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Ersilia Sarrecchia – Selvatica, ora che posso fermarmi a guardare
Ersilia Sarrecchia si addentra nella flora come una ninfa dei boschi, trattenendo la curiosità di un ricercatore, con la volontà di captare la sensualità latente dei fiori selvatici, attraverso il tocco della terra e dei petali, l’odore delle viole che si trasforma in materia pittorica.
Comunicato stampa
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DONNE CHE CORRONO SENZA I LUPI
L'ambiente che ci circonda spesso contribuisce alla creazione di una nostra identità, ancor più quello che ci avvicina al primordiale, come lo spazio incontaminato dei boschi.
Ersilia Sarrecchia è selvatica dentro e con questa sua nuova personale intende omaggiare la sua natura con una scelta pittorica che trascende dalla bontà del soggetto.
La sua attitudine è quella fondamentalmente di tutte le donne consapevoli, che abbracciano la naturalezza dell'essere senza timori di giudizio.
La serie Ora che posso fermarmi a guardare (col titolo ripreso da una poesia di Patrizia Cavalli) presenta assemblaggi di fiori e vegetazione, ed è composta da opere inedite su tela e tavola ad olio e tecniche miste, che fanno riferimento a passeggiate boschive, tra arbusti in cui spuntano germogli e ciclamini che iniziano a germogliare sotto il manto nevoso. Comprende accenni autobiografici e rimandi poetici, che si focalizzano sul respiro della terra e nel contempo sulla mancanza del respirare, come se fossimo, in qualità di spettatori, immersi in mezzo a quella natura che rinasce dal torpore invernale come metaforicamente succede anche sovente nella vita. La traccia autobiografica è dunque spunto di una rilettura metaforica dell'esistenza misteriosa delle piante, con un afflato romantico più che da esploratore naturalista.
I significati simbolici floreali, fanno da contrappunto al passo e al respiro dell'essere umano alleato con la natura circostante, che palpita come una presenza viva, come uno Sturm und drang fatto di percezioni alterate e sensorialità pura.
Ersilia Sarrecchia si addentra nella flora come una ninfa dei boschi, trattenendo la curiosità di un ricercatore, con la volontà di captare la sensualità latente dei fiori selvatici, spesso nascosta da un'apparenza non esteticamente apprezzabile, attraverso il tocco della terra e dei petali, l'odore deciso dei germogli, delle viole del tarassaco, che si trasforma in materia pittorica.
Erbe velenose e officinali usate un tempo per curare o praticare incantesimi stregati che con poche e rapide pennellate perdono la loro essenza formale e figurativa passando all'astrazione, e si plasmano sotto alla dittatura del pensiero dell'artista che destruttura.
Selvaggia è la donna quindi ma anche la stratificazione materica che viene interiorizzata e riformulata attraverso la puntualità istintiva del gesto e la pastosità del colore, che destruttura l'immagine fino ad a farla diventare altra cosa, a sostituirsi al soggetto e cancellarlo.
C'è una diretta corrispondenza tra le due parti nell'atto di rivivere una nuova fioritura, un nuovo inizio, la materia che si fa strada e si intreccia con un percorso vitale (Rifiorire).
Nel “suono della natura” gli spartiti musicali delle canzoni scelte non a caso, fanno da sfondo all'intercettazione della pennellata e all'effetto cromatico che si fonde alle note che appaiono dal livello sottostante. Pentagramma e fiori diventano un alfabeto dell'ascolto dei suoni naturali, del camminare assieme, del rifiorire e della metamorfosi in azione.
Un viaggio iniziatico in una nuova dimensione, un immergersi nei suoni che culmina nell'opera Scomposta, dove appare il buio mischiato al turbinio di cromatismi più cupi ma comunque avvolgenti. Ersilia Sarrecchia torna alle sue origini, quelle di Eva, dell'innocenza primordiale, o di Lilith, la sua parte oscura, dicotomia potente e ben presente nell'universo del femminile.
