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Eugenio Ampudia – Un inferno comodo
Curata da Blanca de la Torre, l’esposizione si prefigge di esplorare il rapporto tra l’arte e i luoghi ad essa assegnati. In particolare, l’opera di Eugenio Ampudia mette in discussione l’efficacia degli spazi conferiti alla cultura mirando a far esplodere l’analisi e l’esperienza dello spettatore in qualità di agente interprete, attivo e gestore di nuovi significati dell’opera d’arte.
Comunicato stampa
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Si svolgerà dal 9 febbraio al primo aprile 2018 negli spazi della Real Academia de España en Roma il progetto espositivo UN INFERNO COMODO, che raccoglie le opere dell’artista spagnolo Eugenio Ampudia.
Curata da Blanca de la Torre, l’esposizione si prefigge di esplorare il rapporto tra l’arte e i luoghi ad essa assegnati. In particolare, l’opera di Eugenio Ampudia mette in discussione l’efficacia degli spazi conferiti alla cultura mirando a far esplodere l’analisi e l’esperienza dello spettatore in qualità di agente interprete, attivo e gestore di nuovi significati dell’opera d’arte. Come idea centrale soggiace qui una rilettura insolita del concetto di patrimonio, inteso come uno spazio per riprendere e reinterpretare, luogo abitabile. Ampudia sottolinea così l’importanza di rendere più accessibile l’arte e di intendere la cultura e il patrimonio come spazi confortevoli. Parallelamente, propone una riflessione critica sul turismo culturale, legata in chiave metaforica a problematiche globali come il cambiamento climatico o le modalità di consumo, in particolar modo quella del nostro stesso patrimonio culturale e artistico.
L’itinerario del progetto si sviluppa, all’interno dell’Accademia, in quattro itinerari tematici.
Il primo, nel Salone delle Biblioteche, presenta le installazioni “site-specific” Fuoco freddo e Le parole sono troppo concrete: la prima, raffigurante una biblioteca in fiamme ed ispirata all’idea del Manifesto Futurista di Marinetti che, come parafrasa Ampudia, suggerisce di bruciare le biblioteche perché le ceneri saranno il concime per nuovi semi, è diventata una delle sue opere più iconiche e l’ha portato a bruciare metaforicamente biblioteche di tutto il mondo, tra cui la biblioteca del Museo Reina Sofía di Madrid, la National Library di Singapore, la National Gallery di Amman, il Museo Carrillo Gil di Città del Messico, il Museo de Arte Contemporáneo di Oaxaca, il Centro de las Artes di Monterrey, NC-Arte di Bogotá e la Galleria Colnaghi di Londra. Il titolo della seconda biblioteca parla invece della caratteristica delle parole di essere troppo concrete per raccontare certe cose e dell’importanza della comunicazione visiva per trasmettere idee.
Nel salone successivo, il Salone infestato, delle vetrine mostrano una selezione di disegni e bozzetti dell’artista che ci aiutano a comprendere l’origine dei suoi progetti. Sulle pareti di questo spazio è presente l’installazione Piaga, una moltitudine di scarafaggi che l’artista realizza da anni partendo da biglietti d’invito di mostre che sono a mano a mano aumentati e si presentano in diversi musei del mondo. In questa occasione si aggiungono quelli realizzati con gli inviti della stessa Academia de España en Roma insieme ad alcuni di altre istituzioni della città.
Le ultime due sale compongono il Salone in cui dormire, che presenta la serie completa di video che l’artista realizza dal 2008 a partire dal semplice gesto di trascorrere la notte in uno spazio rappresentativo dell’arte e della cultura, sempre a patto che apporti connotazioni politiche diverse in ogni singolo caso. Dietro l’apparente banalità di questo intervento, si cela una posizione di resistenza nei confronti di determinate politiche culturali e la distanza a cui hanno relegato il pubblico rispetto all’opera d’arte. Un lavoro che ci propone una riformulazione del nostro abitare in un atteggiamento che, nella sua semplicità e reiterazione in diversi contesti, restituisce lo sguardo alla modalità in cui l’individuo entra in contatto con lo spazio pubblico. Ampudia mira inoltre a trasformare lo spazio artistico in un luogo più prossimo, un luogo dell’arte vicino a tutti che ci faccia sentire come a casa. Finora ha dormito nel Museo del Prado sotto il dipinto Le fucilazioni del 3 maggio di Goya, nell’Alhambra di Granada, alla feria di ARCO Madrid, nella Biblioteca del Palacio Nacional da Ajuda di Lisbona, nel Palacio de la Música di Barcellona, nel Museo Anahuacali di Diego Rivera a Città del Messico, nonché nello stesso Tempietto di Bramante, un’altra delle opere realizzate per questa mostra.
