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Emilio Cafiero
Come scrive Gianluca Marziani, “Emilio Cafiero prima assiste allo spettacolo del mondo con occhi recettivi. Poi metabolizza le informazioni visive con la spietata, esigente sacralità del suo immaginario etico.
Comunicato stampa
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Come scrive Gianluca Marziani, “Emilio Cafiero prima assiste allo spettacolo del mondo con occhi recettivi. Poi metabolizza le informazioni visive con la spietata, esigente sacralità del suo immaginario etico. Non è un caso che le opere finora prodotte siano davvero poche e di fattura impeccabile. Ammiri la qualità estetica e capisci l’onestà del percorso, la convinzione categorica di una sfida crudele. Senti la spinta che l’autore intraprende con se stesso lungo sentieri di solitudine reale, di riflessioni che si accumulano negli anni…”
Un calibrato isolamento che aiuta la ricerca…
Un’attitudine radicale verso lo spazio interiore…
Un dialogo tra la forza estetica e la densità morale…
In queste frasi si condensa l’ambizione di un artista radicale ed inclassificabile. Cafiero posa lo sguardo sui molteplici resti del quotidiano, tra le cose banalmente consunte, sopra i volti e gli oggetti della più recepibile normalità. Non cerca il sensazionalismo tecnologico, la stramberia formale, il virtuosismo plastico delle identità. Lo interessa, al contrario, il battito sfumante dell’invecchiamento, la consunzione epidermica, lo sgretolarsi della materia cellulare. Un lento dissolversi che vuole, appunto, corpi ed oggetti di una prosaicità in evidenza. Frutto di ricerche territoriali insaziabili ed intuitive. Che portano Cafiero a viaggiare in modo reattivo, evitando qualsiasi isteria per le cose d’impatto mediatico. Le sue scelte vanno sul margine del marciapiede, verso i cassonetti e le risacche marine, in campagna o tra periferie di cemento uniforme. La lenta disposizione d’animo nasce proprio dallo sguardo su questo universo “basso”, dal mescolare affetti privati e casualità giornaliere, luoghi noti e spazi imprecisati, oggetti personali e feticci al loro commiato consumistico. La vita privata si ritrova in un gatto morto, in una bambolina sporca ed abbandonata, in uno scheletro umano, nei teschi scarnificati. Apparizioni nel paesaggio che vengono colte da Cafiero come segnali da interpretare attraverso la fotografia e la pittura con le loro molteplici possibilità espressive.
Pittura da una parte: con opere che, in maniera visivamente inconsueta, fissano teschi, scheletri, busti umani, una mano, un volto... I fondali sono ambienti stranianti, metafisici… La grana risulta morbida e perfezionista, ai limiti di un iperrealismo dove qualcosa disvela sempre il gesto manuale, la materia viva del vero pittore…
Fotografia dall’altra: con opere che, sempre in termini inconsueti, fissano un volto anziano, un bambolotto consunto, un animale morto... Una stessa immagine, in alcuni casi dentro un light-box, può virare nelle luci e definizioni, nei trattamenti e colori… Quando poi emergono i fondali sono ambienti quasi lunari, indefinibili, astratti…
La fotografia simula e ribalta i princìpi pittorici.
La pittura simula e ribalta i princìpi fotografici.
Le intuizioni di Cafiero culminano in un volume (Romberg Edizioni) dove si raccolgono anni di opere pittoriche e fotografiche. La mostra sarà un’intensa selezione di quanto il libro mostrerà al pubblico, sottolineando le qualità tecniche, i valori etici, le tensioni concettuali dell’artista pugliese.
Cafiero dedica una cura monastica all’impostazione di ogni immagine. La sua inquadratura ci riporta agli autori inclassificabili che reinventano regole prospettiche e strutturali. Le immagini che ne risultano sono davvero spiazzanti. Creano una quinta scenica dove la realtà si mescola alla finzione dello sguardo. Il risultato si fissa come un’icona dal clima “religioso”, rarefatta quanto le impronte impalpabili nella memoria individuale.
