Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Es – Eros e Sublime
La mostra indaga il rapporto fra letteratura erotica ed arte contemporanea
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 10 novembre 2018 alle 17.00, Villa Borletti, in via Dante Alighieri 63 a Origgio
(VA), inaugurerà
ES - Eros e Sublime
William Xerra, Anna Rosa Gavazzi, Gianfranco Milanesi, Stefano Rauzi, Pietro
Finelli, Fausta Squatriti
Claudia Berna, Paolo Casazza, Elena Borghi, Valentina Persico, Guido Nosari,
Stefania Romano, Antonio Pecchini, Paola Zampa, Veronique Pozzi
Una mostra organizzata dall’Associazione culturale Hesperia in collaborazione con la
galleria Vanna Casati e la Libreria Popolare di Via Tadino
A cura di Roberto Borghi in collaborazione con Fermo Stucchi
Catalogo pubblicato dalle edizioni Quaderni di Hesperia con testi di Roberto Borghi e
Pino Diecidue
Nel sistema psicanalitico freudiano l’Es rappresenta l’area più remota dell’inconscio, dalla quale
hanno origine gli impulsi sessuali e gli istinti distruttivi che l’Io ha il compito di ridimensionare, e il
Super-Io di controllare e reprimere. Freud ammetteva di aver «preso in prestito» il termine “Es” da
George Groddeck, un medico e analista tedesco che riteneva «una persona fuori dal comune e
valida dal punto di vista terapeutico», benché stigmatizzasse «l’impostazione mistica» delle sue
teorie refrattarie al dogmatismo positivista. Nel 1923 Groddeck aveva pubblicato a Vienna un
anomalo romanzo epistolare che aveva ottenuto un notevole successo e che oggi, nella sua
traduzione italiana (data alle stampe per la prima volta da Adelphi nel 1966), ha raggiunto la
tredicesima edizione. Il libro dell’Es. Lettere di psicoanalisi a un’amica è un carteggio
immaginario tra uno psicanalista e una paziente in cui l’Es si presenta come «un’entità
prodigiosa», «qualcosa d’ignoto dal quale l’uomo “è vissuto”», un «regno oscuro» nel quale
convivono, in maniera fecondamente ambigua, l’eros e la voluttà di morte, l’attrazione e la
repulsione per il corpo, e altre apparenti antinomie che in realtà non sono che manifestazioni di un
unico flusso energetico «lunatico e imprevedibile».
Riscoperto attorno alla metà degli anni Sessanta da Lawrence Durrell, Simone De Beauvoir,
Susan Sontag, Ingeborg Bachmann (che lo considerava un «classico del secolo» da «prescrivere
a tutti», come si fa con «le gocce per la tosse e le iniezioni»), oggetto di accesi dibattiti nel mondo
psicanalitico francese degli anni Settanta, Il libro dell’Es è stato letto, in diversi frangenti del loro
percorso biografico, dai sei artisti ai quali è dedicata la prima sezione della mostra. Ognuno di
loro, a distanza temporale dalla lettura e senza espliciti riferimenti al libro, ha creato opere nelle
quali si affaccia l’eros conturbante, spregiudicato e vitale celebrato dall’«analista selvaggio», come
Groddeck amava definirsi. In questi lavori, che talvolta costituiscono veri e propri cicli perlopiù
inediti, l’Es si relaziona con una categoria estetica verso la quale converge molta arte del
Novecento: il Sublime. Come mette in luce Il sublime è ora, un saggio sulle estetiche
contemporanee di Massimo Carboni pubblicato nel 1993 da Castelvecchi, alcuni tra i più
significativi esponenti delle avanguardie novecentesche percepiscono ormai la realtà come «una
sterminata, nauseante, insostenibile congerie di dettagli irriducibili agli schemi sintetizzatori del
pensiero e del linguaggio», avvertono «l’indecenza» degli strumenti linguistici con cui l’arte ha
affrontato sino ad allora il reale, e optano per un algido ma perturbante straniamento, per una
forma di sublimazione dell’energia caotica e disgregante che attraversa il mondo, e che forse non
è che uno dei volti dell’Es di Groddeck. Nei lavori in mostra però l’influsso del Sublime non annulla
l’istintualità dell’Es, ma si limita a comprimerla in una forma, a renderla implicita invece che
esplicita: la spinge a esprimersi, invece che per impulsi, per accenni, anzi per «balbettii».