Dall’altro lato, nell’installazione che dà il titolo a tutto il progetto, Un inferno comodo, Eugenio Ampudia trasforma il Tempietto di Bramante in un “chill-out” o un luogo di riposo per i turisti, con dei cuscini a forma di fiamme affinché i visitatori possano riposarsi all’inquietante suono del crepitio del fuoco. L’artista gioca con un’allusione all’inferno, da un lato parlando della de-sacralizzazione simbolica di quello spazio, dall’altro additando l’inferno turistico e strizzando ironicamente l’occhio al cambiamento climatico. Infine, offre una rilettura del tradizionale concetto di patrimonio, attraverso un palinsesto di correnti artistiche e periodi storici che propone al visitatore un’esperienza diversa da quella abituale di fronte a un monumento così iconico come il Tempietto.
L’esposizione prende dunque la Real Academia de España en Roma come epicentro di un ampio progetto che, nel corso di un anno, vedrà la collaborazione di altre istituzioni della città di Roma che fungeranno da satellite: tra queste la Fondazione Baruchello, nella cui sede Ampudia ha realizzato una installazione “site-specific”; l’associazione Tevereterno, con la quale l’artista realizzerà un’operazione nel fiume Tevere e l’Ambasciata di Spagna a Roma, che offrirà la propria facciata alla creatività di Ampudia, oltre a musei del calibro del MAXXI e della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, che saranno sedi di presentazioni e conferenze.
EUGENIO AMPUDIA (Melgar, Valladolid, Spagna. 1958)
Le sue opere sono state esposte a livello internazionale in luoghi come ZKM, Karlsruhe, Germania; Jordan National Gallery of Fine Arts, Amman, Giordania; Museo Carrillo Gil, Città del Messico, Centro de las Artes di Monterrey e Museo de Arte Contemporáneo di Oaxaca, Messico; NC-Arte di Bogotá, Colombia; Matadero Madrid, Spagna; MAC Museo Gas Natural Fenosa, La Coruña, Spagna; Boston Center for the Arts, Boston (MA), Stati Uniti; Ayala Museum, Manila, Filippine; e alle Biennali come quella di Singapore, l’Avana e la Bienal del Fin del Mundo in Argentina. La sua opera si trova in collezioni come quella del MNCARS (Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía), Madrid; MUSAC, Museo de Arte Contemporáneo de Castilla y León, León, ARTIUM (Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo), Vitoria-Gasteiz, IVAM (Instituto Valenciano de Arte Moderno), Valencia e La Caixa, tra le altre.
http://www.eugenioampudia.net/
BLANCA DE LA TORRE (León, Spagna. 1977)
Curatrice indipendente e critica d’arte. Prima del 2009, ha realizzato esposizioni a livello internazionale in città come New York, Praga, Londra e Madrid. Dal 2009 a 2014, svolge il ruolo di curatrice capo di ARTIUM, Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo (Vitoria-Gasteiz, Spagna). Successivamente è stata co-curatrice della trilogia di mostre Invisible Violence che ha avuto come sedi MoCAB (Belgrado, Serbia), Museo Artium e Salzburger Kunstverein (Salisburgo, Austria). Ha curato mostre anche a New York alla Y Gallery e alla Elisabeth Foundation for the Arts, in Messico el Centro de las Artes di Monterrey, el Museo Carrillo Gil a Città del Messico e nel Museo de Arte Contemporáneo di Oaxaca e in Colombia nel NC-Arte de Bogotá. Di recente ha realizzato esposizioni collettive tra cui spiccano Hybris al MUSAC (León, Spagna), e Imbalance al LAZNIA Center for Contemporary Art (Gdansk, Polonia).
