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En plein air. Luigi Garibbo (1784-1869) e il vedutismo a Genova e a Firenze
Disegni, acquerelli, bozzetti in larga parte ancora sconosciuti di un artista che ci regala le ultime, nitide immagini della Genova ancien régime, ma si distingue anche per inaspettate sperimentazioni che lo rendono antesignano della pittura di paesaggio.
Comunicato stampa
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Le ragioni di una mostra
Nel dicembre 1867 e novembre 1868, pochi mesi prima della morte, Luigi Garibbo donò al Municipio di Genova due album, con oltre 180 suoi lavori: acquerelli, disegni, bozzetti e schizzi, dai quali nel corso dei decenni aveva tratto ispirazione per la realizzazione delle sue opere.
Da questo nucleo, in parte ancora inedito, trae spunto la mostra, che si propone di ripercorrere l’itinerario umano e artistico del pittore, valorizzando, accanto ai dipinti, i lavori preparatori e “non finiti”, quindi non destinati al mercato, dove più liberamente, con tocchi fluidi, scrittura quasi liquida e luminosa, si colgono incantevoli anticipazioni della felice stagione della pittura en plein air.
Il progetto di una mostra e di uno studio monografico su Garibbo trae origine dalla consapevolezza che questo personaggio, seppure citato in ogni testo che si occupi dell’arte fra Sette e Ottocento a Genova, risulta sfuggente alla critica e poco conosciuto ai più, mentre l’analisi del suo corpus artistico e della sua biografia rivela un’intrigante poliedricità con sfaccettature e zone d’ombra ancora da approfondire.
Garibbo è conosciuto a Genova soprattutto come documentalista, fornendo le sue opere un prezioso ritratto della città prima della grande modifica urbanistica, che, principalmente per opera di Carlo Barabino, di lì a poco ne muterà il volto. La produzione degli anni fiorentini, inoltre, è stata raramente presa in considerazione.
La mostra si propone di giungere alla definizione di una personalità artistica e intellettuale emblematica, offrendo sia al vasto pubblico sia agli specialisti una panoramica esaustiva della sua produzione, ricollocandolo nell’ambito dell’ambiente culturale e artistico in cui visse, con l’intelletto ancora ben saldo nell’ottimistica disamina della realtà propria dell’Illuminismo, ma il fare pittorico lontano dai modelli settecenteschi, anticipatore del paesaggio antiretorico e realistico del secondo Ottocento.
Il percorso espositivo permetterà un confronto fra le ricerche pittoriche di Garibbo e coeve realizzazioni assimilabili, dalle esperienze francesi di inizio ottocento, mediate in Italia dalla cultura figurativa piemontese, fino alle proposte elaborate nell’avanzato ambiente toscano di metà ottocento, culla della “pittura di macchia”.
L’artista
Iscrittosi all’Accademia Ligustica nel 1802, ricevette qui la sua prima, tradizionale formazione, frequentando il corso di Disegno e dirigendo da subito la sua attività verso l’incisione su rame, fors’anche per assecondare la richiesta di mercato che gradiva le stampe di vedute.
Spirito irrequieto e bisognoso di applicarsi in sempre nuovi ambiti di conoscenza, si occupò di aeronautica (Cenni storici sull’aeronautica, Firenze, 1838); lo affascinò l’acustica, tanto da cimentarsi nella costruzione di un harmonium; ma fu soprattutto l’ottica ad attrarlo: autore del manuale Sulla rappresentanza delle riflessioni fatte nelle superfici piane e specialmente in quella dei fluidi, Firenze, 1850, scritto per gli studenti dell’Accademia di Firenze dietro richiesta di Emilio Santarelli, la sua indole scientifica lo indusse a sperimentare sulla pittura l’uso della camera chiara abbinata al cannocchiale, e la neonata tecnica fotografica lo incuriosì talmente che, come riportano i giornali dell’epoca, studiò e realizzò un apparecchio in grado di correggere la distorsione prospettica che le fotografie di allora non riuscivano a eliminare.
Negli anni fiorentini frequentò con assiduità il Caffè Michelangelo, almeno fino al 1855; Telemaco Signorini lo ricorda tra i genovesi “immancabili”. Fu assai impegnato nella progettazione di un Panorama di Firenze, mai compiuto, e nella realizzazione di un Panorama di Napoli, che espose in un edificio appositamente costruito, e per il quale costituì una Società, tra i cui sottoscrittori troviamo Lorenzo Bartolini e Emilio Santarelli, ma che si rivelò impresa fallimentare. Lavorò indefessamente, stando a quanto dichiara nelle lettere all’amico e protettore Maurizio Dufour, soprattutto per il mercato non fiorentino: purtroppo poco è rimasto della sua produzione, compresa quella esposta con assiduità alle Promotrici di Genova, Firenze e Torino tra 1855 e 1867.
