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Errico Ruotolo – Necessità del presente
La mostra ricostruisce, attraverso quaranta dipinti e numerosi disegni, il lavoro di uno dei principali protagonisti della scena artistica napoletana degli ultimi trent’anni.
Comunicato stampa
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Sabato 12 gennaio, alle ore 18,00, nel Salone delle Conferenze del Fondo Regionale d’Arte Contemporanea di Baronissi, sarà inaugurata la mostra Errico Ruotolo necessità del presente, uno spaccato antologico curato da Massimo Bignardi che ricostruisce, attraverso quaranta dipinti e numerosi disegni, il lavoro di uno dei principali protagonisti della scena artistica napoletana degli ultimi trent’anni.
“Le immagini che Ruotolo ha fermato sulla tela in cinquant’anni della sua esperienza – scrive Massimo Bignardi nel saggio che apre la monografia pubblicata per l’occasione da Plectica Editrice –, lasciano intravedere spiragli sottratti dallo sguardo alla quotidianità della sua Napoli: un luogo tra i ‘luoghi’ dell’immaginazione che spazia dalla periferia di San Giovanni a quelle che una volta erano le ciminiere di Bagnoli, vale a dire un ‘vivaio umano’ che si comprime nell’amalgama di Spaccanapoli, sino a sperdersi nel colore della luce che filtra dalle vetrate di Santa Chiara. Un colore omogeneo, tra il grigio e il verde, che impagina il fondo di ogni sua opera sia di quelle di concretezza oggettuale realizzate negli anni Sessanta – penso a Edificio, 1962 o L'impallinato, del 1965 – o a quelle influenzate dalla Pop Art inglese, sulla scia di Kitaj, con una vena narrativa ed ironica, come è per le figure di Defiler, del 1967, ma anche per i dipinti cifrati da un recupero figurale, come Abbraccio capovolto, del 1978, La vedova, La maschera realizzati sullo scadere degli anni Settanta. Sarà lo stesso colore sul quale si affolleranno le larghe pennellate dettate da una gestualità e arricchite da colori squillanti come per le tele degli anni Ottanta segnate da un’astrazione di matrice lirica. [...]”
La mostra ricostruisce, attraverso opere rappresentative provenienti da collezioni private, i vari momenti dell’esperienza creativa di Ruotolo; essa propone cioè, quel processo “di lenta e silenziosa crescita”, partendo dalle opere realizzate “in quell’aria di novità che si spirava nella Napoli degli anni Cinquanta, vivificata dalle tensioni sobillate dall’attività e dalle aperture internazionali avviate dal Gruppo ‘58, e poi dalle figure che ne disegneranno la silhouette degli anni Settanta. Un momento ricco di personalità e di situazioni che proiettano Napoli nel circuito dell'esperienze europee, allertando una tensione che ritrova, negli anni Settanta in quel breve periodo di attenzione al ‘territorio’, il suo maggiore sviluppo in senso di apertura dialettica verso la sfera del ‘sociale’, proiezione di quel progetto di partecipazione, di sentita ed effettiva connessione dell'intellettuale con la realtà sociale, con l’ ambiente avvertito quale spazio della propria identità esistenziale”.
In tal senso il percorso, articolato da dipinti e da disegni, questi ultimi con una sezione a parte, documenta le pagine salienti della “quotidiana necessità di disegnare” che caratterizza l’intera esperienza di Ruotolo. Tra le opere esposte figurano dipinti quali, Paesaggio, del 1961 d’impronta informale, L’impallinato, del 1965, Volto Ovale, 1970 decisamente oggettuale, La veduta astrale del volatile, 1976, Laocoonte, del 1984 tra le opere significative della stagione di adesione ad un’astrazione lirica, Grande paesaggio napoletano, del 1987. Un tracciato che si allunga sino alle opere recenti realizzate in questo primo scorcio del Duemila: da Desaparecido, del 2000 ad Accident, del 2002, Pietre preziose, del 2004, Al-jazeera, del 2005, i recenti Tecnologia di Guerra, Un Dio assente, Suoni di guerra, tutti del 2006 e La fine, del 2007.
