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Emmanuelle Antille – Skull Shaker
La mostra di Emanuelle Antille è la quarta di un ciclo ideato e curato da Marcello Smarrelli che impegnerà la Galleria Roberto Giustini per più di due anni, con una serie di progetti ideati da artisti e designer
Comunicato stampa
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La mostra di Emanuelle Antille è la quarta di un ciclo ideato e curato da Marcello Smarrelli che impegnerà la Galleria Roberto Giustini per più di due anni, con una serie di progetti ideati da artisti e designer, tra i quali: Andrea Anastasio, Enzo Cucchi, Didier Fiuza Faustino, Johanna Grawunder, Konstantin Grcic, Massimo Grimaldi, Gerwald Rokenshaub, Ettore Sottsass.
Gli autori coinvolti sono stati invitati a ideare il loro progetto seguendo una specifica indicazione del curatore: produrre un inedito oggetto d’uso, inventarne la funzione e il bisogno che questo andrà a soddisfare. Un opera-feticcio, un idolo moderno, un oggetto che viene investito di particolari proprietà dal suo statuto “speciale” di opera d’arte o di design, da introdurre nella realtà quotidiana già satura di molteplici segni.
Se negli ultimi anni abbiamo assistito a una proliferazione di forme e di oggetti la cui origine non può più essere ricondotta agli ideali originari del Bauhaus e del modernismo, ma nemmeno a quelli che gli si ponevano in modo antagonista o critico, quale risposta può venire offerta da quegli autori che, sostenuti dalla consapevolezza dello scenario in cui operano, si interrogano sulle ragioni connesse all’ideazione e alla progettazione di nuove forme?
Nell’attuale contesto sociale in cui, seguendo una logica funzionale alla sopravvivenza del sistema, vengono continuamente creati nuovi oggetti del desiderio, nuovi idoli, immagini sacrali, feticci sofisticati che assolvono a bisogni (veri o falsi) sempre più difficili da individuare e da definire, cosa può significare confrontarsi con l’ideazione di un oggetto?
Questa serie di mostre vogliono essere un ulteriore domanda posta all’interno di questo dibattito che non sembra avere risposte conclusive.
La mostra di Emanuelle Antille dal titolo Skull Shaker comprende, com’è tipico del suo lavoro, una serie di elementi eterogenei che creano ambienti caratterizzati da particolari situazioni emotive. L’opera in edizione è un piccolo teschio di metallo dorato che funziona come una maracas, un semplice strumento a percussione, accompagnato da un CD con l’incisione di una canzone woodoo, composto con il desiderio di mettere in scena il processo di costruzione e decostruzione di un brano musicale. Le parole sono scritte e cantate da Emanuelle Antille e la musica, che ha come strumento ritmico di base proprio le maracas, è stata composta da Christian Pahud.
La presentazione dell’opera in edizione comprende la proiezione di un video inedito dal titolo Invisible To The Rest, che rappresenta il tentativo del protagonista maschile di creare un territorio libero, fuori dal mondo, in cui vivere il proprio rapporto con la donna amata e, come il brano musicale, ci porta lentamente ad entrare nelle ossessioni che lo legano a lei. Completeranno la mostra delle stampe su carta, dal titolo Eternal Lovers–first sketches, che mostrano lo stesso uomo e la stessa donna del video e ne sottolineano ulteriormente il sottile e macabro collegamento con la morte. Un fascino, una spirale, un movimento centrifugo che cattura i personaggi e gli spettatori. Il teschio e il suo accompagnamento musicale rimandano allo stesso sentimento mortale espresso con il suono ritmico e ossessivo della canzone che continua a girare ripetutamente.
Emmanuelle Antille è nata nel 1972 a Losanna in Svizzera. Ha studiato prima all'Ecole supérieure d'art visuel di Ginevra e poi alla Rijksacademie di Amsterdam.
