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Eterotopie/Eterocronie
Eterotopie/Eterocronie è una selezione di video di giovani artisti italiani e internazionali: il video, per la sua natura mediale di immagine in movimento con effetto di realtà si presta ad essere letto come luogo altrove, spazio altro, esso stesso eterotopia
Comunicato stampa
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La Fondazione Menna in occasione della partecipazione alla Giornata del Contemporaneo indetta da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, presenta Eterotopie/Eterocronie, una selezione di video di giovani artisti italiani e internazionali.
Il video, per la sua natura mediale di immagine in movimento con effetto di realtà, si presta ad essere letto come spazio altro, esso stesso eterotopia.
Il titolo preso a prestito da Foucault svela la necessità di offrire un luogo d’attenzione alla frammentarietà e alla discontinuità del reale nella percezione che ne ha l’individuo e che trova una formalizzazione nella riflessione artistica. Ad ogni Eterotopia (spazio ‘altro’) si associa un’Eterocronia (tempo ‘altro’) senza alcuna unità strutturale: ad ogni luogo corrisponde un tempo ma non una determinata temporalità.
La nostra è l’epoca della simultaneità, non dell’accumulo furioso del futuro su un passato. Non c’è progressività nella storia ma c’è un dentro e un fuori, un qui ed un lì, con ritmi esterni ed interni, con tempi interni e tempi esterni.
Contro una certa storia che mitizza il passato e inneggia all’ ‘ideologia del ritorno’ si oppone la frammentarietà dell’eterocronia, narrazioni episodiche. Le Eterotopie, i luoghi “altri”, si susseguono, si sovrappongono e si giustappongono allo spazio reale. L'attraversamento della vita/cultura è l'attraversamento della diversità del luogo: un continuo travalicamento verso il fuori, un costante sincopato cambiamento di ritmi e velocità in accelerazione e rallentamento.
Il video permette un’esperienza libera dei luoghi, tale da evidenziare le discontinuità e le contraddizioni della città e della coscienza, in una altalenante impossibilità di giungere alla definizione, tra finzione e verità. Spazio anch'esso di attraversamento, rettangolo circoscritto che si natura in soglia da oltrepassare, il video si aggiunge e si sovrappone al luogo della quotidianità con la sua scansione temporale differente.
Lo spazio del mito (la narrazione mitologica nell’opera di Tessa Manon Den Uyl e la mitologia dell’individuo nell’opera di P. Berardinelli), totalmente de-funzionalizzato, va completamente rivisto alla luce della riflessione sulla possibilità della nuova meccanica di identificazione del soggetto.
La morte dell’individuo nel video di P. Stanovic si tinge ironicamente di rosa per la provocatoria scelta di eternizzare il momento del suicidio attraverso l’immaginazione.
L’arte esibita nella performance ripetibile all’infinito, lo sguardo documentativo dell’artista (V. Chimera) nel tentativo vano di essere impersonale, mostrano il frammento come episodio.
Le immagini interstiziali di D.A.Mancini sono anch’esse contro-spazi: la video-list non cerca di ristabilire organicità al susseguirsi continuo di immagini ma le restituisce al pubblico come frammenti.
I luoghi delle eterotopie cosiddette di crisi, carceri e manicomi, (nel lavoro di F. Barbieri e di S. Manzi) sono gli spazi in cui la cultura si istituzionalizza per mantenere una possibilità di controllo sull’individuo. Con il suo atto voyeuristico l’artista svela le differenze, penetra le barriere e le proietta sullo schermo.
Il tempo della morte raggelato in eternità è un tempo differente da quello della vita: ma nel luogo della morte e nel tempo della morte l’altrove è la vita (W. Picardi).
All’interno del spazio dello schermo, un’eterotopia associata ad un’eterocronia, S. Rossi rappresenta il tempo, mettendo in cortocircuito il discorso sull’unità.
Narrazioni episodiche (M. Senatore), narrazioni senza racconti (M. Di Leo): la storia che si racconta è fatta di temporalità; la Storia, invece, persa la lineare progressività, non può che essere considerata un insieme magmatico, un archivio da cui prelevare dati (M.V. Perrelli).
