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ExhibAir. Un viaggio nell’arte: Electronic Lounge. La Donazione Halevim al Museo del Novecento
In mostra una serie di opere di emergenti artisti italiani – tre video di Massimo Grimaldi, Pietro Roccasalva e Patrick Tuttofuoco, una installazione sonora di Roberto Cuoghi e un video di Anna Gaskell, artista americana di fama internazionale.
Comunicato stampa
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“Electronic Lounge. La Donazione Halevim al Museo del Novecento” è il nuovo evento espositivo, in collaborazione con Palazzo Reale e con il Museo del Novecento di Milano, proposto dal 28 febbraio sino al prossimo 28 maggio da ExhibAir, lo speciale spazio museale realizzato nell’area biglietterie dell’aeroporto di Malpensa.
La mostra, curata da Edoardo Gnemmi e Iolanda Ratti, presenta tre video e una installazione sonora, opere di quattro giovani artisti italiani di adozione milanese, Roberto Cuoghi, Massimo Grimaldi, Pietro Roccasalva e Patrick Tuttofuoco già affermati nel panorama contemporaneo, e un video di Anna Gaskell, artista americana di fama internazionale.
A partire dagli anni sessanta il video viene impiegato come medium artistico, al pari di scultura e pittura. Dalle prime sperimentazioni nelle quali il monitor era inteso come mezzo da manipolare e modificare, ai “monocanale” degli anni settanta in cui gli artisti proponevano una riflessione sul proprio corpo e sul fare arte, fino a veri e propri ambienti in cui lo spettatore è chiamato ad immergersi, il video è oggi uno degli strumenti più amati dagli artisti. Il suono, usato in arte fin dalle avanguardie storiche, è una delle componenti fondamentali di questi dispositivi, e ha acquisito una sempre maggiore autonomia in campo artistico, fino alla creazione di spazi totalmente immateriali abitati unicamente dal segnale audio.
I lavori in mostra sono proposti in una cornice in grado di offrire al visitatore una lettura delle singole opere e di questo particolare tipo di linguaggio, tanto utilizzato dagli artisti contemporanei.
Tutte le opere in mostra provengono dalla Fondazione Davide Halevim e sono state recentemente donate al Comune di Milano. L’eclettico collezionista milanese, da sempre attento ai giovani artisti italiani e stranieri, con questa donazione offre un’importante occasione per avvicinare ai nuovi media la collezione di arte moderna e contemporanea delle Civiche Raccolte d’Arte, che vanta un eccezionale patrimonio di opere del XX secolo, di cui una selezione confluirà nel Museo del Novecento nel Palazzo dell’Arengario di Piazza del Duomo.
Anche questa esposizione - la terza dopo “Picasso, La Femme nue”, che in cinque settimane ha totalizzato 15.000 visitatori e la successiva selezione di opere d’arte contemporanea organizzata in collaborazione con la Collezione della Farnesina, visitata da 10.000 tra viaggiatori, curiosi e appassionati - trova una piena sintonia con lo spirito dello speciale luogo che la ospita, una vetrina internazionale per l’arte all’interno di un aeroporto dove transitano ogni anno 20 milioni di passeggeri.
ExhibAir. Un viaggio nell’arte è un’iniziativa ideata da ComediArting e C-Zone, promossa da Sea - Aeroporti di Milano in partnership con Toshiba Computer Systems, ed è realizzata con il supporto di URMET e grazie alla sponsorizzazione tecnica di Zanotta.
Portando grandi opere d’arte al di fuori dei convenzionali luoghi di fruizione e realizzando un inaspettato punto di incontro con il pubblico, ExhibAir si afferma come iniziativa culturale all’avanguardia, capace di cogliere e interpretare i continui mutamenti in corso nella società contemporanea, dando vita a una nuova interpretazione di sede espositiva.
La mostra “Electronic Lounge” è aperta gratuitamente al pubblico e ai passeggeri in transito presso il Terminal 1 dell’Aeroporto di Malpensa.
L’esposizione sarà corredata da un catalogo, realizzato in italiano e inglese da Carlo Cambi Editore, disponibile anche in mostra (Euro 15,00).
