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Eva Gerd – La silenziosa abitatrice del giardino anatomico
Come secondo intervento della rassegna “Usurato (jazzare sul tempo che passa)”, ci sarà in mostra un lavoro dell’artista danese Eva Gerd.
Comunicato stampa
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La “vetrina” espositiva del negozio di abiti vintage CLOSET, in via Metauro, 55 a Roma espone a seguito dell’installazione di Chiara Tommasi a cura di Stefano Elena, come secondo intervento della rassegna “Usurato (jazzare sul tempo che passa)”, un lavoro dell’artista danese Eva Gerd. Si tratta di una singolare manipolazione su abiti vintage della collezione privata CLOSET SECRET. Il lavoro viene quindi anche in questo caso sviluppato a partire da vestiti usati.
Eva Gerd attualmente vive a Città del Messico; si forma all’Accademia Reale delle Belle Arti di Copenaghen- Dipartimento di Scultura e Installazione negli anni 1986-93. Nel 1994 e nel 2007 e 2008 ottiene una borsa di studio all’Accademia di Danimarca a Roma per studiare scultura antica e anatomia umana.
Un senso dello spazio e dell’oggetto scultoreo e al contempo installativo, nel senso della possibilità di commistione di più media e della capacità di appropiarsi dello spazio, sono elementi che in maniera imprevedibile si combinano nel suo lavoro con la conoscenza dell’anatomia umana.
Il lavoro che presentiamo sembra essere l’altra faccia di quello presentato nel 2009 con la mostra “Descanso de los huesos viajeros” che si è tenuta nella galleria Terreno Baldío Arte a Città del Messico. Nel precedente lavoro delle ossa vere e proprie venivano rivestite con una lavorazione in tela molto delicata e molto sensuale, l’organico si fondeva e veniva “vestito”, nascosto, gratificato, reso nuovamente vivo dalla tela, dal vestimento. Gli oggetti erano ottenuti da questa lavorazione e ne erano la fusione. In questa occasione, al contrario, si parte dal vestito: Eva Gerd interviene sui vestiti della collezione in maniera forte e al contempo delicata, con la stessa sensualità che unisce in lei senza linea di confine la vita e la morte, l’organico e l’inorganico, ma anche l’interno e l’esterno, intendendo con interno l’anatomia del corpo umano e con esterno il vestito, vissuto come involucro a posteriori, vestito del corpo umano più che delle persone.
Nel vestito in questione lei innesta un organo visibile all’esterno.
Essa stessa scrive: “Ma l'organo cucito dentro il vestito, è un utero! non è solo applicato sopra, ho tolto della stoffa per integrarlo nel vestito, non volevo solo "decorare".(…) Perché questo vestito mi è tanto femminile… tanto bello e candido che mi cominciava a inquietare.. e cosa è più femminile dell’ utero..”
Il risultato, il vestito, è elegante, inquieta meno del puro candore perché è più terreno e più vero: paradossalmente mi viene da sottolineare che siamo i nostri organi interiori tanto e più di quanto siamo i nostri vestiti: il candore del vestito della collezione viene dunque si aggredito e modificato dalla rappresentazione, tra l’altro, dell’organo interno della donna, ma viene così anche reso terreno, ossia “vestito” a sua volta dall’umanità senza fronzoli, dal simbolo vero e senza simbologia della femminilità stessa.
Usurato
(jazzare sul tempo che passa)
Rassegna a cura di Fabrizio Pizzuto
Interpretare un luogo significa interpretarne in prima istanza lo spazio fisico. La “vetrina” espositiva del negozio di vintage CLOSET, in via Metauro, 55 a Roma, vedrà dunque alternarsi sei installazioni di artisti.
La vetrina espositiva per definizione indica lo stesso concetto di esporre, di mettere in mostra in senso lato.
Il compito che diamo è quello di esibire, interponendosi tra il vintage e la strada, opere d’arte, lasciandole affacciarsi lungo la via con discrezione o strillando il loro stesso comunicare: chiamare il passante, farsi guardare.
