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Erika Tacchella – Alchimie Temporali
Quadri/scultura in rame, frutto di un processo di ossidazione con l’uso di reagenti e il fuoco, processo, che attinge a tecniche antiche di patinatura a caldo dei metalli. La trasformazione del tempo e della mano dell’uomo sulla materia a confronto con le trasformazioni del luogo che ci accoglie.
Comunicato stampa
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“una Torre per l’Arte” presenta
“Alchimie temporali” progetto di Erika Tacchella –
a cura di Antonella Bosio
testo di Mauro Valsecchi
INAUGURAZIONE sabato 3 agosto dalle 18.00 con ingresso libero
-sarà presente l’artista per una serie di visite accompagnate-
Visitabile fino a domenica 8 settembre ogni sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.00
Sabato 10 agosto una variazione di orari per la “notte Bianca” con apertura in orario continuato dalle 14.30 alle 22.30
Ingresso €2
Gruppi minimo 10 ridotto €1.50 cad
Sembra che certi luoghi abbiano conservato le loro energie in una sorta di miracolosa sospensione; così sottile da riuscire ancora a nascondersi, a non pretendere un’identità univoca, restando in equilibrio tra passato e presente. E ciò che ci è dato sapere, raccontare, o rappresentare su questi luoghi non è che una piccola smagliatura sulla superficie delle cose che li abitano, della forma che sostengono e del passaggio che accettano, il nostro, attraverso la loro pura essenza magica.
La torre campanaria di Castellaro Lagusello, col progetto “Una Torre per l’Arte” a cura di Antonella Bosio, è un esempio cardine di luogo magico sospeso nel tempo; infatti il suo fascino non è passato inosservato agli occhi di Erika Tacchella, che è riuscita a creare una sinergia altrettanto seducente con la sua ricerca artistica fatta di certosine sperimentazioni tecniche, di attenti studi emozionali e trasporti del libero pensiero. La mostra “Alchimie temporali” è il connubio di tutte queste pratiche d’arte, e di vita, che prendono la forma di opere: quadri scultorei, disposti tra le mura della Torre.
Erika Tacchella è un’artista visuale con un assodato panorama artistico alle spalle che spazia dalla pittura alla scultura, attorniato da studi approfonditi in ambito delle scienze umane e della psicologia. Per iniziare a comprendere le opere di Erika Tacchella è necessario sottolineare l’importanza dei luoghi espositivi: è come se opere e ambiente fossero un tutt’uno, perché non si tratta mai d’interventi solo legati allo site-specific, è un continuo rimando fatto di mimesi, parti integrate, o ancora meglio sembra che le opere siano già là, sparse tra pietre e metalli, sull’acqua o nell’aria, in quei materiali sensibili, reattivi, che ci invitano a vedere il resto del reale non rappresentato. E così si crea un duplice aspetto legato all’intervento dell’artista: osservare e lasciarsi guardare, separare e amalgamare, sospendere e aspettare, senza limiti, escludendo l’idea di completezza o di finito, ma indicando qualcosa che non può essere delimitato: una trasformazione continua data da una curiosità istintuale e l’accettazione dell’imprevedibilità naturale.
I quadri scultorei, disposti lungo tutto il percorso della Torre, sono delle lastre in rame, lavorate con un processo di ossidazione ottenuto attraverso l'uso di reagenti e fuoco; il risultato sono dei lavori parietali che hanno l’eco di archeologie neolitiche. Le lastre si colorano di macchie turchesi e concrezioni verde cromo, alcuni punti si arricciano e diventano crateri dai quali sbavano delicate colature aranciate: tutto è ruggine, è corrosione, è traccia, è segno di un tempo condensato. Questi colori alcalini, i segni graffianti, le macchie bruciate sono come stilizzazioni del tempo, nascono andando dietro a certi tratti essenziali nel codice genetico della natura; infatti non hanno una fonte interna (la coscienza) né esterna (la cosiddetta realtà), non sono soggettivi né oggettivi, perché si danno come essenze d’una fissazione momentanea. L’unico artificio è la volontà, il temperamento, i parametri dell’artista che però devono subito accordarsi al mondo circostante pieno di reazioni fisiche e chimiche, mostrandoci l’inspiegabilità del tempo sotto forma di tracce folli. Questi quadri scultorei sono forme dell’inconoscibile: non sono figurativismo, tantomeno astrazione, perché spuntano nel momento stesso in cui le percepiamo, e non sarà possibile identificarsi per l’osservatore ma sarà possibile entrare nella condizione filosofica autentica per antonomasia: quella dell’intellezione.
