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Enzo Rizzo – Corpo spirituale e terra celeste
L’esposizione raccoglie la recente produzione dell’artista Enzo Rizzo che lavora tra
Milano e Messina, indagando attraverso una raffinata tecnica al servizio del sublime il sottile confine tra corpo e spirito
Comunicato stampa
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L’esposizione raccoglie la recente produzione dell’artista Enzo Rizzo che lavora tra
Milano e Messina, indagando attraverso una raffinata tecnica al servizio del sublime il sottile confine tra corpo e spirito. Come segni solidificati di un magma incandescente che dalle
viscere della terra risale lentamente in superficie, le “creature” di Rizzo si stagliano silenziose e interrogano chi le guarda, lo invitano a condensare e a semplificare il vivere quotidiano, a spogliarsi di tutte le superfetazioni della società contemporanea fino a raggiungere il nocciolo dell’essenza.
Nessun uomo è un'Isola, intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra.
Se una Zolla viene portata via dall'onda del Mare, la Terra ne è diminuita,
come se un Promontorio fosse stato al suo posto, o una Magione amica o la tua stessa Casa.
Ogni morte d'uomo mi diminuisce, perché io partecipo all'Umanità.
E così non mandare mai a chiedere per chi suona la Campana:
Essa suona per te.
John Donne
Vita: stillante nella linfa di un albero; prorompente nel seme di una quercia; tracimante nelle forme informi di un feto; strisciante negli abissi di un io senza nome, ma sempre vita. Una complessa seduzione esistenziale mi imprigiona mentre guardo, opera dopo opera, la recente produzione di Enzo Rizzo, frutto maturo di un percorso iniziato nel 2010 con la mostra “In principio” presso la
Galleria FortunaArte. È un’indagine che mi ricorda certi studi alchemici dei pittori ferraresi del
Quattrocento (Cosmè Tura, Francesco del Cossa, Ercole de’ Roberti) perché ha come oggetto la
trasformazione della materia e quindi il divenire dell’essere, senza distinzione tra genere umano,
animale o vegetale, alla ricerca di una verità assoluta. È quella verità che un tempo Cèzanne cercò nella sintesi geometrica? Che Kandinsky scorse nella realtà astratta? O quella che oggi Koons, Hirst, Cattelan e compagni inseguono nella provocazione? Un’unica verità o tante verità?
L’arte non dà risposte, forse solo difficili ma insopprimibili domande.
Oggi Rizzo sembra volere scoprire la verità scendendo in una frattura fisica e mentale della
creazione per ritrovare l’essenza, l’origine delle cose, l’origine di quella vita che ne origina altra e altra ancora. Al limite tra panteismo, filosofie orientali, misticismo e cristianesimo, la sua lente d’ingrandimento scruta, guarda, indaga, con perspicacia e lirismo come dalla materia tormentata, dalle increspature, dai risvolti, “dall’accartocciarsi della foglia” si generi la vita. Una genesi frutto dell’azione combinata di aria, acqua, terra e fuoco che sul medium espressivo si traduce in resine, semi, vernici, strati di colore denso e filamentoso: pretesti e al contempo vessilli di una natura madre e matrigna, transeunte e contingente, che altalenando tra stasi e movimento scandisce da millenni il divenire del genere umano.
Come segni solidificati di un magma incandescente che dalle viscere della Terra risale lentamente
in superficie, le “creature” di Rizzo si stagliano oscure e silenziose, invitando chi le guarda a
un confronto con il mondo e con se stessi, un confronto per frugarsi dentro e spogliarsi di tutte le “superfetazioni” contemporanee fino a raggiungere il nocciolo dell’essenza.
Se infatti in un primo livello questi frammenti di realtà proiettano in un’alterità primordiale, dove
non c’è più differenza tra corpo e anima, tra carne e pensiero, in un secondo livello nascondono un monito silente ad esplorare quel misterioso locus ameno, quel complicato territorio, quell’intimo microcosmo chiamato “io”.
