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Enrico Camporese – Cartografie del sogno
Mostra personale
Comunicato stampa
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Cartografie del sogno.
Un mondo di astrazione, di sistemi solari che conduce a riflessioni quasi oniriche, partecipate e relazionabili a universi più o meno conosciuti e prevedibili.
Denuncia o rivendicazione di oltraggi o riflessione consapevole di aspetti di una vita quotidiana che coinvolge attraverso l’emotività fino al punto di render tridimensionale e erotizzato ciò che non lo sarebbe mai stato.
Trasposizione dell'umano in chiave di garbata ironia, potremo dire dell’arte di Camporese, specchio d’astrazione, un passo oltre l’umano, ipotesi benevola, contigua ad una cartografia del sogno, in condivisione di spigoli esistenziali.
Effetti che nel reale esistono in ognuno di noi, specie se soggetti ben radicati nel nostro tempo, spigoli acuminati, vertici vivi, ancor più percepibili dove non appaiono cerchi o elissi o lune, ma dove primeggiano forme quadrate e inclusioni di materia che sovrastano come se l’artista volesse farci notare, vivere insieme a lui, sembianze taglienti. Ma Camporese guarda oltre, al di là del faceto e dell’appariscente di questo mondo reale, fa scivolare in un andirivieni di percezioni che, se introspettivamente colte da chi fruisce il suo messaggio, diventeranno emozioni legate e riconducibili ad esperienze di vita.
Lune magiche, o semplicemente cerchi per osservare e da esser scrutati come se il punto di emissione fosse diverso da quello di ricezione.
Un gioco, forse provocazione, che artisticamente rendono l’uomo, artista saggio e intellettualmente capace di rapire i nostri pensieri…
Dicevamo un’ottica differente, come da un cannocchiale, per estrapolare, scandagliare ciò che ci circonda o ciò che l’apparenza non vuole render pubblico fino al punto di far scavare all’artista, nelle menti di chi presta attenzione a queste sue opere.
Una forma di introspezione sul Tempo, segni visibili, rughe o crepe, che tramite il supporto carta vengono estrapolati come se il nostro occhio fosse un microscopio.
Simbiosi, sinopsi, fusione o retroscena di sensazioni provocate e da procurare, una specie di sfida continua, che ci immerge in soluzioni di sicuro effetto artistico.
Un palcoscenico vissuto alla grande, senza aforismi e senza incertezze emotive, spesso delicate nei toni, decisamente volute e suggestivamente astratte perché sintetizzate nel suo essere più intrinseco e presentate come introspezione fertile di apprensioni da scoprire a tuttotondo, ma mai estranee dalla mente né dell’uomo, né dell’artista. Dipingere col cuore, senza intermediari umani o strumentali, giocando a sperimentare nuovi effetti, ricercando forme e altre forme ancora per comunicare, senza troppo clamore, ecco il ruolo dell’artista. Ne è tangibile la dimostrazione della consapevole scelta di Camporese di non prediligere cromatismi eccentrici, ma di lasciare ampio spazio a monocromi, a luci ed ombre vissute tra textures ed essenze artistiche originali.
Se definiamo con una precisa etimologia il termine cartografia riscontriamo che è l'insieme di conoscenze scientifiche, tecniche e artistiche finalizzate alla rappresentazione simbolica ma veritiera di informazioni che coinvolgono la vita su largo spettro. Camporese mentre crea scrive, sogna un mondo diverso, crea colate di magnifici rivoli di colore o inserisce forme concentriche una nell’altra o ancora mette in rilievo solchi creati con i materiali più strani, ma di uso comune, praticamente è come se scolpisse sulla carta o sulla tela tutto ciò che ci appartiene: la nostra storia, i nostri sogni, le nostre paure, anche quella della morte o della mancanza di sensazioni.
Un viaggio alla riscoperta dei sensi, dell’essere umano e dei suoi istinti più sinceri, più veri, come se Camporese volesse fermare il Tempo o si volesse rifugiare in un raffinato sogno disinvolto e plausibile.
Tiziana Aliffi
18 marzo 2009
Enrico Camporese nasce a Venezia nel 1945.
Ha operato nel campo della comunicazione visiva, dal 1975 come fotografo
e graphic designer, collaborando con diverse aziende italiane.
Nel 1994 riprende l'attività di pittore.
Di questo periodo sono "DECOMPOSIZIONI" e "PICCOLI ABISSI", una serie
di tele raffiguranti soltanto pesci.
