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Ex-otica
Chitra Ganesh, Wai Kit Lam, Mithu Sen, Rashid Rana
Comunicato stampa
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La collettiva Ex-otica si propone di analizzare la sempre maggiore permeabilità tra i modi, l’iconografia, i temi dell’arte contemporanea asiatica e la sensibilità estetica occidentale. Le opere di Chitra Ganesh, Wai Kit Lam, Rashid Rana, Mithu Sen rivelano la ricerca di un’identità individuale e culturale capace di valorizzare le differenze senza rinunciare a un linguaggio artistico votato all’internazionalità. Le fotografie, i disegni e le installazioni in mostra sono espressione della sempre maggiore discontinuità dei confini tra Oriente e Occidente.
Chitra Ganesh è nata a Nuova Delhi nel 1974. vive e lavora a New York. Nel 2002 ha conseguito il titolo MFA alla Columbia University (New York). Numerosissime le sue mostre a partire dal 1998, tra quelle recenti: Sub-Contingente, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2006); The Gift: Building a Collection, Queens Museum of Art (2005); East of the Sun and West of the Moon, White Columns, New York (2004) Color Theory, Vitamin, Torino (2004).
Convinta che la repressione della memoria porti inevitabilmente a momenti di crisi individuale e sociale, l’artista, da diversi anni perfettamente integrata negli Stati Uniti, si mostra capace di dare voce ai miti della propria cultura originaria, reinterpretandoli insieme ai miti antichi e moderni della civiltà occidentale. Fumetti, poesie, poster cinematografici divengono così una fonte di ispirazione al pari dei miti della tradizione Hindu, senza il timore di esibire gli inevitabili contrasti che caratterizzano le società multiculturali. I suoi dipinti spesso ricoprono intere pareti e presentano un carattere epico che esprime una narrativa post-coloniale e individuale. Particolarmente affascinata dalla celebrazione del sesso e della violenza da parte delle mitologie arcaiche, ne mostra soprattutto la finalizzazione normativa, volta alla rappresentazione del castigo riservato ai trasgressori. Elemento centrale del suo lavoro è il corpo, inteso come luogo in cui collidono e prendono forma materiale le ansie, le tensioni e le contraddizioni della storia.
Wai Kit Lam è nata ad Hong Kong nel 1966. vive e lavora tra Hong Kong e Ferrara. Si è diplomata al Goldsmith College di Londra e successivamente alla Chinese Univerity di Hong Kong. Gli sono state dedicate numerose mostre personali e collettive a Hong Kong, Shangai, Pechino. Alcuni suoi lavori sono presenti nelle collezioni dell’Hong Kong Heritage Museum e in numerose collezioni private tra Italia, Inghilterra, Stati Uniti, Canada e Australia.
I suoi lavori indagano in particolar modo i rapporti tra identità e rappresentazione, utilizzando il ritratto fotografico come ricerca ossessiva del Sé attraverso una pratica fortemente influenzata dal pensiero dello psicanalista Jacques Lacan (1901-1981). Le opere, spesso concepite come un dittico, accostano elementi figurativi e astratti, autoritratti, ritratti allo specchio, dettagli e scenari dell’ambiente circostante. Le immagini presentano qualità emozionali contrastanti e cercano di cogliere il divario tra l’ineffabilità dell’identità individuale e la limitatezza delle rappresentazioni di sé influenzate dall’ambiente e dall’ideologia. Il lavoro di Wai Kit Lam va ben oltre gli apparenti aspetti intimisti e autobiografici: si fa testimone di un’identità che perde la propria unità, il proprio centro, nel momento in cui si riconosce nell’alterità della sua immagine esteriore.
Rashid Rana è nato a Lahore, in Pakistan, nel 1968. Tra le sue mostre recenti: Beyond the Page, Contemporary Art from Pakistan, Manchester Art Gallery, Manchester (2006); Biennale di Singapore, Singapore (2006); Art Statement, 37a Art Basel (2006), Basilea; Identical View, Galleria Nature Morte, Nuova Delhi (2005); 3a Triennale di Fukoka, Fukoka Museum of Art (2005), Fukoka (Giappone).
La presenza e la rappresentazione di versioni multiple e spesso contraddittorie della realtà è al centro del lavoro di Rashid Rana, il quale si ispira alla tecnica tradizionale del mosaico aggiornandola mediante l’impiego delle nuove tecnologie digitali. Immagini “rubate” da scene di film bollywoodiani, siti internet e fotoreportage di guerra vengono a comporre immagini di dimensioni più ampie -spesso installazioni fotografiche di diversi metri- che evidenziano un rapporto schizofrenico tra ciò che è e ciò che appare, le contraddizioni di un paese in cui coesistono epoche differenti. Ad esempio i ritratti di donne in Burqa che prendono forma da centinaia di immagini pornografiche, portando simultaneamente l’attenzione dello spettatore su due forme solo apparentemente differenti di reificazione e sottomissione della donna, appartenenti a civiltà lontane nello spazio ma sempre più unificate da internet e dai flussi migratori.
