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Enigma emozionante. Artisti a rigor di logica
L’arte della logica matematica e la logica matematica nell’arte contemporanea
Comunicato stampa
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L’arte della logica matematica e la logica matematica nell’arte contemporanea.
Molti artisti cercano le leggi dell’armonia universale attraverso le loro forme, i loro colori, alcuni non rappresentano nulla del mondo visibile, bensì tracciano segni, numeri, arabeschi, forme geometriche. Arte e matematica possono apparire quanto di più distante si possa immaginare, invece alcuni artisti hanno lavorato e continuano ad operare secondo delle logiche matematico-geometriche, utilizzando formule ed accostando numeri e lettere.
Piero della Francesca in tutti i suoi trattati (L’abaco, De Corporibus regularibus, De prospectiva pingendi) dimostra la sua valenza di scienziato ed il suo interesse per i numeri, la matematica e la geometria. Non fu da meno Leonardo da Vinci che scoprì per primo che le ossa del corpo umano hanno tra loro il medesimo rapporto che vi è tra due numeri di Fibonacci successivi, come mostrò nell’Uomo vitruviano.
Tale rapporto tende al famoso rapporto aureo (o sezione aurea) e corrisponde al numero 1,618, considerato numero divino, in quanto si ritrova in natura e perciò assunto quale canone di perfezione nell’arte classica e poi nel rinascimento.
All’inizio del XIII secolo, Leonardo Fibonacci aveva scoperto che vi è una progressione numerica nei fenomeni naturali: nella disposizione e crescita delle foglie sugli alberi, nella distribuzione a spirale dei “flosculi” delle margherite e dei semi di girasole, nelle pigne e negli ananas e in molte piante le cui foglie crescono a spirale. Il rapporto tra una spira del nautilus e quella successiva è uguale al rapporto tra due numeri successivi di Fibonacci, che è 1,618, il famoso “Phi”. Non solo le piante, ma anche gli animali e gli uomini hanno misure che rispettano esattamente questo rapporto, come i segmenti di alcuni insetti. In un alveare il rapporto tra femmine e maschi è uguale a “Phi”, e così anche tra i conigli. I numeri di Fibonacci sono da sempre circondati da un’aura di mistero e si riscontano molto spesso nei fenomeni naturali, pertanto l’uomo ha fin dall’antichità cercato di imitare la bellezza della natura. Di recente si sono trovate relazioni tra i numeri di Fibonacci e alcuni algoritmi numerici particolari, che vengono usati per l’individuazione del massimo (del minimo) di una funzione di una sola variabile dotata di un unico massimo (minimo) in un intervallo di lunghezza finita.
Il rettangolo i cui lati stanno nel rapporto aureo (1,16 ca) inquadra perfettamente il Partendone, ma queste proporzioni si ritrovano anche nelle piramidi egizie e nei contemporanei di Leonardo, come Michelangelo, Dürer, così come in Mondrian, e in architetture recenti, quale il palazzo delle Nazioni Unite a New York. Gli artisti hanno spesso operato seguendo questa logica in maniera più o meno inconsapevole. Il pointillista George Seurat ne era perfettamente conscio, per non parlare poi dell’uso che ne hanno fatto gli artisti contemporanei come Mario Merz, Gino De Dominicis, Alighiero Boetti, ecc.. La sequenza di Fibonacci è presente nelle “fughe” di Johann Sebastian Bach, nelle sonate di Mozart, nella Quinta Sinfonia di Beethoven, nella Sonata in la D 959 di Schubert, in parte delle opere di Debussy e di Ravel, nell’Allegro Barbaro di Bèla Bartòk. L’esempio più elevato di applicazione su vasta scala degli stilemi improntati alla proporzione aurea è dato dalla Sagra della Primavera di Strawinski.