In mostra è presente anche un’installazione processuale, dove si palesa il legame a doppio filo tra l’aspetto temporale e quello alchemico. Plic! Plic! Plic! È un suono cadenzato e meditativo, Plic! Plic! Plic! Ci sono delle sacche che contengono un liquido, questo liquido cade come cadrebbe all'interno
di grotte calcaree, o dal soffitto di casa per una perdita nelle tubature condominiali, e impatta su una lastra di metallo, esplodendo in miliardi di microscopiche particelle leggere ma fatali, tanto da lasciare la propria essenza impressa come una Sidone. “Gocce di vita” è il nome che Erika Tacchella ha dato a questo lavoro dove la meraviglia è racchiusa tutta nell’imprevedibilità di una natura appena forzata, giusto quel tanto per dare la possibilità a noi, esseri troppo momentanei, di osservare quello che solo vite vegetali e minerali hanno usualmente la possibilità di percepire. L’importanza di porre uno sguardo di questo genere ha un risvolto riflessivo, legato a un’immobilità, a una timidezza, una dolce sensibilità, che solo pietre e piante possono avere nel patire i flussi dell’esterno mondo; infatti non si può leggere quest’opera senza sentire un favore verso la magia naturale e spirituale: non c’è fuga da se stessi ma il restare saldi nello stillicidio di continui attimi presenti che si susseguono.
Nelle alchimie temporali di Erika Tacchella urge la necessità di cogliere ciò che sta per essere cancellato o eroso dalla fuga del tempo, è un modo di creare una memoria del mondo che abbraccia tutto, in particolare quello che pare essere senza splendore, d’altronde le memorie più intime si fondano sui dettagli più ordinari: la parete della cantina screpolata dalla muffa, il corrimano della stazione dei treni aranciato dalla ruggine, la grondaia di casa che non smette di far scivolare piccole quantità di acqua dopo il temporale. E alla fine capiremo che l’eternità non è altro che questo: il mondo già dato che si ripete, una piegatura del tempo infinito nella nicchia del presente, nelle cose che sono come sono, nell’evidenza che abbiamo sotto gli occhi, quindi: beneficiamone accogliendo tutti gli istanti di vita.
(Mauro Valsecchi)
Sono lieta di presentarvi la mia ultima collezione: otto opere materiche, quadri-sculture in rame, frutto di un processo di ossidazione ottenuto attraverso l'uso di reagenti e il fuoco. Questo processo, che attinge a tecniche antiche di patinatura a caldo dei metalli, genera rappresentazioni cariche di cromie fluttuanti e temporali.
La mia scelta di adottare questa metodologia non è casuale: essa mi permette di accelerare l'ossidazione del metallo, un fenomeno che nel mio immaginario simboleggia il trascorrere del tempo, l'evoluzione della vita e le sue inevitabili trasformazioni. Le opere sono esposte in ambienti ricchi di storia, dove persone, animali ed eventi hanno lasciato il loro segno, contribuendo al risultato che osserviamo oggi. L’atto ossidativo forzato rispecchia una velocizzazione di dinamiche quotidiane, il ritmo frenetico dei nostri tempi in cui non c’è più spazio per l’attesa.
La percezione visiva attuale rimane solo un momento nel tempo; mi chiedo come si evolveranno questi spazi storici e le rappresentazioni artistiche nei prossimi anni. La nostra esistenza è strettamente legata a questo concetto: come il metallo si trasforma lentamente sotto l'influenza di fattori esterni, così anche noi siamo plasmati dagli eventi, dalle persone e da forze più grandi di noi.
Il metallo ossidato diventa quindi il mezzo attraverso cui esprimo la trasformazione e l'impermanenza, offrendo una riflessione profonda sulla natura del tempo e della vita stessa.
Vi invito a immergervi in questa esperienza artistica e a riflettere sulle storie che il rame ossidato ha da raccontare.
È interessante osservare come questo concetto contrasti con la lenta e inesorabile trasformazione di un luogo storico, che muta gradualmente sotto l’influenza del tempo e degli elementi. Le mie opere, quindi, diventano un ponte tra la rapidità del presente e la lenta evoluzione del passato, catturando l'essenza del tempo in entrambe le sue dimensioni.
