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Everybody Talks About the Weather. We Don’t – Curatorship
Un convegno dedicato al rapporto tra produzione culturale e Istituzione – in prospettiva della prossima Biennale di Venezia – con la risposta di una scena ‘emergente’ di giovani curatori, che all’interno del format si alterneranno per aprire uno spazio di discussione, a partire della propria posizione curatoriale, su alcuni luoghi chiave della contraddizione culturale all’interno delle dinamiche postfordiste.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
EVERYBODY TALKS ABOUT THE WEATHER. WE DON'T.
Curatorship, Institutions and Power.
due giorni di incontri e dibattito con una scena emergente di curatori internazionali
7 e 8 Aprile 2009
NABA - Nuova Accademia di Belle Arti Milano
Biennio in Arti Visive e Studi Curatoriali
Il forum Everybody talks about the weather. We don't, promosso da NABA - Nuova Accademia di Belle Arti di Milano – è un progetto di Marco Scotini – coordinato da Andris Brinkmanis, Matteo Lucchetti ed Elvira Vannini - che si svilupperà in due giorni di incontri, lectures e discussioni, con il coinvolgimento di giovani curatori italiani e internazionali. Il progetto nasce all'interno del Biennio Specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali, ma si apre al pubblico richiamando anche spazi culturali esterni all'Accademia con la volontà di attivare un dibattito, un confronto, in Italia e all'estero, sulle problematiche espositive. Il progetto muove dalla collaborazione con Scuole curatoriali europee che si fanno partner di NABA nella realizzazione di questo progetto.
Con la partecipazione di:
Marco Baravalle (I), Giacomo Bazzani (I), Andris Brinkmanis (LV), Francesca Boenzi (I), Giovanni De Donà (I), Eva Fabbris (I), Ilaria Gianni (I), GRID (I/BR), Inti Guerrero (CO), Matteo Lucchetti (I), Sonia May (CH), Domenico Quaranta (I), Manuela Moscoso (E), Angela Serino (I/NL), Societè Realiste (F), Caterina Riva (I/UK), Andrea Roca (CH), Marko Stamenkovic (SCG), Stefano Taccone (I), Elvira Vannini (I), Pieternel Vermoortel (NL/UK).
Progetto Everybody talks about the weather. We don’t
a cura di Marco Scotini
con Andris Brinkmanis, Matteo Lucchetti, Elvira Vannini
Orari Martedi 7 – 10.00 / 19.00 – Mercoledì 8 – 10.00 / 13.00
Network partner Undo.net
Con la partnership di Postgraduate Program in Curating MAS (ZhdK) Zurich / Research Fellow in Curating at Birmingham City University.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
NABA – Nuova Accademia di Belle Arti Milano – Via Darwin 20, Milano 20143
Le due giornate sono aperte al pubblico. Per informazioni:
Matteo Lucchetti, Elvira Vannini - infoetatw@gmail.com
Giulia Pitzolu - Tel. +39 02.97.372.264 - giulia.pitzolu@naba.it
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Il concept
Il 7 e l'8 Aprile 2009 si svolgerà, presso la sede NABA di Milano, un convegno dedicato al rapporto tra produzione culturale e Istituzione – in prospettiva della prossima Biennale di Venezia – con la risposta di una scena 'emergente' di giovani curatori, che all'interno del format si alterneranno per aprire uno spazio di discussione, a partire della propria posizione curatoriale, su alcuni luoghi chiave della contraddizione culturale all'interno delle dinamiche postfordiste.
Lo sviluppo di piattaforme tematiche, l'invenzione di mostre/dispositivi, lo stato della produzione dei saperi e delle soggettività, nelle pratiche artistiche attuali, saranno al centro del dibattito al fine di definire modalità di intervento e di azione culturale comune. Ogni panellist sarà invitato a presentare una ricerca secondo la propria esperienza e specificità disciplinare, attivando un dibattito pubblico in cui discutere le posizioni emerse e i diversi approcci alla curatela proposti, in un confronto di posizioni sulle prospettive globali dell’arte contemporanea oggi.