Molti artisti nel passato e nel presente hanno indagato correlato significati nascosti ai alla geometria e al numero inserendo nelle loro opere – chi in maniera più evidente chi meno - i cosiddetti quadrati magici ad esempio quelli del 15, 18, 34 e 65, come fece Dürer nella Melencolia I, che vi dipinse quello del 34. Alcuni artisti presenti in mostra hanno preso spunto e in un certo senso reso omaggio a matematici come Whitehead, Penrose ed altri, architetti quali Buckminster, Fuller (Matias Guerra), altri a Pitagora (Roberto Fontanella), molti a Fibonacci e Moebius, creando curiosi rapporti tra sequenze numeriche e teoremi (Victor Simonetti), altri ancora lavorano sulla stocastica e casualità – apparente (Sergio Lombardo), sulle dicotomie (Stefano Di Stasio), sui codici (Richard Jurno), sulla moltiplicazione di forme geometriche, cubi, sfere, quadrati, cerchi, oggetti, animali ed esseri viventi (Pizzicannella, Marco Tirelli) e divisione (Cesare Vignato, Paola Gandolfi) con logiche diverse e affascinanti. Propongono nelle loro opere numeri (Felice Levini), astrusi conteggi (Fathi Hassan), quadrati magici (Andrea Marescalchi), istogrammi (Giuseppe Gallo), geometrie, logaritmi, teoremi, giochi numerici (Hana Siberstein), sequenze cronologiche (Roman Opalka), di parole (Vincenzo Marsiglia), di lettere (Alighiero Boetti), cifre, archetipi, segni e simboli, dando vita a nuove alchimie nell’esplorazione della materia (Bruno Ceccobelli) e della sua trasformazione (Gianni Dessì, Abdallah Khaled); indagano la coincidenza degli opposti: fisico-metafisico, frma-informe, materiale-immateriale, realizzando forme-forze (Nunzio). Avvalendosi anche di conoscenze mistiche (Pain Azyme) e cabalistiche (Tobia Ravà), attraverso la ghematrià e la simbologia, indagano il rapporto tra spazio-tempo come spazio di luce architettonico e mentale (Carlo Bernardini), forma-colore (Achille Perilli), proporzione aurea e luce-natura (Francesco Stefanini), pixel e riconoscimento di un’immagine con risvolti di utilità sociale (Debora Hirsch), percezione visiva e geometria (Franco Gazzarri), movimento-luce-colore (Horacio Garcia Rossi), reti, spirali e forme geometriche, quale sviluppo della conoscenza (Arza Somekh Coen), cellule neuronali-logica matematica (Vittorio Valente), sequenze di forme legate tra loro in modo da comporre un percorso visivo ciclico ed immagini costituite da "cellule" i cui elementi interni sono colorati in modo che la distribuzione dei colori segue un criterio logicamente deducibile (Giorgio Poli).Fanno rivivere vecchi computer, calcolatrici (Luca Matti), dischi su cui scrivono cifrari o formule alfa-numeriche (Heinrich Gresbeck); utilizzano meccanismi elettronici che interagiscono con l’osservatore attraverso luci e suoni (Peter Vogel).
Saranno esposte video-installazioni, opere di pittura, scultura, fotografia ed installazioni ambientali nel parco.
Le connessioni tra matematica e cultura sono consistenti ed interessano tutte le più diverse manifestazioni dell’umanesimo (filosofia, letteratura, musica, pittura, l’architettura, la scultura, ecc). “La matematica - scrive il logico matematico Piergiorgio Odifreddi in Il Computer di Dio – ha dimostrato che l’essere ed il divenire, ossia quelle che credevamo inconciliabili caratteristiche di scienza e umanesimo, sono soltanto due visioni, complementari e non contraddittorie, di una stessa realtà. Il che è più che sufficiente, crediamo, a giustificare il ruolo di ponte di collegamento fra due culture che noi riteniamo la matematica possa svolgere nel mondo moderno”.
