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Emma Innocenti – Kitchen stories
lo stile delle fotografie si pone a metá strada fra la pubblicitá e il documento, rappresentando e allo stesso tempo fornendo una parodia di come attraverso vari meccanismi economici
Comunicato stampa
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“Non c’é posto al mondo che io ami piú della cucina. Non importa dove si trova, com’é fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene. Con un frigo enorme pieno di provviste che potrebbero bastare tranquillamente per un inverno, un frigo imponente, al cui grande sportello metallico potermi appoggiare.”
(Banana Yoshimoto, 1991)
Come Banana Yoshimoto, anch’io amo le cucine, e il cibo. Mi ritenevo fortunata, perché fare la spesa, cucinare e mangiare sono state da sempre operazioni quotidiane. Fino a che, guardando la situazione meno superficialmente, la “politica del cibo” é diventata predominante.
Il mio progetto nasce quindi dalla necessitá di osservare il ‘consumo alimentare’ con occhi disincantati, per vedere come l’industria alimentare e i tradizionali aspetti culturali legati al cibo si sono incontrati e fusi.
Nelle fotografie di “Kitchen Stories” i prodotti alimentari non sono rappresentati per la loro caratteristica di essere ‘commestibili’ e quindi di essere mangiati; piuttosto, la mia ricerca si dirige verso la loro valenza culturale e sociale. La scelta del cibo e il cibo stesso di cui ci nutriamo diventa ogni giorno di piú espressione dei nostri consumi e non del nostro bisogno alimentare; il cibo esprime il linguaggio degli ‘stili di vita‘ piú che parlare di gusto, bisogno o valore nutritivo.
Per questo motivo, lo stile delle fotografie si pone a metá strada fra la pubblicitá e il documento, rappresentando e allo stesso tempo fornendo una parodia di come attraverso vari meccanismi economici (a partire da quello pubblicitario) le persone parlano il linguaggio degli oggetti e viceversa attraverso un processo di identificazione fra i beni consumati e i loro consumatori.
Nelle mie fotografie, le cucine sono ridondanti di cibo che appare come un insieme di oggetti colorati di ogni forma e dimensione intorno a cui le persone si relazionano. Spesso queste persone appaiono vulnerabili, naturali, reali fino a che ad essere ritratte nude; é infatti il cibo che é “vestito”, che non si rivela alla macchina fotografica e al suo consumatore nascondendosi dietro nomi conosciuti o forme e colori costruiti. ( emma innocenti )
(Banana Yoshimoto, 1991)
Come Banana Yoshimoto, anch’io amo le cucine, e il cibo. Mi ritenevo fortunata, perché fare la spesa, cucinare e mangiare sono state da sempre operazioni quotidiane. Fino a che, guardando la situazione meno superficialmente, la “politica del cibo” é diventata predominante.
Il mio progetto nasce quindi dalla necessitá di osservare il ‘consumo alimentare’ con occhi disincantati, per vedere come l’industria alimentare e i tradizionali aspetti culturali legati al cibo si sono incontrati e fusi.
Nelle fotografie di “Kitchen Stories” i prodotti alimentari non sono rappresentati per la loro caratteristica di essere ‘commestibili’ e quindi di essere mangiati; piuttosto, la mia ricerca si dirige verso la loro valenza culturale e sociale. La scelta del cibo e il cibo stesso di cui ci nutriamo diventa ogni giorno di piú espressione dei nostri consumi e non del nostro bisogno alimentare; il cibo esprime il linguaggio degli ‘stili di vita‘ piú che parlare di gusto, bisogno o valore nutritivo.
Per questo motivo, lo stile delle fotografie si pone a metá strada fra la pubblicitá e il documento, rappresentando e allo stesso tempo fornendo una parodia di come attraverso vari meccanismi economici (a partire da quello pubblicitario) le persone parlano il linguaggio degli oggetti e viceversa attraverso un processo di identificazione fra i beni consumati e i loro consumatori.
Nelle mie fotografie, le cucine sono ridondanti di cibo che appare come un insieme di oggetti colorati di ogni forma e dimensione intorno a cui le persone si relazionano. Spesso queste persone appaiono vulnerabili, naturali, reali fino a che ad essere ritratte nude; é infatti il cibo che é “vestito”, che non si rivela alla macchina fotografica e al suo consumatore nascondendosi dietro nomi conosciuti o forme e colori costruiti. ( emma innocenti )
24
ottobre 2003
Emma Innocenti – Kitchen stories
Dal 24 ottobre 2003 al 14 gennaio 2004
fotografia
Location
PRINTSERVICE
Firenze, Via Degli Alfani, 15, (Firenze)
Firenze, Via Degli Alfani, 15, (Firenze)
Orario di apertura
lun-ven 09>13– 14>17
Vernissage
24 Ottobre 2003, ore 19.00