La sua pittura, forte soprattutto del colore e della sintesi lo porta nel 1999
ad affrontare un nuovo percorso, che darà poi vita ad una ricerca formale
fondata sulla percezione ottica del colore.
Nascono così "MINIME PERCEZIONI", tele che risentono dell'influsso di artisti come:
Barnett Newman, Ad Reinhardt e Mark Rothko, ma con una diversa interpretazione
delle campiture di colore che danno ai suoi lavori, un’ impatto visivo tale da
produrre nell’opera una percezione tridimensionale.
Dal 2004 inizia la ricerca "ALGORITMIE", opere che si ispirano in parte alla teoria
matematica dei Polimini di Salomon W.Golomb.
Anche in queste opere, Enrico Camporese sfrutta l'esperienza tecnica e formale
fino ad ora acquisita, mettendo in evidenza su scala diversa la percezione
ottico-dinamico-tridimensionale del colore.
Con “CARTOGRAFIE DEL SOGNO” dal 2008 ad oggi, Enrico Camporese si apre
ad una nuova ricerca abbandonando momentaneamente le forme quadre, per avvicinarsi
al cerchio e alle sue possibili interpretazioni. Anche la tecnica cambia, non più tele, ma
carta e stucco, monocromi. Texture corrose e corrosive alla vista, per ricordare allo
spettatore l’impermanenza del tempo.
Esposizioni
2007 Atelier WOUDT Delfstrahuisen Olanda
2006 DECLINAZIONI 1999-2006 Scoletta SS.Giovanni e Paolo VENEZIA Italia
2005 Atelier WOUDT Delfstrahuisen Olanda
2004 Mostra ARTE & FORMAZIONE Università degli Studi di Firenze Italia
2004 Galleria CONTRODESIGN Asolo / TREVISO Italia
2001 MARIANNE FAKKERS Gallery ALKMAAR Olanda
2000 HUGO De JONG Gallery ALKMAAR Olanda
1998 1° BIENNALE D'ITALIA Trevi Pg - Italia
Un mondo di astrazione, di sistemi solari che conduce a riflessioni quasi oniriche, partecipate e relazionabili a universi più o meno conosciuti e prevedibili.
Denuncia o rivendicazione di oltraggi o riflessione consapevole di aspetti di una vita quotidiana che coinvolge attraverso l’emotività fino al punto di render tridimensionale e erotizzato ciò che non lo sarebbe mai stato.
Trasposizione dell'umano in chiave di garbata ironia, potremo dire dell’arte di Camporese, specchio d’astrazione, un passo oltre l’umano, ipotesi benevola, contigua ad una cartografia del sogno, in condivisione di spigoli esistenziali.
Effetti che nel reale esistono in ognuno di noi, specie se soggetti ben radicati nel nostro tempo, spigoli acuminati, vertici vivi, ancor più percepibili dove non appaiono cerchi o elissi o lune, ma dove primeggiano forme quadrate e inclusioni di materia che sovrastano come se l’artista volesse farci notare, vivere insieme a lui, sembianze taglienti. Ma Camporese guarda oltre, al di là del faceto e dell’appariscente di questo mondo reale, fa scivolare in un andirivieni di percezioni che, se introspettivamente colte da chi fruisce il suo messaggio, diventeranno emozioni legate e riconducibili ad esperienze di vita.
Lune magiche, o semplicemente cerchi per osservare e da esser scrutati come se il punto di emissione fosse diverso da quello di ricezione.
Un gioco, forse provocazione, che artisticamente rendono l’uomo, artista saggio e intellettualmente capace di rapire i nostri pensieri…
Dicevamo un’ottica differente, come da un cannocchiale, per estrapolare, scandagliare ciò che ci circonda o ciò che l’apparenza non vuole render pubblico fino al punto di far scavare all’artista, nelle menti di chi presta attenzione a queste sue opere.
Una forma di introspezione sul Tempo, segni visibili, rughe o crepe, che tramite il supporto carta vengono estrapolati come se il nostro occhio fosse un microscopio.
Simbiosi, sinopsi, fusione o retroscena di sensazioni provocate e da procurare, una specie di sfida continua, che ci immerge in soluzioni di sicuro effetto artistico.