Gli artisti in mostra:
Roberto Cuoghi (Modena 1973, vive e lavora a Milano)
Anna Gaskell (Des Moines 1969, vive e lavora a New York)
Massimo Grimaldi (Taranto 1974, vive e lavora a Milano)
Pietro Roccasalva (Modica 1970, vive e lavora a Milano)
Patrick Tuttofuoco (Milano 1974, vive e lavora a Milano)
**
Estratto dal testo in catalogo
Una generazione milanese per un museo internazionale
Di Edoardo Gnemmi
Roberto Cuoghi è un’artista di straordinario talento, estraneo a qualsiasi schema o definizione, le cui opere, nonostante siano spesso di difficile comprensione e celino vari piani di lettura, hanno sempre un forte impatto emotivo e visivo: dalla serie fotografica dei ritratti di “Maltrattati”, tra i quali anche uno eccezionale a Davide Halevim, ai “Mappamondi”, i “Ritratti” o i “Peanuts” (Charlie Brown, Snoopy…) caratterizzati da una tecnica, affine alla produzione dei cartoni animati di un tempo, basata sulla sovrapposizione di superfici trasparenti come acetati o vetri. Noto per essersi appropriato delle dinamiche sociali, psicologiche e fisiche dell’essere-diventare il proprio padre, indossando i suoi vestiti, ingrassando diverse decine di chili e decolorandosi i capelli, Cuoghi ha vissuto una delle performance più radicali che l’arte abbia visto dai tempi di Burden o Acconci, ma che, trattandosi di vita quotidiana, sfugge anche a questa categoria. E così l’opera sonora Mbube parte da presupposti simili. Un intervento minimale, sempre basato su una trasformazione dell’artista (in questo caso della sua voce) più alcuni strumenti di fortuna. Una melodia in parte inventata, in parte desunta dalla celeberrima The Lion Sleeps Tonight, realizzata da Cuoghi senza alcuna nozione di musica che non sia di pubblico dominio. Sotto l’apparente leggerezza del tema trattato, si nascondono problematiche sociali, economiche, questioni legali e drammi personali. Il titolo indica un genere di musica vocale del Sud Africa che ha preso il nome dall’omonimo brano scritto da Solomon Linda. “Mbube”, che in lingua Zulu significa leone, è stata scritta negli anni quaranta e pare abbia originato scarsissimi profitti nelle tasche del suo autore, morto in totale povertà. Paradossalmente il brano ha generato invece milioni di dollari nelle tasche di discografici americani che si sono appropriati del brano non protetto adeguatamente dal diritto d’autore. Dapprima Pete Seeger, con il gruppo The Weavers, imitando la lingua zulu, realizza una cover utilizzando parole e suoni inventati come il celebre “Wimoweh”. Successivamente i Tokens reinterpretano la canzone e vendono milioni di dischi con quello che attualmente è uno dei brani più conosciuti al mondo.
Mbube, 2005
Installazione sonora su cd, 2’30”, edizione 3/5
Voce, balafon, claves, shaker, jingling, vibraslap, guiro, djambe, tamburello basco, flauto a coulisse, ocarina di Budrio, cuckoo call e richiami, gusci di noci
Hardware: Edirol PCR-1, Eventi de Eclipse, Akg/Behringer Eurorack UB 802, Mac G5
Software: Cubase SE
Il lavoro di Massimo Grimaldi esplora i meccanismi che regnano all’interno del mondo dell’arte; il ruolo dell’artista, i sistemi di produzione e circolazione delle immagini, i codici di lettura e di fruizione dell’opera. In particolare i criteri e le modalità con il quale l’arte viene percepita sono oggetto del suo fare artistico. Si pensi ad opere intitolate Gianni Bugno Object, Sergio Cofferati Images o Charles Aznavour Object, che non presentano alcun rimando alle personalità in questione e la cui incapacità allegorica costituisce l’elemento fondante e straniante dell’opera stessa.
I suoi enunciati sul mondo dell’arte presentati come wall text e le immagini scaricate da internet e presentate attraverso slide show su computer denotano la sua radicalità nel discutere il “sistema-arte”. Si evince quindi come il contributo di Grimaldi si possa sintetizzare spesso in una selezione arbitraria di parole, criteri, immagini, supporti.
