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Enrico Challier – Legni diVersi
Una ventina di sculture lignee ispirate a testi di grandi poeti. Sono donne lievi e quasi immateriali, proiettate verso una suadente verticalità, composte con una tecnica che trasforma la forma preesistente del tronco secondo un’interpretazione che viene da lontano, dai ricordi dell’infanzia.
Comunicato stampa
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La Galleria Losano Associazione Arte e Cultura di Pinerolo, in via Savoia 33, riapre dopo la pausa estiva con una mostra dello scultore Enrico Challier – “Legni diVersi”, una ventina di sculture lignee ispirate a testi di grandi poeti.
Challier fa arte con il noce che scolpisce ed intaglia a “togliere” dalla materia, figure di giovani donne a tutto tondo che poi dipinge con delicate stesure e tocchi di acrilico e pastelli. L’albero in sé la sua valenza simbolica e la sua sagoma tra terra e cielo da una parte e la donna, l’eterno femminino dall’altra.
Come scrive A. Mistrangelo sono donne lievi e quasi immateriali, proiettate verso una suadente verticalità, composte con una tecnica che trasforma la forma preesistente del tronco o del fusto secondo un’interpretazione che viene da lontano, dai ricordi dell’infanzia, dalla profonda indagine intorno all’esistenza simbolicamente vista negli alberi. Una propensione ascensionale che caratterizza il ritmo compositivo… la corteccia che diventa abito, gonna, scarpe rosse, in una risoluzione attuata con un decisivo scavo della materia-legno. Nella mostra Legni diVersi l’artista si ispira alla civiltà letteraria perché proprio la poesia offre all’artista la possibilità di comunicare sentimenti, attese, inquietudini. Le sculture diventano misura di una narrazione che si snoda con estrema sensibilità, con strenua energia insita nel legno con l’incisività della linea che circoscrive, racchiude, fissa nello spazio le composizioni dello scultore.
La mostra inaugurerà il 6 settembre e continuerà fino al 14 ottobre.
In galleria sarà disponibile il catalogo della mostra con presentazione di Angelo Mistrangelo e testo dell’amico Sergio Turtulici.
Enrico Challier nasce nel 1974 a Pinerolo (TO). Dopo il diploma di maturità scientifica e la laurea in Scienze Politiche, trova nella scultura la forma di espressione cercata per tutta la vita. Oggi vive a Frossasco e lavora a Pinasca, in uno studio situato al margine di un bosco.
IL RESPIRO DELLA MATERIA
Ho bisogno di sentimenti
di parole
di parole scelte sapientemente
di fiori detti pensieri
di rose dette presenze
di sogni che abitino gli alberi
Alda Merini
Presenze, silenzi, sottili emozioni scandiscono il tempo della scultura di Enrico Challier, il clima di una continua ed inesausta ricerca segnata dalla figura femminile, dalla malinconia degli sguardi, dalla forma allungata delle immagini che sembrano evocare l’essenzialità di Giacometti.
Challier lavora il legno con energia, con tensione emotiva, con l’intrigante impiego del colore che sottolinea il valore della rappresentazione accompagnata dal fluire dei versi di Pablo Neruda o di Nazim Hikmet, perché proprio la poesia offre all’artista la possibilità di comunicare sentimenti, attese, inquietudini.
La donna è l’insostituibile elemento costitutivo della figurazione di Challier, del suo reinterpretare sogni e visioni, della volontà di trasmettere il senso di un pensiero in cui si coglie che «un vero artista può svelare mistiche verità e deve professare incessantemente la ricerca della bellezza, perché solo la bellezza ci salverà...».
E così le sculture diventano segnale, ricordo, misura di una narrazione che si snoda con estrema sensibilità, con la strenua energia insita nel legno, con l’incisività della linea che circoscrive, racchiude, fissa nello spazio la ragazzina dei jeans o la donna seduta con i capelli nel vento.
