Torna la pittura di Ermanno Peviani, l’artista lodigiano che, ormai da anni, è protagonista di un percorso espressivo di caratura informale. Dopo la fortunata personale milanese, espone, DAL 13 APRILE (vernissage ore 11.15), presso la Proloco “Dino Villani” di Suzzara, un’ampia scelta di lavori, raccolti sotto il titolo “Vibranti armonie di colore”. Il percorso artistico di Peviani assume la dimensione di un mondo onirico fatto di luci e di colori che vibrano in un groviglio maieutico che va costi­tuendo un apparato simbolico nel quale l’uomo e la natura sono gli elementi su cui scorre il lento, ma ineludibile, fluire del tempo. Come in Piero Maggioni, Attilio Alfieri, Costanzo Mongini ed Ennio Morlotti, anche in Peviani è quindi possibile cogliere una sorta di interpretazione lirica del naturalismo che si esplicita nell’individuazione di una coloristica capace di cogliere l’essenza del dato natura­le secondo un preciso dettato estetico. Non c’è dunque in Ennanno Peviani alcuna preoccupazione imitativa del rea­le, e neppure un’apertura verso una dimensione folclorica, quanto piuttosto un’in­sistenza riguardo tutto ciò che è indefinito o difficilmente esprimibile, come le sensazioni e le emozioni. Quello di Peviani è piuttosto uno sguardo che osserva con attenzione e curiosità la natura, non limitandosi a descriverla per ciò che appa­re in superficie, uno sguardo che si ritrova a pieno nella palpitante alternanza cromatica di certe sue opere dove le sensazioni tattilo-visive nascono da elementi naturali dotati di una imprevedibile circolarità. Da qui nascono pure le felici ri­visitazioni dei paesaggi dell’Oltrepò, del Lodigiano, del Piacentino, e le suggesti­ve marine del Sud, da cui si articolano le più diverse riflessioni sul quotidiano e sul destino dell’uomo. Un’altra osservazione fondamentale per capire la pittura di Ermanno discende dal fatto che, solitamente, negli artisti che giungono all’informale i rife­rimenti alla realtà naturale sono, in genere, pochissimi, e per lo più vanno ad iscri­versi nella mente del loro creatore. In questo modo, la lettura del quadro diventa piuttosto ostica, a scapito di quella energia comunicativa che invece dovrebbe es­sere uno dei pregi di chi si propone di esporre la propria quadreria. Al contrario la pittura di Peviani è invece immediatamente intelligibile a tutti, indistintamente, offrendosi a molteplici e personali interpretazioni. Questo perché l’artista, pur non rappresentando esattamente i particolari minu­ti e fisici della realtà naturale che lo ispira, non omette quei riferimenti/segni, otte­nuti con le masse di colore, che guidano chi osserva i suoi lavori verso una auto­appropriazione dell’ opera, tanto che ciascuno di noi può spaziare con la fantasia anche oltre i limiti imposti dalla tela, prolungandola idealmente con lo sguardo e con la propria, particolare sensibilità. Bastano quindi le masse di colore o i tratti flessuosi di pennellate stese senza ripensamenti per rivelarci una vegetazione rigogliosissima, o le emozioni che si congiungono in un “intreccio” di sensazioni che si alternano e si sovrappongono, quasi a seguite lo stato d’animo nostro e dell’artista (s.f.)