(Erika Tacchella)
“Alchimie temporali” progetto di Erika Tacchella –
a cura di Antonella Bosio
testo di Mauro Valsecchi
INAUGURAZIONE sabato 3 agosto dalle 18.00 con ingresso libero
-sarà presente l’artista per una serie di visite accompagnate-
Visitabile fino a domenica 8 settembre ogni sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.00
Sabato 10 agosto una variazione di orari per la “notte Bianca” con apertura in orario continuato dalle 14.30 alle 22.30
Ingresso €2
Gruppi minimo 10 ridotto €1.50 cad
Sembra che certi luoghi abbiano conservato le loro energie in una sorta di miracolosa sospensione; così sottile da riuscire ancora a nascondersi, a non pretendere un’identità univoca, restando in equilibrio tra passato e presente. E ciò che ci è dato sapere, raccontare, o rappresentare su questi luoghi non è che una piccola smagliatura sulla superficie delle cose che li abitano, della forma che sostengono e del passaggio che accettano, il nostro, attraverso la loro pura essenza magica.
La torre campanaria di Castellaro Lagusello, col progetto “Una Torre per l’Arte” a cura di Antonella Bosio, è un esempio cardine di luogo magico sospeso nel tempo; infatti il suo fascino non è passato inosservato agli occhi di Erika Tacchella, che è riuscita a creare una sinergia altrettanto seducente con la sua ricerca artistica fatta di certosine sperimentazioni tecniche, di attenti studi emozionali e trasporti del libero pensiero. La mostra “Alchimie temporali” è il connubio di tutte queste pratiche d’arte, e di vita, che prendono la forma di opere: quadri scultorei, disposti tra le mura della Torre.
Erika Tacchella è un’artista visuale con un assodato panorama artistico alle spalle che spazia dalla pittura alla scultura, attorniato da studi approfonditi in ambito delle scienze umane e della psicologia. Per iniziare a comprendere le opere di Erika Tacchella è necessario sottolineare l’importanza dei luoghi espositivi: è come se opere e ambiente fossero un tutt’uno, perché non si tratta mai d’interventi solo legati allo site-specific, è un continuo rimando fatto di mimesi, parti integrate, o ancora meglio sembra che le opere siano già là, sparse tra pietre e metalli, sull’acqua o nell’aria, in quei materiali sensibili, reattivi, che ci invitano a vedere il resto del reale non rappresentato. E così si crea un duplice aspetto legato all’intervento dell’artista: osservare e lasciarsi guardare, separare e amalgamare, sospendere e aspettare, senza limiti, escludendo l’idea di completezza o di finito, ma indicando qualcosa che non può essere delimitato: una trasformazione continua data da una curiosità istintuale e l’accettazione dell’imprevedibilità naturale.
I quadri scultorei, disposti lungo tutto il percorso della Torre, sono delle lastre in rame, lavorate con un processo di ossidazione ottenuto attraverso l'uso di reagenti e fuoco; il risultato sono dei lavori parietali che hanno l’eco di archeologie neolitiche. Le lastre si colorano di macchie turchesi e concrezioni verde cromo, alcuni punti si arricciano e diventano crateri dai quali sbavano delicate colature aranciate: tutto è ruggine, è corrosione, è traccia, è segno di un tempo condensato. Questi colori alcalini, i segni graffianti, le macchie bruciate sono come stilizzazioni del tempo, nascono andando dietro a certi tratti essenziali nel codice genetico della natura; infatti non hanno una fonte interna (la coscienza) né esterna (la cosiddetta realtà), non sono soggettivi né oggettivi, perché si danno come essenze d’una fissazione momentanea. L’unico artificio è la volontà, il temperamento, i parametri dell’artista che però devono subito accordarsi al mondo circostante pieno di reazioni fisiche e chimiche, mostrandoci l’inspiegabilità del tempo sotto forma di tracce folli. Questi quadri scultorei sono forme dell’inconoscibile: non sono figurativismo, tantomeno astrazione, perché spuntano nel momento stesso in cui le percepiamo, e non sarà possibile identificarsi per l’osservatore ma sarà possibile entrare nella condizione filosofica autentica per antonomasia: quella dell’intellezione.
