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Esserci, non essendoci
Cinque artisti diversi nei temi e nello stile ma uniti da un comune sentire – Esserci, R-Esistere – nella convinzione che il lavoro artistico sia fondamentale ad ampliare e arricchire lo spazio umano.
Comunicato stampa
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Esserci, non essendoci.
Maurizio Aprea - in concomitanza con la sua partecipazione alla pluripersonale Più luce presso la Galleria Ostrakon di via Pastrengo 15 - inaugura la Mostra “Esserci, non essendoci” in via Confalonieri 11 insieme a Carla Barnabei, Carola De Agostini, Danny Mansmith e Monika Wolf.
Unisce le opere dei cinque tra artiste e artisti - diversi nei temi e nello stile - un filo di comune sentire, d’Esserci, di R-Esistere, affiancati nella convinzione che il lavoro artistico - che collega la vita al racconto della vita - sia parte fondamentale dell’esistenza e serva ad ampliare e arricchire lo spazio dell’ umano.
Maurizio Aprea. Nasce a Milano nel 1951. Dopo il Liceo artistico si diploma in scultura all’Accademia di Brera. Nei primi anni Settanta si dedica principalmente al disegno. Dal 1976 inizia a utilizzare materie plastiche illuminate dalla luce artificiale. “La sua ostinazione è desiderio costante di racconto […] racconto possibile con la rottura del linguaggio tradizionale, con l’invenzione di forme nuove, nuove possibilità espressive. “Gli “oscillanti” […] oscillano alle correnti d’aria o mossi dai gesti dello spettatore. Su queste lastre – graffiati, percettibili, non invadenti – piccoli frammenti di racconto che vanno a comporre una storia complessiva […] di immagini vive della memoria.” [da: Aprea, il nuovo racconto, di Piero Del Giudice]. Dal 1974 a oggi espone spesso privilegiando mostre che organizza autonomamente. Vive e lavora a Milano.
Kaapi Carla Barnabei. “Ho insegnato per metà della mia vita al liceo artistico di Brera, dove avevo studiato proseguendo con l’Accademia di Belle Arti. In seguito (negli anni ’70) ho iniziato un percorso di ricerca ancora in divenire. Sin da bambina ho trovato nel contatto e nel dialogo con la natura gioia e conforto appassionandomi all’arte ed alla musica popolare del mondo ed all’approccio sciamanico agli altri mondi. In seguito, questi riferimenti essenziali, via via, hanno ispirato il mio percorso per circa venti anni fino, nel 2008, alla formazione in astrosciamanesimo presso la Findhorn Foundation in Scozia ed il Centro Provordo di Jesi in Italia. Oggi, in questa seconda parte della mia vita ancora “Ascolto & racconto Storie”. Ascoltare la connessione tra i mondi e testimoniarlo, per questo, vivo come lavoro e lavoro come vivo, in bilico fra micro installazioni nel quotidiano ed interventi multi-mediali in mostre collettive e personali. Le mie installazioni nascono sempre da incontri intesi come ponti fra realtà multidimensionali apparentemente separate. Continuo a sconfinare in visioni tra poesia ed altre manifestazioni, nella vita quotidiana ed in altre dimensioni. Apro la porta a ciò che aspetto e non conosco, sempre disponibile a testimoniare e a condividere”.
Carola De Agostini. Nasce a Milano nel 1971. Frequenta L’Accademia di Belle Arti e si diploma in Scenografia nel 1995. Attraverso installazioni scenografiche insegue l’idea “dello spazio che racconta”, che evoca suggestioni e sensazioni, ricordi dell’infanzia e del vissuto. Per la progettazione delle installazioni a volte Carola prende spunto dal mondo delle fiabe e quindi dalle metafore o archetipi in esse contenuti. Col tempo la relazione con le installazioni si rafforza e il contesto inizia a non avere più la stessa importanza: è l’opera che racconta e trasforma mettendo in scena. La storia più strettamente “professionale” di Carola soddisfa il suo desiderio di apprendere tecniche e materiali per la realizzazione scenica: “ora come tecnico di palcoscenico mi piace pensare di essere strumento per la realizzazione della magia che ogni volta avviene sul palcoscenico.” Dal 1993 espone in collettive e personali. Vive e lavora in diverse città, per ora Milano, Firenze e Verona.