“Un’opera – conclude Bignardi – segna sempre un nuovo confine, una finestra che si apre al mondo, una soglia oltre la quale andare con l’emozionato respiro che accompagna la scoperta. Errico Ruotolo lavora su questo confine regalandoci pagine di pittura, di quella alta che non perde lo spirito e la volontà di dialogare con la quotidianità del mondo, cioè di dichiarare la sua necessità del presente: una pittura che non è solo la celebrazione dell’enigma della visibilità, bensì partecipata testimonianza, ossia azione diretta, orientata a sobillare le nostre coscienze.[...] Ruotolo non ha mai smesso ne smetterà di ascoltare il rumore dei suoi passi, di avvertire il respiro dell’ ‘essere’ nelle pause del tempo, di rispondere alle sue accensioni, alle accelerazioni che corrono verso l’ignoto o che scivolano nelle pieghe di una società mondana ed apparente, oppure nell’irrigidito schema produttivo della sua tecnologica. Lo fa lasciandosi guidare dal dubbio e interrogandosi, da pittore, sul valore delle immagini, sul loro proporsi come scritture, senza, però, abbandonare la sintassi della composizione, cedere all’effetto pittorico ovvero alla seduzione di linguaggi che, preventivamente, sono offerti a tutti i costi come ‘nuovi’. Ragiona sulla pittura come idea di materia che costruisce uno spazio, così come, in senso inverso, ripropone l’oggetto (elemento del suo modo di interpretare la scultura) quale dettato di immagini: cerca, cioè, di rendere lo spazio pittorico come un campo ove accade un evento, ove è possibile sentire contemporaneamente il tempo della storia e quello del presente.[...]”.
“Sono un pittore di libertà – dichiara l’artista nell’intervista realizzata da Marcella Ferro –. Odio la noia, sento che potrebbe uccidermi. Per me lo sperimentare costituisce il divertimento, il gioco, l’ironia, è un po’ questo il concetto: l’arte non è noia, l’arte è ricchezza. Ed è l’unica ricchezza che mi concedo. [...]. Ora la mia tavolozza è piena di colori brillanti perché continuo ad ispirarmi alla realtà che comunque è cambiata. Le strade sono colorate dai cartelloni pubblicitari ma la sostanza di questa società è sempre la stessa”.
Errico Ruotolo (Napoli 1939). Frequenta l'Accademia di Belle Arti di Napoli, allievo di Emilio Notte, e si diploma nel 1962. Conclusi gli studi intraprende lunghi viaggi, soggiornando per lunghi periodi all’estero. Fra gli anni Sessanta e Settanta, infatti, è dapprima a Parigi, successivamente si trasferisce a Monaco di baviera ed infine risiede ad Amsterdam dove lavora in uno studio di un suo amico olandese. La sua attività artistica ha inizio già dal 1956 quando vince il Premio Carta, Penna e Calamaio, tenutosi a Brescia. La prima personale è del 1964, allestita alla Vetreria Anziate di Anzio; nel 1966 partecipa a Proposta ’66, promossa dalla Galleria Cadario di Roma. Sul finire degli anni Sessanta sperimenta la tecnica dell’assemblaggio di materiali industriali e non, applicandoli sulla tela oppure creando delle sculture che definisce ‘oggetti’. Nel 1969 è tra i firmatari con Barbati, Bravi, D'Arista, Palleggiano e Pisani dell’atto costitutivo della Galleria Inesistente. Del 1971 è la personale alla Galleria Carolina di Portici, la presenza al Premio Nazionale di Pittura F. P. Michetti. Nel 1974 è invitato alla rassegna Arte-Impegno ’74, mentre nel 1975 inizia la collaborazione con l'A/Social Group, partecipando alle azioni svolte all'interno dell'ospedale psichiatrico Frullone di Napoli, attività documentata nella XXXVII Biennale di Venezia, nel Padiglione italiano, sezione Ambiente come Sociale. Nel 1983 alcune sue opere sono esposte nella collettiva Plexus '83, curata da Luigi Paolo Finizio ed allestita nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino a Napoli. È del 1984 la sua personale, dal titolo Il tempo, il colore, promossa dal Comune di Teggiano e dalla cattedra di Storia dell’arte contemporanea dell’Università di Salerno, curata da Massimo Bignardi ed allestita nel Chiostro della SS. Pietà di Teggiano. Sempre nel 1984 espone