Nell’opera Egypt del 2006 l’artista racconta l’Egitto attraverso uno stereotipo, facendo interpretare un pezzo della coreografia del balletto del videoclip Around the World dei Daft Punk, da quattro ballerine vestite da mummie egizie.
Un’operazione tautologica come l’ “appropriazione” del capolavoro horror del 1975 di Dario Argento Profondo Rosso e la sua presentazione inalterata in un ambito espositivo comporta una possibile doppia fruizione: a livello cinefilo e ad uso artistico, con una visione parziale e frammentaria. Un vero e proprio readymade, con tutti gli interrogativi che ne derivano e, probabilmente, non senza una vena di sfiducia nel ruolo dell’artista come creatore.
Profondo Rosso, 2005
videoproiezione, edizione unica
Pietro Roccasalva intende la pittura come cristallizzazione ultima ed estrema di un processo di rappresentazione che tocca al contempo scultura, installazione, fotografia, tableau vivant, animazione digitale; questo processo, che prende il nome di “situazione d’opera”, genera a sua volta nuove opere come risultato della interrelazione fra lavori precedenti. Così una civetta con i colori di un pappagallo viene presentata in un’installazione che può essere percepita visivamente solo attraverso una fessura in un dipinto dell’artista. In un secondo momento, l’installazione verrà fedelmente dipinta in un altro quadro (che comprende la civetta, il dipinto forato e l’ambiente circostante). Questo secondo dipinto, esposto in un ambiente insieme alla performance di una mamma con il figlio nelle vesti del personaggio delle filastrocche di Hoffmann (Pierino Porcospino) darà vita ad un’ulteriore “situazione d’opera” e successivamente ad un terzo quadro. Ed è proprio da dipinti come quest’ultimo, intitolato The Oval Portrait. A Ventriloquist at a Birthday Party in October 1947 che si evince come i soggetti e le tematiche sorte dalla mano di Roccasalva vivono la loro esistenza, le loro possibilità, come fosse un processo naturale e indipendente dalla volontà dell’artista.
Il termine Fisheye rimanda all’obiettivo grandangolare che si utilizza nelle macchine fotografiche per ottenere un campo visivo maggiore rispetto alla norma. L’immagine che ne risulta è distorta e tonda, come osservata attraverso un occhio di pesce. Roccasalva ha utilizzato questo titolo per un’animazione tridimensionale che rappresenta un piatto da portata sopra il quale poggia una sorta di cattedrale ed un copriportata rialzato. La cupola dell’edificio in costante rotazione contrasta con la staticità dello spazio circostante. Solo i riflessi colorati del materiale metallico di cui tutto sembra fatto, cambiano nel tempo fino ad amalgamarsi in un primo momento nel colore rosso, giallo in seguito ed infine blu. Le odi di un marinaio al Golfo di Napoli nella “Santa Lucia” cantata da Caruso accompagnano le immagini.
Fisheye, 2003
animazione digitale su dvd, 4’19”, edizione 2/5
La poetica di Patrick Tuttofuoco è rivolta alla ricerca quasi terapeutica di una felicità personale attraverso l’arte. Partendo da un vocabolario dove design, architettura, musica elettronica, computer, street style e cultura pop si fondono e, attraverso una pratica di collaborazione con persone a lui vicine (familiari, amici, colleghi), l’artista innesca un processo di creazione spesso a carattere collettivo. Questa estetica relazionale, per usare un termine coniato da Nicolas Bourriaud, si manifesta sia nella progettazione sia nella presentazione al pubblico, chiamato ad interagire secondo dinamiche casuali, sconosciute e del tutto fuori dal controllo dell’artista. I dieci veicoli presentati a Gent nel 2001 in occasione della mostra “Casino 2001”, esemplificano questa proficua liaison fra individuo e collettivo. L’artista ha realizzato dei mezzi a quattro ruote e a pedali come ritratti di altrettanti amici cooperando con loro e basandosi sulle associazioni delle loro preferenze nei colori, negli oggetti, nella musica, nei luoghi e nei gusti in generale. Questi dieci veicoli, dalle forme più inusuali e disparate, sono stati poi presentati sotto il nome di “Velodream” in un vero e proprio velodromo a disposizione del pubblico che poteva utilizzarli liberamente.
