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Enrico Savi – Imaginaria
Personale di Enrico Savi, una ventina di opere in bianco e nero e una nuova serie a colori dal nome “florealia”
Comunicato stampa
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Mercoledì 16 giugno si inaugura la personale di Enrico Savi dal titolo “Imaginaria” presso Federico Rui Arte Contemporanea, via Appiani 1. Dopo le recenti esposizioni al Castello Visconteo di Legnano e al Politecnico di Milano (polo regionale di Lecco) – Spazio “Campus Point” (2009), nonché presso la Chiesa di Santa Caterina ad Arezzo, il giovane artista milanese, classe 1976, presenta un ventina di scatti realizzati negli ultimi anni. Le fotografie sono realizzate con una macchina di plastica (Holga) completamente manuale, con cui Savi, direttamente in fase di scatto, raggiunge degli effetti di sovrimpressione di più immagini sul fotogramma, plasmando la realtà apparente, quasi “sfondando” la bidimensionalità dell’opera riportata su carta fotografica, alla ricerca delle molteplici prospettive e angolazioni del medesimo soggetto.
Scrive Italo Zannier (il “padre” della critica fotografica italiana) in catalogo: “La curiosità (spesso un’esigenza!) del fotografo-autore induce a scegliere, a privilegiare la tecnologia più adatta, nella ricerca di un mediatore della realtà; quindi la scelta dell’apparecchio, dell’obiettivo, dell’emulsione fotosensibile, del supporto dell’immagine..., che possono concedere di fissare in modo soggettivo la cosiddetta realtà, e quella in immagine sarà l’unica «reale» realtà, mentre la realtà-vera, quale intende la banal-fotografia, rimane una pura convenzione, in effetti un’ipocrisia. Anche i «difetti» di un apparecchio, anzi proprio questi - se si conoscono e si comprendono nel loro potenziale espressivo - consentono di registrare e trasmettere immagini nuove, oltre la normale massificazione, dalla quale fuggire. Ed è lì che alcuni, come Enrico Savi, cercano di esprimere il loro mondo, la personale visione concettuale, che può sembrare magica, se confrontata con la banalità quotidiana del medium fotografico; che per retorica si propone nello slogan generico, un’invettiva per la fotografia, intesa come stupidamente «vera», che afferma metaforicamente: «ha fotografato la situazione».”
E così puntualizza Flavio Albanese, architetto e già direttore della rivista di architettura Domus: “In questo, le immagini di Savi sono più fedeli di quanto sembri all’etimo originario di «de-costruzione»: non solo «allontanarsi da -» la costruzione, ma soprattutto: «a partire da -» la costruzione, comunicando, con un atto di pensiero bidimensionale fissato su pellicola, lo scarto tra quello che è già presente nella visione e quello che può ancora essere presentato”; ovvero – nell’ottima sintesi di Laura Luppi – creando “un gioco di velamento e s-velamento della realtà, un ponte tra «ciò che è» e «ciò che è stato» in continua evoluzione tra «essere» e «apparire»”.
Scrive Italo Zannier (il “padre” della critica fotografica italiana) in catalogo: “La curiosità (spesso un’esigenza!) del fotografo-autore induce a scegliere, a privilegiare la tecnologia più adatta, nella ricerca di un mediatore della realtà; quindi la scelta dell’apparecchio, dell’obiettivo, dell’emulsione fotosensibile, del supporto dell’immagine..., che possono concedere di fissare in modo soggettivo la cosiddetta realtà, e quella in immagine sarà l’unica «reale» realtà, mentre la realtà-vera, quale intende la banal-fotografia, rimane una pura convenzione, in effetti un’ipocrisia. Anche i «difetti» di un apparecchio, anzi proprio questi - se si conoscono e si comprendono nel loro potenziale espressivo - consentono di registrare e trasmettere immagini nuove, oltre la normale massificazione, dalla quale fuggire. Ed è lì che alcuni, come Enrico Savi, cercano di esprimere il loro mondo, la personale visione concettuale, che può sembrare magica, se confrontata con la banalità quotidiana del medium fotografico; che per retorica si propone nello slogan generico, un’invettiva per la fotografia, intesa come stupidamente «vera», che afferma metaforicamente: «ha fotografato la situazione».”
E così puntualizza Flavio Albanese, architetto e già direttore della rivista di architettura Domus: “In questo, le immagini di Savi sono più fedeli di quanto sembri all’etimo originario di «de-costruzione»: non solo «allontanarsi da -» la costruzione, ma soprattutto: «a partire da -» la costruzione, comunicando, con un atto di pensiero bidimensionale fissato su pellicola, lo scarto tra quello che è già presente nella visione e quello che può ancora essere presentato”; ovvero – nell’ottima sintesi di Laura Luppi – creando “un gioco di velamento e s-velamento della realtà, un ponte tra «ciò che è» e «ciò che è stato» in continua evoluzione tra «essere» e «apparire»”.
16
giugno 2010
Enrico Savi – Imaginaria
Dal 16 giugno al 10 luglio 2010
fotografia
Location
FEDERICO RUI ARTE CONTEMPORANEA
Milano, Via Filippo Turati, 38, (Milano)
Milano, Via Filippo Turati, 38, (Milano)
Orario di apertura
da martedi a venerdi ore 15-19 e su appuntamento
Vernissage
16 Giugno 2010, ore 18.30
Autore
Curatore