Katia Giannetto
Milano e Messina, indagando attraverso una raffinata tecnica al servizio del sublime il sottile confine tra corpo e spirito. Come segni solidificati di un magma incandescente che dalle
viscere della terra risale lentamente in superficie, le “creature” di Rizzo si stagliano silenziose e interrogano chi le guarda, lo invitano a condensare e a semplificare il vivere quotidiano, a spogliarsi di tutte le superfetazioni della società contemporanea fino a raggiungere il nocciolo dell’essenza.
Nessun uomo è un'Isola, intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra.
Se una Zolla viene portata via dall'onda del Mare, la Terra ne è diminuita,
come se un Promontorio fosse stato al suo posto, o una Magione amica o la tua stessa Casa.
Ogni morte d'uomo mi diminuisce, perché io partecipo all'Umanità.
E così non mandare mai a chiedere per chi suona la Campana:
Essa suona per te.
John Donne
Vita: stillante nella linfa di un albero; prorompente nel seme di una quercia; tracimante nelle forme informi di un feto; strisciante negli abissi di un io senza nome, ma sempre vita. Una complessa seduzione esistenziale mi imprigiona mentre guardo, opera dopo opera, la recente produzione di Enzo Rizzo, frutto maturo di un percorso iniziato nel 2010 con la mostra “In principio” presso la
Galleria FortunaArte. È un’indagine che mi ricorda certi studi alchemici dei pittori ferraresi del
Quattrocento (Cosmè Tura, Francesco del Cossa, Ercole de’ Roberti) perché ha come oggetto la
trasformazione della materia e quindi il divenire dell’essere, senza distinzione tra genere umano,
animale o vegetale, alla ricerca di una verità assoluta. È quella verità che un tempo Cèzanne cercò nella sintesi geometrica? Che Kandinsky scorse nella realtà astratta? O quella che oggi Koons, Hirst, Cattelan e compagni inseguono nella provocazione? Un’unica verità o tante verità?
L’arte non dà risposte, forse solo difficili ma insopprimibili domande.
Oggi Rizzo sembra volere scoprire la verità scendendo in una frattura fisica e mentale della
creazione per ritrovare l’essenza, l’origine delle cose, l’origine di quella vita che ne origina altra e altra ancora. Al limite tra panteismo, filosofie orientali, misticismo e cristianesimo, la sua lente d’ingrandimento scruta, guarda, indaga, con perspicacia e lirismo come dalla materia tormentata, dalle increspature, dai risvolti, “dall’accartocciarsi della foglia” si generi la vita. Una genesi frutto dell’azione combinata di aria, acqua, terra e fuoco che sul medium espressivo si traduce in resine, semi, vernici, strati di colore denso e filamentoso: pretesti e al contempo vessilli di una natura madre e matrigna, transeunte e contingente, che altalenando tra stasi e movimento scandisce da millenni il divenire del genere umano.
Come segni solidificati di un magma incandescente che dalle viscere della Terra risale lentamente
in superficie, le “creature” di Rizzo si stagliano oscure e silenziose, invitando chi le guarda a
un confronto con il mondo e con se stessi, un confronto per frugarsi dentro e spogliarsi di tutte le “superfetazioni” contemporanee fino a raggiungere il nocciolo dell’essenza.
Se infatti in un primo livello questi frammenti di realtà proiettano in un’alterità primordiale, dove
non c’è più differenza tra corpo e anima, tra carne e pensiero, in un secondo livello nascondono un monito silente ad esplorare quel misterioso locus ameno, quel complicato territorio, quell’intimo microcosmo chiamato “io”.
Katia Giannetto
24
marzo 2012
Enzo Rizzo – Corpo spirituale e terra celeste
Dal 24 marzo al 05 aprile 2012
arte contemporanea
Location
ORIENTALE SICULA 7 PUNTO ARTE
Messina, Via Mario Giurba, 27, (Messina)
Messina, Via Mario Giurba, 27, (Messina)
Orario di apertura
lunedì-sabato, 17.00/20.00, domenica, 10.00/13.00
Vernissage
24 Marzo 2012, ore 18.30
Autore