I punti di partenza del forum saranno selezionati in base ad un lavoro di monitoraggio delle posizioni curatoriali referenziali per questa platea emergente. Nei mesi precedenti alla piattaforma di discussione saranno infatti interpellati, attraverso domande specifiche, personalità affermate del panorama internazionale e riconosciute come portavoce di una curatela politicamente e socialmente impegnata.
Il contesto
Everybody talks about the weather. We don't, rifletterà prima di tutto sulla prossima Biennale di Venezia affidata alla direzione artistica di Daniel Birnbaum. Le manifestazioni internazionali su larga scala e le Biennali cosiddette periferiche o 'postcoloniali' proliferano, in modo esponenziale, in tutto il mondo. Si succedono a cadenza regolare e investono anche luoghi lontani dalla geopolitica dell'arte contemporanea ormai da un decennio. Oggi molte di queste manifestazioni sono diventate dei dispositivi spettacolari assoggettati all'industria culturale e alla valorizzazione capitalistica della produzione artistica. Qual è l'impatto sulla storia e il dibattito dei sistemi espositivi? Sono le concezioni teoriche e le pratiche curatoriali una messa in discussione degli standard culturali, o sono all'opposto una continua riterritorializazione delle istanze di trasformazione, degli spazi di sperimentazione e delle dinamiche aperte di libertà? Come sono cambiati i format espositivi? Hanno ambizioni geopolitiche? Possono denunciare il processo di globalizzazione avviato dall'impero (il nuovo ordine mondiale del sistema capitalistico e delle economie liberiste)? Quali scenari culturali tracciano?
Lo stesso Daniel Birnbaum in un articolo1 recentemente apparso su un numero di “Domus” afferma: “La Biennale è morta. La sua formula di contenitore dell'espressione artistica si è esaurita proprio come è accaduto al romanzo negli anni sessanta. [...] Ma soprattutto credo che la 50° Biennale di Venezia del 2003 che annoverava mostre incompatibili tra loro e che ha spinto la pluralità radicale, il più lontano possibile, abbia centrato una missione. Dopo di essa, non si è più potuto tornare ad essere normali”. E il direttore della 53° Esposizione Internazionale, Biennale di Venezia conclude che la
nuova frontiera di questa sperimentazione sarà la fiera d'arte. Può ancora il sistema Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.Biennale decostruire le storie, le politiche, le narrazioni istituzionali e riflettere sui modelli espositivi?
I saperi tra cui la produzione artistica (come indicava Foucault) possono essere usati per assumere una posizione, applicati quotidianamente alla realtà e messi alla prova dentro percorsi di lotta? Le Biennali possono ancora essere luoghi per la verifica e la produzione di idee e ipotesi? Come creare nuovi paradigmi di curatela? Dopo una fase di empowerment è ormai consuetudine diffusa affiancare alle fiere o alle manifestazioni internazionali di mercato delle attività discorsive con programmi speciali di simposi, lecture, discussioni, piattaforme tematiche, forum, scuole, artist’s talk, ecc.
Secondo Marco Scotini “I dispositivi culturali delle società disciplinari come la nostra mirano a contenere le funzioni intellettuali e creative all’interno della cornice del capitale. Addirittura, senza intaccare il loro potenziale critico e trasformativo, utilizzano e canalizzano i nuovi modi di espressione nei processi di valorizzazione capitalista e nel governo dei pubblici e della società”. Questo pone il problema sul sistema di produzione e di distribuzione delle forme artistiche e culturali. Come mostrare il disaccordo, il dissenso. Come ri-pensare la cultura attraverso il politico e la politica. Come può una pratica curatoriale e discorsiva produrre nuove forme di soggettività e diventare uno strumento di critica delle istituzioni? Quali sono le nuove forme di produzione della conoscenza nelle pratiche artistiche attuali, le strategie, le prospettive gli approcci e i paradigmi della curatela emergente? Stiamo assistendo attualmente a una sorta di ‘schizofrenia’: la cultura oggi non è più uno spazio autonomo di resistenza e di critica ma è asservita al ruolo egemone dell'industria creativa globale, dei processi di valorizzazione produttiva del sapere, inclusi i contesti locali in cui ha luogo. Come creare allora una piattaforma condivisa di lavoro e un laboratorio per tradurre le complesse geografie in mutamento? Può la curatela prendere una posizione?
