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Eurasia. Dissolvenze geografiche dell’arte
La mostra presenterà una visione dell’arte capace di “bucare” ogni identità separate e indicare la possibilità di un’arte scorrevole tra Europa e Asia, “Eurasia” appunto
Comunicato stampa
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L’esposizione, nata da un’idea e da un progetto di Achille Bonito Oliva, che si avvarrà della collaborazione di alcuni giovani curatori internazionali, presenterà una visione dell’arte capace di “bucare” ogni identità separate e indicare la possibilità di un’arte scorrevole tra Europa e Asia, “Eurasia” appunto.
Il titolo dell’esposizione è ripreso dal nome dato da Beuys a una serie di performances eseguite tra il 1966 e il 1968, e rappresentato in mostra dal video Eurasienstab, 1967, realizzato il 9 febbraio 1968 al Wide White Space di Anversa.
"Eurasia", secondo Beuys è una visione geografica e, insieme, espressione di una nuova e complessa identità artistica, non più territoriale e autarchica, ma centrata sul mondo e sull’uomo.
Nel 1967, l’artista tedesco con un apposito Manifesto aveva fondato lo stato fittizio di Eurasia. Un territorio aperto, senza limiti fisici e dogmatici: la rappresentazione geografica dell’utopica fusione tra realismo occidentale e misticismo orientale, il luogo della totalità non ancora dispersa.
Il termine “dissolvenze”, ripreso dal linguaggio cinematografico, vuole evidenziare lo sfumare da un territorio geoculturale all’altro, inteso come superamento del concetto separato di confine.
Arte totale, nuovo umanesimo e responsabilità etica sono le parole chiave di un progetto che risulta sorprendente se riconsiderato nella sua evoluzione dagli anni Sessanta fino ad oggi, da Beuys all’ultima generazione,
Alcuni argomenti fondamentali dell’opera di Beuys - il multiculturalismo e l’aspirazione ad un’arte totale, l’attitudine allo sconfinamento, e il “concetto ampliato dell’arte” – trovano infatti un puntualissimo riscontro nel lavoro degli artisti della giovane generazione.
La mostra, dunque, vuole evidenziare il superamento di un’arte puramente performativa a favore di una riflessione che recupera contenuti e tematiche del nostro tempo, vere e proprie emergenze, ed affermi come valore la coesistenza delle differenze.
La riflessione di Achille Bonito Oliva prende le mosse dall’idea che sia possibile confrontarsi in prospettiva storica con l’opera di Beuys rileggendola e ri-progettandola.
L ’esposizione traccerà un percorso originale attraverso il panorama artistico dell’Eurasia e individuerà atteggiamenti e progetti che reagiscono all’estetizzazione del quotidiano e all’abuso di realtà, proponendo una complessità linguistica che assomma espressioni diverse.
La constatazione che il modello di nuovo umanesimo di Eurasia viene effettivamente ripreso oggi da molti giovani artisti assegna alla mostra non solo il compito di documentare il loro lavoro, ma anche l’ambizione programmatica di schierarsi dalla parte di un’arte che recupera finalmente una forte attenzione alla realtà, e che la traduce in piccole utopie, tra desiderio e speranza ecologica di migliorare la qualità della vita.
Se è vero, come sostiene nel suo saggio Achille Bonito Oliva, che “l’eccesso di indifferenza duchampiana e l’edonismo performativo di parte dell’ultima generazione possono comportare non tanto l’hegeliana “morte dell’arte”, quanto piuttosto quella del pubblico”. Eurasia. Dissolvenze geografiche dell’arte si pone quindi l’obiettivo di recuperare una maggiore attenzione a temi attinenti al sociale, e di promuovere l’arte totale dei giovani di un ideale continente che scorre senza soluzione di continuità dall’Europa fino all’Asia.
Il titolo dell’esposizione è ripreso dal nome dato da Beuys a una serie di performances eseguite tra il 1966 e il 1968, e rappresentato in mostra dal video Eurasienstab, 1967, realizzato il 9 febbraio 1968 al Wide White Space di Anversa.
"Eurasia", secondo Beuys è una visione geografica e, insieme, espressione di una nuova e complessa identità artistica, non più territoriale e autarchica, ma centrata sul mondo e sull’uomo.
Nel 1967, l’artista tedesco con un apposito Manifesto aveva fondato lo stato fittizio di Eurasia. Un territorio aperto, senza limiti fisici e dogmatici: la rappresentazione geografica dell’utopica fusione tra realismo occidentale e misticismo orientale, il luogo della totalità non ancora dispersa.
Il termine “dissolvenze”, ripreso dal linguaggio cinematografico, vuole evidenziare lo sfumare da un territorio geoculturale all’altro, inteso come superamento del concetto separato di confine.
Arte totale, nuovo umanesimo e responsabilità etica sono le parole chiave di un progetto che risulta sorprendente se riconsiderato nella sua evoluzione dagli anni Sessanta fino ad oggi, da Beuys all’ultima generazione,
Alcuni argomenti fondamentali dell’opera di Beuys - il multiculturalismo e l’aspirazione ad un’arte totale, l’attitudine allo sconfinamento, e il “concetto ampliato dell’arte” – trovano infatti un puntualissimo riscontro nel lavoro degli artisti della giovane generazione.
La mostra, dunque, vuole evidenziare il superamento di un’arte puramente performativa a favore di una riflessione che recupera contenuti e tematiche del nostro tempo, vere e proprie emergenze, ed affermi come valore la coesistenza delle differenze.
La riflessione di Achille Bonito Oliva prende le mosse dall’idea che sia possibile confrontarsi in prospettiva storica con l’opera di Beuys rileggendola e ri-progettandola.
L ’esposizione traccerà un percorso originale attraverso il panorama artistico dell’Eurasia e individuerà atteggiamenti e progetti che reagiscono all’estetizzazione del quotidiano e all’abuso di realtà, proponendo una complessità linguistica che assomma espressioni diverse.
La constatazione che il modello di nuovo umanesimo di Eurasia viene effettivamente ripreso oggi da molti giovani artisti assegna alla mostra non solo il compito di documentare il loro lavoro, ma anche l’ambizione programmatica di schierarsi dalla parte di un’arte che recupera finalmente una forte attenzione alla realtà, e che la traduce in piccole utopie, tra desiderio e speranza ecologica di migliorare la qualità della vita.
Se è vero, come sostiene nel suo saggio Achille Bonito Oliva, che “l’eccesso di indifferenza duchampiana e l’edonismo performativo di parte dell’ultima generazione possono comportare non tanto l’hegeliana “morte dell’arte”, quanto piuttosto quella del pubblico”. Eurasia. Dissolvenze geografiche dell’arte si pone quindi l’obiettivo di recuperare una maggiore attenzione a temi attinenti al sociale, e di promuovere l’arte totale dei giovani di un ideale continente che scorre senza soluzione di continuità dall’Europa fino all’Asia.
27
giugno 2008
Eurasia. Dissolvenze geografiche dell’arte
Dal 27 giugno al 16 novembre 2008
arte contemporanea
Location
MART – Museo di Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Rovereto, Corso Angelo Bettini, 43, (Trento)
Rovereto, Corso Angelo Bettini, 43, (Trento)
Biglietti
Intero €10, ridotto €7, famiglie €20
Orario di apertura
mar-dom 10-18 ven 10-21 lunedì chiuso
Vernissage
27 Giugno 2008, ore 18
Autore
Curatore