad una particolare dimensione del tempo: quella che sfocia nella dimenticanza, nel disuso e nella perdita di senso. Per certi versi il suo lavoro è una protesta silenziosa contro l’indifferenza e la disumanità del tempo. Una protesta silenziosa ma robusta, innervata di sostanza e di materialità. Un atto d’amore per l’esistente che utilizza l’eleganza e la bellezza per manifestarsi. Niente a che fare con lo struggimento della nostalgia o con il sogno romantico di comandare al tempo: i lavori si fanno pienamente e lucidamente carico dell’inesorabile decadimento dell’essere. Solo, guardano l’essere con la pietas di chi sa ma soprattutto comprende.
Vittorio Cavallini sente questa responsabilità rispetto al sistema natura. Con alcuni suoi interventi ambientali pone se stesso e gli altri in una condizione di dubbio, provoca, suscita interrogativi. Crea delle condizioni in cui è possibile vedere con il “terzo occhio” e scoprire il mondo e ciò che la natura crea. Ogni intervento nasce dopo un’analisi delle condizioni ambientali, fisiche e umane, come è vissuto lo spazio, attraverso minimi cambiamenti percettivi altera l’esperienza che si fa di esso. Il suo concetto di opera sta tra l’arte e l’architettura, stabilisce un dialogo inatteso che può produrre effetti imprevedibili, sta all’osservatore percepirne il messaggio.
Sara Cecconello concentra la sua riflessione circa l'ambiente sulla condizione dell'uomo. Emerge una visione pessimistica e turbata da questa figura umanoide dai lineamenti trasfigurati, disgustata da ciò che vede attorno a se. Un senso di soffocamento intrappola l'umanità, ci sarà possibilità di cambiamento? L'evoluzione del genere umano, gli strumenti e la tecnologia che ha saputo sviluppare si stanno rivoltando contro il suo creatore come un Frankenstein, come nelle peggiori visioni di racconti fantascientifici. Il mondo si fa "duro" come dice l'artista stessa, costruzione e distruzione sono un binomio che ha segnato il progresso umano, questo processo senza ritorno sempre più lontano da quella "idea di città giardino".
Spesso, scienziati ed esperti del campo non riescono a comunicare il messaggio di stato di emergenza alla gran parte della popolazione, così i social media e i giornalisti giocano un ruolo fondamentale come mediatori. Anche l’arte diventa promotrice e mezzo di comunicazione di un messaggio di sensibilizzazione e responsabilità ecologica, le immagini dell’arte sono più efficaci e vitali nel presentare il tema dei cambiamenti climatici piuttosto che numeri e grafici.
Oggi si parla di “cultura della sostenibilità” inteso come un flusso di idee che dà voce alle persone nel pianificare l’urbanizzazione attraverso la creatività e le iniziative locali volte a un maggior rispetto per l’ambiente.
L’urbanizzazione ha comportato uno dei più grandi cambiamenti all’ambiente globale, la rapida crescita di diverse città in tutto il mondo porta ad un’espansione disordinata che spesso fagocita i terreni circostanti lasciando un’impronta ecologica lontana dalla sostenibilità.
Enrico Vezzi concepisce l’arte come un mezzo per stimolare nuove riflessioni, sia sul rapporto tra storia collettiva e memoria personale e sia sul concetto di Paesaggio. Le sue opere sono la traccia del tentativo di relazione con il mondo e con gli altri spettatori.
La strada verde (2006) è un intervento ambientale utopico che vuole mettere in discussione la pianificazione urbanistica di un territorio. Un simbolico verde, ricopre il manto stradale come un virus che si espande. Un espediente visivo che dà sollievo allo sguardo e mostra una percezione falsata della strada come siamo abituati a viverla. Vuole essere un suggerimento per ampliare la nozione di città come un ecosistema: una città sostenibile dove si bilanciano e integrano mondo naturale e mondo urbano, prodotti e scarti. Riprende le teorie di E. Howard nel testo “L’Idea di città giardino”, dove propone una “nuova forma di vita partecipe della natura di ambedue (città e campagna).” Il testo accompagna l’immagine La città giardino, una città ideale a misura d’uomo, un concetto di giardino che non è solo estetico ma utile per rendere un nucleo abitativo autosufficiente.
Anna Cammisa espone alcuni lavori del ciclo Omaggio a Venezia. L’opera si propone di offrire un contributo affinchè la bellezza non rischi di scomparire agli occhi del mondo. Venezia rappresenta per l'artista la bellezza per antonomasia. Ci pone di fronte ad una particolare dimensione del tempo: quella che sfocia nella dimenticanza, nel disuso e nella perdita di senso. Per certi versi il suo lavoro è una protesta silenziosa contro l’indifferenza e la disumanità del tempo. Una protesta silenziosa ma robusta, innervata di sostanza e di materialità. Un atto d’amore per l’esistente che utilizza l’eleganza e la bellezza per manifestarsi. Niente a che fare con lo struggimento della nostalgia o con il sogno romantico di comandare al tempo: i lavori si fanno pienamente e lucidamente carico dell’inesorabile decadimento dell’essere. Solo, guardano l’essere con la pietas di chi sa ma soprattutto comprende.
Vittorio Cavallini sente questa responsabilità rispetto al sistema natura. Con alcuni suoi interventi ambientali pone se stesso e gli altri in una condizione di dubbio, provoca, suscita interrogativi. Crea delle condizioni in cui è possibile vedere con il “terzo occhio” e scoprire il mondo e ciò che la natura crea. Ogni intervento nasce dopo un’analisi delle condizioni ambientali, fisiche e umane, come è vissuto lo spazio, attraverso minimi cambiamenti percettivi altera l’esperienza che si fa di esso. Il suo concetto di opera sta tra l’arte e l’architettura, stabilisce un dialogo inatteso che può produrre effetti imprevedibili, sta all’osservatore percepirne il messaggio.
Sara Cecconello concentra la sua riflessione circa l'ambiente sulla condizione dell'uomo. Emerge una visione pessimistica e turbata da questa figura umanoide dai lineamenti trasfigurati, disgustata da ciò che vede attorno a se. Un senso di soffocamento intrappola l'umanità, ci sarà possibilità di cambiamento? L'evoluzione del genere umano, gli strumenti e la tecnologia che ha saputo sviluppare si stanno rivoltando contro il suo creatore come un Frankenstein, come nelle peggiori visioni di racconti fantascientifici. Il mondo si fa "duro" come dice l'artista stessa, costruzione e distruzione sono un binomio che ha segnato il progresso umano, questo processo senza ritorno sempre più lontano da quella "idea di città giardino".
18
giugno 2011
Emergency Ecology
Dal 18 giugno al 17 luglio 2011
arte contemporanea
Location
ART ON STAGE
Vigevano, Via Guglielmo Oberdan, 11, (Pavia)
Vigevano, Via Guglielmo Oberdan, 11, (Pavia)
Orario di apertura
sabato e domenica ore 15-19 e su appuntamento
Vernissage
18 Giugno 2011, ore 18:00
Autore
Curatore