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Evgeny Antufiev – Eternal Garden
mostra personale di Evgeny Antufiev
Comunicato stampa
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Ci si può appoggiare con leggerezza da un oggetto all’altro o riposare gli occhi sulla parete, come farfalle.
Quella di Evgeny Antufiev è una mostra lieve e emblematica che ricalibra il progetto presentato a Manifesta con significative variazioni spaziali e nuove opere.
I protagonisti sono sempre loro: la farfalla e suo compagno di viaggio, lo scrittore Nabokov.
Nel suo valore simbolico, la farfalla è da sempre, in molte culture, associata alla compenetrazione tra visibile ed invisibile, punto d’incontro tra il finito e l’eternità, tra l’umano ed il divino, segno di mutamento, di metamorfosi e di rinascita.
La farfalla (in greco Psiche= anima e farfalla) suggerisce una trasformazione psichica, un cambiamento, un passaggio in diverse fasi dell’esistenza, l’idea di un’evoluzione, l’accesso a nuove esperienze con una diversa consapevolezza. È un memento mori dell’effimero, ma, al contempo, segno di ciò che dura in eterno.
Nabokov, “l’uomo/ farfalla”, assume in sé il significato di un collezionismo che si identifica con ciò che raccoglie, cercando di catturarne l’essenza. Il gesto metodico del raccogliere e classificare diviene un emozionante e tenero tentativo di ricomposizione identitaria, di fusione con una parte della natura che non si rassegna alla morte, combattendola nel segno della trasformazione.
Una mostra dunque che assume in sé il paradosso e la metafora come fili conduttori, non solo per la scelta dei soggetti, ma anche per l’impiego e il trattamento dei materiali.
Nelle opere presentate in mostra la forma diviene energia, sfidando la materia che si piega e si modifica. Ciò che è apparentemente solido e durevole - come le fusioni in bronzo e ottone- sembra sciogliersi in variazioni strutturali, mentre ciò che è fragile – come i ricami e le fotografie fantasmatiche - tesse e trattiene immagini sulla parete per ribadire il sogno di una possibile eternità vitale.
Marina Dacci
Note di redazione
La mostra è parte del progetto di Evgeny Antufiev per la biennale Manifesta 11, presentato nel 2016 a Zurigo.
Intrigato dalla passione di Vladimir Nabokov per le farfalle, Antufiev, mentre preparava il progetto, ha soggiornato nella stanza d’albergo che divenne la casa effettiva di Nabokov per molti anni.
In mostra sono presenti alcune immagini di questa stanza che Antufiev ha scattato e che sono diventate punto di partenza per la creazione di alcune sculture.
Vladimir Nabokov catturò la sua prima farfalla nel 1906: questo costituì un momento topico nella sua vita: “Ho spesso sognato di una lunga ed eccitante carriera come un oscuro curatore di lepidotterologia in un museo famoso”. Dal 1941 al 1948 Nabokov lavorò al Museo di Zoologia comparativa di Harvard dove riorganizzò la collezione di farfalle e pubblicò numerosi articoli scientifici.
Nabokov scelse la Svizzera come luogo di residenza permanente. Quando gli chiedevano perché vivesse là replicava che la ragione principale erano le farfalle. Dal 1961 fino alla sua morte (1977) Nabokov alloggiò in solitudine con la moglie al Montreux Palace Hotel (Montreux) lavorando moltissimo nella stanza d’albergo o sulla terrazza che divenne la sua “montagna magica”. Le sue ultime parole prima di morire furono: «una certa farfalla sta già spiccando il volo».
Quella di Evgeny Antufiev è una mostra lieve e emblematica che ricalibra il progetto presentato a Manifesta con significative variazioni spaziali e nuove opere.
I protagonisti sono sempre loro: la farfalla e suo compagno di viaggio, lo scrittore Nabokov.
Nel suo valore simbolico, la farfalla è da sempre, in molte culture, associata alla compenetrazione tra visibile ed invisibile, punto d’incontro tra il finito e l’eternità, tra l’umano ed il divino, segno di mutamento, di metamorfosi e di rinascita.
La farfalla (in greco Psiche= anima e farfalla) suggerisce una trasformazione psichica, un cambiamento, un passaggio in diverse fasi dell’esistenza, l’idea di un’evoluzione, l’accesso a nuove esperienze con una diversa consapevolezza. È un memento mori dell’effimero, ma, al contempo, segno di ciò che dura in eterno.
Nabokov, “l’uomo/ farfalla”, assume in sé il significato di un collezionismo che si identifica con ciò che raccoglie, cercando di catturarne l’essenza. Il gesto metodico del raccogliere e classificare diviene un emozionante e tenero tentativo di ricomposizione identitaria, di fusione con una parte della natura che non si rassegna alla morte, combattendola nel segno della trasformazione.
Una mostra dunque che assume in sé il paradosso e la metafora come fili conduttori, non solo per la scelta dei soggetti, ma anche per l’impiego e il trattamento dei materiali.
Nelle opere presentate in mostra la forma diviene energia, sfidando la materia che si piega e si modifica. Ciò che è apparentemente solido e durevole - come le fusioni in bronzo e ottone- sembra sciogliersi in variazioni strutturali, mentre ciò che è fragile – come i ricami e le fotografie fantasmatiche - tesse e trattiene immagini sulla parete per ribadire il sogno di una possibile eternità vitale.
Marina Dacci
Note di redazione
La mostra è parte del progetto di Evgeny Antufiev per la biennale Manifesta 11, presentato nel 2016 a Zurigo.
Intrigato dalla passione di Vladimir Nabokov per le farfalle, Antufiev, mentre preparava il progetto, ha soggiornato nella stanza d’albergo che divenne la casa effettiva di Nabokov per molti anni.
In mostra sono presenti alcune immagini di questa stanza che Antufiev ha scattato e che sono diventate punto di partenza per la creazione di alcune sculture.
Vladimir Nabokov catturò la sua prima farfalla nel 1906: questo costituì un momento topico nella sua vita: “Ho spesso sognato di una lunga ed eccitante carriera come un oscuro curatore di lepidotterologia in un museo famoso”. Dal 1941 al 1948 Nabokov lavorò al Museo di Zoologia comparativa di Harvard dove riorganizzò la collezione di farfalle e pubblicò numerosi articoli scientifici.
Nabokov scelse la Svizzera come luogo di residenza permanente. Quando gli chiedevano perché vivesse là replicava che la ragione principale erano le farfalle. Dal 1961 fino alla sua morte (1977) Nabokov alloggiò in solitudine con la moglie al Montreux Palace Hotel (Montreux) lavorando moltissimo nella stanza d’albergo o sulla terrazza che divenne la sua “montagna magica”. Le sue ultime parole prima di morire furono: «una certa farfalla sta già spiccando il volo».
08
aprile 2017
Evgeny Antufiev – Eternal Garden
Dall'otto aprile al 10 giugno 2017
arte contemporanea
Location
Z2O GALLERIA – VIA DELLA VETRINA
Roma, Via Della Vetrina, 21, (Roma)
Roma, Via Della Vetrina, 21, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 13-19
Vernissage
8 Aprile 2017, ore 18.00
Autore