Inoltre, bisogna sempre fare i conti con i temi del luogo: svilupperemo una rassegna con tema “l’usura”, che nel tempo attraversa le cose e gli indumenti, e diventa parte integrante del “vissuto” e quindi del “vivente” di ognuno.
Dopo la prima installazione di Chiara Tommasi, a cura di Stefano Elena, si è deciso di proseguire il lavoro e di trasformarlo in una rassegna di sei giovani artisti.
Un arazzo concepito come una composizione di mutande femminili usate è il primo lavoro che la Tommasi ha realizzato il 3 ottobre 2009 per CLOSET in occasione della GIORNATA DEL CONTEMPORANEO.
Come secondo intervento Eva Gerd presenta la sua opera il 6 febbraio 2010: una singolare manipolazione su abiti vintage della collezione privata di CLOSET SECRET.
A questi due interventi seguirà quello di Simone Giovagnorio previsto per la primavera prossima, a chiudere la prima parte della rassegna.
Il lavoro degli artisti si snoda non necessariamente per osmosi ma talvolta addirittura per intermezzo, come un filtro appunto, tra la strada, il negozio e il tema, ritagliandosi un’esistenza e liberandosi infine dalle costrizioni a cui lo obblighiamo a confrontarsi.
Quel che accade è che il luogo attorno scompare per un attimo e ricompare più forte e più delineato, con contorni meno sfumati: dapprima come contenitore di un tema, di un discorso avanzato ed esposto dall’artista; in secondo luogo esso stesso come tema chiamato in causa ad esistere, come argomento della comunicazione. L’opera ottundendo prima e infine valorizzando la vetrina, ottiene dal suo canto, per paradosso di integrarsi fino quasi a dimenticarsene con il luogo stesso.
La pubblicazione di un piccolo catalogo, a chiusura della rassegna, intende essere una riflessione sul tema dell’usura e dell’usurato e da qui aprirsi fino a sottotemi possibili: dall’icona al tempo che svanisce, ogni artista sarà molto libero di divagare, di “jazzare” sul canovaccio.
E via via fino ad essere il negozio CLOSET stesso
Eva Gerd attualmente vive a Città del Messico; si forma all’Accademia Reale delle Belle Arti di Copenaghen- Dipartimento di Scultura e Installazione negli anni 1986-93. Nel 1994 e nel 2007 e 2008 ottiene una borsa di studio all’Accademia di Danimarca a Roma per studiare scultura antica e anatomia umana.
Un senso dello spazio e dell’oggetto scultoreo e al contempo installativo, nel senso della possibilità di commistione di più media e della capacità di appropiarsi dello spazio, sono elementi che in maniera imprevedibile si combinano nel suo lavoro con la conoscenza dell’anatomia umana.
Il lavoro che presentiamo sembra essere l’altra faccia di quello presentato nel 2009 con la mostra “Descanso de los huesos viajeros” che si è tenuta nella galleria Terreno Baldío Arte a Città del Messico. Nel precedente lavoro delle ossa vere e proprie venivano rivestite con una lavorazione in tela molto delicata e molto sensuale, l’organico si fondeva e veniva “vestito”, nascosto, gratificato, reso nuovamente vivo dalla tela, dal vestimento. Gli oggetti erano ottenuti da questa lavorazione e ne erano la fusione. In questa occasione, al contrario, si parte dal vestito: Eva Gerd interviene sui vestiti della collezione in maniera forte e al contempo delicata, con la stessa sensualità che unisce in lei senza linea di confine la vita e la morte, l’organico e l’inorganico, ma anche l’interno e l’esterno, intendendo con interno l’anatomia del corpo umano e con esterno il vestito, vissuto come involucro a posteriori, vestito del corpo umano più che delle persone.
Nel vestito in questione lei innesta un organo visibile all’esterno.