E sono donne lievi e quasi immateriali, proiettate verso una suadente verticalità, composte con una tecnica che trasforma la forma preesistente del tronco o del fusto di un albero secondo una interpretazione che viene da lontano, dai ricordi dell’infanzia, dalla profonda indagine intorno all’esistenza simbolicamente vista negli alberi: «... li ho amati sempre di più e da quell’amore profondo nasce la scelta, consapevole, di affidare a loro la mia arte. Sono il materiale perfetto... si possono piegare, curvare, magari anche spezzare, ma sempre cercano di andare verso l’alto...».
Una propensione ascensionale che caratterizza il ritmo compositivo, la definizione del corpo, la delicatezza degli abiti che fasciano la figura allungandola con regale compostezza, con un movimento estremamente controllato, con uno sguardo emblematico e seduttivo che affascina e trasmette la straordinaria forza di un’idea o di una storia o dei capitoli del romanzo di una vita.
E in queste sculture policrome, la corteccia diviene abito, gonna, scarpe rosse, in una risoluzione attuata con un decisivo scavo della materia-legno, mentre nella «Scultura arancio e oro» si avverte una rattenuta passionalità: «Sei la mia schiavitù sei la mia libertà/ Sei la mia carne che brucia/ Come la nuda carne delle notti d’estate...» (Nazim Hikmet).
Instancabile, il segno di Challier va oltre la realtà per approdare a un universo dove si scopre una umanità riconquistata, rivisitata, reinterpretata con la freschezza di un dialogo che attraversa il tempo, la società, le stagioni di una ricerca capace di conferire al modellato una propria e indiscutibile identità femminile, come nelle parole di Johann Wolfgang Goethe: «Ciò che trapassa/ non è che figura./ L’inadeguato/ qui si fa evento./ L’inesprimibile/ ha compimento;/ l’eterno femminino/ verso l’alto ci trae».
Il sogno, l’«albero sulla spalla», il «cuore che vola», «la ragazza con i capelli lisci davanti al viso», sono altrettanti momenti dell’incontro di Challier con la scultura, ma sono anche l’immancabile ritrovarsi al cospetto di un’esistenza che a volte è come una «foglia d’oro» o «il mare nel vestito».
E le donne di Challier ci appartengono. Seducenti, assorte, misteriose, che il gesto dello scultore incide nella memoria.
Angelo Mistrangelo
Challier fa arte con il noce che scolpisce ed intaglia a “togliere” dalla materia, figure di giovani donne a tutto tondo che poi dipinge con delicate stesure e tocchi di acrilico e pastelli. L’albero in sé la sua valenza simbolica e la sua sagoma tra terra e cielo da una parte e la donna, l’eterno femminino dall’altra.
Come scrive A. Mistrangelo sono donne lievi e quasi immateriali, proiettate verso una suadente verticalità, composte con una tecnica che trasforma la forma preesistente del tronco o del fusto secondo un’interpretazione che viene da lontano, dai ricordi dell’infanzia, dalla profonda indagine intorno all’esistenza simbolicamente vista negli alberi. Una propensione ascensionale che caratterizza il ritmo compositivo… la corteccia che diventa abito, gonna, scarpe rosse, in una risoluzione attuata con un decisivo scavo della materia-legno. Nella mostra Legni diVersi l’artista si ispira alla civiltà letteraria perché proprio la poesia offre all’artista la possibilità di comunicare sentimenti, attese, inquietudini. Le sculture diventano misura di una narrazione che si snoda con estrema sensibilità, con strenua energia insita nel legno con l’incisività della linea che circoscrive, racchiude, fissa nello spazio le composizioni dello scultore.
La mostra inaugurerà il 6 settembre e continuerà fino al 14 ottobre.
In galleria sarà disponibile il catalogo della mostra con presentazione di Angelo Mistrangelo e testo dell’amico Sergio Turtulici.
Enrico Challier nasce nel 1974 a Pinerolo (TO). Dopo il diploma di maturità scientifica e la laurea in Scienze Politiche, trova nella scultura la forma di espressione cercata per tutta la vita. Oggi vive a Frossasco e lavora a Pinasca, in uno studio situato al margine di un bosco.
