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Emilio Vedova 1919-2006
Il coinvolgimento dell’artista e dei suoi più stretti collaboratori ha permesso di costruire un progetto espositivo che ripercorre, attraverso un percorso cronologico organizzato per sezioni, tutte le tappe del percorso di Vedova
Comunicato stampa
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“Mi è entrata in testa la tua idea di prima o poi una mostra di Vedova. Con i plurimi più importanti che avrò ancora. I disegni. Il cammino di un pittore contemporaneo che non rifiuta presenza e scelta insieme”: così scriveva Emilio Vedova a Palma Bucarelli in una lettera del 1964, a testimonianza del rapporto di reciproca stima esistente tra l’artista e la soprintendente già dagli anni Quaranta. Nel 1941 infatti la Galleria acquista la prima opera di Vedova, una Natura morta del 1939 e nel 1947 la Natura morta sul mare del 1946.
L’acquisto, nel 1956, dell’opera Crocifissione contemporanea, sarà la riprova di come la soprintendente continuasse a mantenere alto l’interesse per l’artista e per i suoi lavori, anche per i più difficili e tormentati. Quando, nello stesso anno, quest’opera appartenente al Ciclo della Protesta, giudicata blasfema già nel nome, viene esposta nella sala personale alla Biennale, la Bucarelli scrive: “mi parve...una delle migliori espressioni dell’arte drammaticamente intensa e umana di questo artista e che fosse opportuno assicurarla alle nostre raccolte”.
Gli acquisti di Scontro di situazioni e del plurimo Le mani addosso negli anni Sessanta sono testimonianza del legame mantenutosi vivo e profondo negli anni tra la Galleria nazionale d’arte moderna e l’opera del maestro.
La mostra Emilio Vedova. 1919 - 2006 sarà dunque il compimento di un antico progetto mai realizzato, di un rapporto iniziato e coltivato negli anni, mai consacrato con un’esposizione personale.
Il coinvolgimento dell’artista e dei suoi più stretti collaboratori ha permesso di costruire un progetto espositivo che ripercorre, attraverso un percorso cronologico organizzato per sezioni, tutte le tappe del percorso di Vedova.
Dagli esordi nel 1936, data in cui l’artista – autodidatta - produce una serie di disegni di architetture veneziane il cui segno vorticoso da vità ad uno spazio ricco di conflitti, si passa ai primi dipinti, come il famosissimo S. Moisè, ancora figurativo ma con un senso dello spazio, della luce, dei volumi che insegue Rembrandt e Tintoretto, il Barocco e l’Espressionismo.
Se i Pastelli del 1945 e i dipinti del periodo geometrico della seconda metà degli anni Quaranta esprimono l’incalzare senza tregua delle travagliate vicende storiche che si intrecciano con le altrettanto complesse vicende umane e artistiche (l’esperienza della Nuova Secessione, poi Fronte Nuovo delle Arti, la partecipazione, nel 1948, alla prima Biennale del Dopoguerra), è nei lavori degli anni Cinquanta che l’artista trova il suo originale lessico: in opere come Sbarramento, Scontro di Situazioni e Immagine del Tempo si coglie netto lo stacco rispetto ai periodi precedenti. Vedova si ribella alla geometria per sperimentare un nuovo dinamismo del segno pittorico sulla tela che – passando per le grandi tele ad angolo del 1959 - anticipa l’invenzione dei Plurimi. Questi che, secondo Argan, “non sono scultura nè pittura ridotta all’oggetto” bensì “pittura strutturalmente nuova, condotta su molti piani, con molte eventualità di visione”, rappresentano il momento di massima pienezza della ricerca di Vedova.
Alcuni di essi, gli Absurdes Berliner Tagebuch, saranno esposti solo nella sede berlinese della mostra, la Berlinische Galerie, dove rimangono a testimonianza dell’ambiente ricco di stimoli e forze contraddittorie che Vedova trovò nella città tedesca dove visse un lungo periodo agli inizi degli anni Sessanta.
Ancora i Plurimi, del 1977-78, costretti e irregimentati entro telai di ferro che scorrono su binari in acciaio, mentre aggiungono la novità del movimento, denunciano il ripiegamento scaturito dalla consapevolezza profonda della drammaticità del quotidiano. Vedova li chiama Plurimi Binari.
“Il carnevale a me interessa per la sua gestualità per il fantastico per ‘l’incomposto’ per il dinamico”: così Vedova scrive in riferimento all’altro ciclo a cui lavora tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta, I...cosidetti...Carnevali, in evidente legame con Venezia e con la sua identità più sfaccettata e mutevole. In mostra verrà presentata una selezione dall’intero ciclo, composto da più di 60 elementi, per rendere conto della diversità dei materiali e delle tipologie.
