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Ennio D’Ambros – Vajont, frammenti di memoria
L’artista presenta 30 opere che nel che nel corso della sua vita lasciano affiorare la tragedia vissuta da adolescente (aveva 12 anni nel 1963) e quelle nate oggi per una vocazione al dramma di “un lutto sempre presente”
Comunicato stampa
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L’esposizione che continua le manifestazioni del 40° anniversario del Vajont è ricca di suggestioni.
L’artista presenta 30 opere che nel che nel corso della sua vita lasciano affiorare la tragedia vissuta da adolescente (aveva 12 anni nel 1963) e quelle nate oggi per una vocazione al dramma di “un lutto sempre presente”.
Così ne scrivono nel catalogo che esce per l’esposizione.
Fred Licht in relazione al suo linguaggio odierno “elaborato al computer” sottolinea che “…l’ambiguità dello spazio e l’indipendenza delle sue forme dalla forza di gravità sono necessarie per affermare la comprensione dello strano miscuglio di spirito, corpo, intelligenza, intuizione e anche il desiderio che si può chiamare umanità di Ennio D’Ambros. I suoi drammi visivi sono incommensurabili con gli avvenimenti delle nostre stesse vite, ma quando si aprono davanti a noi, veniamo introdotti nel mondo personale dell’artista con tutti i suoi enigmi e le sue certezze.” e ancora “…quello che D’Ambros riesce a fare come pittore è di portare il peso della sua esperienza, per ottenere un’immagine senza corpo e prodotta meccanicamente e quindi inserire una visione tecnologica nel campo dell’espressione dell’arte umana. L’immagine originale che nasce sullo schermo del computer esiste in un’ imponderabile “oltre”. L’immagine come appare sulla tela è passata dall’”oltre”, al “qui” e “ora”.”
Luigina Bortolatto legge in questo modo l’opera 9 ottobre 1963 “…dalla tremante finestra della memoria si spalanca la scena che non tutti abbiamo vissuto e che pure esiste nel ricordo di ognuno: come il suono della valanga d’acqua e l’improvviso distaccarsi della luna. Una luna legata ai fantasmi, alle apparizioni, ai lati oscuri della natura. Una luna già inaugurata in teatro, in pittura, in poesia, nella musica. Ma questa, è vera, pericolante, si deve temerne la caduta. Lo indica il simulacro della croce che conclude l’ambientazione della scena.”
Un’esposizione da vedere, quindi, intensa ed emotiva dove alle immagini create dall’artista, capaci di formulare giudizi, si affiancano le immagini fotografiche, testimonianze, rilievi, documenti di una storia di dolore, di morte ma anche di passione e di speranza.
L’artista presenta 30 opere che nel che nel corso della sua vita lasciano affiorare la tragedia vissuta da adolescente (aveva 12 anni nel 1963) e quelle nate oggi per una vocazione al dramma di “un lutto sempre presente”.
Così ne scrivono nel catalogo che esce per l’esposizione.
Fred Licht in relazione al suo linguaggio odierno “elaborato al computer” sottolinea che “…l’ambiguità dello spazio e l’indipendenza delle sue forme dalla forza di gravità sono necessarie per affermare la comprensione dello strano miscuglio di spirito, corpo, intelligenza, intuizione e anche il desiderio che si può chiamare umanità di Ennio D’Ambros. I suoi drammi visivi sono incommensurabili con gli avvenimenti delle nostre stesse vite, ma quando si aprono davanti a noi, veniamo introdotti nel mondo personale dell’artista con tutti i suoi enigmi e le sue certezze.” e ancora “…quello che D’Ambros riesce a fare come pittore è di portare il peso della sua esperienza, per ottenere un’immagine senza corpo e prodotta meccanicamente e quindi inserire una visione tecnologica nel campo dell’espressione dell’arte umana. L’immagine originale che nasce sullo schermo del computer esiste in un’ imponderabile “oltre”. L’immagine come appare sulla tela è passata dall’”oltre”, al “qui” e “ora”.”
Luigina Bortolatto legge in questo modo l’opera 9 ottobre 1963 “…dalla tremante finestra della memoria si spalanca la scena che non tutti abbiamo vissuto e che pure esiste nel ricordo di ognuno: come il suono della valanga d’acqua e l’improvviso distaccarsi della luna. Una luna legata ai fantasmi, alle apparizioni, ai lati oscuri della natura. Una luna già inaugurata in teatro, in pittura, in poesia, nella musica. Ma questa, è vera, pericolante, si deve temerne la caduta. Lo indica il simulacro della croce che conclude l’ambientazione della scena.”
Un’esposizione da vedere, quindi, intensa ed emotiva dove alle immagini create dall’artista, capaci di formulare giudizi, si affiancano le immagini fotografiche, testimonianze, rilievi, documenti di una storia di dolore, di morte ma anche di passione e di speranza.
26
settembre 2003
Ennio D’Ambros – Vajont, frammenti di memoria
Dal 26 settembre al 19 ottobre 2003
arte contemporanea
Location
PALASPORT
Longarone, (BELLUNO)
Longarone, (BELLUNO)
Orario di apertura
da martedì a sabato 16.00 - 19.30 domenica 10.00 - 12.00 15.00 – 19.30
Sito web
www.ennio-dambros.com
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