in Percorsi, rassegna ospitata dalla Maison de la Culture di Rennes. Nel 1987 tiene una personale all’Hotel La Palma di Capri: nello stesso anno è invitato nella mostra Astrazione, organizzata a Treia (Macerata) nell’ambito degli Incontri Internazionali d'Arte. Negli anni Novanta comincia ad inserire nell’impianto pittorico elementi a rilievo, modellati con gesso e ricoperti di garza. Il 1991 espone in The Modernity of Lyrism, mostra tenutasi alla Gummesons Gallery di Stoccolma e al Joensuu Museum, in Finlandia. Qualche anno più tardi, nel 1994, è allo Studio Morra con una personale; mentre nel 1995 aderisce al gruppo “Orologio ad acqua” con il quale è presente, successivamente, nella mostra Viaggiatori senza bagaglio, allestita al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, a Portici (Napoli). Del 2000 è la personale alla Fondazione Morra; nel 2001 è invitato a Insorgenze del classico, allestita a Villa Campolieto. Nel 2003 espone una sua grande tela nell’ambito della mostra Living Theatre, labirinti dell’immaginario, tenutasi a Castel Sant’Elmo, a Napoli. Sono del 2005 la personale Gli inediti di Errico Ruotolo, presso la Fondazione Morra e del 2007 quella dal titolo Errico Ruotolo – disegni del disonore, organizzata dalla Galleria Franco Riccardo Artecontemporanea di Napoli.
La mostra resterà aperta fino al 9 marzo.
(Ufficio stampa Paola Florio, segreteria organizzativa Fabiola De Chiara)
Catalogo pubblicato nella collana Contemporanea / monografie:
-Errico Ruotolo, necessità del presente, testo di Massimo Bignardi, con scritti dell’artista e un’intervista curata da Marcella Ferro, pp. 192, con 104 ill. a colori e 98 in b.n., Plectica Editrice, Salerno ISBN 978-88-88813-37-0
“Le immagini che Ruotolo ha fermato sulla tela in cinquant’anni della sua esperienza – scrive Massimo Bignardi nel saggio che apre la monografia pubblicata per l’occasione da Plectica Editrice –, lasciano intravedere spiragli sottratti dallo sguardo alla quotidianità della sua Napoli: un luogo tra i ‘luoghi’ dell’immaginazione che spazia dalla periferia di San Giovanni a quelle che una volta erano le ciminiere di Bagnoli, vale a dire un ‘vivaio umano’ che si comprime nell’amalgama di Spaccanapoli, sino a sperdersi nel colore della luce che filtra dalle vetrate di Santa Chiara. Un colore omogeneo, tra il grigio e il verde, che impagina il fondo di ogni sua opera sia di quelle di concretezza oggettuale realizzate negli anni Sessanta – penso a Edificio, 1962 o L'impallinato, del 1965 – o a quelle influenzate dalla Pop Art inglese, sulla scia di Kitaj, con una vena narrativa ed ironica, come è per le figure di Defiler, del 1967, ma anche per i dipinti cifrati da un recupero figurale, come Abbraccio capovolto, del 1978, La vedova, La maschera realizzati sullo scadere degli anni Settanta. Sarà lo stesso colore sul quale si affolleranno le larghe pennellate dettate da una gestualità e arricchite da colori squillanti come per le tele degli anni Ottanta segnate da un’astrazione di matrice lirica. [...]”
La mostra ricostruisce, attraverso opere rappresentative provenienti da collezioni private, i vari momenti dell’esperienza creativa di Ruotolo; essa propone cioè, quel processo “di lenta e silenziosa crescita”, partendo dalle opere realizzate “in quell’aria di novità che si spirava nella Napoli degli anni Cinquanta, vivificata dalle tensioni sobillate dall’attività e dalle aperture internazionali avviate dal Gruppo ‘58, e poi dalle figure che ne disegneranno la silhouette degli anni Settanta. Un momento ricco di personalità e di situazioni che proiettano Napoli nel circuito dell'esperienze europee, allertando una tensione che ritrova, negli anni Settanta in quel breve periodo di attenzione al ‘territorio’, il suo maggiore sviluppo in senso di apertura dialettica verso la sfera del ‘sociale’, proiezione di quel progetto di partecipazione, di sentita ed effettiva connessione dell'intellettuale con la realtà sociale, con l’ ambiente avvertito quale spazio della propria identità esistenziale”.
