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Enzo Capozza & Maria Rita Fedeli – Pricklys
Gli spazi espositivi del Museo Enrico Butti, ospiteranno la personale della coppia Capozza & Fedeli. La mostra dal titolo “Pricklys” presenta una serie di 15 sculture in legno policromo
di medie e grosse dimensioni.
Comunicato stampa
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Presentazione critica a cura di Claudio Cerritelli
Forme dell’inconscio
Tra i materiali che Enzo Capozza e Maria Rita Fedeli hanno utilizzato nella loro mutevole ricerca formale la presenza simbolica del legno può considerarsi un modo costante di esplorare la materia all’interno delle sue specifiche strutturazioni. Materia attiva e sensibile, resistente e malleabile, la fibra del legno esprime il desiderio di congiungersi alla natura per inventare un altro orizzonte di senso, con forme che nascono tra gioco e ironia, fantasia primitiva e ricerca interiore.
Per Capozza e Fedeli fare scultura è un modo del sentire illimitato, manipolazione di codici plastici che vanno oltre il referente naturalistico, pur muovendo da strutture ricavate da un albero di tiglio.
La duttilità del legno risveglia molteplici sensi, stimola le risonanze tattili della materia, luogo di strane metamorfosi, morfologie che nascono dall’inconscio, germinazioni imprevedibili, stati di giocosa trasformazione delle componenti vitali dell’immaginazione.
Il legno è un mezzo per sentirsi complici di forme sconosciute, genesi misteriosa che si rivela nell’atto di risvegliare gli stati inerti della materia, di sottometterla all’ impulso manuale, commisurando ogni forma alle vibrazioni sensuali di questi magici organismi.
Il lavoro creativo cresce dunque in sintonia con l’anima del legno, con l’energia primordiale che scaturisce dalle sue qualità originarie, attraverso un insieme di sensazioni la cui visione non è mai stabile, è una proliferazione sempre in procinto di trasformarsi in altro.
Capozza e Fedeli hanno scelto di intitolare la mostra “Prickly spinoso” perchè una parte delle sculture è stata realizzata con l’elettro-sega, ottenendo – come essi amano dire- una superficie ‘scabrosa’ al tatto ma ‘morbida’ alla percezione. In questo divergere dalla natura naturans entrando nel vivo dell’artificio creativo è decisivo l’uso del colore, il velo luminoso delle aniline che copre interamente le forme in ogni punto più recondito e discontinuo, in ogni minimo solco della scultura.
Oltre al bianco e al nero si tratta per lo più di colori primari (blu rosso giallo) ma capita di incontrare anche il rosa che offre un diverso incanto, sospensione e leggerezza, invenzione e sorpresa degli elementi in scena. Con la scelta totalizzante del colore gli artisti evocano una diversa naturalità, il desiderio di scultura come sogno plastico che continuamente sposta il suo registro formale, dal trattamento dei minimi dettagli alle variazioni di spessori della superficie.
Diversamente, si tratterebbe di ricalcare l’aspetto epidermico della natura, di rimanere vincolati ai puri dati fenomenici: ma è quanto Capozza e Fedeli non intendono fare, interessati come sono a trasformare le grammatiche naturalistiche in alfabeti interiori, materie inquiete e mutanti che sollecitano in chi guarda quell’euforia percettiva che coinvolge in un’unica visione le fantasie del corpo e della mente.
Forme dell’inconscio
Tra i materiali che Enzo Capozza e Maria Rita Fedeli hanno utilizzato nella loro mutevole ricerca formale la presenza simbolica del legno può considerarsi un modo costante di esplorare la materia all’interno delle sue specifiche strutturazioni. Materia attiva e sensibile, resistente e malleabile, la fibra del legno esprime il desiderio di congiungersi alla natura per inventare un altro orizzonte di senso, con forme che nascono tra gioco e ironia, fantasia primitiva e ricerca interiore.
Per Capozza e Fedeli fare scultura è un modo del sentire illimitato, manipolazione di codici plastici che vanno oltre il referente naturalistico, pur muovendo da strutture ricavate da un albero di tiglio.
La duttilità del legno risveglia molteplici sensi, stimola le risonanze tattili della materia, luogo di strane metamorfosi, morfologie che nascono dall’inconscio, germinazioni imprevedibili, stati di giocosa trasformazione delle componenti vitali dell’immaginazione.
Il legno è un mezzo per sentirsi complici di forme sconosciute, genesi misteriosa che si rivela nell’atto di risvegliare gli stati inerti della materia, di sottometterla all’ impulso manuale, commisurando ogni forma alle vibrazioni sensuali di questi magici organismi.
Il lavoro creativo cresce dunque in sintonia con l’anima del legno, con l’energia primordiale che scaturisce dalle sue qualità originarie, attraverso un insieme di sensazioni la cui visione non è mai stabile, è una proliferazione sempre in procinto di trasformarsi in altro.
Capozza e Fedeli hanno scelto di intitolare la mostra “Prickly spinoso” perchè una parte delle sculture è stata realizzata con l’elettro-sega, ottenendo – come essi amano dire- una superficie ‘scabrosa’ al tatto ma ‘morbida’ alla percezione. In questo divergere dalla natura naturans entrando nel vivo dell’artificio creativo è decisivo l’uso del colore, il velo luminoso delle aniline che copre interamente le forme in ogni punto più recondito e discontinuo, in ogni minimo solco della scultura.
Oltre al bianco e al nero si tratta per lo più di colori primari (blu rosso giallo) ma capita di incontrare anche il rosa che offre un diverso incanto, sospensione e leggerezza, invenzione e sorpresa degli elementi in scena. Con la scelta totalizzante del colore gli artisti evocano una diversa naturalità, il desiderio di scultura come sogno plastico che continuamente sposta il suo registro formale, dal trattamento dei minimi dettagli alle variazioni di spessori della superficie.
Diversamente, si tratterebbe di ricalcare l’aspetto epidermico della natura, di rimanere vincolati ai puri dati fenomenici: ma è quanto Capozza e Fedeli non intendono fare, interessati come sono a trasformare le grammatiche naturalistiche in alfabeti interiori, materie inquiete e mutanti che sollecitano in chi guarda quell’euforia percettiva che coinvolge in un’unica visione le fantasie del corpo e della mente.
10
luglio 2010
Enzo Capozza & Maria Rita Fedeli – Pricklys
Dal 10 luglio al 29 agosto 2010
arte contemporanea
Location
MUSEO ENRICO BUTTI
Viggiù, Viale Varese, 4, (Varese)
Viggiù, Viale Varese, 4, (Varese)
Orario di apertura
da martedi’ a venerdi’ dalle 14 alle 18 sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18 lunedi’ chiuso
Vernissage
10 Luglio 2010, ore 16.30
Autore
Curatore