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Ezio Alzani
Il percorso artistico di Ezio Alzani è contraddistinto, fin dalla più giovane età, dalla ricerca della propria individualità. Nonostante l’insofferenza per le metodologie didattiche in Accademia, Alzani ama e ha studiato a lungo artisti quali Gustave Courbet, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Giovanni Segantini e Giovanni Boldini.
Comunicato stampa
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Il percorso artistico di Ezio Alzani è contraddistinto, fin dalla più giovane età, dalla ricerca della propria individualità. Nonostante l'insofferenza per le metodologie didattiche in Accademia, Alzani ama e ha studiato a lungo artisti quali Gustave Courbet, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Giovanni Segantini e Giovanni Boldini.
Non stupiamoci se oggi le sue opere virano decisamente verso l'Informale: ciò risponde alla necessità di comunicare il proprio temperamento attraverso l'immediatezza e l'irruenza della gestualità. Le radici della tavolozza di Alzani vanno cercate in quelle adottate da alcuni pittori lombardi collocabili tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento.
Nessuno è solo ma, come affermava Bernardo di Chartres,
"Siamo come nani sulle spalle dei giganti, così che possiamo vedere un maggior numero di cose e più lontano di loro, tuttavia non per l’acutezza della vista o la possenza del corpo, ma perché sediamo più in alto e ci eleviamo proprio grazie alla grandezza dei giganti” .1
Restare se stessi pur essendo, al tempo stesso, l'anello finale di una catena lunga migliaia di anni non è certo facile; si tratta della ricerca e del mantenimento di un equilibrio labilissimo, in qualsiasi momento pronto al disfacimento.
Alzani, tuttavia, forte dei propri studi, riconosce ben presto quali artisti studiare: ammira le pennellate leggere e ariose di Boldini, la tavolozza madreperlacea e il contatto con la natura autentico, viscerale di Segantini.
Il passaggio dalla figurazione all'Informale è il risultato più evidente della conquista della propria libertà espressiva. L'Informale di Ezio Alzani può essere definito materico e gestuale al tempo stesso, senza che questi appellativi, tuttavia, concorrano a definirlo pienamente. La violenza delle pennellate, molto evidente nella produzione degli anni passati, viene stemperata a favore di una maggiore liricità. Ad un messaggio urlato si è sostituito uno più meditato e mediato da una gestualità che egli stesso definisce "segnica”, «perché la mia pittura è la ricerca dell'individualità che mi caratterizza», afferma. La materia pittorica, ricca e intensa, viene stesa sovente con la spatola, nella ricerca di una maggiore plasticità e di una genuinità coloristica che si colloca nel solco della lunga tradizione italiana.
Non stupiamoci se oggi le sue opere virano decisamente verso l'Informale: ciò risponde alla necessità di comunicare il proprio temperamento attraverso l'immediatezza e l'irruenza della gestualità. Le radici della tavolozza di Alzani vanno cercate in quelle adottate da alcuni pittori lombardi collocabili tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento.
Nessuno è solo ma, come affermava Bernardo di Chartres,
"Siamo come nani sulle spalle dei giganti, così che possiamo vedere un maggior numero di cose e più lontano di loro, tuttavia non per l’acutezza della vista o la possenza del corpo, ma perché sediamo più in alto e ci eleviamo proprio grazie alla grandezza dei giganti” .1
Restare se stessi pur essendo, al tempo stesso, l'anello finale di una catena lunga migliaia di anni non è certo facile; si tratta della ricerca e del mantenimento di un equilibrio labilissimo, in qualsiasi momento pronto al disfacimento.
Alzani, tuttavia, forte dei propri studi, riconosce ben presto quali artisti studiare: ammira le pennellate leggere e ariose di Boldini, la tavolozza madreperlacea e il contatto con la natura autentico, viscerale di Segantini.
Il passaggio dalla figurazione all'Informale è il risultato più evidente della conquista della propria libertà espressiva. L'Informale di Ezio Alzani può essere definito materico e gestuale al tempo stesso, senza che questi appellativi, tuttavia, concorrano a definirlo pienamente. La violenza delle pennellate, molto evidente nella produzione degli anni passati, viene stemperata a favore di una maggiore liricità. Ad un messaggio urlato si è sostituito uno più meditato e mediato da una gestualità che egli stesso definisce "segnica”, «perché la mia pittura è la ricerca dell'individualità che mi caratterizza», afferma. La materia pittorica, ricca e intensa, viene stesa sovente con la spatola, nella ricerca di una maggiore plasticità e di una genuinità coloristica che si colloca nel solco della lunga tradizione italiana.
07
maggio 2015
Ezio Alzani
Dal 07 maggio al 07 giugno 2015
arte contemporanea
Location
ARTING 159
Milano, Alzaia Naviglio Pavese, 8, (Milano)
Milano, Alzaia Naviglio Pavese, 8, (Milano)
Orario di apertura
lun-sab 15-22
Vernissage
7 Maggio 2015, h 19 su invito
Autore