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Enzo Fabbiano – Il rigore tenero della materia
I quadri di Enzo Fabbiano hanno come punto di riferimento la nascita di un paesaggio, identificato nell’uso del colore.
Comunicato stampa
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I quadri di Enzo Fabbiano hanno come punto di riferimento la nascita di un paesaggio, identificato nell’uso del colore. “… L’ immagine finale è quindi, frutto di numerosi strati di colore di carte cancellate e strappate, di linee svirgolate e rapprese in un piccolo spazio della tela. È, quindi, una pittura mobile , fluttuante, magmatica , altezzosa pur evocando la “probità” del segno e della pennellata. È una pittura , anche, che si compiace delle sue trasparenze e di una acquosità che permea ogni angolo del dipinto...” (Giorgio di Genova).
Tutta la produzione di Fabbiano è dentro i canoni post-informali: la mancanza di legami con il figurativo, la visione coloristica sganciata dal reale, i materiali utilizzati (la ricetta è unicamente sua) sono in sintonia con le opere contemporanee dove sperimentare è ricercare l’essenza del nostro vivere. L’artista lavora come un navigato alchimista nel suo studio che s’affaccia sul mare. Dopo ogni operazione (soprattutto nelle tele di grandi dimensioni) l’artista ne esce sfiancato come un corpo a corpo con l’opera poiché la ricerca e la fascinazione della materia assorbono ogni sua più piccola energia, ogni suo briciolo di forza. L’opera, per suo dire, deve raccontare l’inconoscibile e dare un segno di visibilità tonale allo sguardo accorto dello spettatore. Il canto finale deve essere quello di un lavoratore che conosce i materiali, le loro combustioni, le loro specificità, ma anche quello di un “fabbro-creatore-inventore” che elabora una linea molto personale la cui logica sta nel cogliere le sfumature più intime del nostro correre verso lidi sconosciuti. Allora, Fabbiano, è non solo un visionario, ma anche un “diverso” vedente (come lo sanno essere solo i più bravi artisti) del mondo che anticipa soluzioni e competenze di altri settori dello scibile umano. Potremmo dire che è un “farmacista” che dà pillole di estetica post-informale per celare “la realtà orribile della vita” e tracciare con il suo “fluido magico” (la pittura) una sottile linea verde che ogni individuo capta in pochi momenti della propria vita. Per concludere, la pittura di Fabbiano è piena di attese, di riprese, di scatti bloccati che squarciano la materia su più punti dando corpo al coraggio del fare e del dire nonostante la resistenza del vuoto e dei suoi ineffabili silenzi.
Giuseppe Parisi
Tutta la produzione di Fabbiano è dentro i canoni post-informali: la mancanza di legami con il figurativo, la visione coloristica sganciata dal reale, i materiali utilizzati (la ricetta è unicamente sua) sono in sintonia con le opere contemporanee dove sperimentare è ricercare l’essenza del nostro vivere. L’artista lavora come un navigato alchimista nel suo studio che s’affaccia sul mare. Dopo ogni operazione (soprattutto nelle tele di grandi dimensioni) l’artista ne esce sfiancato come un corpo a corpo con l’opera poiché la ricerca e la fascinazione della materia assorbono ogni sua più piccola energia, ogni suo briciolo di forza. L’opera, per suo dire, deve raccontare l’inconoscibile e dare un segno di visibilità tonale allo sguardo accorto dello spettatore. Il canto finale deve essere quello di un lavoratore che conosce i materiali, le loro combustioni, le loro specificità, ma anche quello di un “fabbro-creatore-inventore” che elabora una linea molto personale la cui logica sta nel cogliere le sfumature più intime del nostro correre verso lidi sconosciuti. Allora, Fabbiano, è non solo un visionario, ma anche un “diverso” vedente (come lo sanno essere solo i più bravi artisti) del mondo che anticipa soluzioni e competenze di altri settori dello scibile umano. Potremmo dire che è un “farmacista” che dà pillole di estetica post-informale per celare “la realtà orribile della vita” e tracciare con il suo “fluido magico” (la pittura) una sottile linea verde che ogni individuo capta in pochi momenti della propria vita. Per concludere, la pittura di Fabbiano è piena di attese, di riprese, di scatti bloccati che squarciano la materia su più punti dando corpo al coraggio del fare e del dire nonostante la resistenza del vuoto e dei suoi ineffabili silenzi.
Giuseppe Parisi
22
settembre 2011
Enzo Fabbiano – Il rigore tenero della materia
Dal 22 settembre al 02 ottobre 2011
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA VITTORIA
Roma, Via Margutta, 103, (Roma)
Roma, Via Margutta, 103, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 15-19
Vernissage
22 Settembre 2011, ore 18.30
Autore
Curatore