In tal senso il percorso, articolato da dipinti e da disegni, questi ultimi con una sezione a parte, documenta le pagine salienti della “quotidiana necessità di disegnare” che caratterizza l’intera esperienza di Ruotolo. Tra le opere esposte figurano dipinti quali, Paesaggio, del 1961 d’impronta informale, L’impallinato, del 1965, Volto Ovale, 1970 decisamente oggettuale, La veduta astrale del volatile, 1976, Laocoonte, del 1984 tra le opere significative della stagione di adesione ad un’astrazione lirica, Grande paesaggio napoletano, del 1987. Un tracciato che si allunga sino alle opere recenti realizzate in questo primo scorcio del Duemila: da Desaparecido, del 2000 ad Accident, del 2002, Pietre preziose, del 2004, Al-jazeera, del 2005, i recenti Tecnologia di Guerra, Un Dio assente, Suoni di guerra, tutti del 2006 e La fine, del 2007.
“Un’opera – conclude Bignardi – segna sempre un nuovo confine, una finestra che si apre al mondo, una soglia oltre la quale andare con l’emozionato respiro che accompagna la scoperta. Errico Ruotolo lavora su questo confine regalandoci pagine di pittura, di quella alta che non perde lo spirito e la volontà di dialogare con la quotidianità del mondo, cioè di dichiarare la sua necessità del presente: una pittura che non è solo la celebrazione dell’enigma della visibilità, bensì partecipata testimonianza, ossia azione diretta, orientata a sobillare le nostre coscienze.[...] Ruotolo non ha mai smesso ne smetterà di ascoltare il rumore dei suoi passi, di avvertire il respiro dell’ ‘essere’ nelle pause del tempo, di rispondere alle sue accensioni, alle accelerazioni che corrono verso l’ignoto o che scivolano nelle pieghe di una società mondana ed apparente, oppure nell’irrigidito schema produttivo della sua tecnologica. Lo fa lasciandosi guidare dal dubbio e interrogandosi, da pittore, sul valore delle immagini, sul loro proporsi come scritture, senza, però, abbandonare la sintassi della composizione, cedere all’effetto pittorico ovvero alla seduzione di linguaggi che, preventivamente, sono offerti a tutti i costi come ‘nuovi’. Ragiona sulla pittura come idea di materia che costruisce uno spazio, così come, in senso inverso, ripropone l’oggetto (elemento del suo modo di interpretare la scultura) quale dettato di immagini: cerca, cioè, di rendere lo spazio pittorico come un campo ove accade un evento, ove è possibile sentire contemporaneamente il tempo della storia e quello del presente.[...]”.
“Sono un pittore di libertà – dichiara l’artista nell’intervista realizzata da Marcella Ferro –. Odio la noia, sento che potrebbe uccidermi. Per me lo sperimentare costituisce il divertimento, il gioco, l’ironia, è un po’ questo il concetto: l’arte non è noia, l’arte è ricchezza. Ed è l’unica ricchezza che mi concedo. [...]. Ora la mia tavolozza è piena di colori brillanti perché continuo ad ispirarmi alla realtà che comunque è cambiata. Le strade sono colorate dai cartelloni pubblicitari ma la sostanza di questa società è sempre la stessa”.
