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Enza Mastria – Lenta-mente
Arti-col-azioni: appunti possibili, rassegna a cura di Angela Serafino
Comunicato stampa
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Lenta-mente ludica-mente, con ciò che suggeriscono questi avverbi forse andrebbero guardate le opere d’arte, così per continuare a far scorrere nella mente quel flusso di evocazioni, di temi, di questioni che dall’arte filtrano e si accostano a ciascuno che guarda.
È un gioco che va giocato senza inganno e senza vittoria.
Enza Mastria, in questa mostra, con dolcezza (la dolcezza è anche ciò che le sue immagini rimandano) ci suggerisce di non aver fretta e lo fa con coerenza proponendo delle opere non ancora finite. Un non finito che non ha la marca michelangiolesca. È un gioco tra l’artista e il pubblico che resta aperto, fluttuante, trasparente, ammiccante. Lo sguardo del pubblico può essere altro tempo, altro colore, altra forma che si aggiunge, così da continuare insieme a non decidere il senso compiuto dell’immagine. Nelle opere in mostra la riconoscibilità delle figure, dei giochi e delle bimbe in varie sfumature colte, devono essere traslitterate nella sospensione del senso, dando spazio ad evocazioni lungo un filo temporale che sarebbe auspicabile scorresse len-ta-men-te.
In omaggio alla possibilità che movenze incompiute si incontrino, per la serata inaugurale nel dopoteatro (ore 10.30 ca) un’improvvisazione al pianoforte di Livio Minafra; e nei giorni successivi dei concerti di….. (le sorprese non si possono annunciare!)
La mostra, a cura di Angela Serafino è la quinta della rassegna Arti-col-azioni: apuunti possibili e sarà visitabile dal 4 al 31 di marzo, presso i Cantieri Teatrali Koreja, via Dorso 70, Lecce nei seguenti orari: da lunedì al venerdì ore 9.30/13.00; 15.00/18.30 e nelle serate di spettacolo previste dalla stagione.
(foto: Raffaele Puce)
Lenta-mente ludica-mente
Su che cosa si concentra la riflessione pittorica di Enza Mastria?
Direi in particolare nel rendere esplicito il valore evocativo delle immagini. Pur essendo di fronte, stilisticamente, ad una riconoscibilità immediata dei soggetti. Magritte con il suo Ceci n’est pas une pipe, del ’29 ci esortava a diffidare riconoscibilità referenziale. Egli in quel modo poneva le basi della messa in questione delle referenziali corrispondenze tra l’oggetto, la sua immagine e la sua definizione verbale. Il gioco messo in atto dall’arte è quello quindi (uno tra i possibili, non il solo) di ri-tradurre figure, oggetti, luoghi dalla loro verosimiglianza verso la sospensione del senso, attuando in tal modo una ricomposizione evocativa, lungo un filo temporale sul quale si costruiscono e decostruiscono memorie. Nelle immagini della Mastria, le evocazioni si originano dai riferimenti ai giorni e ai giochi dell’infanzia, circolano man mano sempre meno localizzabili e identificabili come meramente biografiche. Nello scorrere di questa ghirlanda si dipanano immagini che perdono la loro denotazione, continuando a lasciare un alone oscillante tra l’oggetto di riferimento e l’inafferrabile altro nome o aggettivo dell’esperienza. Come l’autrice stessa sostiene: “Le immagini, come i profumi e i suoni, non si estinguono facilmente, sedimentano in noi, diventando comunque qualcosa che ci appartiene, che a volte non riusciamo a pronunciare…”.
Lenta-mente ludica-mente, con ciò che suggeriscono gli avverbi stessi andrebbero forse guardate le opere, così per continuare a far scorrere nella mente quel flusso di evocazioni, di temi, di non-senso che dall’arte filtrano e si accostano a ciascuno che guarda. È un gioco che va giocato senza inganno e senza vittoria. Questa mostra con dolcezza (la dolcezza è una qualità che le immagini suggeriscono) ci sussurra all’orecchio di non aver fretta. Coerentemente a ciò, l’autrice ci propone anche delle opere non terminate (non nel senso michelangiolesco). È un gioco, anche questo, tra l’artista e il pubblico che per la durata della mostra, resta aperto, fluttuante, trasparente, ammiccante. Lo sguardo del pubblico può essere altro tempo, altro colore, altra forma che si aggiunge, così da continuare insieme a non decidere il senso compiuto dell’immagine. Le bimbe nelle loro varie sfumature colte, sono testimoni di quei passaggi graduali, insieme ai palloncini in particolare, che portano dalla completezza formale ad una trasparenza nella quale si dondola il ricordo dell’infanzia fino a lasciare aperte le porte. Senza paura.
In omaggio alla possibilità che movenze incompiute s’incontrino, per la serata inaugurale di sabato 4 marzo nel Dopoteatro potremo ascoltare un’improvvisazione al pianoforte di Livio Minafra, ed in altre serate la contaminazione tra i linguaggi pittorico e musicale continuerà grazie ad altri concerti.