Mithu Sen è nata a Burdwan, nel West Bengala,. Vive e lavora a Nuova Delhi. Tra le sue mostre recenti: It’s Good to be Queen, Galleria Bose Pacia, New York (2006); Drawing Room, British Council, New Delhi e Galleria Chemould, Mumbay (2006); Metrospctive: Visual Representations of Metrosexuality, Kitab Mahal, Mumbay (2005).
In questa serie di lavori su carta l’artista recupera l’atmosfera della cosiddetta withdrawing room, la stanza dove le donne erano solite discutere i loro affari e affronta il tema dell’alienazione della donna per il proprio corpo, in una società come quella indiana, dove la sofferenza e l’imbarazzo sono gli stati d’animo che più spesso contrassegnano la sessualità femminile.
I disegni di Mithu Sen ricordano le illustrazioni popolari e presentano la stessa natura iniziatica della fiaba, prima che fosse epurata dei suoi elementi perturbanti e violenti.
Attraverso uno stile caratterizzato da una narratività non lineare e dall’utilizzo giocoso -ma mai fine a se stesso- delle libere associazioni, Sen evoca quell’area di esperienze sensuali che si nasconde dietro le restrizioni imposte dalla società.
La ghettizzazione concettuale –e spesso sociale- dei diversi modi di esprimere la sessualità mette in atto una dissociazione tra i suoi significanti culturali e gli originari significati biologici e pulsionali.
L’opera di Mithu Sen non mette semplicemente in discussione la scelta di difendere una presunta “identità culturale”, ci porta piuttosto a riflettere sui concetti di civiltà e cultura, ai quali sembra accompagnarsi sempre e comunque una componente alienante, in quanto espressioni limitate e limitanti del nostro essere interiore.
Il sapiente equilibrio tra tendenze assimilatrici ed “export” culturale che caratterizza le opere in mostra è indice di una vera e propria “rivoluzione cusaniana” del mercato dell’arte contemporanea: all’asse tradizionale New York-Londra si stanno sostituendo non solo altri centri di pari rilevanza come Nuova Delhi e Pechino, ma un’arte capace di trovare il proprio centro in ogni luogo, perché finalmente fedele alla propria vocazione internazionale. Il nuovo orientalismo? Non solo ex-otico, ma anche eccentrico…
Un ringraziamento particolare va al critico Alfredo Sigolo. Una serie di riflessioni e ricerche condotte insieme nei mesi scorsi hanno costituito lo stimolo iniziale di questa mostra il cui titolo è volutamente mutuato da un suo articolo recentemente apparso sulle pagine del magazine Exibart.
Chitra Ganesh è nata a Nuova Delhi nel 1974. vive e lavora a New York. Nel 2002 ha conseguito il titolo MFA alla Columbia University (New York). Numerosissime le sue mostre a partire dal 1998, tra quelle recenti: Sub-Contingente, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2006); The Gift: Building a Collection, Queens Museum of Art (2005); East of the Sun and West of the Moon, White Columns, New York (2004) Color Theory, Vitamin, Torino (2004).
Convinta che la repressione della memoria porti inevitabilmente a momenti di crisi individuale e sociale, l’artista, da diversi anni perfettamente integrata negli Stati Uniti, si mostra capace di dare voce ai miti della propria cultura originaria, reinterpretandoli insieme ai miti antichi e moderni della civiltà occidentale. Fumetti, poesie, poster cinematografici divengono così una fonte di ispirazione al pari dei miti della tradizione Hindu, senza il timore di esibire gli inevitabili contrasti che caratterizzano le società multiculturali. I suoi dipinti spesso ricoprono intere pareti e presentano un carattere epico che esprime una narrativa post-coloniale e individuale. Particolarmente affascinata dalla celebrazione del sesso e della violenza da parte delle mitologie arcaiche, ne mostra soprattutto la finalizzazione normativa, volta alla rappresentazione del castigo riservato ai trasgressori. Elemento centrale del suo lavoro è il corpo, inteso come luogo in cui collidono e prendono forma materiale le ansie, le tensioni e le contraddizioni della storia.
Wai Kit Lam è nata ad Hong Kong nel 1966. vive e lavora tra Hong Kong e Ferrara. Si è diplomata al Goldsmith College di Londra e successivamente alla Chinese Univerity di Hong Kong. Gli sono state dedicate numerose mostre personali e collettive a Hong Kong, Shangai, Pechino. Alcuni suoi lavori sono presenti nelle collezioni dell’Hong Kong Heritage Museum e in numerose collezioni private tra Italia, Inghilterra, Stati Uniti, Canada e Australia.