Realizza film e fotografie, installazioni, scrive testi e sceneggiature, è cantante e musicista. Questi aspetti eterogenei del suo lavoro danno vita a opere autonome o interventi in cui la fusione dei vari elementi produce installazioni in cui il sogno, la finzione e la realtà si compenetrano e si sovrappongono. Il suo interesse è concentrato sull’analisi delle relazioni e dei comportamenti familiari, sulle dinamiche che si instaurano all’interno dei gruppi e sui codici di comportamento che caratterizzano la vita di un clan. Con gli attori dei suoi film realizza scene dove le relazioni umane, analizzate all’interno di un rituale come può essere quello del gioco, si esasperano in dilanianti confessioni o misteriosi silenzi. Le sue storie sono una riflessione, sottile e poetica, sulle questioni relative al doppio, all’introspezione, alla comunicazione con gli altri: “Tutto il mio lavoro ruota attorno ad uno scarto rispetto alla realtà, al rapporto con il sonno, al confine tra sogno e realtà, all’allucinazione”.
Il linguaggio del video diventa un modo per riscrivere le emozioni, per catturare la vita nei suoi aspetti più intimi, di tradurre in realtà le immagini tratte dai sogni.
Ha ricevuto vari riconoscimenti e premi tra cui tre Swiss Art Awards (1999, 2000, 2001), Kiefer-Hablitzel Prize (2000, 2001), Review + film contest Migros Culture (1999), Swiss Studio a Berlino (2001), e il Couvent des Recollets a Parigi (2003).
Tra le mostre più importanti ricordiamo: De Appel, Amsterdam (1998); Kunstverein, Frankfurt (2002); The Renaissance Society, Chicago (2003); CCA, Glasgow (2004); Site Gallery, Sheffield (2004); Migros Museum, Zürich (2004); Sammlung Goetz, Münich (2004): the Musée du Jeu de Paume, Paris (2005); NCA, Tokyo (2006) and Tokyo Wonder Site, Tokyo (2006).
Nel 2003 ha rappresentato la Svizzera alla 50° edizione della Biennale di Venezia
Il catalogo-contenitore, verrà composto da fascicoli separati, editi in occasione di ogni mostra.
Gli autori coinvolti sono stati invitati a ideare il loro progetto seguendo una specifica indicazione del curatore: produrre un inedito oggetto d’uso, inventarne la funzione e il bisogno che questo andrà a soddisfare. Un opera-feticcio, un idolo moderno, un oggetto che viene investito di particolari proprietà dal suo statuto “speciale” di opera d’arte o di design, da introdurre nella realtà quotidiana già satura di molteplici segni.
Se negli ultimi anni abbiamo assistito a una proliferazione di forme e di oggetti la cui origine non può più essere ricondotta agli ideali originari del Bauhaus e del modernismo, ma nemmeno a quelli che gli si ponevano in modo antagonista o critico, quale risposta può venire offerta da quegli autori che, sostenuti dalla consapevolezza dello scenario in cui operano, si interrogano sulle ragioni connesse all’ideazione e alla progettazione di nuove forme?
Nell’attuale contesto sociale in cui, seguendo una logica funzionale alla sopravvivenza del sistema, vengono continuamente creati nuovi oggetti del desiderio, nuovi idoli, immagini sacrali, feticci sofisticati che assolvono a bisogni (veri o falsi) sempre più difficili da individuare e da definire, cosa può significare confrontarsi con l’ideazione di un oggetto?
Questa serie di mostre vogliono essere un ulteriore domanda posta all’interno di questo dibattito che non sembra avere risposte conclusive.
La mostra di Emanuelle Antille dal titolo Skull Shaker comprende, com’è tipico del suo lavoro, una serie di elementi eterogenei che creano ambienti caratterizzati da particolari situazioni emotive. L’opera in edizione è un piccolo teschio di metallo dorato che funziona come una maracas, un semplice strumento a percussione, accompagnato da un CD con l’incisione di una canzone woodoo, composto con il desiderio di mettere in scena il processo di costruzione e decostruzione di un brano musicale. Le parole sono scritte e cantate da Emanuelle Antille e la musica, che ha come strumento ritmico di base proprio le maracas, è stata composta da Christian Pahud.
