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Eugenio Rinaldo – L’innaturale armonico
La sua attività, nel corso degli anni, è stato sempre caratterizzato da autonomia di ricerca che lo ha portato a realizzare un percorso personale attraverso tecniche espressive e messaggi simbolici utilizzati.
Comunicato stampa
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Il Brolo Centro d’Arte e Cultura continua la sua politica culturale, in onore dei celebri concittadini Giambattista Piranesi e Toni Benetton, con le sculture di Eugenio Rinaldo, ospitato in Sala Mogliano.
Lo scultore Eugenio Rinaldo, nato a Venezia nel 1934, vive e lavora nella campagna trevigiana di Preganziol, ma spesso si reca anche al Piave e sul Montello, dove recupera materiale per le sue sculture. Ricco il suo curriculum d’artista, che lo ha sempre visto impegnato sin dagli anni ’70, con esposizioni personali e collettive, in Italia e all’estero, che testimoniano la sua copiosa produzione e l’interesse suscitato da essa. Nel rispetto delle proprie tradizioni, l’opera dello scultore evidenzia un’origine da strati arcaici… e …dal suo microcosmo contadino (Carlo Munari, 1977). La sua attività, nel corso degli anni, è stato sempre caratterizzato da autonomia di ricerca che lo ha portato a realizzare un percorso personale attraverso tecniche espressive e messaggi simbolici utilizzati.
Il critico d’arte Licisco Magagnato ricorda come “…Rinaldo usava scolpire le sue piccole statue rappresentanti figure primigenie... ricavandole da grandi ciottoli di granito rosa o verde, o di arenaria bruna del Piave... La serie di queste raffinate stilizzazioni coniugava insieme la compattezza del materiale prescelto e la tematica del primordiale tra magico e simbolico, suggerendo alla memoria visioni ad un tempo di arcaicità e di primitiva brutalità... Questa ricerca, condotta con sapiente cura ha lasciato il posto all'approfondimento delle ragioni più intime dell'amore del semplice e dell’essenziale formale... La forma ha raggiunto il suo rigore essenziale e necessario: scomparsi insieme il condizionamento materico e la suggestione letteraria, lo scultore sembra ripercorrere a ritroso la via da Moore a Brancusi, per dispiegare con tutta sincerità e umiltà il vero e proprio, il vero e tutto suo senso dell'espressione scultorea.”
Personaggi del suo singolare mondo artistico sono le figure prese a prestito dalla mitologia antica, dalla natura, ma anche invenzioni di impianto geometrico, ed infine, in una diversa fase, i simboli della prima cristianità, raffigurata dalla Natività e dal mondo animato tipico delle scene ieratiche.
“…In tal modo le sculture di Rinaldo inverano un evento che si depone nel flusso del tempo interiore, sempre riflettendo una idea-madre. Così un torso femminile subito rinvia alla venere
steatopigia assunta quale genesi di vita: è la Madre Terra, la protettrice Demetra, dea della fecondità; e l’incontro, o l'abbraccio di due figure, l'elemento maschile e l'elemento femminile, in luogo dell’alludere a un momento d''amore celebra piuttosto l'inestinguibilità dello slancio di Eros nel segno della morale naturale; e talune figure accovacciate alludono, a loro volta, a benefiche deità silvane cui spetta l'ufficio di esorcizzare le forze oscure, maligne e catactonie… Una testimonianza di autenticità, dunque, che Eugenio Rinaldo può rendere al culmine di un agire assiduo, che per lunghi anni lo ha impegnato nel silenzioso confronto fra la sua realtà interiore e la realtà della sua terra. Ed anche una testimonianza poetica, intonata sulle corde di una recondita sacralità.”
Carlo Munari
“Le Natività di Rinaldo hanno una così sorgiva e immediata genuinità di sentimento e di evocazione poetica che presuppongono una capacità e uno stato di liberazione dagli orpelli culturali del nostro tempo che neppure il tranquillo isolamento a Preganziol basta spiegare… Ma, naturalmente, c’è da considerare la capacità di mediazione creativa e di meditazione di Rinaldo e la sua volontà di risalita alle origini come autenticità di sentire, di vedere, di modellare…Le figure, i gesti, i gruppi di animali, gli alberi, tutto è modellato in funzione di una animazione scenica ieratica… L’opera di Rinaldo vive ora di una narratività plastica tutta propria, in un’atmosfera che con autentica emozione coniuga la semplicità dell’arte con un profondo senso di umanità e di sacralità della vita e della natura.”
