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Era solo un caffè
tre giovanissimi studenti dell’Accademia di Belle Arti di Lecce: Enrico Basta, Federico Frisullo, Emanuela Rizzo
Comunicato stampa
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“era solo un caffè”….è spesso questa frase a scusare/spiegare/giustificare le cose del mondo, della vita, della scuola per tre giovanissimi studenti dell’Accademia di Belle Arti di Lecce- Enrico Basta, Federico Frisullo, Emanuela Rizzo- tanto che è sembrato naturale adoperarla come titolo unificante delle loro esperienze nel momento in cui i tre decidono di affacciarsi al mondo dell’arte con la loro prima collettiva, vissuta/concepita/architettata come un gioco in cui coinvolgere anche amici che si esprimono con mezzi diversi, siano questi la scrittura o la musica o quant’altro, sperimentando una rete di suggestioni e di rimandi in grado di qualificarsi anche come costruttori di senso altro. Gioco anch’io con la nera bevanda del risveglio (da assumersi, per quanto mi riguarda, rigorosamente amara) e sostengo che con Enrico Basta prenderei un caffé corretto, che tale mi appare la sua visione del mondo: carica di suggestioni surrealiste, rigorosamente lontana da ogni veridicità documentaria, un sogno continuo che sfocia nell’incubo. Una tecnica sopraffina- elemento, questo, che accomuna tutti e tre gli artisti in questione- dal segno accurato e brillante pastosità del colore racconta un mondo popolato di non-persone, alieni alienati ed alienanti nel quale l’unica speranza appare affidata proprio alla cromia, non certo ai corpi a volte ridotti a vuoti mascheroni di transgenica apparenza.
Federico Frisullo è un caffé ristretto, concentrato su di sé, sulla sua identità e su quella di persone/personaggi che lo circondano. Pochissimi riferimenti al mondo esterno, al contesto in cui agiscono coloro che ritrae: il contesto sono loro, lo creano loro, esiste solo per loro ed in loro funzione. Identità dolenti e dolorose, cariche di rabbia contro un mondo che non capiscono e che non vogliono capire, si esprimono in un loro stile dove ogni pennellata è contemporaneamente una carezza lenta e delicata ed uno sferzante graffio sull’anima dello spettatore.
Emanuela Rizza, potendo, preferirebbe non berlo, il caffé, ma tenere separati i vari elementi che lo compongono; la polvere, l’acqua, la moka, il fuoco…ognuno singolarmente analizzato/soppesato/ironizzato e vicendevolmente collegati attraverso rimandi e richiami. Racconta di sé, Emanuela, e dei suoi cari e di persone anonime e di anonime strade e di folle anonime e di piccoli particolari anonimi di quelle strade e di uelle persone. E così via, in un puzzle teoricamente senza fine ora illustrato in ogni suo dettaglio ora svaporato in liquide elegie cromatiche.
Mi stupirei se nel loro caffè ci trovassi lo zucchero: troppo sincero e passionale e brutale mi appare il loro rapporto con il “bar dell’arte” per accettare/abbracciare/comprendere nel proprio orizzonte la piccola ipocrita illusione di edulcorare l’amaro.
Ivan Serra
Enrico Basta
La forma è confusa dovunque per intero, e sottomessa al potere degli occhi e del tempo così tanto smemorati da sembrare debitori.
Eppure se fosse contagiata dalla malattia del lunatico desiderio, se dico conoscesse la lingua dell’immaginario poetico allora riuscirebbe a spezzare i denti di un’assurdità bugiarda e capovolgere il miserabile scopo della morte.
Il luogo dove mano-testa-cuore si muovono è un luogo offeso e prezioso perché incorruttibile, dove l’ebbrezza é concessa dalla controversa trasognata verità, chiusa a chiave nella camera dell’autocoscienza.
La pittura è uno starnuto dovuto, spruzza sorda il suo liquido illusorio, poi fedele ammalato, lascio che faccia effetto a mezz’aria come un irrequieto sollievo.
http://www.artmajeur.com/?go=user_pages/bio_detail&login=raggioverde&artist_id=22171&subsec=biography
Federico Frisullo
Tutta la quiete che domina intorno a me, il freddo che amo respirare, il gelido soffio di vento che accarezza il mio collo e spaventa, vive e fonde dentro ciò che sento un qualcosa che indescrivibile sarebbe se non venisse fuori tramite misteri di parole, colori, rumori. A volte tutto ciò esplode pericoloso e incontrollabile al mio sguardo mi spaventa perché si oppone a tutto ciò che credevo di odiare. L’importante è comunque sapere di essere come un corpo freddo animato dal sole o dalla luna, tramite di importanti promesse che si compiono indiscrete.
La finzione mi attrae, ma riconosco che non si tratta di ciò che di più brutto esiste. Il mio mondo, il mio FAVOLOSO mondo che risuona e mi richiama e mi investe e mi rimbomba nelle orecchie, mi chiede di tornare presto e non riesco a resistere a lungo senza gridare il suo nome.
