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Enrica Berselli – Fusione Endogena delle Cose
In occasione del Festivalfilosofia 2012 sulle “cose”, i Magazzini Criminali ospiteranno la personale di Enrica Berselli
Comunicato stampa
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“ Il corso delle cose è sinuoso”
Merleau-Ponty
Il Corpo visto come “condizione necessaria per l’esperienza”, apertura percettiva al mondo nel momento in cui la percezione ha ruolo attivo e costitutivo del mondo.
Anelare a fondersi con le cose in modo endogeno, incamerandone simboli e valori significa dare e darsi la possibilità di generare un essere nuovo, formato secondo un’ideale di paideia che tende a “de-storicizzarlo, renderlo sintesi vissuta e punto di convergenza di un universo articolato di cultura e, in tal senso, si caratterizza come processo ideale di un rapporto tra individuo, cultura e mondo naturale e sociale” (liberamente tratto da L. Cerrocchi “Relazione e apprendimento nel gruppo classe”).
Quella della Berselli è una figurazione utopica nel senso letterale del termine (U-TOPOS, cioè senza luogo), non è ascrivibile ad uno spazio fisico ma si colloca nella mente di chi la guarda.
I suoi non sono solo quadri ma “penetrazioni e trasformazioni dell’animo umano” ci fanno esplorare nuove traiettorie di viaggi mentali e sentimentali.
E il primo viaggio mentale mi riporta indietro nel tempo, alla violenza, ed insieme, alla bellezza estreme delle performance anni ’70 di Gina Pane in cui era sempre il corpo ad esser protagonista ma in maniera più eclatante.
Non c’è spettacolarizzazione nel percorso performativo della Berselli ma solo restituzione: Antietherea si colloca in una dimensione di assoluto distacco da un’immagine di bellezza ideale. L’autrice si seppelisce, lascia che il peso del terreno le gravi sul corpo fino a soffocarla e a provocarle abrasioni; questo è un ritorno. E’ ritorno all’idea di terra che dà la vita ma anche alla consapevolezza della deperibilità del corpo ed dei suoi limiti fisici; ed ancora è accettazione della composizione organica del’umano, identica, quanto al brulicare di fenomeni vitali, alla terra e ai microrganismi che in essa fervono di vita e cambiamento senza sosta. PANTA REI , diceva Eraclito , ed è a questo aforisma che l’opera della Berselli ci dice di arrenderci. L’opera è frutto di un introspezione che prende avvio da un atto rituale poi fissato sulla tela. E’ una reliquia del processo di fusione endogena.
Come reliquia è anche Osteosiderurgica, opera in cui il ferro, materiale di scarto, si fonde con il fragile corpo dell’artista che cerca di carpirne la segreta robustezza. Ma qui siamo di fronte all’abbandono delle cose ed al rifiuto degli ambienti artificiali per arrivare ad una completa compenetrazione con la materia organica.
Sulla scia di Osteosiderurgica troviamo la membrana plastica che avvolge il corpo “frammentato” dell’artista nel trittico denominato Deprivazione dei sensi, quest’oggetto si configura come “sudario contemporaneo” che simbolicamente isola e difende dalle percezioni esterne, sensoriali ed emotive.
In Incursione cerebrale infine affronta il tema della dell’invasività delle tecnologie sulla psiche umana. Le scienze hanno sempre preteso di spiegare l’inspiegabile, arrivando ad asplorare anche campi a loro opposti ed impenetrabili. In determinati periodi storici esse sono assurte a vere e proprie religioni dai dogmi sacri per poi cadere nell’oblio solo il decennio dopo.
Lo sfondo d’oro di quest’opera ci riporta alla mente la sacralità assunta da quest’ apparecchio scientifico che analizza il corpo e la memoria di una figura ignota (che è l’autrice stessa, materiale vivo di ogni rituale alla base dei suoi quadri) di cui vediamo solo un lungo ciuffo di capelli corvini.
In conclusione passiamo dal macrocosmo del mondo al microcosmo dell’artista per tornare alla visione che ha l’artista del “suo” mondo; in questo passaggio non vi è nulla di forzato, tutto appare naturale, come i naturali fatti della vita...nascere dalla terra per poi tornare ad essa in un circolo che da millenni si ripete sempre uguale...e torniamo così a quel “corso delle cose” magistralmente condotto dagli artisti svizzeri Peter Fischli e David Weiss nell’ormai lontano 1987, in cui erano mostrate reazioni a catena fra semplici suppelletili ma anche fra fluidi infiammabili e sacchi della spazzatura. Essi illustravano il livello massimo a cui può giungere la tensione per poi sfociare in modo improvviso, in un cambio di condizione. Sembra che le cose seguano un loro corso, quando certi avvenimenti ci colgono riteniamo che non abbiano a che fare con noi ma, alla fine, scopriamo che per un loro percorso “sinuoso” arrivano ad avere conseguenze proprio per noi.
Forse è questo lo stato attuale delle cose, avremo cambiamenti di cui non siamo coscienti, ma che ci richiederanno nuove strategie di sopravvivenza.
Chiara Messori
http://www.festivalfilosofia.it/2012/?mod=eventi&id=10442&key=Enrica+Berselli%0D%0AFusione+endogena+delle+cose
Merleau-Ponty
Il Corpo visto come “condizione necessaria per l’esperienza”, apertura percettiva al mondo nel momento in cui la percezione ha ruolo attivo e costitutivo del mondo.
