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Epidermis. Strategie mimetiche di vitalità organica
collettiva inaugurale per la galleria genovese, che apre uno spazio a Torino e uno a Barcellona
Comunicato stampa
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EPIDERMIS come la pelle che ricopre le forme umane, animali, vegetali
EPIDERMIS come una geografia mutante, uno schermo reattivo, un registratore di eventi
EPIDERMIS come il primo strato su cui tutto accade e trova la sua sintesi estetica
Strategie mimetiche di vitalità organica… ecco l’epidermide registrare emozioni e sentimenti, intelligenze ed involuzioni, eventi privati e globali. La pelle come superficie che sintetizza la complessità biologica e psicanalitica. Una mostra in cui le forme vive raccontano di strane ibridazioni, fatti anormali, cambiamenti esteriori, mimetismi. Cinque artisti per altrettante visioni su come gli organismi si adattano agli habitat contemporanei. Ma anche su come gli habitat creino nuovi dialoghi con le forme viventi, le loro storie, le ragioni individuali e collettive dietro ad ogni vicenda.
Karin Andersen narra di strani personaggi teriomorfi, umanoidi erettili le cui tipologie fisiognomiche stanno mutando con modi tra il verosimile e il plausibile. Seguiamo storie di scoperta, conquista, perdita, confusione. Eventi del quotidiano in cui luoghi e oggetti dialogano con le nuove identità “aliene”. Tutto si trasforma secondo sottili spostamenti: e proprio la pelle diventa il principale recettore del cambiamento, il sismografo che registra l’urgenza di un mondo a misura di alterazione.
Corrado Bonomi agisce sugli oggetti, sui feticci e sulle molteplici protesi del quotidiano. Fiabe perverse, giochi crudeli, invenzioni da brevettatore folle: un viaggio nell’ironia sarcastica dove la scultura rompe le vecchie certezze sui passatempo, sui gadget, sui feticci, sugli oggetti d’uso comune. Quella di Bonomi è una saga di piccoli personaggi che ci somigliano e fanno cose tra la norma e l’assurdo. Figure di varia natura che, dietro le apparenze delle loro superfici, stravolgono le regole del gioco.
Massimo Festi mette la maschera ad alcuni volti in primo piano. Il suo intervento essenziale agisce sulla connotazione frontale del ritratto, evidenziando così la zona d’ombra, il confine da svelare, il lato ambiguo della natura umana. I protagonisti assumono tratti animaleschi che rimandano ad immaginari filmici, alla cultura del feticismo, a spunti di natura letteraria. In realtà racchiudono l’ambivalenza che si ricrea davanti alla maschera come seconda pelle sempre più necessaria.
Luisa Raffaelli ci trasferisce in un giorno di ordinaria follia, tra camere da pura nevrosi, strade dal pathos montante, città che pulsano per adrenalina. Una donna domina la singola scena, sottolineando il punto di tensione emotiva e il climax carico degli eventi. Il suo corpo, la sua pelle, gli abiti e accessori: tutto ricrea un archetipo femminile che si batte contro i possibili nemici. Un viaggio attorno alla “divisa” d’ordinanza del gender, vera epidermide artificiale con cui la donna alimenta il proprio “ruolo”.
Vittorio Valente cammina lungo il sottile e affascinante confine tra arte e scienza. Crea forme inclassificabili che mescolano la tecnologia di nuovi materiali al biomorfismo dei volumi plastici. La sua scultura è un viaggio ossessivo nelle possibili mutazioni epidermiche, un trip visionario in cui la forma si tramuta nei modi più imprevisti e spiazzanti. I suoi sono oggetti inclassificabili, incroci dove i materiali creano entità epidermiche di cui intuiamo qualcosa senza avere una soluzione definitiva.
EPIDERMIS come una geografia mutante, uno schermo reattivo, un registratore di eventi
EPIDERMIS come il primo strato su cui tutto accade e trova la sua sintesi estetica
Strategie mimetiche di vitalità organica… ecco l’epidermide registrare emozioni e sentimenti, intelligenze ed involuzioni, eventi privati e globali. La pelle come superficie che sintetizza la complessità biologica e psicanalitica. Una mostra in cui le forme vive raccontano di strane ibridazioni, fatti anormali, cambiamenti esteriori, mimetismi. Cinque artisti per altrettante visioni su come gli organismi si adattano agli habitat contemporanei. Ma anche su come gli habitat creino nuovi dialoghi con le forme viventi, le loro storie, le ragioni individuali e collettive dietro ad ogni vicenda.
Karin Andersen narra di strani personaggi teriomorfi, umanoidi erettili le cui tipologie fisiognomiche stanno mutando con modi tra il verosimile e il plausibile. Seguiamo storie di scoperta, conquista, perdita, confusione. Eventi del quotidiano in cui luoghi e oggetti dialogano con le nuove identità “aliene”. Tutto si trasforma secondo sottili spostamenti: e proprio la pelle diventa il principale recettore del cambiamento, il sismografo che registra l’urgenza di un mondo a misura di alterazione.
Corrado Bonomi agisce sugli oggetti, sui feticci e sulle molteplici protesi del quotidiano. Fiabe perverse, giochi crudeli, invenzioni da brevettatore folle: un viaggio nell’ironia sarcastica dove la scultura rompe le vecchie certezze sui passatempo, sui gadget, sui feticci, sugli oggetti d’uso comune. Quella di Bonomi è una saga di piccoli personaggi che ci somigliano e fanno cose tra la norma e l’assurdo. Figure di varia natura che, dietro le apparenze delle loro superfici, stravolgono le regole del gioco.
Massimo Festi mette la maschera ad alcuni volti in primo piano. Il suo intervento essenziale agisce sulla connotazione frontale del ritratto, evidenziando così la zona d’ombra, il confine da svelare, il lato ambiguo della natura umana. I protagonisti assumono tratti animaleschi che rimandano ad immaginari filmici, alla cultura del feticismo, a spunti di natura letteraria. In realtà racchiudono l’ambivalenza che si ricrea davanti alla maschera come seconda pelle sempre più necessaria.
Luisa Raffaelli ci trasferisce in un giorno di ordinaria follia, tra camere da pura nevrosi, strade dal pathos montante, città che pulsano per adrenalina. Una donna domina la singola scena, sottolineando il punto di tensione emotiva e il climax carico degli eventi. Il suo corpo, la sua pelle, gli abiti e accessori: tutto ricrea un archetipo femminile che si batte contro i possibili nemici. Un viaggio attorno alla “divisa” d’ordinanza del gender, vera epidermide artificiale con cui la donna alimenta il proprio “ruolo”.
Vittorio Valente cammina lungo il sottile e affascinante confine tra arte e scienza. Crea forme inclassificabili che mescolano la tecnologia di nuovi materiali al biomorfismo dei volumi plastici. La sua scultura è un viaggio ossessivo nelle possibili mutazioni epidermiche, un trip visionario in cui la forma si tramuta nei modi più imprevisti e spiazzanti. I suoi sono oggetti inclassificabili, incroci dove i materiali creano entità epidermiche di cui intuiamo qualcosa senza avere una soluzione definitiva.
19
settembre 2006
Epidermis. Strategie mimetiche di vitalità organica
Dal 19 settembre al 14 ottobre 2006
arte contemporanea
Location
TOBE ARTSPACE
Torino, Via Giuseppe Mazzini, 37, (Torino)
Torino, Via Giuseppe Mazzini, 37, (Torino)
Orario di apertura
mart – sab 15:30 – 19:00 e su appuntamento
Vernissage
19 Settembre 2006, ore 18:30
Autore
Curatore