Groddeck stesso nel suo Libro prefigura qualcosa di analogo quando ammette che «dell’inconscio
non si può parlare, ma solo balbettare qualcosa, o meglio, si può solo piano piano accennare a
questo o a quel particolare, se non si vuole che dal profondo emerga con clamore selvaggio la
genia infernale dell’universo sotterraneo». Il tono di fondo delle Lettere di psicanalisi peraltro è
quello di una maliziosa e garbata conversazione tra borghesi disinibiti che “spostano un po’ più in
là” i confini del pudore, senza mai davvero valicarli.
Alcune delle opere esposte invece non rifuggono dal «clamore selvaggio» dell’Es: è il caso del bel
ciclo di “disegni ritrovati” di Gianfranco Milanesi, mentre già Lola (2009) di Pietro Finelli accosta
la foto di un pube femminile a una poesia dattiloscritta e a un disegno intensamente evocativo
secondo una logica di libere associazioni, e gli Studi delle bestie di Stefano Rauzi (2014)
incanalano l’energia ferina dei corpi in forme infantili e grottesche. Altri lavori in mostra creati da
questi stessi artisti si muovono su di un filo più ambiguo, più sottile, più mentale. Questi tre
aggettivi si adattano benissimo alle foto ironiche e spiazzanti di Anna Rosa Gavazzi, in particolare
al dittico composto da Croce greca e Croce latina (2001), così come al ciclo dei Nudi a occhi chiusi
(fine anni Novanta – primi Duemila) di William Xerra: nudi disegnati realmente “a occhi chiusi” al
momento del risveglio mattutino, e perciò pregni di sfumature oniriche e di rimandi simbolici.
Chiude questa sezione della mostra un sontuoso e luttuoso Requiem con pube e tulipani (1997) di
Fausta Squatriti a ricordarci che l’Es di Groddeck contempla al suo interno una «connessione tra
la felicità e la morte» che si attua «nell’istante della più sublime voluttà dei sensi».
La seconda sezione della mostra raccoglie invece disegni e fotografie che possono essere ritenuti
dei diari di lettura di testi della letteratura erotica. Nove artisti sono stati invitati da Fermo
Stucchi e Roberto Borghi a scegliere un libro di argomento erotico, leggerlo e glossarlo
visivamente attraverso i loro lavori. I testi presi in considerazione da Claudia Berna, Paolo
Casazza, Elena Borghi, Valentina Persico, Guido Nosari, Stefania Romano, Antonio
Pecchini, Paola Zampa, Veronique Pozzi Painè spaziano da Autre éventail de Mademoiselle
Mallarmé di Stéphane Mallarmé a L’erotismo di Georges Bataille e Il nuovo mondo amoroso di
Charles Fourier, passando per Emmanuelle di Emmanuelle Arsan e E duro campo di battaglia il
letto, il romanzo di un’anonima scrittrice italiana (poi rivelatasi la germanista Bruna Bianchi) che
fece molto scalpore al momento della sua pubblicazione, nel 1994, da parte delle edizioni ES.
Questi volumi, e numerosi altri a tema erotico, saranno presenti in uno spazio-libreria creato
all’interno della mostra dalla Libreria Popolare di Via Tadino. In collaborazione con questa
libreria indipendente milanese attenta alla letteratura di ricerca, Villa Borletti ospiterà una volta al
mese presentazioni di libri dedicati a (o attraversati da) l’imprendibile Es di Groddeck.
La mostra è idealmente dedicata a Pino Diecidue, scomparso nell’aprile di quest’anno. Artista e
gallerista milanese che ha scoperto e sostenuto numerosi giovani artisti, Diecidue avrebbe dovuto
curare la mostra insieme con Roberto Borghi. In apertura dell’esposizione è presente un suo
collage in cui l’eros, per una volta, fa a meno del sublime.
La mostra sarà aperta sino al 27 gennaio 2019 con apertura il sabato e la domenica dalle
9.30 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00.