La presentazione dell’opera in edizione comprende la proiezione di un video inedito dal titolo Invisible To The Rest, che rappresenta il tentativo del protagonista maschile di creare un territorio libero, fuori dal mondo, in cui vivere il proprio rapporto con la donna amata e, come il brano musicale, ci porta lentamente ad entrare nelle ossessioni che lo legano a lei. Completeranno la mostra delle stampe su carta, dal titolo Eternal Lovers–first sketches, che mostrano lo stesso uomo e la stessa donna del video e ne sottolineano ulteriormente il sottile e macabro collegamento con la morte. Un fascino, una spirale, un movimento centrifugo che cattura i personaggi e gli spettatori. Il teschio e il suo accompagnamento musicale rimandano allo stesso sentimento mortale espresso con il suono ritmico e ossessivo della canzone che continua a girare ripetutamente.
Emmanuelle Antille è nata nel 1972 a Losanna in Svizzera. Ha studiato prima all'Ecole supérieure d'art visuel di Ginevra e poi alla Rijksacademie di Amsterdam.
Realizza film e fotografie, installazioni, scrive testi e sceneggiature, è cantante e musicista. Questi aspetti eterogenei del suo lavoro danno vita a opere autonome o interventi in cui la fusione dei vari elementi produce installazioni in cui il sogno, la finzione e la realtà si compenetrano e si sovrappongono. Il suo interesse è concentrato sull’analisi delle relazioni e dei comportamenti familiari, sulle dinamiche che si instaurano all’interno dei gruppi e sui codici di comportamento che caratterizzano la vita di un clan. Con gli attori dei suoi film realizza scene dove le relazioni umane, analizzate all’interno di un rituale come può essere quello del gioco, si esasperano in dilanianti confessioni o misteriosi silenzi. Le sue storie sono una riflessione, sottile e poetica, sulle questioni relative al doppio, all’introspezione, alla comunicazione con gli altri: “Tutto il mio lavoro ruota attorno ad uno scarto rispetto alla realtà, al rapporto con il sonno, al confine tra sogno e realtà, all’allucinazione”.
Il linguaggio del video diventa un modo per riscrivere le emozioni, per catturare la vita nei suoi aspetti più intimi, di tradurre in realtà le immagini tratte dai sogni.
Ha ricevuto vari riconoscimenti e premi tra cui tre Swiss Art Awards (1999, 2000, 2001), Kiefer-Hablitzel Prize (2000, 2001), Review + film contest Migros Culture (1999), Swiss Studio a Berlino (2001), e il Couvent des Recollets a Parigi (2003).
Tra le mostre più importanti ricordiamo: De Appel, Amsterdam (1998); Kunstverein, Frankfurt (2002); The Renaissance Society, Chicago (2003); CCA, Glasgow (2004); Site Gallery, Sheffield (2004); Migros Museum, Zürich (2004); Sammlung Goetz, Münich (2004): the Musée du Jeu de Paume, Paris (2005); NCA, Tokyo (2006) and Tokyo Wonder Site, Tokyo (2006).
Nel 2003 ha rappresentato la Svizzera alla 50° edizione della Biennale di Venezia
Il catalogo-contenitore, verrà composto da fascicoli separati, editi in occasione di ogni mostra.
08
febbraio 2007
Emmanuelle Antille – Skull Shaker
Dall'otto febbraio al 24 marzo 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA ROBERTO GIUSTINI
Roma, Via Dell'orso, 72, (Roma)
Roma, Via Dell'orso, 72, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì dalle 16 alle 20, sabato dalle ore 10 alle 13
Vernissage
8 Febbraio 2007, ore 19
Autore
Curatore