Molti artisti cercano le leggi dell’armonia universale attraverso le loro forme, i loro colori, alcuni non rappresentano nulla del mondo visibile, bensì tracciano segni, numeri, arabeschi, forme geometriche. Arte e matematica possono apparire quanto di più distante si possa immaginare, invece alcuni artisti hanno lavorato e continuano ad operare secondo delle logiche matematico-geometriche, utilizzando formule ed accostando numeri e lettere.
Piero della Francesca in tutti i suoi trattati (L’abaco, De Corporibus regularibus, De prospectiva pingendi) dimostra la sua valenza di scienziato ed il suo interesse per i numeri, la matematica e la geometria. Non fu da meno Leonardo da Vinci che scoprì per primo che le ossa del corpo umano hanno tra loro il medesimo rapporto che vi è tra due numeri di Fibonacci successivi, come mostrò nell’Uomo vitruviano.
Tale rapporto tende al famoso rapporto aureo (o sezione aurea) e corrisponde al numero 1,618, considerato numero divino, in quanto si ritrova in natura e perciò assunto quale canone di perfezione nell’arte classica e poi nel rinascimento.
All’inizio del XIII secolo, Leonardo Fibonacci aveva scoperto che vi è una progressione numerica nei fenomeni naturali: nella disposizione e crescita delle foglie sugli alberi, nella distribuzione a spirale dei “flosculi” delle margherite e dei semi di girasole, nelle pigne e negli ananas e in molte piante le cui foglie crescono a spirale. Il rapporto tra una spira del nautilus e quella successiva è uguale al rapporto tra due numeri successivi di Fibonacci, che è 1,618, il famoso “Phi”. Non solo le piante, ma anche gli animali e gli uomini hanno misure che rispettano esattamente questo rapporto, come i segmenti di alcuni insetti. In un alveare il rapporto tra femmine e maschi è uguale a “Phi”, e così anche tra i conigli. I numeri di Fibonacci sono da sempre circondati da un’aura di mistero e si riscontano molto spesso nei fenomeni naturali, pertanto l’uomo ha fin dall’antichità cercato di imitare la bellezza della natura. Di recente si sono trovate relazioni tra i numeri di Fibonacci e alcuni algoritmi numerici particolari, che vengono usati per l’individuazione del massimo (del minimo) di una funzione di una sola variabile dotata di un unico massimo (minimo) in un intervallo di lunghezza finita.
Il rettangolo i cui lati stanno nel rapporto aureo (1,16 ca) inquadra perfettamente il Partendone, ma queste proporzioni si ritrovano anche nelle piramidi egizie e nei contemporanei di Leonardo, come Michelangelo, Dürer, così come in Mondrian, e in architetture recenti, quale il palazzo delle Nazioni Unite a New York. Gli artisti hanno spesso operato seguendo questa logica in maniera più o meno inconsapevole. Il pointillista George Seurat ne era perfettamente conscio, per non parlare poi dell’uso che ne hanno fatto gli artisti contemporanei come Mario Merz, Gino De Dominicis, Alighiero Boetti, ecc.. La sequenza di Fibonacci è presente nelle “fughe” di Johann Sebastian Bach, nelle sonate di Mozart, nella Quinta Sinfonia di Beethoven, nella Sonata in la D 959 di Schubert, in parte delle opere di Debussy e di Ravel, nell’Allegro Barbaro di Bèla Bartòk. L’esempio più elevato di applicazione su vasta scala degli stilemi improntati alla proporzione aurea è dato dalla Sagra della Primavera di Strawinski.