Nel 1859 fu insignito del titolo di Accademico di merito dall’Accademia Ligustica.
Nel settembre 1863 il pittore Tammar Luxoro si fece promotore, all’Accademia di Belle Arti di Genova, di una sottoscrizione per l’acquisto della tela La parata alle Cascine.
Indigente e quasi cieco, morì a Firenze nel gennaio 1869.
Firenze - Piazza SS. Annunziata Firenze - Sesto Fiorentino Genova - Palazzo del Principe
Genova - Mura di Santa Chiara Genova - Pietraminuta Genova - San Benigno
Il percorso espositivo
Si articolerà in sezioni, che rispecchieranno diverse fasi dell’artista, ponendole a confronto con produzione artistica coeva
1. Gli anni genovesi e la produzione fino al 1825
La prima tappa sarà dedicata alla produzione a soggetto genovese, a partire dal corpus donato al Municipio ed eseguito entro il primo quarto del XIX secolo: si tratta di piccoli e raffinati lavori ad acquerello e da disegni e acquerelli preparatori, su alcuni dei quali l’artista sarebbe ritornato nei decenni seguenti per la creazione di opere destinate al mercato, e dai quali si evince l’evolversi delle fasi compositive.
Garibbo opera in un primo momento osservando la scena, tornando più volte sullo stesso soggetto, osservando gli effetti di luce e il loro effetto sulle forme (probabilmente già con l’ausilio della camera chiara, dichiarato qualche anno dopo), con particolare attenzione agli effetti atmosferici, riconducendo il tutto entro le rigorose regole della prospettiva geometrica.
Saranno proposti confronti con protagonisti di ricerche affini, in cui un’evidente vocazione prospettica si affianca a una sensibile ricerca luministica, nell’ambito sia della cultura d’Oltralpe sia della cultura figurativa piemontese, veicolo di conoscenza e diffusione, per la vicina Liguria, degli esiti più aggiornati della coeva ricerca artistica europea.
Non sarà trscurato il vedutismo genovese, fino alla testimonianza della svolta impressa alla cultura locale dalla presenza in città, intorno alla metà del secolo, del veneto Ippolito Caffi.
Autori proposti a confronto:
- Giovanni Battista De Gubernatis, protagonista di una ricerca artistica affine, in cui un’evidente vocazione prospettica si affianca a una sensibile ricerca luministica
- Pasquale Domenico Cambiaso e Luisa Zanetti Borzino, esempi di vedutismo genovese coevo, che si declina in termini squisitamente topografici in Castello, ma attinge ad esiti più ariosi nelle opere di Cambiaso e Zanetti Borzino.
- Ippolito Caffi, attivo a Genova intorno alla metà del secolo, in anni artisticamente maturi, portò un sensibile rinnovamento dei codici estetici della pittura di paesaggio, realizzando con totale consapevole quell’unione di talento prospettico e sensibilità coloristica e luministica precocemente, ma ancora acerbamente, proposta da Garibbo.
2. Gli anni fiorentini
Dal 1825 Garibbo si trasferisce a Firenze, città che non abbandonerà fino alla morte.
La sezione dedicata al periodo fiorentino di Garibbo si articola in quattro nuclei tematici
- La camera lucida e il viaggio a Napoli.
La dimestichezza con la “camera lucida”, strumento fondamentale per gli artisti europei dell’inizio del secolo, sarà fondamentale per la creazione, a Firenze, di un grande Panorama di Napoli, che testimonia l’audace tentativo di porre la città toscana alla pari delle grandi capitali europee, sede di omologhe ma più fortunate esperienze.
In questa sezione si illustrerà il significato dell’uso della camera lucida, con esposizioni di disegni e acquerelli, a soggetto fiorentino e napoletano, e di opere di alcuni tra i più significativi artisti coevi, testimoniando nel contempo l’ambiente artistico partenopeo con cui Garibbo venne a contatto nel viaggio svolto nel 1843-44.
- Il Panorama
Partendo dal Panorama di Firenze dalla Torre Marchionni, acquerello, e dalla speculare acquatinta, conservati presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, eseguiti da Garibbo nel 1830, si affronterà il tema del Panorama. Saranno proposti esempi di studi preparatori finalizzati alla realizzazione di Panorami dedicati a Genova e a altre città italiane.