Per informazioni o visite durante la settimana chiamare il nr. 333 6919848
(VA), inaugurerà
ES - Eros e Sublime
William Xerra, Anna Rosa Gavazzi, Gianfranco Milanesi, Stefano Rauzi, Pietro
Finelli, Fausta Squatriti
Claudia Berna, Paolo Casazza, Elena Borghi, Valentina Persico, Guido Nosari,
Stefania Romano, Antonio Pecchini, Paola Zampa, Veronique Pozzi
Una mostra organizzata dall’Associazione culturale Hesperia in collaborazione con la
galleria Vanna Casati e la Libreria Popolare di Via Tadino
A cura di Roberto Borghi in collaborazione con Fermo Stucchi
Catalogo pubblicato dalle edizioni Quaderni di Hesperia con testi di Roberto Borghi e
Pino Diecidue
Nel sistema psicanalitico freudiano l’Es rappresenta l’area più remota dell’inconscio, dalla quale
hanno origine gli impulsi sessuali e gli istinti distruttivi che l’Io ha il compito di ridimensionare, e il
Super-Io di controllare e reprimere. Freud ammetteva di aver «preso in prestito» il termine “Es” da
George Groddeck, un medico e analista tedesco che riteneva «una persona fuori dal comune e
valida dal punto di vista terapeutico», benché stigmatizzasse «l’impostazione mistica» delle sue
teorie refrattarie al dogmatismo positivista. Nel 1923 Groddeck aveva pubblicato a Vienna un
anomalo romanzo epistolare che aveva ottenuto un notevole successo e che oggi, nella sua
traduzione italiana (data alle stampe per la prima volta da Adelphi nel 1966), ha raggiunto la
tredicesima edizione. Il libro dell’Es. Lettere di psicoanalisi a un’amica è un carteggio
immaginario tra uno psicanalista e una paziente in cui l’Es si presenta come «un’entità
prodigiosa», «qualcosa d’ignoto dal quale l’uomo “è vissuto”», un «regno oscuro» nel quale
convivono, in maniera fecondamente ambigua, l’eros e la voluttà di morte, l’attrazione e la
repulsione per il corpo, e altre apparenti antinomie che in realtà non sono che manifestazioni di un
unico flusso energetico «lunatico e imprevedibile».
Riscoperto attorno alla metà degli anni Sessanta da Lawrence Durrell, Simone De Beauvoir,
Susan Sontag, Ingeborg Bachmann (che lo considerava un «classico del secolo» da «prescrivere
a tutti», come si fa con «le gocce per la tosse e le iniezioni»), oggetto di accesi dibattiti nel mondo
psicanalitico francese degli anni Settanta, Il libro dell’Es è stato letto, in diversi frangenti del loro
percorso biografico, dai sei artisti ai quali è dedicata la prima sezione della mostra. Ognuno di
loro, a distanza temporale dalla lettura e senza espliciti riferimenti al libro, ha creato opere nelle
quali si affaccia l’eros conturbante, spregiudicato e vitale celebrato dall’«analista selvaggio», come
Groddeck amava definirsi. In questi lavori, che talvolta costituiscono veri e propri cicli perlopiù
inediti, l’Es si relaziona con una categoria estetica verso la quale converge molta arte del
Novecento: il Sublime. Come mette in luce Il sublime è ora, un saggio sulle estetiche
contemporanee di Massimo Carboni pubblicato nel 1993 da Castelvecchi, alcuni tra i più
significativi esponenti delle avanguardie novecentesche percepiscono ormai la realtà come «una
sterminata, nauseante, insostenibile congerie di dettagli irriducibili agli schemi sintetizzatori del
pensiero e del linguaggio», avvertono «l’indecenza» degli strumenti linguistici con cui l’arte ha
affrontato sino ad allora il reale, e optano per un algido ma perturbante straniamento, per una
forma di sublimazione dell’energia caotica e disgregante che attraversa il mondo, e che forse non
è che uno dei volti dell’Es di Groddeck. Nei lavori in mostra però l’influsso del Sublime non annulla
l’istintualità dell’Es, ma si limita a comprimerla in una forma, a renderla implicita invece che
esplicita: la spinge a esprimersi, invece che per impulsi, per accenni, anzi per «balbettii».