Molti artisti nel passato e nel presente hanno indagato correlato significati nascosti ai alla geometria e al numero inserendo nelle loro opere – chi in maniera più evidente chi meno - i cosiddetti quadrati magici ad esempio quelli del 15, 18, 34 e 65, come fece Dürer nella Melencolia I, che vi dipinse quello del 34. Alcuni artisti presenti in mostra hanno preso spunto e in un certo senso reso omaggio a matematici come Whitehead, Penrose ed altri, architetti quali Buckminster, Fuller (Matias Guerra), altri a Pitagora (Roberto Fontanella), molti a Fibonacci e Moebius, creando curiosi rapporti tra sequenze numeriche e teoremi (Victor Simonetti), altri ancora lavorano sulla stocastica e casualità – apparente (Sergio Lombardo), sulle dicotomie (Stefano Di Stasio), sui codici (Richard Jurno), sulla moltiplicazione di forme geometriche, cubi, sfere, quadrati, cerchi, oggetti, animali ed esseri viventi (Pizzicannella, Marco Tirelli) e divisione (Cesare Vignato, Paola Gandolfi) con logiche diverse e affascinanti. Propongono nelle loro opere numeri (Felice Levini), astrusi conteggi (Fathi Hassan), quadrati magici (Andrea Marescalchi), istogrammi (Giuseppe Gallo), geometrie, logaritmi, teoremi, giochi numerici (Hana Siberstein), sequenze cronologiche (Roman Opalka), di parole (Vincenzo Marsiglia), di lettere (Alighiero Boetti), cifre, archetipi, segni e simboli, dando vita a nuove alchimie nell’esplorazione della materia (Bruno Ceccobelli) e della sua trasformazione (Gianni Dessì, Abdallah Khaled); indagano la coincidenza degli opposti: fisico-metafisico, frma-informe, materiale-immateriale, realizzando forme-forze (Nunzio). Avvalendosi anche di conoscenze mistiche (Pain Azyme) e cabalistiche (Tobia Ravà), attraverso la ghematrià e la simbologia, indagano il rapporto tra spazio-tempo come spazio di luce architettonico e mentale (Carlo Bernardini), forma-colore (Achille Perilli), proporzione aurea e luce-natura (Francesco Stefanini), pixel e riconoscimento di un’immagine con risvolti di utilità sociale (Debora Hirsch), percezione visiva e geometria (Franco Gazzarri), movimento-luce-colore (Horacio Garcia Rossi), reti, spirali e forme geometriche, quale sviluppo della conoscenza (Arza Somekh Coen), cellule neuronali-logica matematica (Vittorio Valente), sequenze di forme legate tra loro in modo da comporre un percorso visivo ciclico ed immagini costituite da "cellule" i cui elementi interni sono colorati in modo che la distribuzione dei colori segue un criterio logicamente deducibile (Giorgio Poli).Fanno rivivere vecchi computer, calcolatrici (Luca Matti), dischi su cui scrivono cifrari o formule alfa-numeriche (Heinrich Gresbeck); utilizzano meccanismi elettronici che interagiscono con l’osservatore attraverso luci e suoni (Peter Vogel).
Saranno esposte video-installazioni, opere di pittura, scultura, fotografia ed installazioni ambientali nel parco.
Le connessioni tra matematica e cultura sono consistenti ed interessano tutte le più diverse manifestazioni dell’umanesimo (filosofia, letteratura, musica, pittura, l’architettura, la scultura, ecc). “La matematica - scrive il logico matematico Piergiorgio Odifreddi in Il Computer di Dio – ha dimostrato che l’essere ed il divenire, ossia quelle che credevamo inconciliabili caratteristiche di scienza e umanesimo, sono soltanto due visioni, complementari e non contraddittorie, di una stessa realtà. Il che è più che sufficiente, crediamo, a giustificare il ruolo di ponte di collegamento fra due culture che noi riteniamo la matematica possa svolgere nel mondo moderno”.
28
maggio 2006
Enigma emozionante. Artisti a rigor di logica
Dal 28 maggio al 16 luglio 2006
arte contemporanea
Location
PARDES – BARCHESSA DI VILLA DONA’ DELLE ROSE
Mirano, Via Miranese, 42, (Venezia)
Mirano, Via Miranese, 42, (Venezia)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
28 Maggio 2006, ore 16
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Curatore