Giorgio Segato
Sempre Giorgio Segato spiega come l’artista, in seguito a diverse esperienze, trova anche differenti vie espressive (Padova 1988) “…L’esperienza al Simposio “Terra” di Kikanda (Jugoslavia) ha consentito a Rinaldo di rimettere le ‘mani in pasta’, di saziare il desiderio e la passione di stendere la propria sensorialità sulla materia e di manipolarla, trasformarla, renderla espressiva dei moti interni e dell’aspirazione a modulare i rapporti con lo spazio e nello spazio, dell’impulso a cogliere la forma come ritmo di materia e luce… Rinaldo superò presto anche il momento di congiunzione della plasticità cercata nella pietra e nei marmi con quella della materia modellata, inventando nell’argilla modulazioni archetipe di movimenti e di gesti fermati nella luce in una classica staticità fuori storia…”
“Il discorso critico su Eugenio Rinaldo stupisce per la misura che impone: raffronti primari, giudizi categorici, nessuna provvisorietà, nessuna prudenza. Il fatto è in diretto rapporto con la coerenza artistica e culturale dello scultore, il quale presenta nell'arte contemporanea italiana un risultato singolare, dove sono fusi i problemi del volume e della figura, del tempo e dello spazio sino a farsi inscindibili…Rinaldo rompe gli incanti della petrosità ricorrendo a pochi mezzi, da distribuire con eccezionale accortezza: contrasti fra liscio e ruvido e fra lucido e opaco, alternanze di linee e volumi, picchiettature, ombreggiature ottenuti di sorpresa accanto a una cavità o lungo un solco. La vitalità dei corpi così evocati nasce insieme dimessa e prepotente. I risultati sono davanti a tutti, e spiegano i richiami a Martini, a Moore, ed altri grandi, che stanno addosso al nostro scultore con il loro peso di insidia e dignità. Noi non li respingiamo, consapevoli che dal confronto la scultura di Rinaldo esce autentica, rivelando le radici culturali profonde da cui nasce. Il travaglio dell'arte contemporanea nelle esemplarità più significative è conosciuto e vissuto: ne potrebbe essere altrimenti.
Di nostro, in armonia con la lieta imprudenza che Rinaldo ci suggerisce, aggiungiamo in forma piena e in tutta coscienza che le sue sculture sono già nella storia dell'arte.”
Enzo Demattè
Lo scultore Eugenio Rinaldo, nato a Venezia nel 1934, vive e lavora nella campagna trevigiana di Preganziol, ma spesso si reca anche al Piave e sul Montello, dove recupera materiale per le sue sculture. Ricco il suo curriculum d’artista, che lo ha sempre visto impegnato sin dagli anni ’70, con esposizioni personali e collettive, in Italia e all’estero, che testimoniano la sua copiosa produzione e l’interesse suscitato da essa. Nel rispetto delle proprie tradizioni, l’opera dello scultore evidenzia un’origine da strati arcaici… e …dal suo microcosmo contadino (Carlo Munari, 1977). La sua attività, nel corso degli anni, è stato sempre caratterizzato da autonomia di ricerca che lo ha portato a realizzare un percorso personale attraverso tecniche espressive e messaggi simbolici utilizzati.
Il critico d’arte Licisco Magagnato ricorda come “…Rinaldo usava scolpire le sue piccole statue rappresentanti figure primigenie... ricavandole da grandi ciottoli di granito rosa o verde, o di arenaria bruna del Piave... La serie di queste raffinate stilizzazioni coniugava insieme la compattezza del materiale prescelto e la tematica del primordiale tra magico e simbolico, suggerendo alla memoria visioni ad un tempo di arcaicità e di primitiva brutalità... Questa ricerca, condotta con sapiente cura ha lasciato il posto all'approfondimento delle ragioni più intime dell'amore del semplice e dell’essenziale formale... La forma ha raggiunto il suo rigore essenziale e necessario: scomparsi insieme il condizionamento materico e la suggestione letteraria, lo scultore sembra ripercorrere a ritroso la via da Moore a Brancusi, per dispiegare con tutta sincerità e umiltà il vero e proprio, il vero e tutto suo senso dell'espressione scultorea.”
Personaggi del suo singolare mondo artistico sono le figure prese a prestito dalla mitologia antica, dalla natura, ma anche invenzioni di impianto geometrico, ed infine, in una diversa fase, i simboli della prima cristianità, raffigurata dalla Natività e dal mondo animato tipico delle scene ieratiche.
