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Enrico Abrate – Morgue
Un lavoro svolto all`interno di un obitorio che ci pone davanti a due quesiti: il primo riguarda l’evidenza di quanto raffigurato ed il secondo la nostra reale capacità di coinvolgimento con tale soggetto
Comunicato stampa
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Nell’ambito Fotografia Europea Off Reggio Emilia la Galleria Antonio Ferrara ospita presso i suoi spazi di Via Palazzolo 8A la mostra "Morgue" di Enrico Abrate a cura di Alessio Bertini e Martino Margheri
E` un lavoro svolto all`interno di un obitorio che ci pone davanti a due quesiti: il primo riguarda l’evidenza di quanto raffigurato ed il secondo la nostra reale capacità di coinvolgimento con tale soggetto.
Nell’immagine infatti, il pulito e indifferente formalismo che traspare viene tradito solamente dalle piccole scritte che indicano i dati relativi ai corpi ospitati nelle singole celle numerate, in una ricercata assenza di chiari riferimenti al tema della morte. La freddezza con cui si affronta la scomparsa sembra essere la stessa con cui Enrico Abrate ha osservato questo luogo: strumenti disposti con precisione su un piano in acciaio, fotografati e analizzati con la stessa scientificità con cui si esegue un’autopsia, quattro sportelli che lasciano solo un piccolo margine di possibilità verso quello che è stato e quello che sarà. Tutto è diretto, senza compromessi, il bianco e il nero non è drammatico. Tutto tende alla chiarezza quasi all’ovvietà, come la differenza tra l’esserci e il non esserci. La maschera che tale lavoro indossa è quella di fredda rappresentazione di un luogo che, per salvaguardare se stesso dal dolore, vive in un limbo senza tempo, allontanando la sfera dell’emotività. Se il lavoro sembra quasi innocente, relegata ad un aspetto strettamente denotativo, è in verità un frammento di visione su cui interviene l’interpretazione del segno da parte del pubblico che vi riconosce la propria esperienza.
E` un lavoro svolto all`interno di un obitorio che ci pone davanti a due quesiti: il primo riguarda l’evidenza di quanto raffigurato ed il secondo la nostra reale capacità di coinvolgimento con tale soggetto.
Nell’immagine infatti, il pulito e indifferente formalismo che traspare viene tradito solamente dalle piccole scritte che indicano i dati relativi ai corpi ospitati nelle singole celle numerate, in una ricercata assenza di chiari riferimenti al tema della morte. La freddezza con cui si affronta la scomparsa sembra essere la stessa con cui Enrico Abrate ha osservato questo luogo: strumenti disposti con precisione su un piano in acciaio, fotografati e analizzati con la stessa scientificità con cui si esegue un’autopsia, quattro sportelli che lasciano solo un piccolo margine di possibilità verso quello che è stato e quello che sarà. Tutto è diretto, senza compromessi, il bianco e il nero non è drammatico. Tutto tende alla chiarezza quasi all’ovvietà, come la differenza tra l’esserci e il non esserci. La maschera che tale lavoro indossa è quella di fredda rappresentazione di un luogo che, per salvaguardare se stesso dal dolore, vive in un limbo senza tempo, allontanando la sfera dell’emotività. Se il lavoro sembra quasi innocente, relegata ad un aspetto strettamente denotativo, è in verità un frammento di visione su cui interviene l’interpretazione del segno da parte del pubblico che vi riconosce la propria esperienza.
30
aprile 2008
Enrico Abrate – Morgue
Dal 30 aprile al 10 maggio 2008
fotografia
Location
GALLERIA ANTONIO FERRARA
Reggio Nell'emilia, Via Palazzolo, 8a, (Reggio Nell'emilia)
Reggio Nell'emilia, Via Palazzolo, 8a, (Reggio Nell'emilia)
Autore
Curatore