Un palcoscenico vissuto alla grande, senza aforismi e senza incertezze emotive, spesso delicate nei toni, decisamente volute e suggestivamente astratte perché sintetizzate nel suo essere più intrinseco e presentate come introspezione fertile di apprensioni da scoprire a tuttotondo, ma mai estranee dalla mente né dell’uomo, né dell’artista. Dipingere col cuore, senza intermediari umani o strumentali, giocando a sperimentare nuovi effetti, ricercando forme e altre forme ancora per comunicare, senza troppo clamore, ecco il ruolo dell’artista. Ne è tangibile la dimostrazione della consapevole scelta di Camporese di non prediligere cromatismi eccentrici, ma di lasciare ampio spazio a monocromi, a luci ed ombre vissute tra textures ed essenze artistiche originali.
Se definiamo con una precisa etimologia il termine cartografia riscontriamo che è l'insieme di conoscenze scientifiche, tecniche e artistiche finalizzate alla rappresentazione simbolica ma veritiera di informazioni che coinvolgono la vita su largo spettro. Camporese mentre crea scrive, sogna un mondo diverso, crea colate di magnifici rivoli di colore o inserisce forme concentriche una nell’altra o ancora mette in rilievo solchi creati con i materiali più strani, ma di uso comune, praticamente è come se scolpisse sulla carta o sulla tela tutto ciò che ci appartiene: la nostra storia, i nostri sogni, le nostre paure, anche quella della morte o della mancanza di sensazioni.
Un viaggio alla riscoperta dei sensi, dell’essere umano e dei suoi istinti più sinceri, più veri, come se Camporese volesse fermare il Tempo o si volesse rifugiare in un raffinato sogno disinvolto e plausibile.
Tiziana Aliffi
18 marzo 2009
Enrico Camporese nasce a Venezia nel 1945.
Ha operato nel campo della comunicazione visiva, dal 1975 come fotografo
e graphic designer, collaborando con diverse aziende italiane.
Nel 1994 riprende l'attività di pittore.
Di questo periodo sono "DECOMPOSIZIONI" e "PICCOLI ABISSI", una serie
di tele raffiguranti soltanto pesci.
La sua pittura, forte soprattutto del colore e della sintesi lo porta nel 1999
ad affrontare un nuovo percorso, che darà poi vita ad una ricerca formale
fondata sulla percezione ottica del colore.
Nascono così "MINIME PERCEZIONI", tele che risentono dell'influsso di artisti come:
Barnett Newman, Ad Reinhardt e Mark Rothko, ma con una diversa interpretazione
delle campiture di colore che danno ai suoi lavori, un’ impatto visivo tale da
produrre nell’opera una percezione tridimensionale.
Dal 2004 inizia la ricerca "ALGORITMIE", opere che si ispirano in parte alla teoria
matematica dei Polimini di Salomon W.Golomb.
Anche in queste opere, Enrico Camporese sfrutta l'esperienza tecnica e formale
fino ad ora acquisita, mettendo in evidenza su scala diversa la percezione
ottico-dinamico-tridimensionale del colore.
Con “CARTOGRAFIE DEL SOGNO” dal 2008 ad oggi, Enrico Camporese si apre
ad una nuova ricerca abbandonando momentaneamente le forme quadre, per avvicinarsi
al cerchio e alle sue possibili interpretazioni. Anche la tecnica cambia, non più tele, ma
carta e stucco, monocromi. Texture corrose e corrosive alla vista, per ricordare allo
spettatore l’impermanenza del tempo.
Esposizioni
2007 Atelier WOUDT Delfstrahuisen Olanda
2006 DECLINAZIONI 1999-2006 Scoletta SS.Giovanni e Paolo VENEZIA Italia
2005 Atelier WOUDT Delfstrahuisen Olanda
2004 Mostra ARTE & FORMAZIONE Università degli Studi di Firenze Italia
2004 Galleria CONTRODESIGN Asolo / TREVISO Italia
2001 MARIANNE FAKKERS Gallery ALKMAAR Olanda
2000 HUGO De JONG Gallery ALKMAAR Olanda
1998 1° BIENNALE D'ITALIA Trevi Pg - Italia
04
aprile 2009
Enrico Camporese – Cartografie del sogno
Dal 04 al 13 aprile 2009
arte contemporanea
Location
TORRE CIVICA DI MESTRE
Venezia, Piazza Erminio Ferretto, (Venezia)
Venezia, Piazza Erminio Ferretto, (Venezia)
Orario di apertura
dalle ore 15,00 alle ore 19,00
Vernissage
4 Aprile 2009, dalle ore 11,00 alle 12,30
Autore