I suoi lavori indagano in particolar modo i rapporti tra identità e rappresentazione, utilizzando il ritratto fotografico come ricerca ossessiva del Sé attraverso una pratica fortemente influenzata dal pensiero dello psicanalista Jacques Lacan (1901-1981). Le opere, spesso concepite come un dittico, accostano elementi figurativi e astratti, autoritratti, ritratti allo specchio, dettagli e scenari dell’ambiente circostante. Le immagini presentano qualità emozionali contrastanti e cercano di cogliere il divario tra l’ineffabilità dell’identità individuale e la limitatezza delle rappresentazioni di sé influenzate dall’ambiente e dall’ideologia. Il lavoro di Wai Kit Lam va ben oltre gli apparenti aspetti intimisti e autobiografici: si fa testimone di un’identità che perde la propria unità, il proprio centro, nel momento in cui si riconosce nell’alterità della sua immagine esteriore.
Rashid Rana è nato a Lahore, in Pakistan, nel 1968. Tra le sue mostre recenti: Beyond the Page, Contemporary Art from Pakistan, Manchester Art Gallery, Manchester (2006); Biennale di Singapore, Singapore (2006); Art Statement, 37a Art Basel (2006), Basilea; Identical View, Galleria Nature Morte, Nuova Delhi (2005); 3a Triennale di Fukoka, Fukoka Museum of Art (2005), Fukoka (Giappone).
La presenza e la rappresentazione di versioni multiple e spesso contraddittorie della realtà è al centro del lavoro di Rashid Rana, il quale si ispira alla tecnica tradizionale del mosaico aggiornandola mediante l’impiego delle nuove tecnologie digitali. Immagini “rubate” da scene di film bollywoodiani, siti internet e fotoreportage di guerra vengono a comporre immagini di dimensioni più ampie -spesso installazioni fotografiche di diversi metri- che evidenziano un rapporto schizofrenico tra ciò che è e ciò che appare, le contraddizioni di un paese in cui coesistono epoche differenti. Ad esempio i ritratti di donne in Burqa che prendono forma da centinaia di immagini pornografiche, portando simultaneamente l’attenzione dello spettatore su due forme solo apparentemente differenti di reificazione e sottomissione della donna, appartenenti a civiltà lontane nello spazio ma sempre più unificate da internet e dai flussi migratori.
Mithu Sen è nata a Burdwan, nel West Bengala,. Vive e lavora a Nuova Delhi. Tra le sue mostre recenti: It’s Good to be Queen, Galleria Bose Pacia, New York (2006); Drawing Room, British Council, New Delhi e Galleria Chemould, Mumbay (2006); Metrospctive: Visual Representations of Metrosexuality, Kitab Mahal, Mumbay (2005).
In questa serie di lavori su carta l’artista recupera l’atmosfera della cosiddetta withdrawing room, la stanza dove le donne erano solite discutere i loro affari e affronta il tema dell’alienazione della donna per il proprio corpo, in una società come quella indiana, dove la sofferenza e l’imbarazzo sono gli stati d’animo che più spesso contrassegnano la sessualità femminile.
I disegni di Mithu Sen ricordano le illustrazioni popolari e presentano la stessa natura iniziatica della fiaba, prima che fosse epurata dei suoi elementi perturbanti e violenti.
Attraverso uno stile caratterizzato da una narratività non lineare e dall’utilizzo giocoso -ma mai fine a se stesso- delle libere associazioni, Sen evoca quell’area di esperienze sensuali che si nasconde dietro le restrizioni imposte dalla società.
La ghettizzazione concettuale –e spesso sociale- dei diversi modi di esprimere la sessualità mette in atto una dissociazione tra i suoi significanti culturali e gli originari significati biologici e pulsionali.
L’opera di Mithu Sen non mette semplicemente in discussione la scelta di difendere una presunta “identità culturale”, ci porta piuttosto a riflettere sui concetti di civiltà e cultura, ai quali sembra accompagnarsi sempre e comunque una componente alienante, in quanto espressioni limitate e limitanti del nostro essere interiore.
Il sapiente equilibrio tra tendenze assimilatrici ed “export” culturale che caratterizza le opere in mostra è indice di una vera e propria “rivoluzione cusaniana” del mercato dell’arte contemporanea: all’asse tradizionale New York-Londra si stanno sostituendo non solo altri centri di pari rilevanza come Nuova Delhi e Pechino, ma un’arte capace di trovare il proprio centro in ogni luogo, perché finalmente fedele alla propria vocazione internazionale. Il nuovo orientalismo? Non solo ex-otico, ma anche eccentrico…
Un ringraziamento particolare va al critico Alfredo Sigolo. Una serie di riflessioni e ricerche condotte insieme nei mesi scorsi hanno costituito lo stimolo iniziale di questa mostra il cui titolo è volutamente mutuato da un suo articolo recentemente apparso sulle pagine del magazine Exibart.
08
novembre 2006
Ex-otica
Dall'otto novembre 2006 al 13 gennaio 2007
arte contemporanea
Location
VITAMIN ARTE CONTEMPORANEA
Torino, Via Vittorio Andreis, 12C, (Torino)
Torino, Via Vittorio Andreis, 12C, (Torino)
Orario di apertura
Tue-sat 16-19.30 and on app.
Vernissage
8 Novembre 2006, ore 18
Autore
Curatore