L’animazione digitale intitolata Boing è un viaggio metaforico nella mente di Tuttofuoco e dei meccanismi relazionali con alcuni amici, tra cui gli artisti Cuoghi, Gabellone, Buvoli, Previdi, ritratti come palline che rimbalzano, si muovono e interagiscono con strutture immaginarie, in una sorta di videogioco. Il video è accompagnato dalla musica elettronica del duo BHF.
Boing, 2001
animazione digitale su dvd, edizione 48/90
Il video di Anna Gaskell, unica straniera nell’ambito della donazione, è stato scelto per diversi motivi. Innanzitutto in relazione alle tematiche annuali affrontate dalla Fondazione Davide Halevim nel triennio espositivo con omaggi alla donna (2003-04), alla paramnesia (2004-05) e al tempo (2005-06). In secondo luogo per dare un rilievo internazionale alla donazione con l’opera di un’ artista presente nelle raccolte dei più importanti musei d’arte contemporanea al mondo, dal Guggenheim di New York alla Tate Gallery di Londra.
Nelle sue fotografie e nei video l’artista dipinge scenari in equilibrio fra immaginario e realtà, nei quali le ragazzine protagoniste impersonano le contraddizioni, le fobie, i desideri della psiche umana, rendendo labili i confini fra ludico, fantastico, drammatico e torbido.
In Future’s Eve, “la vigilia del futuro”, Gaskell scardina il concetto di tempo, mandando in corto circuito il consequenziale rapporto causa-effetto.
Il punto di vista della camera ci catapulta e ci costringe all’interno di una buca nel terreno. Alcune adolescenti gettano della terra al suo interno, quindi sopra di noi, fino a impedire qualsiasi visuale e qualsiasi idea di libertà o movimento. Saremmo drammaticamente condannati se il video non fosse presentato al contrario: dall’immagine iniziale totalmente buia, con la terra che ricopre per intero la fossa e occlude qualsiasi visuale, veniamo progressivamente liberati dalla terra che fuoriesce magicamente per finire racchiusa nelle mani delle ragazze.
Future’s Eve, 2000
Videoproiezione, film16 mm trasferito su dvd, 2’ ca, edizione 2/3
La mostra, curata da Edoardo Gnemmi e Iolanda Ratti, presenta tre video e una installazione sonora, opere di quattro giovani artisti italiani di adozione milanese, Roberto Cuoghi, Massimo Grimaldi, Pietro Roccasalva e Patrick Tuttofuoco già affermati nel panorama contemporaneo, e un video di Anna Gaskell, artista americana di fama internazionale.
A partire dagli anni sessanta il video viene impiegato come medium artistico, al pari di scultura e pittura. Dalle prime sperimentazioni nelle quali il monitor era inteso come mezzo da manipolare e modificare, ai “monocanale” degli anni settanta in cui gli artisti proponevano una riflessione sul proprio corpo e sul fare arte, fino a veri e propri ambienti in cui lo spettatore è chiamato ad immergersi, il video è oggi uno degli strumenti più amati dagli artisti. Il suono, usato in arte fin dalle avanguardie storiche, è una delle componenti fondamentali di questi dispositivi, e ha acquisito una sempre maggiore autonomia in campo artistico, fino alla creazione di spazi totalmente immateriali abitati unicamente dal segnale audio.
I lavori in mostra sono proposti in una cornice in grado di offrire al visitatore una lettura delle singole opere e di questo particolare tipo di linguaggio, tanto utilizzato dagli artisti contemporanei.
Tutte le opere in mostra provengono dalla Fondazione Davide Halevim e sono state recentemente donate al Comune di Milano. L’eclettico collezionista milanese, da sempre attento ai giovani artisti italiani e stranieri, con questa donazione offre un’importante occasione per avvicinare ai nuovi media la collezione di arte moderna e contemporanea delle Civiche Raccolte d’Arte, che vanta un eccezionale patrimonio di opere del XX secolo, di cui una selezione confluirà nel Museo del Novecento nel Palazzo dell’Arengario di Piazza del Duomo.
