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Enrico Baj – Apocalisse
Tragica e grottesca, ironica e preoccupata, l’Apocalisse di Enrico Baj mette in scena, quasi teatralmente, il degrado della contemporaneità, le macchie nere e gli incubi generati dal sonno della ragione, le attese e le premonizioni, l’esuberanza del mostruoso.
Comunicato stampa
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Tragica e grottesca, ironica e preoccupata, l’Apocalisse di Enrico Baj mette in scena, quasi teatralmente, il degrado della contemporaneità, le macchie nere e gli incubi generati dal sonno della ragione, le attese e le premonizioni, l’esuberanza del mostruoso. Un collage psicologico costruito da tele dipinte con tecnica informale, animate da sagome dipinte o intagliate nel legno. Dal 15 marzo al 25 maggio 2008, nel Chiostro di Sant’Agostino, a Pietrasanta, si inaugura la mostra di Enrico Baj dal titolo Apocalisse, a cura di Luciano Caprile, Roberta Cerini Baj e Stefania Trolli.
L’esposizione presenta un percorso articolato tra le sale del chiostro e la sottostante sala Grasce. A testimoniare la perenne attualità dell’opera e del clima apocalittico che pervade l’umanità, compaiono in mostra alcune tele nucleari e le ultime aggiunte di Baj suggeritegli dal ciclo poetico di Gilgameš. Il catalogo, con testo critico di Luciano Caprile, contiene un’ampia documentazione sulla storia dell’opera.
L’Apocalisse di Baj ha quasi trent’anni. Concepita come work in progress, cioè passibile di aggiunte e cambiamenti nel corso del tempo, è costituita da teli, vuoi a macchie e colature eseguite con la tecnica del dripping, vuoi con figure, e da sagome in legno di svariate dimensioni. Nella presentazione dell’opera tali elementi possono essere tutti o solo in parte utilizzati, possono essere composti in modo variabile, possono essere riuniti in un’unica grandissima parete, oppure distribuiti in spazi diversi.
Le motivazioni che lo spinsero a comporla sono da Baj così spiegate: “È da Gli otto peccati capitali della nostra civiltà di Konrad Lorenz che la mia Apocalisse prese le mosse. Qui Lorenz analizza l’attuale situazione dal punto di vista delle colpe (o peccati) comportamentali, essendo l’etologia, della quale appunto Lorenz è specialista, la scienza del comportamento. I peccati capitali visti da Lorenz non sono più i peccati contro un ipotetico Dio, non sono più trasgressioni a comandamenti sacrali o rituali, ma trasgressioni a comandamenti che definiremo naturali; o meglio si tratta non di comandamenti violati ma di norme di condotta che sono insite nella natura e che gli uomini non dovrebbero trasgredire, quanto meno così massicciamente: facendo della natura, da cui pure dipendono, la loro latrina.”
Motivazioni che appaiono oggi per nulla inattuali, anzi forse ancora più fondate di allora.
Sala Putti, sala del Capitolo e sala delle Grasce accolgono questo grande puzzle, con la possibilità di riproporre la primitiva divisone dell’Apocalisse in tre parti, attuandola naturalmente con la libertà che la struttura dell’opera ci consente. In tre parti, infatti, era stata installata per la sua prima esposizione a Milano allo Studio Marconi nel 1979, in occasione della quale fu pubblicato un libro a cura di Umberto Eco, che così la descrive: “Non millenaristica, la nuova Apocalisse è, come si diceva all’inizio critica. Capacità di leggere i segni della distruzione. Spogliando la rappresentazione di ogni afflato mistico, restituendoci angeli e demoni nella forma grottesca della citazione deformante, Baj a modo proprio ci ricorda che gli agenti della distruzione sono di questa terra. Siamo noi, citati attraverso le citazioni umane dell’arte che noi abbiamo prodotto.”