È un gioco che va giocato senza inganno e senza vittoria.
Enza Mastria, in questa mostra, con dolcezza (la dolcezza è anche ciò che le sue immagini rimandano) ci suggerisce di non aver fretta e lo fa con coerenza proponendo delle opere non ancora finite. Un non finito che non ha la marca michelangiolesca. È un gioco tra l’artista e il pubblico che resta aperto, fluttuante, trasparente, ammiccante. Lo sguardo del pubblico può essere altro tempo, altro colore, altra forma che si aggiunge, così da continuare insieme a non decidere il senso compiuto dell’immagine. Nelle opere in mostra la riconoscibilità delle figure, dei giochi e delle bimbe in varie sfumature colte, devono essere traslitterate nella sospensione del senso, dando spazio ad evocazioni lungo un filo temporale che sarebbe auspicabile scorresse len-ta-men-te.
In omaggio alla possibilità che movenze incompiute si incontrino, per la serata inaugurale nel dopoteatro (ore 10.30 ca) un’improvvisazione al pianoforte di Livio Minafra; e nei giorni successivi dei concerti di….. (le sorprese non si possono annunciare!)
La mostra, a cura di Angela Serafino è la quinta della rassegna Arti-col-azioni: apuunti possibili e sarà visitabile dal 4 al 31 di marzo, presso i Cantieri Teatrali Koreja, via Dorso 70, Lecce nei seguenti orari: da lunedì al venerdì ore 9.30/13.00; 15.00/18.30 e nelle serate di spettacolo previste dalla stagione.
(foto: Raffaele Puce)
Lenta-mente ludica-mente
Su che cosa si concentra la riflessione pittorica di Enza Mastria?
Direi in particolare nel rendere esplicito il valore evocativo delle immagini. Pur essendo di fronte, stilisticamente, ad una riconoscibilità immediata dei soggetti. Magritte con il suo Ceci n’est pas une pipe, del ’29 ci esortava a diffidare riconoscibilità referenziale. Egli in quel modo poneva le basi della messa in questione delle referenziali corrispondenze tra l’oggetto, la sua immagine e la sua definizione verbale. Il gioco messo in atto dall’arte è quello quindi (uno tra i possibili, non il solo) di ri-tradurre figure, oggetti, luoghi dalla loro verosimiglianza verso la sospensione del senso, attuando in tal modo una ricomposizione evocativa, lungo un filo temporale sul quale si costruiscono e decostruiscono memorie. Nelle immagini della Mastria, le evocazioni si originano dai riferimenti ai giorni e ai giochi dell’infanzia, circolano man mano sempre meno localizzabili e identificabili come meramente biografiche. Nello scorrere di questa ghirlanda si dipanano immagini che perdono la loro denotazione, continuando a lasciare un alone oscillante tra l’oggetto di riferimento e l’inafferrabile altro nome o aggettivo dell’esperienza. Come l’autrice stessa sostiene: “Le immagini, come i profumi e i suoni, non si estinguono facilmente, sedimentano in noi, diventando comunque qualcosa che ci appartiene, che a volte non riusciamo a pronunciare…”.
Lenta-mente ludica-mente, con ciò che suggeriscono gli avverbi stessi andrebbero forse guardate le opere, così per continuare a far scorrere nella mente quel flusso di evocazioni, di temi, di non-senso che dall’arte filtrano e si accostano a ciascuno che guarda. È un gioco che va giocato senza inganno e senza vittoria. Questa mostra con dolcezza (la dolcezza è una qualità che le immagini suggeriscono) ci sussurra all’orecchio di non aver fretta. Coerentemente a ciò, l’autrice ci propone anche delle opere non terminate (non nel senso michelangiolesco). È un gioco, anche questo, tra l’artista e il pubblico che per la durata della mostra, resta aperto, fluttuante, trasparente, ammiccante. Lo sguardo del pubblico può essere altro tempo, altro colore, altra forma che si aggiunge, così da continuare insieme a non decidere il senso compiuto dell’immagine. Le bimbe nelle loro varie sfumature colte, sono testimoni di quei passaggi graduali, insieme ai palloncini in particolare, che portano dalla completezza formale ad una trasparenza nella quale si dondola il ricordo dell’infanzia fino a lasciare aperte le porte. Senza paura.
In omaggio alla possibilità che movenze incompiute s’incontrino, per la serata inaugurale di sabato 4 marzo nel Dopoteatro potremo ascoltare un’improvvisazione al pianoforte di Livio Minafra, ed in altre serate la contaminazione tra i linguaggi pittorico e musicale continuerà grazie ad altri concerti.
04
marzo 2006
Enza Mastria – Lenta-mente
Dal 04 al 31 marzo 2006
arte contemporanea
Location
CANTIERI TEATRALI KOREJA
Lecce, Via Guido Dorso, 70, (Lecce)
Lecce, Via Guido Dorso, 70, (Lecce)
Vernissage
4 Marzo 2006, ore 19.30
Autore
Curatore