FRANCESCA BABONI
L'ambiente che ci circonda spesso contribuisce alla creazione di una nostra identità, ancor più quello che ci avvicina al primordiale, come lo spazio incontaminato dei boschi.
Ersilia Sarrecchia è selvatica dentro e con questa sua nuova personale intende omaggiare la sua natura con una scelta pittorica che trascende dalla bontà del soggetto.
La sua attitudine è quella fondamentalmente di tutte le donne consapevoli, che abbracciano la naturalezza dell'essere senza timori di giudizio.
La serie Ora che posso fermarmi a guardare (col titolo ripreso da una poesia di Patrizia Cavalli) presenta assemblaggi di fiori e vegetazione, ed è composta da opere inedite su tela e tavola ad olio e tecniche miste, che fanno riferimento a passeggiate boschive, tra arbusti in cui spuntano germogli e ciclamini che iniziano a germogliare sotto il manto nevoso. Comprende accenni autobiografici e rimandi poetici, che si focalizzano sul respiro della terra e nel contempo sulla mancanza del respirare, come se fossimo, in qualità di spettatori, immersi in mezzo a quella natura che rinasce dal torpore invernale come metaforicamente succede anche sovente nella vita. La traccia autobiografica è dunque spunto di una rilettura metaforica dell'esistenza misteriosa delle piante, con un afflato romantico più che da esploratore naturalista.
I significati simbolici floreali, fanno da contrappunto al passo e al respiro dell'essere umano alleato con la natura circostante, che palpita come una presenza viva, come uno Sturm und drang fatto di percezioni alterate e sensorialità pura.
Ersilia Sarrecchia si addentra nella flora come una ninfa dei boschi, trattenendo la curiosità di un ricercatore, con la volontà di captare la sensualità latente dei fiori selvatici, spesso nascosta da un'apparenza non esteticamente apprezzabile, attraverso il tocco della terra e dei petali, l'odore deciso dei germogli, delle viole del tarassaco, che si trasforma in materia pittorica.
Erbe velenose e officinali usate un tempo per curare o praticare incantesimi stregati che con poche e rapide pennellate perdono la loro essenza formale e figurativa passando all'astrazione, e si plasmano sotto alla dittatura del pensiero dell'artista che destruttura.
Selvaggia è la donna quindi ma anche la stratificazione materica che viene interiorizzata e riformulata attraverso la puntualità istintiva del gesto e la pastosità del colore, che destruttura l'immagine fino ad a farla diventare altra cosa, a sostituirsi al soggetto e cancellarlo.
C'è una diretta corrispondenza tra le due parti nell'atto di rivivere una nuova fioritura, un nuovo inizio, la materia che si fa strada e si intreccia con un percorso vitale (Rifiorire).
Nel “suono della natura” gli spartiti musicali delle canzoni scelte non a caso, fanno da sfondo all'intercettazione della pennellata e all'effetto cromatico che si fonde alle note che appaiono dal livello sottostante. Pentagramma e fiori diventano un alfabeto dell'ascolto dei suoni naturali, del camminare assieme, del rifiorire e della metamorfosi in azione.
Un viaggio iniziatico in una nuova dimensione, un immergersi nei suoni che culmina nell'opera Scomposta, dove appare il buio mischiato al turbinio di cromatismi più cupi ma comunque avvolgenti. Ersilia Sarrecchia torna alle sue origini, quelle di Eva, dell'innocenza primordiale, o di Lilith, la sua parte oscura, dicotomia potente e ben presente nell'universo del femminile.
FRANCESCA BABONI
21
giugno 2023
Ersilia Sarrecchia – Selvatica, ora che posso fermarmi a guardare
Dal 21 giugno al 09 luglio 2023
arte contemporanea
personale
personale
Location
RANAROSSA 3.0
Modena, Via Montevecchio, 21, (Modena)
Modena, Via Montevecchio, 21, (Modena)
Orario di apertura
da venerdì a domenica dalle 18 alle 20 e su appuntamento
Vernissage
21 Giugno 2023, dalle 18 alle 22
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico
Produzione organizzazione