Groddeck stesso nel suo Libro prefigura qualcosa di analogo quando ammette che «dell’inconscio
non si può parlare, ma solo balbettare qualcosa, o meglio, si può solo piano piano accennare a
questo o a quel particolare, se non si vuole che dal profondo emerga con clamore selvaggio la
genia infernale dell’universo sotterraneo». Il tono di fondo delle Lettere di psicanalisi peraltro è
quello di una maliziosa e garbata conversazione tra borghesi disinibiti che “spostano un po’ più in
là” i confini del pudore, senza mai davvero valicarli.
Alcune delle opere esposte invece non rifuggono dal «clamore selvaggio» dell’Es: è il caso del bel
ciclo di “disegni ritrovati” di Gianfranco Milanesi, mentre già Lola (2009) di Pietro Finelli accosta
la foto di un pube femminile a una poesia dattiloscritta e a un disegno intensamente evocativo
secondo una logica di libere associazioni, e gli Studi delle bestie di Stefano Rauzi (2014)
incanalano l’energia ferina dei corpi in forme infantili e grottesche. Altri lavori in mostra creati da
questi stessi artisti si muovono su di un filo più ambiguo, più sottile, più mentale. Questi tre
aggettivi si adattano benissimo alle foto ironiche e spiazzanti di Anna Rosa Gavazzi, in particolare
al dittico composto da Croce greca e Croce latina (2001), così come al ciclo dei Nudi a occhi chiusi
(fine anni Novanta – primi Duemila) di William Xerra: nudi disegnati realmente “a occhi chiusi” al
momento del risveglio mattutino, e perciò pregni di sfumature oniriche e di rimandi simbolici.
Chiude questa sezione della mostra un sontuoso e luttuoso Requiem con pube e tulipani (1997) di
Fausta Squatriti a ricordarci che l’Es di Groddeck contempla al suo interno una «connessione tra
la felicità e la morte» che si attua «nell’istante della più sublime voluttà dei sensi».
La seconda sezione della mostra raccoglie invece disegni e fotografie che possono essere ritenuti
dei diari di lettura di testi della letteratura erotica. Nove artisti sono stati invitati da Fermo
Stucchi e Roberto Borghi a scegliere un libro di argomento erotico, leggerlo e glossarlo
visivamente attraverso i loro lavori. I testi presi in considerazione da Claudia Berna, Paolo
Casazza, Elena Borghi, Valentina Persico, Guido Nosari, Stefania Romano, Antonio
Pecchini, Paola Zampa, Veronique Pozzi Painè spaziano da Autre éventail de Mademoiselle
Mallarmé di Stéphane Mallarmé a L’erotismo di Georges Bataille e Il nuovo mondo amoroso di
Charles Fourier, passando per Emmanuelle di Emmanuelle Arsan e E duro campo di battaglia il
letto, il romanzo di un’anonima scrittrice italiana (poi rivelatasi la germanista Bruna Bianchi) che
fece molto scalpore al momento della sua pubblicazione, nel 1994, da parte delle edizioni ES.
Questi volumi, e numerosi altri a tema erotico, saranno presenti in uno spazio-libreria creato
all’interno della mostra dalla Libreria Popolare di Via Tadino. In collaborazione con questa
libreria indipendente milanese attenta alla letteratura di ricerca, Villa Borletti ospiterà una volta al
mese presentazioni di libri dedicati a (o attraversati da) l’imprendibile Es di Groddeck.
La mostra è idealmente dedicata a Pino Diecidue, scomparso nell’aprile di quest’anno. Artista e
gallerista milanese che ha scoperto e sostenuto numerosi giovani artisti, Diecidue avrebbe dovuto
curare la mostra insieme con Roberto Borghi. In apertura dell’esposizione è presente un suo
collage in cui l’eros, per una volta, fa a meno del sublime.
La mostra sarà aperta sino al 27 gennaio 2019 con apertura il sabato e la domenica dalle
9.30 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00.
Per informazioni o visite durante la settimana chiamare il nr. 333 6919848
10
novembre 2018
Es – Eros e Sublime
Dal 10 novembre 2018 al 27 gennaio 2019
fotografia
arte contemporanea
disegno e grafica
arte contemporanea
disegno e grafica
Location
VILLA BORLETTI
Origgio, Via Dante, 63, (Varese)
Origgio, Via Dante, 63, (Varese)
Orario di apertura
sabato e domenica dalle 9.30 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00
Vernissage
10 Novembre 2018, h 17
Autore
Curatore