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Eva Tomei – Dalla parte di Marcel
Dalla parte di Marcel è una raccolta di fotografie che Eva Tomei dedica a Proust, ai suoi luoghi ma soprattutto al modo in cui Marcel dava significato a ciò che vedeva e sentiva: un modo che è propriamente fotografico.
Comunicato stampa
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Dalla parte di Marcel è una raccolta di fotografie che Eva Tomei dedica a Proust, ai suoi luoghi ma soprattutto al modo in cui Marcel dava significato a ciò che vedeva e sentiva: un modo che è propriamente fotografico. Il dispositivo della fotografia, infatti, sembra essere interno alle relazioni mentali di Proust, all’“odissea circolare del suo pensiero” che porta lo scrittore a ricomporre il suo io frammentario in un mosaico di sensazioni sovrapposte. La fotografia è l’arte tecnologica che svela e complica, nello stesso tempo, questo meccanismo, portando alla luce le relazioni tra le cose e, nello stesso tempo, occultandone altre. Tutto ciò al di là dell’intenzione, perché la fotografia è un’arte senza soggetto come l’ha definita Mario Costa. La tecnologia rivela elementi che l’intenzione del fotografo non prevede e quindi innesca altri percorsi narrativi involontari.
In questo procedimento il fotografo, la macchina e il soggetto fotografato costituiscono un unico dispositivo che sottrae alla realtà il peso della mediazione dell’autore e della differenza del soggetto assimilandoli tutti in un unico flusso che la fotografia rivela.
Dalla parte di Marcel è come dire Dalla parte di Swann, il primo volume di Alla ricerca del tempo perduto di Proust. Il tempo perduto è ritrovato attraverso la scoperta della contemporaneità continua, della stratificazione anacronistica, della forma palinsesto, del mosaico… che rompono con l’idea di sviluppo cronologico e di differenza tra soggetto e oggetto. Altri modi, a ben vedere, di rendere il dispositivo fotografico.
Nell’ultimo volume del ciclo, Il tempo ritrovato, Proust scopre il meccanismo compositivo della sua Ricerca: camminando a Parigi, Marcel inciampa in una lastra del pavimento e questo episodio banale lo riporta improvvisamente ad un’esperienza analoga quando, a Venezia, stava visitando la basilica di S. Marco dal pavimento sconnesso. Proust vive così una sovrapposizione temporale. Eva Tomei traduce questa esperienza in termini fotografici. Nelle sue foto la doppia esposizione e il tempo lento dello scatto ripropongono le stesse sensazioni di Marcel. Sensazioni che sarebbe meglio indicare come processi cognitivi per non confonderli con semplici effetti pittorici.
Il tempo lungo dello scatto consente di mantenere la presenza di un fenomeno, di un passante, dell’interazione tra le cose, anziché lasciarle andare secondo il ritmo cronologico della percezione “ad occhio nudo”. La fotografia, in questo caso, crea una struttura ipertestuale dove un presente continuo sostituisce la cesura cronologica tra passato e futuro, provocando nello spettatore molteplici connessioni.
Ora, come nella ricerca proustiana, il cerchio si chiude. Nell’associazione tra pavimento sconnesso a Parigi e analoga sensazione provata a Venezia, Marcel scopriva un meccanismo associativo che rivelava un processo cognitivo nuovo per la costruzione di una testualità espansa, sintomo di un attraversamento differente del tempo. Nel saldare insieme linguaggio fotografico, viaggio per luoghi proustiani e spirito della metropoli, Eva rende un omaggio che non riguarda più solamente Marcel ma la fotografia stessa, la sua origine metropolitana, appunto, il suo essere dispositivo del flusso, arte senza soggetto, meccanismo associativo. Dalla parte di Marcel, quindi, non è solo un omaggio sentimentale al passato poiché nella ricerca di Marcel ci sono in atto i dispositivi che caratterizzano la testualità espansa degli attuali archivi digitali della memoria.
In questo procedimento il fotografo, la macchina e il soggetto fotografato costituiscono un unico dispositivo che sottrae alla realtà il peso della mediazione dell’autore e della differenza del soggetto assimilandoli tutti in un unico flusso che la fotografia rivela.
Dalla parte di Marcel è come dire Dalla parte di Swann, il primo volume di Alla ricerca del tempo perduto di Proust. Il tempo perduto è ritrovato attraverso la scoperta della contemporaneità continua, della stratificazione anacronistica, della forma palinsesto, del mosaico… che rompono con l’idea di sviluppo cronologico e di differenza tra soggetto e oggetto. Altri modi, a ben vedere, di rendere il dispositivo fotografico.
Nell’ultimo volume del ciclo, Il tempo ritrovato, Proust scopre il meccanismo compositivo della sua Ricerca: camminando a Parigi, Marcel inciampa in una lastra del pavimento e questo episodio banale lo riporta improvvisamente ad un’esperienza analoga quando, a Venezia, stava visitando la basilica di S. Marco dal pavimento sconnesso. Proust vive così una sovrapposizione temporale. Eva Tomei traduce questa esperienza in termini fotografici. Nelle sue foto la doppia esposizione e il tempo lento dello scatto ripropongono le stesse sensazioni di Marcel. Sensazioni che sarebbe meglio indicare come processi cognitivi per non confonderli con semplici effetti pittorici.
Il tempo lungo dello scatto consente di mantenere la presenza di un fenomeno, di un passante, dell’interazione tra le cose, anziché lasciarle andare secondo il ritmo cronologico della percezione “ad occhio nudo”. La fotografia, in questo caso, crea una struttura ipertestuale dove un presente continuo sostituisce la cesura cronologica tra passato e futuro, provocando nello spettatore molteplici connessioni.
Ora, come nella ricerca proustiana, il cerchio si chiude. Nell’associazione tra pavimento sconnesso a Parigi e analoga sensazione provata a Venezia, Marcel scopriva un meccanismo associativo che rivelava un processo cognitivo nuovo per la costruzione di una testualità espansa, sintomo di un attraversamento differente del tempo. Nel saldare insieme linguaggio fotografico, viaggio per luoghi proustiani e spirito della metropoli, Eva rende un omaggio che non riguarda più solamente Marcel ma la fotografia stessa, la sua origine metropolitana, appunto, il suo essere dispositivo del flusso, arte senza soggetto, meccanismo associativo. Dalla parte di Marcel, quindi, non è solo un omaggio sentimentale al passato poiché nella ricerca di Marcel ci sono in atto i dispositivi che caratterizzano la testualità espansa degli attuali archivi digitali della memoria.
18
giugno 2010
Eva Tomei – Dalla parte di Marcel
Dal 18 giugno al primo luglio 2010
fotografia
Location
HYBRIDA CONTEMPORANEA
Roma, Via Reggio Emilia, 32, (Roma)
Roma, Via Reggio Emilia, 32, (Roma)
Orario di apertura
da martedì al sabato
dalle 16:00 fino alle 20:00
Vernissage
18 Giugno 2010, ore 19:00
Autore
Curatore