Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Emily Verla Bovino – Bauen, Buan, Bin
Mobili abbandonati, segni d’uso lasciati dagli occupanti precedenti sulle pareti, sul pavimento e sul soffitto, griglie distorte tracciate con inchiostro a scomparsa, barometri homemade, un reticolato di legno disteso per terra, una voce che enuncia singole lettere con suoni aspirati in monotono
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Un precipitato bianco si deposita nel fondo di una provetta di vetro. Sembra un composto di filamenti fibrosi di cotone, oppure di setole raggianti del frutto di un tarassaco, ma si rivela piuttosto liquame di cristalli appuntiti come foglie di felce. Il cielo è grigiastro con nuvole flessuose. Un profumo denso di aria stantia tappa le narici. Pioverà.
Il responso del barometro – soluzione di canfora, nitrato di potassio e cloruro di ammonio – muta in innumerevoli variazioni fra la trasparenza di un liquido del tutto neutro e la densità di un fluido uniformemente nebbioso – secondo la cornice contestuale che lo inquadra. Un diario segue questa narrativa di progressioni insensate segnalando anche i movimenti dell'atmosfera, del tempo e del cielo, con un lessico descrittivo quasi incomprensibile perché estremamente analitico.
Il progetto site-specific Bauen, Buan, Bin affiora dall'entropia di un ordinario spazio urbano in un momento di passaggio tra attività e proprietari diversi. Appesi al soffito di questo interno-esterno dove gli elementi circolano liberi ma la cui struttura resta rifugio architettonico, i barometri evocano il problema heideggeriano del "dimorare", ovvero di come l'uomo è nel mondo. Heidegger parte dal linguaggio, analizzando l'etimologia dei termini "bauen" (tedesco per "costruire"), "buan" (tedesco arcaico per "dimorare"), e "bin" (il verbo "essere"), per associare questa sua ricerca del rapporto fra l'essere, la costruzione e lo spazio, alla problematica del "manifold", la molteplicità di significati che si intrecciano e si annodano all'interno di concetti abusati, dati per scontato per la loro universalità.
Mobili abbandonati, segni d'uso lasciati dagli occupanti precedenti sulle pareti, sul pavimento e sul soffitto, griglie distorte tracciate con inchiostro a scomparsa, barometri homemade, un reticolato di legno disteso per terra, una voce che enuncia singole lettere con suoni aspirati in monotono: nell'installazione Bauen, Buan, Bin dimora la figura dell'ironista del filosofo Richard Rorty, colui che rianima le immagini statiche e gli sterili vocabolari per (ri)pensare il rapporto tra sé e il mondo, per (ri)crearsi.
*Recapito telefonico per prenotazioni: 3271608317
Emily Verla Bovino (New York, 1980) è un artista che vive e lavora a Roma. Scrive regolarmente per Artforum, Frieze e Art Papers.
Il responso del barometro – soluzione di canfora, nitrato di potassio e cloruro di ammonio – muta in innumerevoli variazioni fra la trasparenza di un liquido del tutto neutro e la densità di un fluido uniformemente nebbioso – secondo la cornice contestuale che lo inquadra. Un diario segue questa narrativa di progressioni insensate segnalando anche i movimenti dell'atmosfera, del tempo e del cielo, con un lessico descrittivo quasi incomprensibile perché estremamente analitico.
Il progetto site-specific Bauen, Buan, Bin affiora dall'entropia di un ordinario spazio urbano in un momento di passaggio tra attività e proprietari diversi. Appesi al soffito di questo interno-esterno dove gli elementi circolano liberi ma la cui struttura resta rifugio architettonico, i barometri evocano il problema heideggeriano del "dimorare", ovvero di come l'uomo è nel mondo. Heidegger parte dal linguaggio, analizzando l'etimologia dei termini "bauen" (tedesco per "costruire"), "buan" (tedesco arcaico per "dimorare"), e "bin" (il verbo "essere"), per associare questa sua ricerca del rapporto fra l'essere, la costruzione e lo spazio, alla problematica del "manifold", la molteplicità di significati che si intrecciano e si annodano all'interno di concetti abusati, dati per scontato per la loro universalità.
Mobili abbandonati, segni d'uso lasciati dagli occupanti precedenti sulle pareti, sul pavimento e sul soffitto, griglie distorte tracciate con inchiostro a scomparsa, barometri homemade, un reticolato di legno disteso per terra, una voce che enuncia singole lettere con suoni aspirati in monotono: nell'installazione Bauen, Buan, Bin dimora la figura dell'ironista del filosofo Richard Rorty, colui che rianima le immagini statiche e gli sterili vocabolari per (ri)pensare il rapporto tra sé e il mondo, per (ri)crearsi.
*Recapito telefonico per prenotazioni: 3271608317
Emily Verla Bovino (New York, 1980) è un artista che vive e lavora a Roma. Scrive regolarmente per Artforum, Frieze e Art Papers.
15
luglio 2008
Emily Verla Bovino – Bauen, Buan, Bin
Dal 15 al 23 luglio 2008
arte contemporanea
Location
VIA DEL GAZOMETRO 12
Roma, Via Del Gazometro, 12, (Roma)
Roma, Via Del Gazometro, 12, (Roma)
Orario di apertura
su prenotazione
Vernissage
15 Luglio 2008, dalle 19 alle 21
Autore