Emilio Cafiero nasce a Serracapriola (Fg) nel 1963.
Oggi vive e lavora in Sardegna.
Un calibrato isolamento che aiuta la ricerca…
Un’attitudine radicale verso lo spazio interiore…
Un dialogo tra la forza estetica e la densità morale…
In queste frasi si condensa l’ambizione di un artista radicale ed inclassificabile. Cafiero posa lo sguardo sui molteplici resti del quotidiano, tra le cose banalmente consunte, sopra i volti e gli oggetti della più recepibile normalità. Non cerca il sensazionalismo tecnologico, la stramberia formale, il virtuosismo plastico delle identità. Lo interessa, al contrario, il battito sfumante dell’invecchiamento, la consunzione epidermica, lo sgretolarsi della materia cellulare. Un lento dissolversi che vuole, appunto, corpi ed oggetti di una prosaicità in evidenza. Frutto di ricerche territoriali insaziabili ed intuitive. Che portano Cafiero a viaggiare in modo reattivo, evitando qualsiasi isteria per le cose d’impatto mediatico. Le sue scelte vanno sul margine del marciapiede, verso i cassonetti e le risacche marine, in campagna o tra periferie di cemento uniforme. La lenta disposizione d’animo nasce proprio dallo sguardo su questo universo “basso”, dal mescolare affetti privati e casualità giornaliere, luoghi noti e spazi imprecisati, oggetti personali e feticci al loro commiato consumistico. La vita privata si ritrova in un gatto morto, in una bambolina sporca ed abbandonata, in uno scheletro umano, nei teschi scarnificati. Apparizioni nel paesaggio che vengono colte da Cafiero come segnali da interpretare attraverso la fotografia e la pittura con le loro molteplici possibilità espressive.
Pittura da una parte: con opere che, in maniera visivamente inconsueta, fissano teschi, scheletri, busti umani, una mano, un volto... I fondali sono ambienti stranianti, metafisici… La grana risulta morbida e perfezionista, ai limiti di un iperrealismo dove qualcosa disvela sempre il gesto manuale, la materia viva del vero pittore…
Fotografia dall’altra: con opere che, sempre in termini inconsueti, fissano un volto anziano, un bambolotto consunto, un animale morto... Una stessa immagine, in alcuni casi dentro un light-box, può virare nelle luci e definizioni, nei trattamenti e colori… Quando poi emergono i fondali sono ambienti quasi lunari, indefinibili, astratti…
La fotografia simula e ribalta i princìpi pittorici.
La pittura simula e ribalta i princìpi fotografici.
Le intuizioni di Cafiero culminano in un volume (Romberg Edizioni) dove si raccolgono anni di opere pittoriche e fotografiche. La mostra sarà un’intensa selezione di quanto il libro mostrerà al pubblico, sottolineando le qualità tecniche, i valori etici, le tensioni concettuali dell’artista pugliese.
Cafiero dedica una cura monastica all’impostazione di ogni immagine. La sua inquadratura ci riporta agli autori inclassificabili che reinventano regole prospettiche e strutturali. Le immagini che ne risultano sono davvero spiazzanti. Creano una quinta scenica dove la realtà si mescola alla finzione dello sguardo. Il risultato si fissa come un’icona dal clima “religioso”, rarefatta quanto le impronte impalpabili nella memoria individuale.
Emilio Cafiero nasce a Serracapriola (Fg) nel 1963.
Oggi vive e lavora in Sardegna.
14
febbraio 2004
Emilio Cafiero
Dal 14 febbraio al 27 marzo 2004
arte contemporanea
Location
ROMBERG ARTE CONTEMPORANEA [vecchia sede]
Latina, Via San Carlo Da Sezze, 18, (Latina)
Latina, Via San Carlo Da Sezze, 18, (Latina)
Orario di apertura
10:00/13:00 – 16:00/19:30
Vernissage
14 Febbraio 2004, ore 17:00