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Evaristo Petrocchi – Notazioni
Si tratta di 5 libri confezionati ed elaborati per la mostra da Pio Monti a Civitanova Marche. Sono stati utilizzati materiali vari su supporto cartaceo
Comunicato stampa
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EVARISTO PETROCCHI
NOTAZIONI
I LIBRI
Si tratta di 5 libri confezionati ed elaborati per la mostra da Pio Monti a Civitanova Marche dal 19 settembre 2009. Sono stati utilizzati materiali vari su supporto cartaceo che recano, ciascuno i seguenti titoli:
* nell’immagine fonda;
* nell’immagine;
* nel denso;
* nella forza;
* rimuovendo nel denso;
Questi concetti “mentali” sono ricorrenti nelle mie opere ma non si tratta di “storie”, bensì di immagini di pittura, di concetti visivi, di materiali improbabili di provenienza industriale (come plastiche, bitume, oli vari, feltro, stoffe, ecc.) o naturalistica (petali di fiori, erba pressata ecc.) accompagnati da foto rielaborate e rivisitate, talvolta utilizzate in collage.
Il libro esprime la sintesi di tutto ciò in una chiave di lettura che tende ad impreziosire con l’oro materiali anche di rifiuto o di per sé insignificanti per portare in evidenza ciò che è stato dimenticato, abbandonato o ritenuto di scarso valore culturale.
“Leggere” in tal modo significa percepire immagini che vivono nel presente e nel futuro trovando però sostanza nella “densità” culturale dimenticata del nostro tempo. Anche il video che ho elaborato rende l’idea dell’”immersione” dell’uomo nella sostanza delle cose, per penetrare in quello che non si riesce a vedere più perché ci si limita ad una visione superficiale ed apparente dei fenomeni, di qualsiasi genere: sociali, culturali, politici, naturalistici.
Dunque non una “riflessione” dall’esterno ma una ricerca sulla possibilità di scrivere il futuro prescindendo da modi convenzionali consolidati che l’attuale momento induce a praticare come vie scontate da perseguire.
“Dentro l’immagine”
La dimensione reale dell’arte non può limitarsi ad una mera riproduzione dell’immagine, anch’essa peraltro soggetta a normale invecchiamento, ed a diventare, prima o poi, un pezzo di carta ingiallito dal tempo.
L’erosione o l’ossidazione del materiale fotografico fa parte della storia ed è riguardata come archeologia di un evento passato, da trattare e conservare con cura come documento storico.
Questa rappresentazione banalizza in realtà il messaggio dell’ossidazione rendendolo fatto puramente storico ed inevitabile finalizzato a testimoniare l’ineluttabile caduta tecnologica dell’uso di un materiale. Non a caso oggi, nella vita pratica, si preferisce far ricorso a strumenti informatici per ordinare, catalogare, conservare per i posteri. I nostri “archivi” sono oramai essenzialmente virtuali mentre l’originale “prezioso” in sé e per sé, viene conservato al solo scopo di un eventuale ed ipotetica messa in discussione della sua rappresentazione informatica.
L’ossidazione naturale della fotografia fa parte della storia dell’uomo: ma se l’accelerazione oggi impressa al divenire dello sviluppo dell’uomo induce a cambiare le regole nel momento stesso in cui vengono formate, ritengo che si possa produrre anche una ossidazione artificiale frutto di improvvise incursioni dentro l’immagine fotografica. In questa contingenza l’accelerazione riprodotta in chiave artistica sulla carta fotografica spinge verso un risultato non già di sviluppo in avanti ma di ritorno anticipato all’indietro.
Favorire questa eventualità significa l’esatto opposto rispetto ad una operazione archeologica: non si riscopre un passato lontano, non si valorizza un reperto dimenticato, ma al contrario lo si proietta nel futuro.
Ed infatti penetrando nel materiale cartaceo della fotografia e nei suoi vari componenti, si scoprono colori mai visti, liberandoli dalla compressione forzata dell’aggregazione chimica nella quale essi si trovano per forza di cose in virtù del proprio stato fisico con il quale sono stati creati.
L’operazione in realtà non è semplice, anche tecnicamente, poiché presuppone in ogni caso un certo margine di incertezza, non potendosi sapere prima con sicurezza quale sarà il risultato finale ed il grado di ossidazione raggiunto. Ma è un percorso imprescindibile se si vuole evitare la banalizzazione dell’evento fotografico.
Questo procedimento se è anche possibile su materiale fotografico di recente fattura, quando è rivolto a riproduzioni passate, dei primi anni della fotografia, dall’800 ai primi del ‘900, mette in risalto evidente l’anomalia di un uso meramente estetizzante della fotografia. In realtà ciò che ha significato è quello che è dentro la foto non ciò che è fuori, ciò che appare, ciò che sembra bello. Non potrei tuttavia mai permettermi di rovinare un originale di una fotografia di pregio, come non potrei mai azzardare a sovrappormi e ad intervenire su un’opera d‘arte di un altro artista. Ma posso invece arrischiare ad addentrami nella sua materia, dopo averla virtualmente riprodotta, come p.es. un chirurgo che sperimenti una importante operazione su un manichino per garantirne il buon esito.
Senonchè il materiale sul quale intervengo mostra pregi: non costituisce una banale fotocopia. Deve rappresentare al meglio l’originale. Ricerco perciò ritratti e belle foto d’epoca sulle quali intervengo creando patos e drammatizzandole, quasi cercando di mettere in apprensione, se non in allarme talvolta, il soggetto raffigurato che spesso appare inquieto. Egli sente che è usato per “rimestolare in pentola” nella propria sostanza e vedere cosa esce fuori, quale umore effervescente si manifesta dal suo intimo.
L’ambiente che accoglie l’esito di tale operazione deve risultare appropriato e deve mettere in evidenza la differenziazione tra un passato meramente archeologico ed un futuro ignoto. Quel futuro è la nostra scommessa. Tale differenziazione emerge dal contrasto tra immagini fotografiche vecchie e pezzi di materiale fotografico nuovo abbinati in collage nel contesto complessivo dei miei lavori.
Il risultato finale è l’inquietitudine di immagini spiazzate nel tempo e proiettate nel futuro verso nuovi progetti, è un messaggio a ricercare nella sostanza delle cose piuttosto che nella loro banale apparenza.
Lo scenario della fotografia è altrettanto importante e per questo io pongo, come un quadro sul cavalletto, le mie immagini su una materia estremamente densa: l’oro è l’elemento che la connota. Ma questo è l’inizio di un’altra storia.
IL VIDEO
Anche il video è stato realizzato per la mostra di Pio Monti. L’idea era quella di fare rivivere la “lettura” dei libri nel loro contesto paesaggistico naturale dove nello sfondo e nel contorno c’è la natura con i suoi rumori come il vento, gli alberi, le foglie. Il rumore del vento accompagna lo sfogliare del libro con alti e bassi mentre un musica rock riporta l’inquietudine dell’attualità. Questa dimensione si accentua volutamente nella seconda parte del video stesso dove il libro è lasciato solo nel vento e le pagine girano e non girano e sussultano o si acquietano (a seconda dei colpi di vento o di momento di quiete) da sole. Fino a che una sventata finale chiude le immagini ed il libro.
19
settembre 2009
Evaristo Petrocchi – Notazioni
Dal 19 settembre al 02 ottobre 2009
arte contemporanea
Location
PER MARI E MONTI ARTE CONTEMPORANEA
Civitanova Marche, Viale Vittorio Veneto, 53, (Macerata)
Civitanova Marche, Viale Vittorio Veneto, 53, (Macerata)
Autore