Anche questa esposizione - la terza dopo “Picasso, La Femme nue”, che in cinque settimane ha totalizzato 15.000 visitatori e la successiva selezione di opere d’arte contemporanea organizzata in collaborazione con la Collezione della Farnesina, visitata da 10.000 tra viaggiatori, curiosi e appassionati - trova una piena sintonia con lo spirito dello speciale luogo che la ospita, una vetrina internazionale per l’arte all’interno di un aeroporto dove transitano ogni anno 20 milioni di passeggeri.
ExhibAir. Un viaggio nell’arte è un’iniziativa ideata da ComediArting e C-Zone, promossa da Sea - Aeroporti di Milano in partnership con Toshiba Computer Systems, ed è realizzata con il supporto di URMET e grazie alla sponsorizzazione tecnica di Zanotta.
Portando grandi opere d’arte al di fuori dei convenzionali luoghi di fruizione e realizzando un inaspettato punto di incontro con il pubblico, ExhibAir si afferma come iniziativa culturale all’avanguardia, capace di cogliere e interpretare i continui mutamenti in corso nella società contemporanea, dando vita a una nuova interpretazione di sede espositiva.
La mostra “Electronic Lounge” è aperta gratuitamente al pubblico e ai passeggeri in transito presso il Terminal 1 dell’Aeroporto di Malpensa.
L’esposizione sarà corredata da un catalogo, realizzato in italiano e inglese da Carlo Cambi Editore, disponibile anche in mostra (Euro 15,00).
Gli artisti in mostra:
Roberto Cuoghi (Modena 1973, vive e lavora a Milano)
Anna Gaskell (Des Moines 1969, vive e lavora a New York)
Massimo Grimaldi (Taranto 1974, vive e lavora a Milano)
Pietro Roccasalva (Modica 1970, vive e lavora a Milano)
Patrick Tuttofuoco (Milano 1974, vive e lavora a Milano)
**
Estratto dal testo in catalogo
Una generazione milanese per un museo internazionale
Di Edoardo Gnemmi
Roberto Cuoghi è un’artista di straordinario talento, estraneo a qualsiasi schema o definizione, le cui opere, nonostante siano spesso di difficile comprensione e celino vari piani di lettura, hanno sempre un forte impatto emotivo e visivo: dalla serie fotografica dei ritratti di “Maltrattati”, tra i quali anche uno eccezionale a Davide Halevim, ai “Mappamondi”, i “Ritratti” o i “Peanuts” (Charlie Brown, Snoopy…) caratterizzati da una tecnica, affine alla produzione dei cartoni animati di un tempo, basata sulla sovrapposizione di superfici trasparenti come acetati o vetri. Noto per essersi appropriato delle dinamiche sociali, psicologiche e fisiche dell’essere-diventare il proprio padre, indossando i suoi vestiti, ingrassando diverse decine di chili e decolorandosi i capelli, Cuoghi ha vissuto una delle performance più radicali che l’arte abbia visto dai tempi di Burden o Acconci, ma che, trattandosi di vita quotidiana, sfugge anche a questa categoria. E così l’opera sonora Mbube parte da presupposti simili. Un intervento minimale, sempre basato su una trasformazione dell’artista (in questo caso della sua voce) più alcuni strumenti di fortuna. Una melodia in parte inventata, in parte desunta dalla celeberrima The Lion Sleeps Tonight, realizzata da Cuoghi senza alcuna nozione di musica che non sia di pubblico dominio. Sotto l’apparente leggerezza del tema trattato, si nascondono problematiche sociali, economiche, questioni legali e drammi personali. Il titolo indica un genere di musica vocale del Sud Africa che ha preso il nome dall’omonimo brano scritto da Solomon Linda. “Mbube”, che in lingua Zulu significa leone, è stata scritta negli anni quaranta e pare abbia originato scarsissimi profitti nelle tasche del suo autore, morto in totale povertà. Paradossalmente il brano ha generato invece milioni di dollari nelle tasche di discografici americani che si sono appropriati del brano non protetto adeguatamente dal diritto d’autore. Dapprima Pete Seeger, con il gruppo The Weavers, imitando la lingua zulu, realizza una cover utilizzando parole e suoni inventati come il celebre “Wimoweh”. Successivamente i Tokens reinterpretano la canzone e vendono milioni di dischi con quello che attualmente è uno dei brani più conosciuti al mondo.