Autori proposti a confronto:
- Nicolas Marie Joseph Chapuy e Felix Achille Saint Aulaire
- Carlo Bossoli
- Henry Parke
- Ippolito Caffi
- Gli studi
La variegata produzione di Garibbo obbliga a soffermarsi su alcuni fogli che si distanziano decisamente dalle opere di meticoloso vedutista: disegni, schizzi, acquerelli dove solo le masse di colore sembrano interessare, studi luministici, prospettive di interni che, tralasciato ogni intento descrittivo, tendono ad assumere il carattere astratto di blocchi luminosi, sono la testimonianza di un percorso che richiama tanti taccuini di artisti italiani e soprattutto stranieri, che dell’Italia fecero un territorio di prova e di esercitazione, e dimostrano come la vivace dialettica che animava le conversazioni al Caffè Michelangelo, la presenza di tanti artisti stranieri, le suggestioni esercitate dalla ricerca fotografica, con i magici primi negativi calotipici, non lo lasciarono indifferente.
La ricerca di Garibbo sarà messa a confronto con opere di artisti, italiani e stranieri, attivi sul territorio toscano.
Autori proposti a confronto:
- Francois Marius Granet
- J.B. Philpot
- Ippolito Caffi
- Lorenzo Gelati
- Carlo Markò
- Le grandi vedute.
La mostra termina con gli ultimi quadri realizzati a Firenze, che costituiscono un’apertura verso le concezioni più moderne di pittura en plein air, e con raffronti con opere coeve, vicine agli esiti cui giunse Garibbo.
Autori proposti a confronto:
- Giovanni Signorini
- Lorenzo Gelati
- Carlo Markò
In chiusura Tammar Luxoro, protagonista della più avanzata stagione della pittura di paesaggio ligure, e forte legame non solo artistico ma anche biografico con Garibbo, cui fu legato da strettissimi vincoli, che portarono all’acquisto da parte dell’Accademia Ligustica della Veduta delle Cascine di Garibbo, ultima, grande sua opera, in seguito a una sottoscrizione promossa proprio da Luxoro.
Nel dicembre 1867 e novembre 1868, pochi mesi prima della morte, Luigi Garibbo donò al Municipio di Genova due album, con oltre 180 suoi lavori: acquerelli, disegni, bozzetti e schizzi, dai quali nel corso dei decenni aveva tratto ispirazione per la realizzazione delle sue opere.
Da questo nucleo, in parte ancora inedito, trae spunto la mostra, che si propone di ripercorrere l’itinerario umano e artistico del pittore, valorizzando, accanto ai dipinti, i lavori preparatori e “non finiti”, quindi non destinati al mercato, dove più liberamente, con tocchi fluidi, scrittura quasi liquida e luminosa, si colgono incantevoli anticipazioni della felice stagione della pittura en plein air.
Il progetto di una mostra e di uno studio monografico su Garibbo trae origine dalla consapevolezza che questo personaggio, seppure citato in ogni testo che si occupi dell’arte fra Sette e Ottocento a Genova, risulta sfuggente alla critica e poco conosciuto ai più, mentre l’analisi del suo corpus artistico e della sua biografia rivela un’intrigante poliedricità con sfaccettature e zone d’ombra ancora da approfondire.
Garibbo è conosciuto a Genova soprattutto come documentalista, fornendo le sue opere un prezioso ritratto della città prima della grande modifica urbanistica, che, principalmente per opera di Carlo Barabino, di lì a poco ne muterà il volto. La produzione degli anni fiorentini, inoltre, è stata raramente presa in considerazione.
La mostra si propone di giungere alla definizione di una personalità artistica e intellettuale emblematica, offrendo sia al vasto pubblico sia agli specialisti una panoramica esaustiva della sua produzione, ricollocandolo nell’ambito dell’ambiente culturale e artistico in cui visse, con l’intelletto ancora ben saldo nell’ottimistica disamina della realtà propria dell’Illuminismo, ma il fare pittorico lontano dai modelli settecenteschi, anticipatore del paesaggio antiretorico e realistico del secondo Ottocento.
Il percorso espositivo permetterà un confronto fra le ricerche pittoriche di Garibbo e coeve realizzazioni assimilabili, dalle esperienze francesi di inizio ottocento, mediate in Italia dalla cultura figurativa piemontese, fino alle proposte elaborate nell’avanzato ambiente toscano di metà ottocento, culla della “pittura di macchia”.