IL RESPIRO DELLA MATERIA
Ho bisogno di sentimenti
di parole
di parole scelte sapientemente
di fiori detti pensieri
di rose dette presenze
di sogni che abitino gli alberi
Alda Merini
Presenze, silenzi, sottili emozioni scandiscono il tempo della scultura di Enrico Challier, il clima di una continua ed inesausta ricerca segnata dalla figura femminile, dalla malinconia degli sguardi, dalla forma allungata delle immagini che sembrano evocare l’essenzialità di Giacometti.
Challier lavora il legno con energia, con tensione emotiva, con l’intrigante impiego del colore che sottolinea il valore della rappresentazione accompagnata dal fluire dei versi di Pablo Neruda o di Nazim Hikmet, perché proprio la poesia offre all’artista la possibilità di comunicare sentimenti, attese, inquietudini.
La donna è l’insostituibile elemento costitutivo della figurazione di Challier, del suo reinterpretare sogni e visioni, della volontà di trasmettere il senso di un pensiero in cui si coglie che «un vero artista può svelare mistiche verità e deve professare incessantemente la ricerca della bellezza, perché solo la bellezza ci salverà...».
E così le sculture diventano segnale, ricordo, misura di una narrazione che si snoda con estrema sensibilità, con la strenua energia insita nel legno, con l’incisività della linea che circoscrive, racchiude, fissa nello spazio la ragazzina dei jeans o la donna seduta con i capelli nel vento.
E sono donne lievi e quasi immateriali, proiettate verso una suadente verticalità, composte con una tecnica che trasforma la forma preesistente del tronco o del fusto di un albero secondo una interpretazione che viene da lontano, dai ricordi dell’infanzia, dalla profonda indagine intorno all’esistenza simbolicamente vista negli alberi: «... li ho amati sempre di più e da quell’amore profondo nasce la scelta, consapevole, di affidare a loro la mia arte. Sono il materiale perfetto... si possono piegare, curvare, magari anche spezzare, ma sempre cercano di andare verso l’alto...».
Una propensione ascensionale che caratterizza il ritmo compositivo, la definizione del corpo, la delicatezza degli abiti che fasciano la figura allungandola con regale compostezza, con un movimento estremamente controllato, con uno sguardo emblematico e seduttivo che affascina e trasmette la straordinaria forza di un’idea o di una storia o dei capitoli del romanzo di una vita.
E in queste sculture policrome, la corteccia diviene abito, gonna, scarpe rosse, in una risoluzione attuata con un decisivo scavo della materia-legno, mentre nella «Scultura arancio e oro» si avverte una rattenuta passionalità: «Sei la mia schiavitù sei la mia libertà/ Sei la mia carne che brucia/ Come la nuda carne delle notti d’estate...» (Nazim Hikmet).
Instancabile, il segno di Challier va oltre la realtà per approdare a un universo dove si scopre una umanità riconquistata, rivisitata, reinterpretata con la freschezza di un dialogo che attraversa il tempo, la società, le stagioni di una ricerca capace di conferire al modellato una propria e indiscutibile identità femminile, come nelle parole di Johann Wolfgang Goethe: «Ciò che trapassa/ non è che figura./ L’inadeguato/ qui si fa evento./ L’inesprimibile/ ha compimento;/ l’eterno femminino/ verso l’alto ci trae».
Il sogno, l’«albero sulla spalla», il «cuore che vola», «la ragazza con i capelli lisci davanti al viso», sono altrettanti momenti dell’incontro di Challier con la scultura, ma sono anche l’immancabile ritrovarsi al cospetto di un’esistenza che a volte è come una «foglia d’oro» o «il mare nel vestito».
E le donne di Challier ci appartengono. Seducenti, assorte, misteriose, che il gesto dello scultore incide nella memoria.
Angelo Mistrangelo
06
settembre 2012
Enrico Challier – Legni diVersi
Dal 06 settembre al 14 ottobre 2012
arte contemporanea
Location
GALLERIA LOSANO ASSOCIAZIONE ARTE E CULTURA
Pinerolo, Via Savoia, 33, (Torino)
Pinerolo, Via Savoia, 33, (Torino)
Orario di apertura
Feriali: 16-19
Sabato e festivi: 10-12 e 16-19
Lunedì chiuso
Vernissage
6 Settembre 2012, Ore 17.00
Autore