I lavori teatrali, Prometeo e Intolleranza ’60, testimoniano non solo le molteplici sfaccettature e gli inesauribili interessi e curiosità di Vedova, ma anche la collaborazione del maestro con il compositore Luigi Nono in un rapporto tra le arti intenso e fecondo.
Il colore torna ad essere protagonista assoluto dei lavori degli anni Ottanta, grandi tele raggruppate in cicli (Da dove..., Non dove, Emerging, Di Umano) che evocano sensi antitetici e si tingono di aloni simbolici.
Nel 1985 Vedova inizia l’esperienza dei Dischi, con i quali la pittura franta e lacerata del periodo più maturo prova a varcare il limite della perfezione della forma tonda ricorrente in alcune opere rinascimentali. I Dischi saranno esposti in un singolare allestimento che, appositamente pensato per gli spazi del museo, privilegia la visione d’insieme, sottolineandone il carattere installativo.
Lo stesso vale per l’opera ... in continuum che, composta da un numero variabile di dipinti su tela, si adatta di volta in volta allo spazio che la ospita.
Esposto per la seconda volta, dopo il 1998 al Castello di Rivoli, il ciclo dei Bozzetti per uno spazio coglie le riflessioni di un decennio e trova la sua più significativa espressione in Chi brucia un libro brucia un uomo, divenuto poi opera nel 1993 in forma di sfera nata dall’intersezione fra più dischi. Legata alla tragedia della guerra dei Balcani ed ai bombardamenti nei quali andarono bruciati preziosi codici, questo lavoro è il simbolo del suo appassionato attaccamento all’arte e alla cultura, espresso anche attraverso preziosissime pagine di diario.
Una sezione della mostra verrà dedicata alla grande visionaria installazione realizzata nel Padiglione italiano durante l’Expo di Montreal del 1967, ottenuta attraverso proiezioni di luce su vetrini colorati prodotti artigianalmente e accompagnata dalla musica elettronica che evidenzia la ricerca incessante e sempre aperta ad altri linguaggi che ha caratterizzato l’intera opera di Emilio Vedova.
Il catalogo, pubblicato in due edizioni (italiano/inglese e tedesco/inglese) darà conto di tutte le opere e le sezioni della mostra, anche di quelle esposte solo in una delle due sedi.
Realizzata in collaborazione con la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova da cui provengono la maggior parte delle opere, e curata da Angelandreina Rorro e Alessandra Barbuto, questa retrospettiva in preparazione dal 2004, oltre che essere un’importante occasione di ulteriore studio e conoscenza dell’opera del maestro veneziano, diventa un doveroso omaggio all’uomo e all’artista recentemente scomparso.
L’acquisto, nel 1956, dell’opera Crocifissione contemporanea, sarà la riprova di come la soprintendente continuasse a mantenere alto l’interesse per l’artista e per i suoi lavori, anche per i più difficili e tormentati. Quando, nello stesso anno, quest’opera appartenente al Ciclo della Protesta, giudicata blasfema già nel nome, viene esposta nella sala personale alla Biennale, la Bucarelli scrive: “mi parve...una delle migliori espressioni dell’arte drammaticamente intensa e umana di questo artista e che fosse opportuno assicurarla alle nostre raccolte”.
Gli acquisti di Scontro di situazioni e del plurimo Le mani addosso negli anni Sessanta sono testimonianza del legame mantenutosi vivo e profondo negli anni tra la Galleria nazionale d’arte moderna e l’opera del maestro.
La mostra Emilio Vedova. 1919 - 2006 sarà dunque il compimento di un antico progetto mai realizzato, di un rapporto iniziato e coltivato negli anni, mai consacrato con un’esposizione personale.
Il coinvolgimento dell’artista e dei suoi più stretti collaboratori ha permesso di costruire un progetto espositivo che ripercorre, attraverso un percorso cronologico organizzato per sezioni, tutte le tappe del percorso di Vedova.
Dagli esordi nel 1936, data in cui l’artista – autodidatta - produce una serie di disegni di architetture veneziane il cui segno vorticoso da vità ad uno spazio ricco di conflitti, si passa ai primi dipinti, come il famosissimo S. Moisè, ancora figurativo ma con un senso dello spazio, della luce, dei volumi che insegue Rembrandt e Tintoretto, il Barocco e l’Espressionismo.