Danny Mansmith. “Lavorare con le mie mani mi ha salvato la vita. Invece di essere il più veloce o il più intelligente, ho trovato la mia forza, il mio rifugio e cuscino dal mondo nel fare arte. Mia nonna mi ha dato le prime lezioni d’arte quando ero molto giovane. Mentre crescevo, ha cucito i miei vestiti e questo mi ha influenzato. Poi mi ha insegnato a utilizzare la macchina da cucire, permettendomi di sbagliare e stimolando la mia creatività di bambino. Voglio fare arte usando le cose che mi circondano, seguendo l’ispirazione del cuore. Fare qualcosa di indossabile, disegnare con sharpies o la macchina da cucire, creare installazioni che incorporano tutti questi elementi è diventato la mia spiritualità – la mia sopravvivenza …”. Dal 2006 al 2011 espone in personali, collettive e conduce workshop. Vive e lavora a Chicago.
Monika Wolf. Nata a Essen, in Germania, si è diplomata in design alla Folkwangschule fur Gestaltung. Un viaggio nel Nord America e in Messico ha influenzato la sua futura ricerca che si riflette nel contenuto simbolico delle opere. Dopo questo viaggio decide di studiare educazione artistica alla Facoltà di Pedagogia presso l’Università di Düsseldorf, dove approfondisce la teoria dell’artista pedagogo e politico Joseph Beuys. Da sempre il suo lavoro è un tributo alle culture che vivono nel rispetto e nella narrazione dell’Uomo nel suo rapporto con la Natura con simboli e storie che ci riguardano ma che abbiamo tralasciato di ascoltare. Espone dal 1977 in Italia, Germania, Inghilterra, Turchia e negli Stati Uniti, a New York.
Maurizio Aprea - in concomitanza con la sua partecipazione alla pluripersonale Più luce presso la Galleria Ostrakon di via Pastrengo 15 - inaugura la Mostra “Esserci, non essendoci” in via Confalonieri 11 insieme a Carla Barnabei, Carola De Agostini, Danny Mansmith e Monika Wolf.
Unisce le opere dei cinque tra artiste e artisti - diversi nei temi e nello stile - un filo di comune sentire, d’Esserci, di R-Esistere, affiancati nella convinzione che il lavoro artistico - che collega la vita al racconto della vita - sia parte fondamentale dell’esistenza e serva ad ampliare e arricchire lo spazio dell’ umano.
Maurizio Aprea. Nasce a Milano nel 1951. Dopo il Liceo artistico si diploma in scultura all’Accademia di Brera. Nei primi anni Settanta si dedica principalmente al disegno. Dal 1976 inizia a utilizzare materie plastiche illuminate dalla luce artificiale. “La sua ostinazione è desiderio costante di racconto […] racconto possibile con la rottura del linguaggio tradizionale, con l’invenzione di forme nuove, nuove possibilità espressive. “Gli “oscillanti” […] oscillano alle correnti d’aria o mossi dai gesti dello spettatore. Su queste lastre – graffiati, percettibili, non invadenti – piccoli frammenti di racconto che vanno a comporre una storia complessiva […] di immagini vive della memoria.” [da: Aprea, il nuovo racconto, di Piero Del Giudice]. Dal 1974 a oggi espone spesso privilegiando mostre che organizza autonomamente. Vive e lavora a Milano.