La piattaforma di Utopian Display
Everybody talks about the weather. We don't, trova un suo precedente, oltreché una collocazione, all'interno di The Utopian Display. The Utopian Display è un ciclo di conferenze, curato da Marco Scotini e Maurizio Bortolotti, volto ad inaugurare in Italia una riflessione sull'attività curatoriale contemporanea. La prima edizione risale al 2003. Nel 2006 The Utopian display va avanti e si sviluppa ulteriormente come strumento di supporto al Biennio di II livello sull'attività curatoriale della NABA. Le conferenze mettono a fuoco un ampio raggio di pratiche curatoriali su scala internazionale che trattano in modo specifico temi, concetti, storie, culture e modelli espositivi. L'importanza di tale discussione nasce dalla convinzione che negli ultimi decenni il dibattito artistico si sia sviluppato soprattutto attraverso la produzione di mostre su scala globale. Il titolo, The Utopian Display, vuole essere perciò una traccia attorno alla quale sviluppare un discorso sulla pratica artistica contemporanea e, nello stesso tempo, una sollecitazione che lascia spazio aperto alla molteplicità delle possibile interpretazioni che gli stessi curatori invitati intendono dare di esso. La definizione di "mostra utopica" può così essere intesa come quella in cui si esprimono, in ambito artistico, le idee politiche o le istanze immaginarie e di liberazione dell'individuo, oppure può essere interpretata come la mostra "ideale" che ogni curatore ha per modello, o qualcosa d'altro ancora.
Curatorship, Institutions and Power.
due giorni di incontri e dibattito con una scena emergente di curatori internazionali
7 e 8 Aprile 2009
NABA - Nuova Accademia di Belle Arti Milano
Biennio in Arti Visive e Studi Curatoriali
Il forum Everybody talks about the weather. We don't, promosso da NABA - Nuova Accademia di Belle Arti di Milano – è un progetto di Marco Scotini – coordinato da Andris Brinkmanis, Matteo Lucchetti ed Elvira Vannini - che si svilupperà in due giorni di incontri, lectures e discussioni, con il coinvolgimento di giovani curatori italiani e internazionali. Il progetto nasce all'interno del Biennio Specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali, ma si apre al pubblico richiamando anche spazi culturali esterni all'Accademia con la volontà di attivare un dibattito, un confronto, in Italia e all'estero, sulle problematiche espositive. Il progetto muove dalla collaborazione con Scuole curatoriali europee che si fanno partner di NABA nella realizzazione di questo progetto.
Con la partecipazione di:
Marco Baravalle (I), Giacomo Bazzani (I), Andris Brinkmanis (LV), Francesca Boenzi (I), Giovanni De Donà (I), Eva Fabbris (I), Ilaria Gianni (I), GRID (I/BR), Inti Guerrero (CO), Matteo Lucchetti (I), Sonia May (CH), Domenico Quaranta (I), Manuela Moscoso (E), Angela Serino (I/NL), Societè Realiste (F), Caterina Riva (I/UK), Andrea Roca (CH), Marko Stamenkovic (SCG), Stefano Taccone (I), Elvira Vannini (I), Pieternel Vermoortel (NL/UK).
Progetto Everybody talks about the weather. We don’t
a cura di Marco Scotini
con Andris Brinkmanis, Matteo Lucchetti, Elvira Vannini
Orari Martedi 7 – 10.00 / 19.00 – Mercoledì 8 – 10.00 / 13.00
Network partner Undo.net
Con la partnership di Postgraduate Program in Curating MAS (ZhdK) Zurich / Research Fellow in Curating at Birmingham City University.