Curata da Blanca de la Torre, l’esposizione si prefigge di esplorare il rapporto tra l’arte e i luoghi ad essa assegnati. In particolare, l’opera di Eugenio Ampudia mette in discussione l’efficacia degli spazi conferiti alla cultura mirando a far esplodere l’analisi e l’esperienza dello spettatore in qualità di agente interprete, attivo e gestore di nuovi significati dell’opera d’arte. Come idea centrale soggiace qui una rilettura insolita del concetto di patrimonio, inteso come uno spazio per riprendere e reinterpretare, luogo abitabile. Ampudia sottolinea così l’importanza di rendere più accessibile l’arte e di intendere la cultura e il patrimonio come spazi confortevoli. Parallelamente, propone una riflessione critica sul turismo culturale, legata in chiave metaforica a problematiche globali come il cambiamento climatico o le modalità di consumo, in particolar modo quella del nostro stesso patrimonio culturale e artistico.
L’itinerario del progetto si sviluppa, all’interno dell’Accademia, in quattro itinerari tematici.
Il primo, nel Salone delle Biblioteche, presenta le installazioni “site-specific” Fuoco freddo e Le parole sono troppo concrete: la prima, raffigurante una biblioteca in fiamme ed ispirata all’idea del Manifesto Futurista di Marinetti che, come parafrasa Ampudia, suggerisce di bruciare le biblioteche perché le ceneri saranno il concime per nuovi semi, è diventata una delle sue opere più iconiche e l’ha portato a bruciare metaforicamente biblioteche di tutto il mondo, tra cui la biblioteca del Museo Reina Sofía di Madrid, la National Library di Singapore, la National Gallery di Amman, il Museo Carrillo Gil di Città del Messico, il Museo de Arte Contemporáneo di Oaxaca, il Centro de las Artes di Monterrey, NC-Arte di Bogotá e la Galleria Colnaghi di Londra. Il titolo della seconda biblioteca parla invece della caratteristica delle parole di essere troppo concrete per raccontare certe cose e dell’importanza della comunicazione visiva per trasmettere idee.
Nel salone successivo, il Salone infestato, delle vetrine mostrano una selezione di disegni e bozzetti dell’artista che ci aiutano a comprendere l’origine dei suoi progetti. Sulle pareti di questo spazio è presente l’installazione Piaga, una moltitudine di scarafaggi che l’artista realizza da anni partendo da biglietti d’invito di mostre che sono a mano a mano aumentati e si presentano in diversi musei del mondo. In questa occasione si aggiungono quelli realizzati con gli inviti della stessa Academia de España en Roma insieme ad alcuni di altre istituzioni della città.
Le ultime due sale compongono il Salone in cui dormire, che presenta la serie completa di video che l’artista realizza dal 2008 a partire dal semplice gesto di trascorrere la notte in uno spazio rappresentativo dell’arte e della cultura, sempre a patto che apporti connotazioni politiche diverse in ogni singolo caso. Dietro l’apparente banalità di questo intervento, si cela una posizione di resistenza nei confronti di determinate politiche culturali e la distanza a cui hanno relegato il pubblico rispetto all’opera d’arte. Un lavoro che ci propone una riformulazione del nostro abitare in un atteggiamento che, nella sua semplicità e reiterazione in diversi contesti, restituisce lo sguardo alla modalità in cui l’individuo entra in contatto con lo spazio pubblico. Ampudia mira inoltre a trasformare lo spazio artistico in un luogo più prossimo, un luogo dell’arte vicino a tutti che ci faccia sentire come a casa. Finora ha dormito nel Museo del Prado sotto il dipinto Le fucilazioni del 3 maggio di Goya, nell’Alhambra di Granada, alla feria di ARCO Madrid, nella Biblioteca del Palacio Nacional da Ajuda di Lisbona, nel Palacio de la Música di Barcellona, nel Museo Anahuacali di Diego Rivera a Città del Messico, nonché nello stesso Tempietto di Bramante, un’altra delle opere realizzate per questa mostra.
