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Ettore Tavoletti – Di luce e di pietra. Diario alchemico e chimico
L’artista ascolano presenta un cospicuo numero di foto quasi esclusivamente di nudo femminile, stampate nella maggior parte su pietra (travertino, tufo, ecc.) con le tecniche dei sali
d’argento o di ferro e su carta con analogo procedimento.
Comunicato stampa
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L’artista ascolano presenta un cospicuo numero di foto, quasi esclusivamente di nudo femminile, stampate nella maggior parte su pietra (travertino, tufo, ecc.) con le tecniche dei sali d’argento o di ferro e su carta con analogo procedimento. Scrive la curatrice della mostra Simonetta Angelini:
Come fossili di luce. Come monoliti di memoria. Segnali.
In una archeologia paziente, sperimentale, tenace. Luce e tenebra, negativo e positivo, latente e presente. L'alchimia di chi cattura la pelle dalle cose, la meraviglia intima dai luoghi, attraverso un'opera al nero in una camera oscura. Di chi imprime con la luce.
Poi la chimica di chi conosce le cose e gli elementi, le loro relazioni e reazioni, le trasformazioni. Azioni, corrosioni, emersioni, invisibilità e apparenza. Il processo e il tempo. L'emergenza ectoplasmatica dell'immagine, l'impronta, il simulacro. La volontà di persistenza.
Ogni momento del fare fotografico è esplorato, compreso, esercitato. Poi sovvertito, dall'interno.
Il labor di Ettore Tavoletti è una esperienza continua, una sperimentazione costante di appropriazione e comprensione, un recupero storico ed empirico delle tecniche ottocentesche, di Talbot, alla riscoperta del pezzo unico, come resistendo alla bulimia iconografica che anestetizza la percezione, alla riproducibilità seriale della contemporaneità che sottrae l'aura alle cose. Contro la moltiplicabilità organica della fotografia.
L'automatismo meccanico dello scatto diviene esaltazione della visione, impressione, rifiuto della manipolazione, integralismo dell'immagine. Essa è costruita con sapienza evocativa. Creata come si escogita un piccolo mondo. Il nudo femminile diviene presenza sfuggente, pensiero di vanitas. Sacro, pudico, in una natura edenica e trasfigurata. È in ostensione come imago, cifra della bellezza: una schiena, un volume, una levigatezza, una anatomia di prossimità, una torsione centrifuga, una parzialità inclusiva ed esclusiva, ombre lunghe sui visi, turbamenti, una danza sensuale e intima in fragile equilibrio. I negativi sono trovati, sovrapposti, giustapposti, montati; creano dislocamenti, disorientamenti come in enigmatici e onirici rebus. Arcanamente. La città natale data per angoli, pietre, rue, cattedrali, piazze; diventa soggettiva, come fosse una proiezione interiore. Ogni soggetto è indizio, traccia e presenza manifesta di un senso. Come in un diario. Contro la declinazione testimoniale della realtà attribuita alla fotografia. Poi disintegrazioni pulviscolari dell'apparenza, spettri, presenze fantasmatiche, inconsistenze dinamiche; il movimento che deforma e disintegra, scompone. Con il ricordo delle cronofotografie di Marey, Muybridge e del fotodinamismo di Bragaglia. Analisi e sintesi. Contro il tempo fermato, la fissità. Resta la sospensione.
L'artista ama il processo. La durata, la fase, le attese, le incertezze, lo sviluppo, la manifestazione. Il negativo è la matrice, sintomo dell'intervento creativo. Impronta di sé la materia: la pietra, la carta di ogni consistenza in una urgenza di prova, di osservazione, di composizione, di presenza. Il positivo. Si compie la dialettica fotografica. La stampa su pietra ha un moto quasi litografico. La pietra naturale è scelta con cura. Evoca l'appartenenza alla terra marchigiana, la sapienza di un procedimento e di una preparazione, di una manipolazione e devozione ai materiali. Le scabrosità, le asperità, le cavità, le scheggiature, le porosità, le venature e la composizione geologica che è la storia della terra diventano parte integrante del lavoro artistico. Portano l'incanto del caos e dell'errore, la casualità di una reazione chimica, l'imprevedibilità organica, la tridimensionalità tattile di un bassorilievo, la sensualità di una consistenza, la possibilità di una durata. La pietra viene lavata, collata, poi bagnata con sali d'argento. Diviene sensibile come pelle. L'immagine si forma, si imprime e si manifesta per contatto con il negativo. Sali di ferro, bicromato di potassio, terre, seppiature. Blu, terra di siena, neri, bianchi. La stampa su carta è una prova d'autore. Unica. La latenza diventa consistenza. La scrittura di luce di Ettore Tavoletti è il diario alchemico e chimico di chi sa mostrare la membrana, fragile come una crisalide, delle cose. Una meraviglia primigenia fatta di luce e di pietra.
Marzo 2009 Simonetta Angelini
_________________________
Ettore Tavoletti è nato in Ascoli Piceno, ove tuttora risiede, nel 1942. Sin da giovanissimo si interessa di fotografia, materia che ha insegnato per 37 anni presso l'Istituto Statale d'Arte “O. Licini” di Ascoli Piceno. La sua ricerca artistica si è sviluppata soprattutto sul nudo femminile utilizzando esclusivamente le tecniche del bianco e nero. Ultimamente il suo interesse si è concentrato, in prevalenza sulla plasticità, sui volumi e la materia. Per poter coniugare bene questi tre aspetti ha scelto, come supporto per la stampa delle foto, la pietra: travertino, tufo , ecc. Particolari del corpo e pietre, scelti gli uni in funzione delle altre, gli danno l’opportunità di ottenere risultati particolarmente plastici combinando venature, macchie, crepe e buchi della pietra con le linee e i volumi sinuosi del corpo femminile. La pietra in questo modo, non è un semplice e anonimo supporto come la carta da stampa, ma è un elemento materico e grafico che invigorisce e impreziosisce l’opera. Ha esposto i suoi lavori in mostre personali presso il Centro d'Arte “L'Idioma” di Ascoli Piceno (1997);“L'Arco Amoroso” della Provincia di Ancona (1998); il “Palazzo dei Capitani” del Comune di Ascoli Piceno (2004); la Sala Espositiva delle Nuove Terme di AcquasantaTerme (2005); la Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto (2009). Su invito ha partecipato alla rasSegna “Marche Arte 2004” presso il museo Arte On di Castel di Lama; alla collettiva presso La Sfinge Malaspina di Ascoli Piceno; alle tredici edizioni dell'Asta di solidarietà “Aiutiamo la Pace” organizzate dalla Provincia di Ascoli Piceno; a Stanze aperte del Comune di Altidona (2008).
18
aprile 2009
Ettore Tavoletti – Di luce e di pietra. Diario alchemico e chimico
Dal 18 al 29 aprile 2009
fotografia
Location
PALAZZINA AZZURRA
San Benedetto Del Tronto, Viale Bruno Buozzi, 14, (Ascoli Piceno)
San Benedetto Del Tronto, Viale Bruno Buozzi, 14, (Ascoli Piceno)
Orario di apertura
10,00 - 13,00 / 16,00 - 19,00 (Lunedì chiuso)
Vernissage
18 Aprile 2009, ore 17
Autore
Curatore