Kaapi Carla Barnabei. “Ho insegnato per metà della mia vita al liceo artistico di Brera, dove avevo studiato proseguendo con l’Accademia di Belle Arti. In seguito (negli anni ’70) ho iniziato un percorso di ricerca ancora in divenire. Sin da bambina ho trovato nel contatto e nel dialogo con la natura gioia e conforto appassionandomi all’arte ed alla musica popolare del mondo ed all’approccio sciamanico agli altri mondi. In seguito, questi riferimenti essenziali, via via, hanno ispirato il mio percorso per circa venti anni fino, nel 2008, alla formazione in astrosciamanesimo presso la Findhorn Foundation in Scozia ed il Centro Provordo di Jesi in Italia. Oggi, in questa seconda parte della mia vita ancora “Ascolto & racconto Storie”. Ascoltare la connessione tra i mondi e testimoniarlo, per questo, vivo come lavoro e lavoro come vivo, in bilico fra micro installazioni nel quotidiano ed interventi multi-mediali in mostre collettive e personali. Le mie installazioni nascono sempre da incontri intesi come ponti fra realtà multidimensionali apparentemente separate. Continuo a sconfinare in visioni tra poesia ed altre manifestazioni, nella vita quotidiana ed in altre dimensioni. Apro la porta a ciò che aspetto e non conosco, sempre disponibile a testimoniare e a condividere”.
Carola De Agostini. Nasce a Milano nel 1971. Frequenta L’Accademia di Belle Arti e si diploma in Scenografia nel 1995. Attraverso installazioni scenografiche insegue l’idea “dello spazio che racconta”, che evoca suggestioni e sensazioni, ricordi dell’infanzia e del vissuto. Per la progettazione delle installazioni a volte Carola prende spunto dal mondo delle fiabe e quindi dalle metafore o archetipi in esse contenuti. Col tempo la relazione con le installazioni si rafforza e il contesto inizia a non avere più la stessa importanza: è l’opera che racconta e trasforma mettendo in scena. La storia più strettamente “professionale” di Carola soddisfa il suo desiderio di apprendere tecniche e materiali per la realizzazione scenica: “ora come tecnico di palcoscenico mi piace pensare di essere strumento per la realizzazione della magia che ogni volta avviene sul palcoscenico.” Dal 1993 espone in collettive e personali. Vive e lavora in diverse città, per ora Milano, Firenze e Verona.
Danny Mansmith. “Lavorare con le mie mani mi ha salvato la vita. Invece di essere il più veloce o il più intelligente, ho trovato la mia forza, il mio rifugio e cuscino dal mondo nel fare arte. Mia nonna mi ha dato le prime lezioni d’arte quando ero molto giovane. Mentre crescevo, ha cucito i miei vestiti e questo mi ha influenzato. Poi mi ha insegnato a utilizzare la macchina da cucire, permettendomi di sbagliare e stimolando la mia creatività di bambino. Voglio fare arte usando le cose che mi circondano, seguendo l’ispirazione del cuore. Fare qualcosa di indossabile, disegnare con sharpies o la macchina da cucire, creare installazioni che incorporano tutti questi elementi è diventato la mia spiritualità – la mia sopravvivenza …”. Dal 2006 al 2011 espone in personali, collettive e conduce workshop. Vive e lavora a Chicago.
Monika Wolf. Nata a Essen, in Germania, si è diplomata in design alla Folkwangschule fur Gestaltung. Un viaggio nel Nord America e in Messico ha influenzato la sua futura ricerca che si riflette nel contenuto simbolico delle opere. Dopo questo viaggio decide di studiare educazione artistica alla Facoltà di Pedagogia presso l’Università di Düsseldorf, dove approfondisce la teoria dell’artista pedagogo e politico Joseph Beuys. Da sempre il suo lavoro è un tributo alle culture che vivono nel rispetto e nella narrazione dell’Uomo nel suo rapporto con la Natura con simboli e storie che ci riguardano ma che abbiamo tralasciato di ascoltare. Espone dal 1977 in Italia, Germania, Inghilterra, Turchia e negli Stati Uniti, a New York.
18
aprile 2012
Esserci, non essendoci
Dal 18 al 27 aprile 2012
arte contemporanea
Location
SPAZIO LIBENTER
Milano, Via Federico Confalonieri, 11, (Milano)
Milano, Via Federico Confalonieri, 11, (Milano)
Orario di apertura
18-21
Vernissage
18 Aprile 2012, ore 19:30
Autore