“La fama di Enrico Baj – spiega l’assessore alla cultura Daniele Spina – è universalmente nota, la sua figura e la sua creatività sono testimonianza di mezzo secolo di avanguardie e di imprese culturali che hanno profondamente segnato la sensibilità artistica dei nostri tempi. Un evento espositivo che siamo onorati di ospitare negli spazi del complesso di Sant’Agostino e che sono certo non mancherà di suscitare profondo interesse e curiosità”.
L’esposizione presenta un percorso articolato tra le sale del chiostro e la sottostante sala Grasce. A testimoniare la perenne attualità dell’opera e del clima apocalittico che pervade l’umanità, compaiono in mostra alcune tele nucleari e le ultime aggiunte di Baj suggeritegli dal ciclo poetico di Gilgameš. Il catalogo, con testo critico di Luciano Caprile, contiene un’ampia documentazione sulla storia dell’opera.
L’Apocalisse di Baj ha quasi trent’anni. Concepita come work in progress, cioè passibile di aggiunte e cambiamenti nel corso del tempo, è costituita da teli, vuoi a macchie e colature eseguite con la tecnica del dripping, vuoi con figure, e da sagome in legno di svariate dimensioni. Nella presentazione dell’opera tali elementi possono essere tutti o solo in parte utilizzati, possono essere composti in modo variabile, possono essere riuniti in un’unica grandissima parete, oppure distribuiti in spazi diversi.
Le motivazioni che lo spinsero a comporla sono da Baj così spiegate: “È da Gli otto peccati capitali della nostra civiltà di Konrad Lorenz che la mia Apocalisse prese le mosse. Qui Lorenz analizza l’attuale situazione dal punto di vista delle colpe (o peccati) comportamentali, essendo l’etologia, della quale appunto Lorenz è specialista, la scienza del comportamento. I peccati capitali visti da Lorenz non sono più i peccati contro un ipotetico Dio, non sono più trasgressioni a comandamenti sacrali o rituali, ma trasgressioni a comandamenti che definiremo naturali; o meglio si tratta non di comandamenti violati ma di norme di condotta che sono insite nella natura e che gli uomini non dovrebbero trasgredire, quanto meno così massicciamente: facendo della natura, da cui pure dipendono, la loro latrina.”
Motivazioni che appaiono oggi per nulla inattuali, anzi forse ancora più fondate di allora.
Sala Putti, sala del Capitolo e sala delle Grasce accolgono questo grande puzzle, con la possibilità di riproporre la primitiva divisone dell’Apocalisse in tre parti, attuandola naturalmente con la libertà che la struttura dell’opera ci consente. In tre parti, infatti, era stata installata per la sua prima esposizione a Milano allo Studio Marconi nel 1979, in occasione della quale fu pubblicato un libro a cura di Umberto Eco, che così la descrive: “Non millenaristica, la nuova Apocalisse è, come si diceva all’inizio critica. Capacità di leggere i segni della distruzione. Spogliando la rappresentazione di ogni afflato mistico, restituendoci angeli e demoni nella forma grottesca della citazione deformante, Baj a modo proprio ci ricorda che gli agenti della distruzione sono di questa terra. Siamo noi, citati attraverso le citazioni umane dell’arte che noi abbiamo prodotto.”
“La fama di Enrico Baj – spiega l’assessore alla cultura Daniele Spina – è universalmente nota, la sua figura e la sua creatività sono testimonianza di mezzo secolo di avanguardie e di imprese culturali che hanno profondamente segnato la sensibilità artistica dei nostri tempi. Un evento espositivo che siamo onorati di ospitare negli spazi del complesso di Sant’Agostino e che sono certo non mancherà di suscitare profondo interesse e curiosità”.
15
marzo 2008
Enrico Baj – Apocalisse
Dal 15 marzo al 25 maggio 2008
arte contemporanea
Location
CHIESA E CHIOSTRO DI SANT’AGOSTINO
Pietrasanta, Via Sant'agostino, 1, (Lucca)
Pietrasanta, Via Sant'agostino, 1, (Lucca)
Orario di apertura
16.00-19.00; lun. chiuso, aperto nei festivi
Vernissage
15 Marzo 2008, ore 17
Sito web
www.comune.pietrasanta.lu.it
Autore
Curatore