L’artista
Iscrittosi all’Accademia Ligustica nel 1802, ricevette qui la sua prima, tradizionale formazione, frequentando il corso di Disegno e dirigendo da subito la sua attività verso l’incisione su rame, fors’anche per assecondare la richiesta di mercato che gradiva le stampe di vedute.
Spirito irrequieto e bisognoso di applicarsi in sempre nuovi ambiti di conoscenza, si occupò di aeronautica (Cenni storici sull’aeronautica, Firenze, 1838); lo affascinò l’acustica, tanto da cimentarsi nella costruzione di un harmonium; ma fu soprattutto l’ottica ad attrarlo: autore del manuale Sulla rappresentanza delle riflessioni fatte nelle superfici piane e specialmente in quella dei fluidi, Firenze, 1850, scritto per gli studenti dell’Accademia di Firenze dietro richiesta di Emilio Santarelli, la sua indole scientifica lo indusse a sperimentare sulla pittura l’uso della camera chiara abbinata al cannocchiale, e la neonata tecnica fotografica lo incuriosì talmente che, come riportano i giornali dell’epoca, studiò e realizzò un apparecchio in grado di correggere la distorsione prospettica che le fotografie di allora non riuscivano a eliminare.
Negli anni fiorentini frequentò con assiduità il Caffè Michelangelo, almeno fino al 1855; Telemaco Signorini lo ricorda tra i genovesi “immancabili”. Fu assai impegnato nella progettazione di un Panorama di Firenze, mai compiuto, e nella realizzazione di un Panorama di Napoli, che espose in un edificio appositamente costruito, e per il quale costituì una Società, tra i cui sottoscrittori troviamo Lorenzo Bartolini e Emilio Santarelli, ma che si rivelò impresa fallimentare. Lavorò indefessamente, stando a quanto dichiara nelle lettere all’amico e protettore Maurizio Dufour, soprattutto per il mercato non fiorentino: purtroppo poco è rimasto della sua produzione, compresa quella esposta con assiduità alle Promotrici di Genova, Firenze e Torino tra 1855 e 1867.
Nel 1859 fu insignito del titolo di Accademico di merito dall’Accademia Ligustica.
Nel settembre 1863 il pittore Tammar Luxoro si fece promotore, all’Accademia di Belle Arti di Genova, di una sottoscrizione per l’acquisto della tela La parata alle Cascine.
Indigente e quasi cieco, morì a Firenze nel gennaio 1869.
Firenze - Piazza SS. Annunziata Firenze - Sesto Fiorentino Genova - Palazzo del Principe
Genova - Mura di Santa Chiara Genova - Pietraminuta Genova - San Benigno
Il percorso espositivo
Si articolerà in sezioni, che rispecchieranno diverse fasi dell’artista, ponendole a confronto con produzione artistica coeva
1. Gli anni genovesi e la produzione fino al 1825
La prima tappa sarà dedicata alla produzione a soggetto genovese, a partire dal corpus donato al Municipio ed eseguito entro il primo quarto del XIX secolo: si tratta di piccoli e raffinati lavori ad acquerello e da disegni e acquerelli preparatori, su alcuni dei quali l’artista sarebbe ritornato nei decenni seguenti per la creazione di opere destinate al mercato, e dai quali si evince l’evolversi delle fasi compositive.
Garibbo opera in un primo momento osservando la scena, tornando più volte sullo stesso soggetto, osservando gli effetti di luce e il loro effetto sulle forme (probabilmente già con l’ausilio della camera chiara, dichiarato qualche anno dopo), con particolare attenzione agli effetti atmosferici, riconducendo il tutto entro le rigorose regole della prospettiva geometrica.
Saranno proposti confronti con protagonisti di ricerche affini, in cui un’evidente vocazione prospettica si affianca a una sensibile ricerca luministica, nell’ambito sia della cultura d’Oltralpe sia della cultura figurativa piemontese, veicolo di conoscenza e diffusione, per la vicina Liguria, degli esiti più aggiornati della coeva ricerca artistica europea.
Non sarà trscurato il vedutismo genovese, fino alla testimonianza della svolta impressa alla cultura locale dalla presenza in città, intorno alla metà del secolo, del veneto Ippolito Caffi.
Autori proposti a confronto:
- Giovanni Battista De Gubernatis, protagonista di una ricerca artistica affine, in cui un’evidente vocazione prospettica si affianca a una sensibile ricerca luministica
- Pasquale Domenico Cambiaso e Luisa Zanetti Borzino, esempi di vedutismo genovese coevo, che si declina in termini squisitamente topografici in Castello, ma attinge ad esiti più ariosi nelle opere di Cambiaso e Zanetti Borzino.