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NABA – Nuova Accademia di Belle Arti Milano – Via Darwin 20, Milano 20143
Le due giornate sono aperte al pubblico. Per informazioni:
Matteo Lucchetti, Elvira Vannini - infoetatw@gmail.com
Giulia Pitzolu - Tel. +39 02.97.372.264 - giulia.pitzolu@naba.it
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Il concept
Il 7 e l'8 Aprile 2009 si svolgerà, presso la sede NABA di Milano, un convegno dedicato al rapporto tra produzione culturale e Istituzione – in prospettiva della prossima Biennale di Venezia – con la risposta di una scena 'emergente' di giovani curatori, che all'interno del format si alterneranno per aprire uno spazio di discussione, a partire della propria posizione curatoriale, su alcuni luoghi chiave della contraddizione culturale all'interno delle dinamiche postfordiste.
Lo sviluppo di piattaforme tematiche, l'invenzione di mostre/dispositivi, lo stato della produzione dei saperi e delle soggettività, nelle pratiche artistiche attuali, saranno al centro del dibattito al fine di definire modalità di intervento e di azione culturale comune. Ogni panellist sarà invitato a presentare una ricerca secondo la propria esperienza e specificità disciplinare, attivando un dibattito pubblico in cui discutere le posizioni emerse e i diversi approcci alla curatela proposti, in un confronto di posizioni sulle prospettive globali dell’arte contemporanea oggi.
I punti di partenza del forum saranno selezionati in base ad un lavoro di monitoraggio delle posizioni curatoriali referenziali per questa platea emergente. Nei mesi precedenti alla piattaforma di discussione saranno infatti interpellati, attraverso domande specifiche, personalità affermate del panorama internazionale e riconosciute come portavoce di una curatela politicamente e socialmente impegnata.
Il contesto
Everybody talks about the weather. We don't, rifletterà prima di tutto sulla prossima Biennale di Venezia affidata alla direzione artistica di Daniel Birnbaum. Le manifestazioni internazionali su larga scala e le Biennali cosiddette periferiche o 'postcoloniali' proliferano, in modo esponenziale, in tutto il mondo. Si succedono a cadenza regolare e investono anche luoghi lontani dalla geopolitica dell'arte contemporanea ormai da un decennio. Oggi molte di queste manifestazioni sono diventate dei dispositivi spettacolari assoggettati all'industria culturale e alla valorizzazione capitalistica della produzione artistica. Qual è l'impatto sulla storia e il dibattito dei sistemi espositivi? Sono le concezioni teoriche e le pratiche curatoriali una messa in discussione degli standard culturali, o sono all'opposto una continua riterritorializazione delle istanze di trasformazione, degli spazi di sperimentazione e delle dinamiche aperte di libertà? Come sono cambiati i format espositivi? Hanno ambizioni geopolitiche? Possono denunciare il processo di globalizzazione avviato dall'impero (il nuovo ordine mondiale del sistema capitalistico e delle economie liberiste)? Quali scenari culturali tracciano?
Lo stesso Daniel Birnbaum in un articolo1 recentemente apparso su un numero di “Domus” afferma: “La Biennale è morta. La sua formula di contenitore dell'espressione artistica si è esaurita proprio come è accaduto al romanzo negli anni sessanta. [...] Ma soprattutto credo che la 50° Biennale di Venezia del 2003 che annoverava mostre incompatibili tra loro e che ha spinto la pluralità radicale, il più lontano possibile, abbia centrato una missione. Dopo di essa, non si è più potuto tornare ad essere normali”. E il direttore della 53° Esposizione Internazionale, Biennale di Venezia conclude che la
nuova frontiera di questa sperimentazione sarà la fiera d'arte. Può ancora il sistema Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.Biennale decostruire le storie, le politiche, le narrazioni istituzionali e riflettere sui modelli espositivi?
