Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Erich Turroni – Carsico
L’indagine di Erich Turroni si attesta sulla persona: una individualità generica e indeterminata, in bilico fra scaturigine e fading, scolpita nell’atto di emergere da chissà quali recessi minerali, o, al contrario, in procinto di svanire, assorbita dalla liquidità di un fondale
Comunicato stampa
Segnala l'evento
“Lo trovassimo anche noi un umano
puro, contenuto, ristretto, una striscia nostra di terra
feconda
tra fiume e roccia. Perché il nostro cuore ci trascende
ancora, come il loro trascendeva loro. Ma non possiamo più
perseguirlo in immagini dov’esso si plachi, né
in corpi divini dove, più grande, si moderi."
RAINER MARIA RILKE, Elegie duinesi
La ricerca di Erich Turroni tenda nel suo complesso a configurarsi come una possente, implacabile elegia dell’umano. Elegiaca può dirsi intanto la traiettoria del suo stile, calibrata sulla ritrazione piuttosto che sull’azione, nella quale domina un riserbo, un pudore espressivo talmente rigoroso da escludere qualsiasi residuo d’intenzionalità soggettiva; ma elegiaca è soprattutto la prospettiva da cui egli osserva il suo oggetto, la modalità in cui esso si rende manifesto, quasi si trattasse di una materia obsoleta, perduta, e lui fosse lì per circoscriverne l’estremo barlume. Perché la figura umana, esclusivo leitmotiv della sua opera, porta qui il segno di una condizione postuma, di un crepuscolo; si profila come qualcosa di rassegnato in una distanza incommensurabile, chiuso nella perfetta dolorosità di un commiato.
L’indagine di Erich Turroni si attesta sulla persona: una individualità generica e indeterminata, in bilico fra scaturigine e fading, scolpita nell’atto di emergere da chissà quali recessi minerali, o, al contrario, in procinto di svanire, assorbita dalla liquidità di un fondale.
Attraverso due canali stilistici diametralmente opposti eppure complementari, egli ci consegna delle sembianze ancora in germe, ridotte al loro minimum, segnate dal marchio della precarietà. Un indizio che nell’opera scultorea, a fronte delle proporzioni monumentali e massicce, si manifesta soprattutto nella testura delle superfici, in tutto simili a delle pelli cicatriziali – ruvide, corrose, abrasive; mentre in quella pittorica si esplicita in un dettato figurativo evanescente, mutevole, restio a coagulare.
Forme dunque in fieri, barlumi di una coscienza primordiale, del suo sogno o del suo più prossimo incubo – dirette a dare testimonianza di una sorta di oralità primaria dell’umano, di un suo esatto archetipo.
ROBERTA BERTOZZI
Dal testo in catalogo:
[...]
Erich Turroni, quale uno di noi, difensori della “sacralità cenacolare del fare”, sa più che bene che questa non è epoca propizia per mostrarsi per intero, seppure qua e là comparendo, per poi di nuovo scomparire, oltre che per dare un cenno a chi attento, vigile, in attesa del “mondo nuovo”, anche per creare “opere di sabotaggio culturali” al fine di interrompere o deviare oppure prosciugare il corso dei vari fiumi artefatti e apostati che il sistema (non solo artistico) quotidianamente ci propone.
Processo “etico”, quindi, di austera e solida proposizione di un Sé sia a livello espressivo, ma, soprattutto, a livello umano. Un compito … una missione … una fermezza ideale e propositiva … volutamente (ma ancora per poco) misterica.
GIAN RUGGERO MANZONI
puro, contenuto, ristretto, una striscia nostra di terra
feconda
tra fiume e roccia. Perché il nostro cuore ci trascende
ancora, come il loro trascendeva loro. Ma non possiamo più
perseguirlo in immagini dov’esso si plachi, né
in corpi divini dove, più grande, si moderi."
RAINER MARIA RILKE, Elegie duinesi
La ricerca di Erich Turroni tenda nel suo complesso a configurarsi come una possente, implacabile elegia dell’umano. Elegiaca può dirsi intanto la traiettoria del suo stile, calibrata sulla ritrazione piuttosto che sull’azione, nella quale domina un riserbo, un pudore espressivo talmente rigoroso da escludere qualsiasi residuo d’intenzionalità soggettiva; ma elegiaca è soprattutto la prospettiva da cui egli osserva il suo oggetto, la modalità in cui esso si rende manifesto, quasi si trattasse di una materia obsoleta, perduta, e lui fosse lì per circoscriverne l’estremo barlume. Perché la figura umana, esclusivo leitmotiv della sua opera, porta qui il segno di una condizione postuma, di un crepuscolo; si profila come qualcosa di rassegnato in una distanza incommensurabile, chiuso nella perfetta dolorosità di un commiato.
L’indagine di Erich Turroni si attesta sulla persona: una individualità generica e indeterminata, in bilico fra scaturigine e fading, scolpita nell’atto di emergere da chissà quali recessi minerali, o, al contrario, in procinto di svanire, assorbita dalla liquidità di un fondale.
Attraverso due canali stilistici diametralmente opposti eppure complementari, egli ci consegna delle sembianze ancora in germe, ridotte al loro minimum, segnate dal marchio della precarietà. Un indizio che nell’opera scultorea, a fronte delle proporzioni monumentali e massicce, si manifesta soprattutto nella testura delle superfici, in tutto simili a delle pelli cicatriziali – ruvide, corrose, abrasive; mentre in quella pittorica si esplicita in un dettato figurativo evanescente, mutevole, restio a coagulare.
Forme dunque in fieri, barlumi di una coscienza primordiale, del suo sogno o del suo più prossimo incubo – dirette a dare testimonianza di una sorta di oralità primaria dell’umano, di un suo esatto archetipo.
ROBERTA BERTOZZI
Dal testo in catalogo:
[...]
Erich Turroni, quale uno di noi, difensori della “sacralità cenacolare del fare”, sa più che bene che questa non è epoca propizia per mostrarsi per intero, seppure qua e là comparendo, per poi di nuovo scomparire, oltre che per dare un cenno a chi attento, vigile, in attesa del “mondo nuovo”, anche per creare “opere di sabotaggio culturali” al fine di interrompere o deviare oppure prosciugare il corso dei vari fiumi artefatti e apostati che il sistema (non solo artistico) quotidianamente ci propone.
Processo “etico”, quindi, di austera e solida proposizione di un Sé sia a livello espressivo, ma, soprattutto, a livello umano. Un compito … una missione … una fermezza ideale e propositiva … volutamente (ma ancora per poco) misterica.
GIAN RUGGERO MANZONI
20
febbraio 2016
Erich Turroni – Carsico
Dal 20 febbraio al 20 marzo 2016
arte contemporanea
Location
MUSAS – MUSEO STORICO ARCHEOLOGICO
Santarcangelo Di Romagna, Via Della Costa, 26, (Rimini)
Santarcangelo Di Romagna, Via Della Costa, 26, (Rimini)
Orario di apertura
Sabato - Domenica e Festivi dalle 15,30 alle 18,30
Vernissage
20 Febbraio 2016, ore 17.30
Autore