- Ippolito Caffi, attivo a Genova intorno alla metà del secolo, in anni artisticamente maturi, portò un sensibile rinnovamento dei codici estetici della pittura di paesaggio, realizzando con totale consapevole quell’unione di talento prospettico e sensibilità coloristica e luministica precocemente, ma ancora acerbamente, proposta da Garibbo.
2. Gli anni fiorentini
Dal 1825 Garibbo si trasferisce a Firenze, città che non abbandonerà fino alla morte.
La sezione dedicata al periodo fiorentino di Garibbo si articola in quattro nuclei tematici
- La camera lucida e il viaggio a Napoli.
La dimestichezza con la “camera lucida”, strumento fondamentale per gli artisti europei dell’inizio del secolo, sarà fondamentale per la creazione, a Firenze, di un grande Panorama di Napoli, che testimonia l’audace tentativo di porre la città toscana alla pari delle grandi capitali europee, sede di omologhe ma più fortunate esperienze.
In questa sezione si illustrerà il significato dell’uso della camera lucida, con esposizioni di disegni e acquerelli, a soggetto fiorentino e napoletano, e di opere di alcuni tra i più significativi artisti coevi, testimoniando nel contempo l’ambiente artistico partenopeo con cui Garibbo venne a contatto nel viaggio svolto nel 1843-44.
- Il Panorama
Partendo dal Panorama di Firenze dalla Torre Marchionni, acquerello, e dalla speculare acquatinta, conservati presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, eseguiti da Garibbo nel 1830, si affronterà il tema del Panorama. Saranno proposti esempi di studi preparatori finalizzati alla realizzazione di Panorami dedicati a Genova e a altre città italiane.
Autori proposti a confronto:
- Nicolas Marie Joseph Chapuy e Felix Achille Saint Aulaire
- Carlo Bossoli
- Henry Parke
- Ippolito Caffi
- Gli studi
La variegata produzione di Garibbo obbliga a soffermarsi su alcuni fogli che si distanziano decisamente dalle opere di meticoloso vedutista: disegni, schizzi, acquerelli dove solo le masse di colore sembrano interessare, studi luministici, prospettive di interni che, tralasciato ogni intento descrittivo, tendono ad assumere il carattere astratto di blocchi luminosi, sono la testimonianza di un percorso che richiama tanti taccuini di artisti italiani e soprattutto stranieri, che dell’Italia fecero un territorio di prova e di esercitazione, e dimostrano come la vivace dialettica che animava le conversazioni al Caffè Michelangelo, la presenza di tanti artisti stranieri, le suggestioni esercitate dalla ricerca fotografica, con i magici primi negativi calotipici, non lo lasciarono indifferente.
La ricerca di Garibbo sarà messa a confronto con opere di artisti, italiani e stranieri, attivi sul territorio toscano.
Autori proposti a confronto:
- Francois Marius Granet
- J.B. Philpot
- Ippolito Caffi
- Lorenzo Gelati
- Carlo Markò
- Le grandi vedute.
La mostra termina con gli ultimi quadri realizzati a Firenze, che costituiscono un’apertura verso le concezioni più moderne di pittura en plein air, e con raffronti con opere coeve, vicine agli esiti cui giunse Garibbo.
Autori proposti a confronto:
- Giovanni Signorini
- Lorenzo Gelati
- Carlo Markò
In chiusura Tammar Luxoro, protagonista della più avanzata stagione della pittura di paesaggio ligure, e forte legame non solo artistico ma anche biografico con Garibbo, cui fu legato da strettissimi vincoli, che portarono all’acquisto da parte dell’Accademia Ligustica della Veduta delle Cascine di Garibbo, ultima, grande sua opera, in seguito a una sottoscrizione promossa proprio da Luxoro.
18
marzo 2011
En plein air. Luigi Garibbo (1784-1869) e il vedutismo a Genova e a Firenze
Dal 18 marzo al 19 giugno 2011
arte antica
Location
MUSEI DI STRADA NUOVA – PALAZZO ROSSO
Genova, Via Giuseppe Garibaldi, 18, (Genova)
Genova, Via Giuseppe Garibaldi, 18, (Genova)
Biglietti
(comprensivo della visita ai Musei di Strada Nuova)
intero € 8,00; ridotto € 6,00; gratuito da 0 a 18 anni
Orario di apertura
martedì-venerdì 9.00/19.00; sabato e domenica 10.00/19.00; lunedì chiuso
venerdì apertura serale fino alle 23
Vernissage
18 Marzo 2011, ore 17.30
Editore
SILVANA EDITORIALE
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