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Etta Fiorente – Per ogni rosa tremila spine
Una serie di disegni creati a penna, e installati su cornici fatte a mano in legno inchiodate al cartoncino, per una selezione dei più convulsi e tormentati lavori della giovane artista che cela la sua identità sotto lo pseudonimo di Etta Fiorente, nell’insolito contesto di uno studio di tatuaggi.
Comunicato stampa
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ETTA E IL MOSTRO
a cura di Filippo Bart
Il primo aggettivo che viene in mente osservando il lavoro di Etta Fiorente, è “tormentato”.
Siamo davanti alle pagine di un diario, ad una intimità che rappresenta se stessa attraverso un segno nervoso ed emotivo, che sembra volersi appropriare della pagina con un’urgenza drammatica ed immediata.
Ciò che ci coglie impreparati è il ritmo della narrazione, a tratti vorticoso e ossessivo, dove le parole compaiono in ogni spazio, quasi a voler avvolgere le figure come una coperta astratta, a tratti è invece lucido e preciso, quasi volesse recuperare un equilibrio compositivo perduto in precedenza.
C’è una presenza che ritroviamo in ogni pagina, o meglio un’assenza. Una presenza rappresentata da un vuoto riempito di segni marcati e ossessivi. Una sorta di abbandono performativo in grado di fare emergere un mostro. Un ombra. Una nuvola. Una deformità. “Il” mostro che c’è in ognuno di noi e che caratterizzandoci ci rende schiavi.
Ed è proprio nel sistema di relazioni tra soggetto e identità che si struttura il lavoro di Etta, nelle pagine del suo diario, nelle sue ruvide coperte che ci opprimono come gabbie, negli oggetti, organici e non, che lei mette sottovuoto, come se volesse isolare per sempre quegli elementi del soggetto che sfuggono a qualunque tentativo di identificazione.
Siamo quindi inevitabilmente e tragicamente trascinati di fronte ad una scelta: riconoscere tale mostro, farlo nostro, accudirlo e tentare di comprenderlo, oppure ripudiarlo, trovandoci nell’imbarazzo di negare la nostra unicità, il nostro elemento più intimamente caratterizzante. E’ questo il punto di maggiore forza di Etta, la sua sommessa, bisbigliata ma imperativa richiesta di accettare tale sfida: essere disposti a seguirla a conoscere il suo mostro, correndo il rischio affascinante di avvicinarsi al proprio.
Buon viaggio.
a cura di Filippo Bart
Il primo aggettivo che viene in mente osservando il lavoro di Etta Fiorente, è “tormentato”.
Siamo davanti alle pagine di un diario, ad una intimità che rappresenta se stessa attraverso un segno nervoso ed emotivo, che sembra volersi appropriare della pagina con un’urgenza drammatica ed immediata.
Ciò che ci coglie impreparati è il ritmo della narrazione, a tratti vorticoso e ossessivo, dove le parole compaiono in ogni spazio, quasi a voler avvolgere le figure come una coperta astratta, a tratti è invece lucido e preciso, quasi volesse recuperare un equilibrio compositivo perduto in precedenza.
C’è una presenza che ritroviamo in ogni pagina, o meglio un’assenza. Una presenza rappresentata da un vuoto riempito di segni marcati e ossessivi. Una sorta di abbandono performativo in grado di fare emergere un mostro. Un ombra. Una nuvola. Una deformità. “Il” mostro che c’è in ognuno di noi e che caratterizzandoci ci rende schiavi.
Ed è proprio nel sistema di relazioni tra soggetto e identità che si struttura il lavoro di Etta, nelle pagine del suo diario, nelle sue ruvide coperte che ci opprimono come gabbie, negli oggetti, organici e non, che lei mette sottovuoto, come se volesse isolare per sempre quegli elementi del soggetto che sfuggono a qualunque tentativo di identificazione.
Siamo quindi inevitabilmente e tragicamente trascinati di fronte ad una scelta: riconoscere tale mostro, farlo nostro, accudirlo e tentare di comprenderlo, oppure ripudiarlo, trovandoci nell’imbarazzo di negare la nostra unicità, il nostro elemento più intimamente caratterizzante. E’ questo il punto di maggiore forza di Etta, la sua sommessa, bisbigliata ma imperativa richiesta di accettare tale sfida: essere disposti a seguirla a conoscere il suo mostro, correndo il rischio affascinante di avvicinarsi al proprio.
Buon viaggio.
05
novembre 2016
Etta Fiorente – Per ogni rosa tremila spine
Dal 05 novembre al 17 dicembre 2016
arte contemporanea
performance - happening
serata - evento
performance - happening
serata - evento
Location
GIPSY CARAVAN TATTOO
Bologna, Via Giovanni Brugnoli, 8 a/b, (Bologna)
Bologna, Via Giovanni Brugnoli, 8 a/b, (Bologna)
Orario di apertura
da lunedì a sabato 12-19.30
Vernissage
5 Novembre 2016, ore 19
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