In mostra è presente anche un’installazione processuale, dove si palesa il legame a doppio filo tra l’aspetto temporale e quello alchemico. Plic! Plic! Plic! È un suono cadenzato e meditativo, Plic! Plic! Plic! Ci sono delle sacche che contengono un liquido, questo liquido cade come cadrebbe all'interno
di grotte calcaree, o dal soffitto di casa per una perdita nelle tubature condominiali, e impatta su una lastra di metallo, esplodendo in miliardi di microscopiche particelle leggere ma fatali, tanto da lasciare la propria essenza impressa come una Sidone. “Gocce di vita” è il nome che Erika Tacchella ha dato a questo lavoro dove la meraviglia è racchiusa tutta nell’imprevedibilità di una natura appena forzata, giusto quel tanto per dare la possibilità a noi, esseri troppo momentanei, di osservare quello che solo vite vegetali e minerali hanno usualmente la possibilità di percepire. L’importanza di porre uno sguardo di questo genere ha un risvolto riflessivo, legato a un’immobilità, a una timidezza, una dolce sensibilità, che solo pietre e piante possono avere nel patire i flussi dell’esterno mondo; infatti non si può leggere quest’opera senza sentire un favore verso la magia naturale e spirituale: non c’è fuga da se stessi ma il restare saldi nello stillicidio di continui attimi presenti che si susseguono.
Nelle alchimie temporali di Erika Tacchella urge la necessità di cogliere ciò che sta per essere cancellato o eroso dalla fuga del tempo, è un modo di creare una memoria del mondo che abbraccia tutto, in particolare quello che pare essere senza splendore, d’altronde le memorie più intime si fondano sui dettagli più ordinari: la parete della cantina screpolata dalla muffa, il corrimano della stazione dei treni aranciato dalla ruggine, la grondaia di casa che non smette di far scivolare piccole quantità di acqua dopo il temporale. E alla fine capiremo che l’eternità non è altro che questo: il mondo già dato che si ripete, una piegatura del tempo infinito nella nicchia del presente, nelle cose che sono come sono, nell’evidenza che abbiamo sotto gli occhi, quindi: beneficiamone accogliendo tutti gli istanti di vita.
(Mauro Valsecchi)
Sono lieta di presentarvi la mia ultima collezione: otto opere materiche, quadri-sculture in rame, frutto di un processo di ossidazione ottenuto attraverso l'uso di reagenti e il fuoco. Questo processo, che attinge a tecniche antiche di patinatura a caldo dei metalli, genera rappresentazioni cariche di cromie fluttuanti e temporali.
La mia scelta di adottare questa metodologia non è casuale: essa mi permette di accelerare l'ossidazione del metallo, un fenomeno che nel mio immaginario simboleggia il trascorrere del tempo, l'evoluzione della vita e le sue inevitabili trasformazioni. Le opere sono esposte in ambienti ricchi di storia, dove persone, animali ed eventi hanno lasciato il loro segno, contribuendo al risultato che osserviamo oggi. L’atto ossidativo forzato rispecchia una velocizzazione di dinamiche quotidiane, il ritmo frenetico dei nostri tempi in cui non c’è più spazio per l’attesa.
La percezione visiva attuale rimane solo un momento nel tempo; mi chiedo come si evolveranno questi spazi storici e le rappresentazioni artistiche nei prossimi anni. La nostra esistenza è strettamente legata a questo concetto: come il metallo si trasforma lentamente sotto l'influenza di fattori esterni, così anche noi siamo plasmati dagli eventi, dalle persone e da forze più grandi di noi.
Il metallo ossidato diventa quindi il mezzo attraverso cui esprimo la trasformazione e l'impermanenza, offrendo una riflessione profonda sulla natura del tempo e della vita stessa.
Vi invito a immergervi in questa esperienza artistica e a riflettere sulle storie che il rame ossidato ha da raccontare.
È interessante osservare come questo concetto contrasti con la lenta e inesorabile trasformazione di un luogo storico, che muta gradualmente sotto l’influenza del tempo e degli elementi. Le mie opere, quindi, diventano un ponte tra la rapidità del presente e la lenta evoluzione del passato, catturando l'essenza del tempo in entrambe le sue dimensioni.
(Erika Tacchella)
03
agosto 2024
Erika Tacchella – Alchimie Temporali
Dal 03 agosto all'otto settembre 2024
arte contemporanea
Location
Torre Campanaria
Castellaro Lagusello, Via Castello, (MN)
Castellaro Lagusello, Via Castello, (MN)
Biglietti
Ingresso Intero 2€
Gruppi (min. 10persone) €1,50 cad
Orario di apertura
sabato e domenica
dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.00
Il 10 agosto “notte bianca”
apertura dalle 14.30 alle 22.30
Vernissage
3 Agosto 2024, Dalle 18.00 alle 20.00 con ingresso libero e gratuito
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