“…In tal modo le sculture di Rinaldo inverano un evento che si depone nel flusso del tempo interiore, sempre riflettendo una idea-madre. Così un torso femminile subito rinvia alla venere
steatopigia assunta quale genesi di vita: è la Madre Terra, la protettrice Demetra, dea della fecondità; e l’incontro, o l'abbraccio di due figure, l'elemento maschile e l'elemento femminile, in luogo dell’alludere a un momento d''amore celebra piuttosto l'inestinguibilità dello slancio di Eros nel segno della morale naturale; e talune figure accovacciate alludono, a loro volta, a benefiche deità silvane cui spetta l'ufficio di esorcizzare le forze oscure, maligne e catactonie… Una testimonianza di autenticità, dunque, che Eugenio Rinaldo può rendere al culmine di un agire assiduo, che per lunghi anni lo ha impegnato nel silenzioso confronto fra la sua realtà interiore e la realtà della sua terra. Ed anche una testimonianza poetica, intonata sulle corde di una recondita sacralità.”
Carlo Munari
“Le Natività di Rinaldo hanno una così sorgiva e immediata genuinità di sentimento e di evocazione poetica che presuppongono una capacità e uno stato di liberazione dagli orpelli culturali del nostro tempo che neppure il tranquillo isolamento a Preganziol basta spiegare… Ma, naturalmente, c’è da considerare la capacità di mediazione creativa e di meditazione di Rinaldo e la sua volontà di risalita alle origini come autenticità di sentire, di vedere, di modellare…Le figure, i gesti, i gruppi di animali, gli alberi, tutto è modellato in funzione di una animazione scenica ieratica… L’opera di Rinaldo vive ora di una narratività plastica tutta propria, in un’atmosfera che con autentica emozione coniuga la semplicità dell’arte con un profondo senso di umanità e di sacralità della vita e della natura.”
Giorgio Segato
Sempre Giorgio Segato spiega come l’artista, in seguito a diverse esperienze, trova anche differenti vie espressive (Padova 1988) “…L’esperienza al Simposio “Terra” di Kikanda (Jugoslavia) ha consentito a Rinaldo di rimettere le ‘mani in pasta’, di saziare il desiderio e la passione di stendere la propria sensorialità sulla materia e di manipolarla, trasformarla, renderla espressiva dei moti interni e dell’aspirazione a modulare i rapporti con lo spazio e nello spazio, dell’impulso a cogliere la forma come ritmo di materia e luce… Rinaldo superò presto anche il momento di congiunzione della plasticità cercata nella pietra e nei marmi con quella della materia modellata, inventando nell’argilla modulazioni archetipe di movimenti e di gesti fermati nella luce in una classica staticità fuori storia…”
“Il discorso critico su Eugenio Rinaldo stupisce per la misura che impone: raffronti primari, giudizi categorici, nessuna provvisorietà, nessuna prudenza. Il fatto è in diretto rapporto con la coerenza artistica e culturale dello scultore, il quale presenta nell'arte contemporanea italiana un risultato singolare, dove sono fusi i problemi del volume e della figura, del tempo e dello spazio sino a farsi inscindibili…Rinaldo rompe gli incanti della petrosità ricorrendo a pochi mezzi, da distribuire con eccezionale accortezza: contrasti fra liscio e ruvido e fra lucido e opaco, alternanze di linee e volumi, picchiettature, ombreggiature ottenuti di sorpresa accanto a una cavità o lungo un solco. La vitalità dei corpi così evocati nasce insieme dimessa e prepotente. I risultati sono davanti a tutti, e spiegano i richiami a Martini, a Moore, ed altri grandi, che stanno addosso al nostro scultore con il loro peso di insidia e dignità. Noi non li respingiamo, consapevoli che dal confronto la scultura di Rinaldo esce autentica, rivelando le radici culturali profonde da cui nasce. Il travaglio dell'arte contemporanea nelle esemplarità più significative è conosciuto e vissuto: ne potrebbe essere altrimenti.
Di nostro, in armonia con la lieta imprudenza che Rinaldo ci suggerisce, aggiungiamo in forma piena e in tutta coscienza che le sue sculture sono già nella storia dell'arte.”
Enzo Demattè
27
marzo 2004
Eugenio Rinaldo – L’innaturale armonico
Dal 27 marzo al 18 aprile 2004
arte contemporanea
Location
BROLO CENTRO D’ARTE E CULTURA
Mogliano Veneto, Via Rozone E Vitale, 5, (Treviso)
Mogliano Veneto, Via Rozone E Vitale, 5, (Treviso)
Orario di apertura
10.00 – 18.00
Tutti i giorni escluso il lunedì e l’11 aprile
Vernissage
27 Marzo 2004, ore 11.00