Mbube, 2005
Installazione sonora su cd, 2’30”, edizione 3/5
Voce, balafon, claves, shaker, jingling, vibraslap, guiro, djambe, tamburello basco, flauto a coulisse, ocarina di Budrio, cuckoo call e richiami, gusci di noci
Hardware: Edirol PCR-1, Eventi de Eclipse, Akg/Behringer Eurorack UB 802, Mac G5
Software: Cubase SE
Il lavoro di Massimo Grimaldi esplora i meccanismi che regnano all’interno del mondo dell’arte; il ruolo dell’artista, i sistemi di produzione e circolazione delle immagini, i codici di lettura e di fruizione dell’opera. In particolare i criteri e le modalità con il quale l’arte viene percepita sono oggetto del suo fare artistico. Si pensi ad opere intitolate Gianni Bugno Object, Sergio Cofferati Images o Charles Aznavour Object, che non presentano alcun rimando alle personalità in questione e la cui incapacità allegorica costituisce l’elemento fondante e straniante dell’opera stessa.
I suoi enunciati sul mondo dell’arte presentati come wall text e le immagini scaricate da internet e presentate attraverso slide show su computer denotano la sua radicalità nel discutere il “sistema-arte”. Si evince quindi come il contributo di Grimaldi si possa sintetizzare spesso in una selezione arbitraria di parole, criteri, immagini, supporti.
Nell’opera Egypt del 2006 l’artista racconta l’Egitto attraverso uno stereotipo, facendo interpretare un pezzo della coreografia del balletto del videoclip Around the World dei Daft Punk, da quattro ballerine vestite da mummie egizie.
Un’operazione tautologica come l’ “appropriazione” del capolavoro horror del 1975 di Dario Argento Profondo Rosso e la sua presentazione inalterata in un ambito espositivo comporta una possibile doppia fruizione: a livello cinefilo e ad uso artistico, con una visione parziale e frammentaria. Un vero e proprio readymade, con tutti gli interrogativi che ne derivano e, probabilmente, non senza una vena di sfiducia nel ruolo dell’artista come creatore.
Profondo Rosso, 2005
videoproiezione, edizione unica
Pietro Roccasalva intende la pittura come cristallizzazione ultima ed estrema di un processo di rappresentazione che tocca al contempo scultura, installazione, fotografia, tableau vivant, animazione digitale; questo processo, che prende il nome di “situazione d’opera”, genera a sua volta nuove opere come risultato della interrelazione fra lavori precedenti. Così una civetta con i colori di un pappagallo viene presentata in un’installazione che può essere percepita visivamente solo attraverso una fessura in un dipinto dell’artista. In un secondo momento, l’installazione verrà fedelmente dipinta in un altro quadro (che comprende la civetta, il dipinto forato e l’ambiente circostante). Questo secondo dipinto, esposto in un ambiente insieme alla performance di una mamma con il figlio nelle vesti del personaggio delle filastrocche di Hoffmann (Pierino Porcospino) darà vita ad un’ulteriore “situazione d’opera” e successivamente ad un terzo quadro. Ed è proprio da dipinti come quest’ultimo, intitolato The Oval Portrait. A Ventriloquist at a Birthday Party in October 1947 che si evince come i soggetti e le tematiche sorte dalla mano di Roccasalva vivono la loro esistenza, le loro possibilità, come fosse un processo naturale e indipendente dalla volontà dell’artista.
Il termine Fisheye rimanda all’obiettivo grandangolare che si utilizza nelle macchine fotografiche per ottenere un campo visivo maggiore rispetto alla norma. L’immagine che ne risulta è distorta e tonda, come osservata attraverso un occhio di pesce. Roccasalva ha utilizzato questo titolo per un’animazione tridimensionale che rappresenta un piatto da portata sopra il quale poggia una sorta di cattedrale ed un copriportata rialzato. La cupola dell’edificio in costante rotazione contrasta con la staticità dello spazio circostante. Solo i riflessi colorati del materiale metallico di cui tutto sembra fatto, cambiano nel tempo fino ad amalgamarsi in un primo momento nel colore rosso, giallo in seguito ed infine blu. Le odi di un marinaio al Golfo di Napoli nella “Santa Lucia” cantata da Caruso accompagnano le immagini.