Errico Ruotolo (Napoli 1939). Frequenta l'Accademia di Belle Arti di Napoli, allievo di Emilio Notte, e si diploma nel 1962. Conclusi gli studi intraprende lunghi viaggi, soggiornando per lunghi periodi all’estero. Fra gli anni Sessanta e Settanta, infatti, è dapprima a Parigi, successivamente si trasferisce a Monaco di baviera ed infine risiede ad Amsterdam dove lavora in uno studio di un suo amico olandese. La sua attività artistica ha inizio già dal 1956 quando vince il Premio Carta, Penna e Calamaio, tenutosi a Brescia. La prima personale è del 1964, allestita alla Vetreria Anziate di Anzio; nel 1966 partecipa a Proposta ’66, promossa dalla Galleria Cadario di Roma. Sul finire degli anni Sessanta sperimenta la tecnica dell’assemblaggio di materiali industriali e non, applicandoli sulla tela oppure creando delle sculture che definisce ‘oggetti’. Nel 1969 è tra i firmatari con Barbati, Bravi, D'Arista, Palleggiano e Pisani dell’atto costitutivo della Galleria Inesistente. Del 1971 è la personale alla Galleria Carolina di Portici, la presenza al Premio Nazionale di Pittura F. P. Michetti. Nel 1974 è invitato alla rassegna Arte-Impegno ’74, mentre nel 1975 inizia la collaborazione con l'A/Social Group, partecipando alle azioni svolte all'interno dell'ospedale psichiatrico Frullone di Napoli, attività documentata nella XXXVII Biennale di Venezia, nel Padiglione italiano, sezione Ambiente come Sociale. Nel 1983 alcune sue opere sono esposte nella collettiva Plexus '83, curata da Luigi Paolo Finizio ed allestita nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino a Napoli. È del 1984 la sua personale, dal titolo Il tempo, il colore, promossa dal Comune di Teggiano e dalla cattedra di Storia dell’arte contemporanea dell’Università di Salerno, curata da Massimo Bignardi ed allestita nel Chiostro della SS. Pietà di Teggiano. Sempre nel 1984 espone in Percorsi, rassegna ospitata dalla Maison de la Culture di Rennes. Nel 1987 tiene una personale all’Hotel La Palma di Capri: nello stesso anno è invitato nella mostra Astrazione, organizzata a Treia (Macerata) nell’ambito degli Incontri Internazionali d'Arte. Negli anni Novanta comincia ad inserire nell’impianto pittorico elementi a rilievo, modellati con gesso e ricoperti di garza. Il 1991 espone in The Modernity of Lyrism, mostra tenutasi alla Gummesons Gallery di Stoccolma e al Joensuu Museum, in Finlandia. Qualche anno più tardi, nel 1994, è allo Studio Morra con una personale; mentre nel 1995 aderisce al gruppo “Orologio ad acqua” con il quale è presente, successivamente, nella mostra Viaggiatori senza bagaglio, allestita al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, a Portici (Napoli). Del 2000 è la personale alla Fondazione Morra; nel 2001 è invitato a Insorgenze del classico, allestita a Villa Campolieto. Nel 2003 espone una sua grande tela nell’ambito della mostra Living Theatre, labirinti dell’immaginario, tenutasi a Castel Sant’Elmo, a Napoli. Sono del 2005 la personale Gli inediti di Errico Ruotolo, presso la Fondazione Morra e del 2007 quella dal titolo Errico Ruotolo – disegni del disonore, organizzata dalla Galleria Franco Riccardo Artecontemporanea di Napoli.
La mostra resterà aperta fino al 9 marzo.
(Ufficio stampa Paola Florio, segreteria organizzativa Fabiola De Chiara)
Catalogo pubblicato nella collana Contemporanea / monografie:
-Errico Ruotolo, necessità del presente, testo di Massimo Bignardi, con scritti dell’artista e un’intervista curata da Marcella Ferro, pp. 192, con 104 ill. a colori e 98 in b.n., Plectica Editrice, Salerno ISBN 978-88-88813-37-0
12
gennaio 2008
Errico Ruotolo – Necessità del presente
Dal 12 gennaio al 09 marzo 2008
arte contemporanea
Location
FRAC – CONVENTO FRANCESCANO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ
Baronissi, Via Convento, (Salerno)
Baronissi, Via Convento, (Salerno)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì: ore 9.00/13.00 - lunedì e giovedì: anche ore 16.00/19.00. sabato: ore 16.30/19.00 - domenica: ore 10.00/12.30
Vernissage
12 Gennaio 2008, ore 18
Autore
Curatore