Una finzione con effetto di realtà l’omaggio a Gino de Dominicis di V.Frattini.
Il video, per la sua natura mediale di immagine in movimento con effetto di realtà, si presta ad essere letto come spazio altro, esso stesso eterotopia.
Il titolo preso a prestito da Foucault svela la necessità di offrire un luogo d’attenzione alla frammentarietà e alla discontinuità del reale nella percezione che ne ha l’individuo e che trova una formalizzazione nella riflessione artistica. Ad ogni Eterotopia (spazio ‘altro’) si associa un’Eterocronia (tempo ‘altro’) senza alcuna unità strutturale: ad ogni luogo corrisponde un tempo ma non una determinata temporalità.
La nostra è l’epoca della simultaneità, non dell’accumulo furioso del futuro su un passato. Non c’è progressività nella storia ma c’è un dentro e un fuori, un qui ed un lì, con ritmi esterni ed interni, con tempi interni e tempi esterni.
Contro una certa storia che mitizza il passato e inneggia all’ ‘ideologia del ritorno’ si oppone la frammentarietà dell’eterocronia, narrazioni episodiche. Le Eterotopie, i luoghi “altri”, si susseguono, si sovrappongono e si giustappongono allo spazio reale. L'attraversamento della vita/cultura è l'attraversamento della diversità del luogo: un continuo travalicamento verso il fuori, un costante sincopato cambiamento di ritmi e velocità in accelerazione e rallentamento.
Il video permette un’esperienza libera dei luoghi, tale da evidenziare le discontinuità e le contraddizioni della città e della coscienza, in una altalenante impossibilità di giungere alla definizione, tra finzione e verità. Spazio anch'esso di attraversamento, rettangolo circoscritto che si natura in soglia da oltrepassare, il video si aggiunge e si sovrappone al luogo della quotidianità con la sua scansione temporale differente.
Lo spazio del mito (la narrazione mitologica nell’opera di Tessa Manon Den Uyl e la mitologia dell’individuo nell’opera di P. Berardinelli), totalmente de-funzionalizzato, va completamente rivisto alla luce della riflessione sulla possibilità della nuova meccanica di identificazione del soggetto.
La morte dell’individuo nel video di P. Stanovic si tinge ironicamente di rosa per la provocatoria scelta di eternizzare il momento del suicidio attraverso l’immaginazione.
L’arte esibita nella performance ripetibile all’infinito, lo sguardo documentativo dell’artista (V. Chimera) nel tentativo vano di essere impersonale, mostrano il frammento come episodio.
Le immagini interstiziali di D.A.Mancini sono anch’esse contro-spazi: la video-list non cerca di ristabilire organicità al susseguirsi continuo di immagini ma le restituisce al pubblico come frammenti.
I luoghi delle eterotopie cosiddette di crisi, carceri e manicomi, (nel lavoro di F. Barbieri e di S. Manzi) sono gli spazi in cui la cultura si istituzionalizza per mantenere una possibilità di controllo sull’individuo. Con il suo atto voyeuristico l’artista svela le differenze, penetra le barriere e le proietta sullo schermo.
Il tempo della morte raggelato in eternità è un tempo differente da quello della vita: ma nel luogo della morte e nel tempo della morte l’altrove è la vita (W. Picardi).
All’interno del spazio dello schermo, un’eterotopia associata ad un’eterocronia, S. Rossi rappresenta il tempo, mettendo in cortocircuito il discorso sull’unità.
Narrazioni episodiche (M. Senatore), narrazioni senza racconti (M. Di Leo): la storia che si racconta è fatta di temporalità; la Storia, invece, persa la lineare progressività, non può che essere considerata un insieme magmatico, un archivio da cui prelevare dati (M.V. Perrelli).
Una finzione con effetto di realtà l’omaggio a Gino de Dominicis di V.Frattini.
06
ottobre 2007
Eterotopie/Eterocronie
06 ottobre 2007
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE FILIBERTO MENNA
Salerno, Lungomare Trieste, 13, (Salerno)
Salerno, Lungomare Trieste, 13, (Salerno)
Orario di apertura
18 – 22
Vernissage
6 Ottobre 2007, 18.00
Autore
Curatore