Fisheye, 2003
animazione digitale su dvd, 4’19”, edizione 2/5
La poetica di Patrick Tuttofuoco è rivolta alla ricerca quasi terapeutica di una felicità personale attraverso l’arte. Partendo da un vocabolario dove design, architettura, musica elettronica, computer, street style e cultura pop si fondono e, attraverso una pratica di collaborazione con persone a lui vicine (familiari, amici, colleghi), l’artista innesca un processo di creazione spesso a carattere collettivo. Questa estetica relazionale, per usare un termine coniato da Nicolas Bourriaud, si manifesta sia nella progettazione sia nella presentazione al pubblico, chiamato ad interagire secondo dinamiche casuali, sconosciute e del tutto fuori dal controllo dell’artista. I dieci veicoli presentati a Gent nel 2001 in occasione della mostra “Casino 2001”, esemplificano questa proficua liaison fra individuo e collettivo. L’artista ha realizzato dei mezzi a quattro ruote e a pedali come ritratti di altrettanti amici cooperando con loro e basandosi sulle associazioni delle loro preferenze nei colori, negli oggetti, nella musica, nei luoghi e nei gusti in generale. Questi dieci veicoli, dalle forme più inusuali e disparate, sono stati poi presentati sotto il nome di “Velodream” in un vero e proprio velodromo a disposizione del pubblico che poteva utilizzarli liberamente.
L’animazione digitale intitolata Boing è un viaggio metaforico nella mente di Tuttofuoco e dei meccanismi relazionali con alcuni amici, tra cui gli artisti Cuoghi, Gabellone, Buvoli, Previdi, ritratti come palline che rimbalzano, si muovono e interagiscono con strutture immaginarie, in una sorta di videogioco. Il video è accompagnato dalla musica elettronica del duo BHF.
Boing, 2001
animazione digitale su dvd, edizione 48/90
Il video di Anna Gaskell, unica straniera nell’ambito della donazione, è stato scelto per diversi motivi. Innanzitutto in relazione alle tematiche annuali affrontate dalla Fondazione Davide Halevim nel triennio espositivo con omaggi alla donna (2003-04), alla paramnesia (2004-05) e al tempo (2005-06). In secondo luogo per dare un rilievo internazionale alla donazione con l’opera di un’ artista presente nelle raccolte dei più importanti musei d’arte contemporanea al mondo, dal Guggenheim di New York alla Tate Gallery di Londra.
Nelle sue fotografie e nei video l’artista dipinge scenari in equilibrio fra immaginario e realtà, nei quali le ragazzine protagoniste impersonano le contraddizioni, le fobie, i desideri della psiche umana, rendendo labili i confini fra ludico, fantastico, drammatico e torbido.
In Future’s Eve, “la vigilia del futuro”, Gaskell scardina il concetto di tempo, mandando in corto circuito il consequenziale rapporto causa-effetto.
Il punto di vista della camera ci catapulta e ci costringe all’interno di una buca nel terreno. Alcune adolescenti gettano della terra al suo interno, quindi sopra di noi, fino a impedire qualsiasi visuale e qualsiasi idea di libertà o movimento. Saremmo drammaticamente condannati se il video non fosse presentato al contrario: dall’immagine iniziale totalmente buia, con la terra che ricopre per intero la fossa e occlude qualsiasi visuale, veniamo progressivamente liberati dalla terra che fuoriesce magicamente per finire racchiusa nelle mani delle ragazze.
Future’s Eve, 2000
Videoproiezione, film16 mm trasferito su dvd, 2’ ca, edizione 2/3
27
febbraio 2008
ExhibAir. Un viaggio nell’arte: Electronic Lounge. La Donazione Halevim al Museo del Novecento
Dal 27 febbraio al 28 maggio 2008
arte contemporanea
Location
AEROPORTO INTERNAZIONALE DELLA MALPENSA
Gallarate, Strada Statale Dell'aeroporto Della Malpensa, (Varese)
Gallarate, Strada Statale Dell'aeroporto Della Malpensa, (Varese)
Orario di apertura
Tutti i giorni, 9.00 – 19.00
Vernissage
27 Febbraio 2008, ore 14
Ufficio stampa
PAOLA MANFREDI
Autore
Curatore