I saperi tra cui la produzione artistica (come indicava Foucault) possono essere usati per assumere una posizione, applicati quotidianamente alla realtà e messi alla prova dentro percorsi di lotta? Le Biennali possono ancora essere luoghi per la verifica e la produzione di idee e ipotesi? Come creare nuovi paradigmi di curatela? Dopo una fase di empowerment è ormai consuetudine diffusa affiancare alle fiere o alle manifestazioni internazionali di mercato delle attività discorsive con programmi speciali di simposi, lecture, discussioni, piattaforme tematiche, forum, scuole, artist’s talk, ecc.
Secondo Marco Scotini “I dispositivi culturali delle società disciplinari come la nostra mirano a contenere le funzioni intellettuali e creative all’interno della cornice del capitale. Addirittura, senza intaccare il loro potenziale critico e trasformativo, utilizzano e canalizzano i nuovi modi di espressione nei processi di valorizzazione capitalista e nel governo dei pubblici e della società”. Questo pone il problema sul sistema di produzione e di distribuzione delle forme artistiche e culturali. Come mostrare il disaccordo, il dissenso. Come ri-pensare la cultura attraverso il politico e la politica. Come può una pratica curatoriale e discorsiva produrre nuove forme di soggettività e diventare uno strumento di critica delle istituzioni? Quali sono le nuove forme di produzione della conoscenza nelle pratiche artistiche attuali, le strategie, le prospettive gli approcci e i paradigmi della curatela emergente? Stiamo assistendo attualmente a una sorta di ‘schizofrenia’: la cultura oggi non è più uno spazio autonomo di resistenza e di critica ma è asservita al ruolo egemone dell'industria creativa globale, dei processi di valorizzazione produttiva del sapere, inclusi i contesti locali in cui ha luogo. Come creare allora una piattaforma condivisa di lavoro e un laboratorio per tradurre le complesse geografie in mutamento? Può la curatela prendere una posizione?
La piattaforma di Utopian Display
Everybody talks about the weather. We don't, trova un suo precedente, oltreché una collocazione, all'interno di The Utopian Display. The Utopian Display è un ciclo di conferenze, curato da Marco Scotini e Maurizio Bortolotti, volto ad inaugurare in Italia una riflessione sull'attività curatoriale contemporanea. La prima edizione risale al 2003. Nel 2006 The Utopian display va avanti e si sviluppa ulteriormente come strumento di supporto al Biennio di II livello sull'attività curatoriale della NABA. Le conferenze mettono a fuoco un ampio raggio di pratiche curatoriali su scala internazionale che trattano in modo specifico temi, concetti, storie, culture e modelli espositivi. L'importanza di tale discussione nasce dalla convinzione che negli ultimi decenni il dibattito artistico si sia sviluppato soprattutto attraverso la produzione di mostre su scala globale. Il titolo, The Utopian Display, vuole essere perciò una traccia attorno alla quale sviluppare un discorso sulla pratica artistica contemporanea e, nello stesso tempo, una sollecitazione che lascia spazio aperto alla molteplicità delle possibile interpretazioni che gli stessi curatori invitati intendono dare di esso. La definizione di "mostra utopica" può così essere intesa come quella in cui si esprimono, in ambito artistico, le idee politiche o le istanze immaginarie e di liberazione dell'individuo, oppure può essere interpretata come la mostra "ideale" che ogni curatore ha per modello, o qualcosa d'altro ancora.
08
aprile 2009
Everybody Talks About the Weather. We Don’t – Curatorship
08 aprile 2009
incontro - conferenza
Location
NABA – NUOVA ACCADEMIA DI BELLE ARTI
Milano, Via Carlo Darwin, 20, (Milano)
Milano, Via Carlo Darwin, 20, (Milano)
Vernissage
8 Aprile 2009, ore 10.00 / 13.00
Curatore