Se i Pastelli del 1945 e i dipinti del periodo geometrico della seconda metà degli anni Quaranta esprimono l’incalzare senza tregua delle travagliate vicende storiche che si intrecciano con le altrettanto complesse vicende umane e artistiche (l’esperienza della Nuova Secessione, poi Fronte Nuovo delle Arti, la partecipazione, nel 1948, alla prima Biennale del Dopoguerra), è nei lavori degli anni Cinquanta che l’artista trova il suo originale lessico: in opere come Sbarramento, Scontro di Situazioni e Immagine del Tempo si coglie netto lo stacco rispetto ai periodi precedenti. Vedova si ribella alla geometria per sperimentare un nuovo dinamismo del segno pittorico sulla tela che – passando per le grandi tele ad angolo del 1959 - anticipa l’invenzione dei Plurimi. Questi che, secondo Argan, “non sono scultura nè pittura ridotta all’oggetto” bensì “pittura strutturalmente nuova, condotta su molti piani, con molte eventualità di visione”, rappresentano il momento di massima pienezza della ricerca di Vedova.
Alcuni di essi, gli Absurdes Berliner Tagebuch, saranno esposti solo nella sede berlinese della mostra, la Berlinische Galerie, dove rimangono a testimonianza dell’ambiente ricco di stimoli e forze contraddittorie che Vedova trovò nella città tedesca dove visse un lungo periodo agli inizi degli anni Sessanta.
Ancora i Plurimi, del 1977-78, costretti e irregimentati entro telai di ferro che scorrono su binari in acciaio, mentre aggiungono la novità del movimento, denunciano il ripiegamento scaturito dalla consapevolezza profonda della drammaticità del quotidiano. Vedova li chiama Plurimi Binari.
“Il carnevale a me interessa per la sua gestualità per il fantastico per ‘l’incomposto’ per il dinamico”: così Vedova scrive in riferimento all’altro ciclo a cui lavora tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta, I...cosidetti...Carnevali, in evidente legame con Venezia e con la sua identità più sfaccettata e mutevole. In mostra verrà presentata una selezione dall’intero ciclo, composto da più di 60 elementi, per rendere conto della diversità dei materiali e delle tipologie.
I lavori teatrali, Prometeo e Intolleranza ’60, testimoniano non solo le molteplici sfaccettature e gli inesauribili interessi e curiosità di Vedova, ma anche la collaborazione del maestro con il compositore Luigi Nono in un rapporto tra le arti intenso e fecondo.
Il colore torna ad essere protagonista assoluto dei lavori degli anni Ottanta, grandi tele raggruppate in cicli (Da dove..., Non dove, Emerging, Di Umano) che evocano sensi antitetici e si tingono di aloni simbolici.
Nel 1985 Vedova inizia l’esperienza dei Dischi, con i quali la pittura franta e lacerata del periodo più maturo prova a varcare il limite della perfezione della forma tonda ricorrente in alcune opere rinascimentali. I Dischi saranno esposti in un singolare allestimento che, appositamente pensato per gli spazi del museo, privilegia la visione d’insieme, sottolineandone il carattere installativo.
Lo stesso vale per l’opera ... in continuum che, composta da un numero variabile di dipinti su tela, si adatta di volta in volta allo spazio che la ospita.
Esposto per la seconda volta, dopo il 1998 al Castello di Rivoli, il ciclo dei Bozzetti per uno spazio coglie le riflessioni di un decennio e trova la sua più significativa espressione in Chi brucia un libro brucia un uomo, divenuto poi opera nel 1993 in forma di sfera nata dall’intersezione fra più dischi. Legata alla tragedia della guerra dei Balcani ed ai bombardamenti nei quali andarono bruciati preziosi codici, questo lavoro è il simbolo del suo appassionato attaccamento all’arte e alla cultura, espresso anche attraverso preziosissime pagine di diario.
Una sezione della mostra verrà dedicata alla grande visionaria installazione realizzata nel Padiglione italiano durante l’Expo di Montreal del 1967, ottenuta attraverso proiezioni di luce su vetrini colorati prodotti artigianalmente e accompagnata dalla musica elettronica che evidenzia la ricerca incessante e sempre aperta ad altri linguaggi che ha caratterizzato l’intera opera di Emilio Vedova.
Il catalogo, pubblicato in due edizioni (italiano/inglese e tedesco/inglese) darà conto di tutte le opere e le sezioni della mostra, anche di quelle esposte solo in una delle due sedi.
Realizzata in collaborazione con la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova da cui provengono la maggior parte delle opere, e curata da Angelandreina Rorro e Alessandra Barbuto, questa retrospettiva in preparazione dal 2004, oltre che essere un’importante occasione di ulteriore studio e conoscenza dell’opera del maestro veneziano, diventa un doveroso omaggio all’uomo e all’artista recentemente scomparso.
06
ottobre 2007
Emilio Vedova 1919-2006
Dal 06 ottobre 2007 al 06 gennaio 2008
arte contemporanea
Location
Biglietti
Intero 9 €, ridotto 7 €
Orario di apertura
Da martedì a domenica dalle 8.30 alle 19.30
Vernissage
6 Ottobre 2007, ore 18
Editore
ELECTA
Ufficio stampa
ELECTA
Autore
Curatore