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Evertrip – Tegumenta
Tegumenta intreccia mistiche dell’estasi per parlare del corpo, delle sue mortificazioni ed elevazioni, delle trasformazioni inevitabili a cui l’esperienza amorosa lo sottopone, in un ciclo che troverà sempre nuovi infiniti oggetti in cui perpetrarsi.
Comunicato stampa
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Evertrip (Paolo Ferrante), con il suo libro d’artista Tegumenta, propone un compendio sulla natura dell’amore, incentrato sui concetti di corpo, carnalità, patologia, santità e trasformazione. Tegumenta è razionalmente diviso per lettere, dalla A di Amore, privativa rispetto a mors, morte, alla Z di Zyprexa, che non è una pianta nota ai Greci e ai Latini come panacea per curare tutti i mali, ma bensì l’olanzapina, un antipsicotico prescritto contro la mania, il disturbo bipolare, la depressione, l’anoressia nervosa, insomma tutti quei mali che l’amore può lasciare dietro di sé una volta che la declinazione del suo alfabeto è giunta all’ultima lettera. Tegumenta ha una forma che ricorda i Frammenti di un Discorso Amoroso di Roland Barthes, trasformati in versione lirico-simbolica, con citazioni che vanno dalla classicità, alla tradizione cabalistica, fino a Rilke, e con rimandi sotterranei alla tradizione occultista, alle teoriche dell’oscenità, all’agiografia e all’iconografia di San Bartolomeo. Con l’irrompere improvviso di liriche e vertigini personali, la struttura regolata dell’alfabeto si illumina di visionarietà potente. Tegumenta raggiunge gradi febbrili di significazione, grazie alla forza della poesia, a quella delle immagini, e alle loro molteplici intersezioni.
Quindi, Tegumenta è un dizionario emozionale sull’amore.
La trattazione sugli afrodisia si accosta visivamente spesso al tema dei supplizianti, scuoiati e mutilati, acefali, oppure bendati, come i condannati a morte o alle camere di tortura. Georges Bataille accostava l’atto sessuale al cavalletto della tortura, e Tegumenta, fin dalla lettera A, mostra l’intima, radicale connessione fra amore e morte. Lo scorticato, nel suo rappresentare la caduta del confine fra il corpo e il mondo esterno, è emblema anche della contaminazione con l’alterità e la trasformazione in altro da sé.
Proprio per questa attenzione alla perdita dell’identità Tegumenta cita spesso il regno vegetale e il regno animale. Un’attenzione capillare viene poi riservata al corpo, e a tutto ciò che lo compone. In Tegumenta si parla di pelle, sangue, stomaci, carotidi, costole, mucose, gole, attaccature di capelli, cuori, polmoni, mani, bacini, ventri, guance, sterni, gambe, cosce, epidermidi, lingue, ghiandole, crani, nei, schiene, denti, grembi, braccia, ossa, nervi, volti, colli, zigomi, colonne vertebrali, pance, bronchi, scapole, uteri, fauci, teschi, cavità addominali, visceri, metatarsi, occhi, sistemi nervosi, insomma tutto il corpo, grandiosa macchina, o anche vescica di sangue e grasso. La carne viene continuamente nominata, costituendo così la fiamma centrale di tutta l’operazione poetica, Una carne che non stanca una carne magnifica”, e di lei si dice che è bramosa, è dolce, è amara, cruda, eruttiva, forma architetture, è vivente, e che il suo mistero non è ancora stato risolto.
Tegumenta intreccia mistiche dell’estasi per parlare del corpo, delle sue mortificazioni ed elevazioni, delle trasformazioni inevitabili a cui l’esperienza amorosa lo sottopone, in cui albedo, rubedo e nigredo corrispondono ad innamoramento, passione e fine, in un ciclo che troverà sempre nuovi infiniti oggetti in cui perpetrarsi.
Quindi, Tegumenta è un dizionario emozionale sull’amore.
La trattazione sugli afrodisia si accosta visivamente spesso al tema dei supplizianti, scuoiati e mutilati, acefali, oppure bendati, come i condannati a morte o alle camere di tortura. Georges Bataille accostava l’atto sessuale al cavalletto della tortura, e Tegumenta, fin dalla lettera A, mostra l’intima, radicale connessione fra amore e morte. Lo scorticato, nel suo rappresentare la caduta del confine fra il corpo e il mondo esterno, è emblema anche della contaminazione con l’alterità e la trasformazione in altro da sé.
Proprio per questa attenzione alla perdita dell’identità Tegumenta cita spesso il regno vegetale e il regno animale. Un’attenzione capillare viene poi riservata al corpo, e a tutto ciò che lo compone. In Tegumenta si parla di pelle, sangue, stomaci, carotidi, costole, mucose, gole, attaccature di capelli, cuori, polmoni, mani, bacini, ventri, guance, sterni, gambe, cosce, epidermidi, lingue, ghiandole, crani, nei, schiene, denti, grembi, braccia, ossa, nervi, volti, colli, zigomi, colonne vertebrali, pance, bronchi, scapole, uteri, fauci, teschi, cavità addominali, visceri, metatarsi, occhi, sistemi nervosi, insomma tutto il corpo, grandiosa macchina, o anche vescica di sangue e grasso. La carne viene continuamente nominata, costituendo così la fiamma centrale di tutta l’operazione poetica, Una carne che non stanca una carne magnifica”, e di lei si dice che è bramosa, è dolce, è amara, cruda, eruttiva, forma architetture, è vivente, e che il suo mistero non è ancora stato risolto.
Tegumenta intreccia mistiche dell’estasi per parlare del corpo, delle sue mortificazioni ed elevazioni, delle trasformazioni inevitabili a cui l’esperienza amorosa lo sottopone, in cui albedo, rubedo e nigredo corrispondono ad innamoramento, passione e fine, in un ciclo che troverà sempre nuovi infiniti oggetti in cui perpetrarsi.
16
maggio 2014
Evertrip – Tegumenta
Dal 16 maggio al 14 giugno 2014
arte contemporanea
presentazione
giovane arte
presentazione
giovane arte
Location
CAYCE’S LAB
Modena, Via Carteria, 26, (Modena)
Modena, Via Carteria, 26, (Modena)
Orario di apertura
Aperture random telefonare per appuntamento
per info 3408346255
Vernissage
16 Maggio 2014, 19.30
Autore
Curatore