Anelare a fondersi con le cose in modo endogeno, incamerandone simboli e valori significa dare e darsi la possibilità di generare un essere nuovo, formato secondo un’ideale di paideia che tende a “de-storicizzarlo, renderlo sintesi vissuta e punto di convergenza di un universo articolato di cultura e, in tal senso, si caratterizza come processo ideale di un rapporto tra individuo, cultura e mondo naturale e sociale” (liberamente tratto da L. Cerrocchi “Relazione e apprendimento nel gruppo classe”).
Quella della Berselli è una figurazione utopica nel senso letterale del termine (U-TOPOS, cioè senza luogo), non è ascrivibile ad uno spazio fisico ma si colloca nella mente di chi la guarda.
I suoi non sono solo quadri ma “penetrazioni e trasformazioni dell’animo umano” ci fanno esplorare nuove traiettorie di viaggi mentali e sentimentali.
E il primo viaggio mentale mi riporta indietro nel tempo, alla violenza, ed insieme, alla bellezza estreme delle performance anni ’70 di Gina Pane in cui era sempre il corpo ad esser protagonista ma in maniera più eclatante.
Non c’è spettacolarizzazione nel percorso performativo della Berselli ma solo restituzione: Antietherea si colloca in una dimensione di assoluto distacco da un’immagine di bellezza ideale. L’autrice si seppelisce, lascia che il peso del terreno le gravi sul corpo fino a soffocarla e a provocarle abrasioni; questo è un ritorno. E’ ritorno all’idea di terra che dà la vita ma anche alla consapevolezza della deperibilità del corpo ed dei suoi limiti fisici; ed ancora è accettazione della composizione organica del’umano, identica, quanto al brulicare di fenomeni vitali, alla terra e ai microrganismi che in essa fervono di vita e cambiamento senza sosta. PANTA REI , diceva Eraclito , ed è a questo aforisma che l’opera della Berselli ci dice di arrenderci. L’opera è frutto di un introspezione che prende avvio da un atto rituale poi fissato sulla tela. E’ una reliquia del processo di fusione endogena.
Come reliquia è anche Osteosiderurgica, opera in cui il ferro, materiale di scarto, si fonde con il fragile corpo dell’artista che cerca di carpirne la segreta robustezza. Ma qui siamo di fronte all’abbandono delle cose ed al rifiuto degli ambienti artificiali per arrivare ad una completa compenetrazione con la materia organica.
Sulla scia di Osteosiderurgica troviamo la membrana plastica che avvolge il corpo “frammentato” dell’artista nel trittico denominato Deprivazione dei sensi, quest’oggetto si configura come “sudario contemporaneo” che simbolicamente isola e difende dalle percezioni esterne, sensoriali ed emotive.
In Incursione cerebrale infine affronta il tema della dell’invasività delle tecnologie sulla psiche umana. Le scienze hanno sempre preteso di spiegare l’inspiegabile, arrivando ad asplorare anche campi a loro opposti ed impenetrabili. In determinati periodi storici esse sono assurte a vere e proprie religioni dai dogmi sacri per poi cadere nell’oblio solo il decennio dopo.
Lo sfondo d’oro di quest’opera ci riporta alla mente la sacralità assunta da quest’ apparecchio scientifico che analizza il corpo e la memoria di una figura ignota (che è l’autrice stessa, materiale vivo di ogni rituale alla base dei suoi quadri) di cui vediamo solo un lungo ciuffo di capelli corvini.
In conclusione passiamo dal macrocosmo del mondo al microcosmo dell’artista per tornare alla visione che ha l’artista del “suo” mondo; in questo passaggio non vi è nulla di forzato, tutto appare naturale, come i naturali fatti della vita...nascere dalla terra per poi tornare ad essa in un circolo che da millenni si ripete sempre uguale...e torniamo così a quel “corso delle cose” magistralmente condotto dagli artisti svizzeri Peter Fischli e David Weiss nell’ormai lontano 1987, in cui erano mostrate reazioni a catena fra semplici suppelletili ma anche fra fluidi infiammabili e sacchi della spazzatura. Essi illustravano il livello massimo a cui può giungere la tensione per poi sfociare in modo improvviso, in un cambio di condizione. Sembra che le cose seguano un loro corso, quando certi avvenimenti ci colgono riteniamo che non abbiano a che fare con noi ma, alla fine, scopriamo che per un loro percorso “sinuoso” arrivano ad avere conseguenze proprio per noi.
Forse è questo lo stato attuale delle cose, avremo cambiamenti di cui non siamo coscienti, ma che ci richiederanno nuove strategie di sopravvivenza.
Chiara Messori
http://www.festivalfilosofia.it/2012/?mod=eventi&id=10442&key=Enrica+Berselli%0D%0AFusione+endogena+delle+cose
14
settembre 2012
Enrica Berselli – Fusione Endogena delle Cose
Dal 14 settembre al 07 ottobre 2012
arte contemporanea
Location
MAGAZZINI CRIMINALI
Sassuolo, Piazzale Domenico Gazzadi, 4, (Modena)
Sassuolo, Piazzale Domenico Gazzadi, 4, (Modena)
Orario di apertura
Durante il Festivalfilosofia
14-15-16 settembre dalle 9 alle 23
Fino al 7 0ttobre
Sabato e domenica dalle 16 alle 19
per appuntamento: 392 4811485
Vernissage
14 Settembre 2012, ore 20
Autore
Curatore