Sembra quasi un paradosso: scappare nella finzione per fuggire la finzione di ciò che trovo a volte brutale e a volte troppo di plastica. Strano, però preferisco così!
http://www.artmajeur.com/?go=user_pages/bio&login=raggioverde&artist_id=22172
Emanuela Rizzo
Gesto, materia, forma, non-forma, silenzio, rabbia, rumore, leggerezza, ironia.
Armi vibranti, armi smorte se utilizzate o no.
Armi che ubriacano e aiutano a prendersi gioco meglio della propria esistenza.
http://www.artmajeur.com/?go=user_pages/bio&login=raggioverde&artist_id=22169
Federico Frisullo è un caffé ristretto, concentrato su di sé, sulla sua identità e su quella di persone/personaggi che lo circondano. Pochissimi riferimenti al mondo esterno, al contesto in cui agiscono coloro che ritrae: il contesto sono loro, lo creano loro, esiste solo per loro ed in loro funzione. Identità dolenti e dolorose, cariche di rabbia contro un mondo che non capiscono e che non vogliono capire, si esprimono in un loro stile dove ogni pennellata è contemporaneamente una carezza lenta e delicata ed uno sferzante graffio sull’anima dello spettatore.
Emanuela Rizza, potendo, preferirebbe non berlo, il caffé, ma tenere separati i vari elementi che lo compongono; la polvere, l’acqua, la moka, il fuoco…ognuno singolarmente analizzato/soppesato/ironizzato e vicendevolmente collegati attraverso rimandi e richiami. Racconta di sé, Emanuela, e dei suoi cari e di persone anonime e di anonime strade e di folle anonime e di piccoli particolari anonimi di quelle strade e di uelle persone. E così via, in un puzzle teoricamente senza fine ora illustrato in ogni suo dettaglio ora svaporato in liquide elegie cromatiche.
Mi stupirei se nel loro caffè ci trovassi lo zucchero: troppo sincero e passionale e brutale mi appare il loro rapporto con il “bar dell’arte” per accettare/abbracciare/comprendere nel proprio orizzonte la piccola ipocrita illusione di edulcorare l’amaro.
Ivan Serra
Enrico Basta
La forma è confusa dovunque per intero, e sottomessa al potere degli occhi e del tempo così tanto smemorati da sembrare debitori.
Eppure se fosse contagiata dalla malattia del lunatico desiderio, se dico conoscesse la lingua dell’immaginario poetico allora riuscirebbe a spezzare i denti di un’assurdità bugiarda e capovolgere il miserabile scopo della morte.
Il luogo dove mano-testa-cuore si muovono è un luogo offeso e prezioso perché incorruttibile, dove l’ebbrezza é concessa dalla controversa trasognata verità, chiusa a chiave nella camera dell’autocoscienza.
La pittura è uno starnuto dovuto, spruzza sorda il suo liquido illusorio, poi fedele ammalato, lascio che faccia effetto a mezz’aria come un irrequieto sollievo.
http://www.artmajeur.com/?go=user_pages/bio_detail&login=raggioverde&artist_id=22171&subsec=biography
Federico Frisullo
Tutta la quiete che domina intorno a me, il freddo che amo respirare, il gelido soffio di vento che accarezza il mio collo e spaventa, vive e fonde dentro ciò che sento un qualcosa che indescrivibile sarebbe se non venisse fuori tramite misteri di parole, colori, rumori. A volte tutto ciò esplode pericoloso e incontrollabile al mio sguardo mi spaventa perché si oppone a tutto ciò che credevo di odiare. L’importante è comunque sapere di essere come un corpo freddo animato dal sole o dalla luna, tramite di importanti promesse che si compiono indiscrete.
La finzione mi attrae, ma riconosco che non si tratta di ciò che di più brutto esiste. Il mio mondo, il mio FAVOLOSO mondo che risuona e mi richiama e mi investe e mi rimbomba nelle orecchie, mi chiede di tornare presto e non riesco a resistere a lungo senza gridare il suo nome.
Sembra quasi un paradosso: scappare nella finzione per fuggire la finzione di ciò che trovo a volte brutale e a volte troppo di plastica. Strano, però preferisco così!
http://www.artmajeur.com/?go=user_pages/bio&login=raggioverde&artist_id=22172
Emanuela Rizzo
Gesto, materia, forma, non-forma, silenzio, rabbia, rumore, leggerezza, ironia.
Armi vibranti, armi smorte se utilizzate o no.
Armi che ubriacano e aiutano a prendersi gioco meglio della propria esistenza.
http://www.artmajeur.com/?go=user_pages/bio&login=raggioverde&artist_id=22169
03
agosto 2005
Era solo un caffè
Dal 03 al 15 agosto 2005
giovane arte
Location
ASSOCIAZIONE IL RAGGIO VERDE
Lecce, Via Federico D'aragona, 14, (Lecce)
Lecce, Via Federico D'aragona, 14, (Lecce)
Orario di apertura
tutti i giorni 18-21
Vernissage
3 Agosto 2005, ore 20
Autore