Dall’altro lato, nell’installazione che dà il titolo a tutto il progetto, Un inferno comodo, Eugenio Ampudia trasforma il Tempietto di Bramante in un “chill-out” o un luogo di riposo per i turisti, con dei cuscini a forma di fiamme affinché i visitatori possano riposarsi all’inquietante suono del crepitio del fuoco. L’artista gioca con un’allusione all’inferno, da un lato parlando della de-sacralizzazione simbolica di quello spazio, dall’altro additando l’inferno turistico e strizzando ironicamente l’occhio al cambiamento climatico. Infine, offre una rilettura del tradizionale concetto di patrimonio, attraverso un palinsesto di correnti artistiche e periodi storici che propone al visitatore un’esperienza diversa da quella abituale di fronte a un monumento così iconico come il Tempietto.
L’esposizione prende dunque la Real Academia de España en Roma come epicentro di un ampio progetto che, nel corso di un anno, vedrà la collaborazione di altre istituzioni della città di Roma che fungeranno da satellite: tra queste la Fondazione Baruchello, nella cui sede Ampudia ha realizzato una installazione “site-specific”; l’associazione Tevereterno, con la quale l’artista realizzerà un’operazione nel fiume Tevere e l’Ambasciata di Spagna a Roma, che offrirà la propria facciata alla creatività di Ampudia, oltre a musei del calibro del MAXXI e della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, che saranno sedi di presentazioni e conferenze.
EUGENIO AMPUDIA (Melgar, Valladolid, Spagna. 1958)
Le sue opere sono state esposte a livello internazionale in luoghi come ZKM, Karlsruhe, Germania; Jordan National Gallery of Fine Arts, Amman, Giordania; Museo Carrillo Gil, Città del Messico, Centro de las Artes di Monterrey e Museo de Arte Contemporáneo di Oaxaca, Messico; NC-Arte di Bogotá, Colombia; Matadero Madrid, Spagna; MAC Museo Gas Natural Fenosa, La Coruña, Spagna; Boston Center for the Arts, Boston (MA), Stati Uniti; Ayala Museum, Manila, Filippine; e alle Biennali come quella di Singapore, l’Avana e la Bienal del Fin del Mundo in Argentina. La sua opera si trova in collezioni come quella del MNCARS (Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía), Madrid; MUSAC, Museo de Arte Contemporáneo de Castilla y León, León, ARTIUM (Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo), Vitoria-Gasteiz, IVAM (Instituto Valenciano de Arte Moderno), Valencia e La Caixa, tra le altre.
http://www.eugenioampudia.net/
BLANCA DE LA TORRE (León, Spagna. 1977)
Curatrice indipendente e critica d’arte. Prima del 2009, ha realizzato esposizioni a livello internazionale in città come New York, Praga, Londra e Madrid. Dal 2009 a 2014, svolge il ruolo di curatrice capo di ARTIUM, Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo (Vitoria-Gasteiz, Spagna). Successivamente è stata co-curatrice della trilogia di mostre Invisible Violence che ha avuto come sedi MoCAB (Belgrado, Serbia), Museo Artium e Salzburger Kunstverein (Salisburgo, Austria). Ha curato mostre anche a New York alla Y Gallery e alla Elisabeth Foundation for the Arts, in Messico el Centro de las Artes di Monterrey, el Museo Carrillo Gil a Città del Messico e nel Museo de Arte Contemporáneo di Oaxaca e in Colombia nel NC-Arte de Bogotá. Di recente ha realizzato esposizioni collettive tra cui spiccano Hybris al MUSAC (León, Spagna), e Imbalance al LAZNIA Center for Contemporary Art (Gdansk, Polonia).
08
febbraio 2018
Eugenio Ampudia – Un inferno comodo
Dall'otto febbraio al primo aprile 2018
arte contemporanea
Location
REAL ACADEMIA DE ESPANA – ACCADEMIA REALE DI SPAGNA
Roma, Via Di San Pietro In Montorio, 3, (Roma)
Roma, Via Di San Pietro In Montorio, 3, (Roma)
Orario di apertura
da Martedì a domenica, ore 10-18
Vernissage
8 Febbraio 2018, h 19.30
Autore
Curatore