Essa stessa scrive: “Ma l'organo cucito dentro il vestito, è un utero! non è solo applicato sopra, ho tolto della stoffa per integrarlo nel vestito, non volevo solo "decorare".(…) Perché questo vestito mi è tanto femminile… tanto bello e candido che mi cominciava a inquietare.. e cosa è più femminile dell’ utero..”
Il risultato, il vestito, è elegante, inquieta meno del puro candore perché è più terreno e più vero: paradossalmente mi viene da sottolineare che siamo i nostri organi interiori tanto e più di quanto siamo i nostri vestiti: il candore del vestito della collezione viene dunque si aggredito e modificato dalla rappresentazione, tra l’altro, dell’organo interno della donna, ma viene così anche reso terreno, ossia “vestito” a sua volta dall’umanità senza fronzoli, dal simbolo vero e senza simbologia della femminilità stessa.
Usurato
(jazzare sul tempo che passa)
Rassegna a cura di Fabrizio Pizzuto
Interpretare un luogo significa interpretarne in prima istanza lo spazio fisico. La “vetrina” espositiva del negozio di vintage CLOSET, in via Metauro, 55 a Roma, vedrà dunque alternarsi sei installazioni di artisti.
La vetrina espositiva per definizione indica lo stesso concetto di esporre, di mettere in mostra in senso lato.
Il compito che diamo è quello di esibire, interponendosi tra il vintage e la strada, opere d’arte, lasciandole affacciarsi lungo la via con discrezione o strillando il loro stesso comunicare: chiamare il passante, farsi guardare.
Inoltre, bisogna sempre fare i conti con i temi del luogo: svilupperemo una rassegna con tema “l’usura”, che nel tempo attraversa le cose e gli indumenti, e diventa parte integrante del “vissuto” e quindi del “vivente” di ognuno.
Dopo la prima installazione di Chiara Tommasi, a cura di Stefano Elena, si è deciso di proseguire il lavoro e di trasformarlo in una rassegna di sei giovani artisti.
Un arazzo concepito come una composizione di mutande femminili usate è il primo lavoro che la Tommasi ha realizzato il 3 ottobre 2009 per CLOSET in occasione della GIORNATA DEL CONTEMPORANEO.
Come secondo intervento Eva Gerd presenta la sua opera il 6 febbraio 2010: una singolare manipolazione su abiti vintage della collezione privata di CLOSET SECRET.
A questi due interventi seguirà quello di Simone Giovagnorio previsto per la primavera prossima, a chiudere la prima parte della rassegna.
Il lavoro degli artisti si snoda non necessariamente per osmosi ma talvolta addirittura per intermezzo, come un filtro appunto, tra la strada, il negozio e il tema, ritagliandosi un’esistenza e liberandosi infine dalle costrizioni a cui lo obblighiamo a confrontarsi.
Quel che accade è che il luogo attorno scompare per un attimo e ricompare più forte e più delineato, con contorni meno sfumati: dapprima come contenitore di un tema, di un discorso avanzato ed esposto dall’artista; in secondo luogo esso stesso come tema chiamato in causa ad esistere, come argomento della comunicazione. L’opera ottundendo prima e infine valorizzando la vetrina, ottiene dal suo canto, per paradosso di integrarsi fino quasi a dimenticarsene con il luogo stesso.
La pubblicazione di un piccolo catalogo, a chiusura della rassegna, intende essere una riflessione sul tema dell’usura e dell’usurato e da qui aprirsi fino a sottotemi possibili: dall’icona al tempo che svanisce, ogni artista sarà molto libero di divagare, di “jazzare” sul canovaccio.
E via via fino ad essere il negozio CLOSET stesso
06
febbraio 2010
Eva Gerd – La silenziosa abitatrice del giardino anatomico
Dal 06 al 20 febbraio 2010
arte contemporanea
Location
CLOSET
Roma, Via Metauro, 55, (Roma)
Roma, Via Metauro, 55, (Roma)
Orario di apertura
lun-sab. 10:30-14:30 16:30-20:00
Vernissage
6 Febbraio 2010, ore 18
Autore
Curatore