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Ezio Ferreri – Tabula Rasa
La mostra, a cura di Ida Parlavecchio e Emilia Valenza, presenta un corpus di fotografie di vari formati (da 35×70 a 100×200 cm) scattate in giro per le province siciliane, un viaggio attraverso il paesaggio urbano e suburbano segnato da un’edilizia privata selvaggia, incontrollata, abnorme e ingiustificata.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Mercoledì 13 giugno si inaugura ‘Tabula Rasa’ di Ezio Ferreri, una grande mostra
fotografica con doppio spazio espositivo e doppia inaugurazione: alle ore 17:30 in via
Catania 35 nella sede della Galleria X3 e alle ore 21:00 ai Magazzini di via Alloro 129.
Evento collaterale di Manifesta 12, biennale nomade europea di arte contemporanea
La mostra, a cura di Ida Parlavecchio e Emilia Valenza, presenta un corpus di fotografie di vari
formati (da 35x70 a 100x200 cm) scattate in giro per le province siciliane, un viaggio attraverso il
paesaggio urbano e suburbano segnato da un’edilizia privata selvaggia, incontrollata, abnorme e
ingiustificata.
A partire dagli anni ’60 l’abbandono delle campagne per il lavoro all’interno delle industrie nel
cosiddetto ‘continente’, in concomitanza con il boom economico, diede vita a un rapido
cambiamento nella società siciliana: «Gli emigrati – spiega Ezio Ferreri – potevano così pensare
di sacrificarsi per un certo numero di anni, lavorare duro, pur di mettere un po’ di soldi da parte
che gli avrebbero consentito di edificare una ‘casa’ per loro e per i figli a venire. Cominciarono a
sorgere costruzioni, spesso abusive, ad uno, due, tre piani (qualche volta anche di più), la cui
edificazione avanzava con lo stesso ritmo delle rimesse degli emigrati. Questo fenomeno ha
innescato il dilagare di un’abitudine alla costruzione non programmata e non aderente alle
regole urbanistiche, assumendo la fisionomia di un malcostume trasversale che coinvolge il
singolo cittadino come l’impresa edile; l’abitazione monofamiliare come il quartiere residenziale.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: periferie intere di paesi siciliani caratterizzati da costruzioni
incomplete, da facciate senza intonaco, pilastri in cemento armato che sembrano la versione
contemporanea delle colonne dei templi greci in rovina. Prospetti marcati dai buchi neri delle
finestre mancanti, che hanno inghiottito i risparmi di generazioni di lavoratori.»
Gli scatti di Ferreri, realizzati a partire dal 2016 sino ai giorni nostri, sono una narrazione di questo
fenomeno ormai introiettato dalla nostra cultura visiva, che si caratterizza per l’incompiutezza e la
bruttezza e si configura come una violazione del paesaggio. Il lavoro dell’artista non è riconducibile
alla sfera della fotografia documentaria, è un racconto ‘sfocato’, collocato fuori dal tempo, che
lascia allo spettatore lo spazio di un’interpretazione libera che è anche sospensione del giudizio.
La tecnica utilizzata è funzionale al contenuto della ricerca: le fotografie sono state realizzate con
banco ottico a foro stenopeico, su pellicole, formato cm 6x12, per diapositive scadute e sviluppate
in cross-process. L’infedeltà dei colori, l’imprecisione dei dettagli, la vignettatura ai bordi
dell’immagine contribuiscono a delineare l’atemporalità delle costruzioni mai finite e a rafforzare
l’aspetto critico dell’attuale modello di sviluppo urbano.
«Le foto di Ferreri, – spiega Ida Parlavecchio - eseguite ‘senza lenti’, producono una collisione tra
due ordini di realtà che offre alla visione ulteriori estensioni percettive. Qui i cantieri e i terreni
incolti che li circondano oltrepassano il presente da due lati e, come ha osservato Marc Augé nel suo
noto saggio su rovine e macerie, sono spazi che talvolta e un po’ vagamente risvegliano ricordi.
Perché a ben guardare, questi scenari hanno tutta l’aria di un déjà-vu, o di un ciò-che-avrebbe-
potuto-essere».
Tabula rasa ha un duplice significato, da un lato rappresenta la constatazione di quello che sta
avvenendo per opera dell’uomo, cioè la compromissione dell’ambiente naturale aggredito metro
dopo metro dal cemento; dall’altro lato è anche un auspicio, un desiderio, una prospettiva utopica
di rinascita attraverso una presa di coscienza che porti all’abbattimento delle costruzioni abusive,
inutili per l’uomo, dannose per l’ambiente e offensive per la vista, facendo tabula rasa di pilastri in
cemento armato, muri senza intonaco, condomini in aperta campagna, villette condonate sulla
battigia, ecomostri privati e pubblici mai portati a compimento. Come nella pratica di tanta
fotografia contemporanea concettuale, anche in «‘Tabula Rasa’ – scrive Emilia Valenza – è
presente un possibile citazionismo dell’estetica della ‘noncuranza’» che spesso ha messo in
relazione la dimensione architettonica con quella politico/sociale così come avviene nell’opera di
Ferreri.
La mostra scelta e inserita tra gli eventi collaterali di Manifesta sarà visitabile, con ingresso
gratuito, sino al 4 novembre 2018 in due spazi espositivi a Palermo: Galleria X3, in via Catania 45,
e ai Magazzini di Via Alloro 129. Si ringraziano gli sponsor di cultura: GeoLab, l’[Art] e Tasca
d’Almerita presente con i suoi vini alla serata inaugurale.
EZIO FERRERI | BIO
Ezio Ferreri [1955] fotografa dall’inizio degli anni ’70. Ha esposto in Italia e all’estero partecipando a
mostre collettive a Madrid, Rio de Janeiro, Arles, Milano e Londra; tra le principali mostre personali: ‘I
fantasmi del Belìce’ (Salemi 2018, in corso), ‘Le pietre di Palermo’ (Gibellina 2016), ‘In Sicilia.
Cronache del paesaggio ultimo’ (Sofia 2014, Palermo 2015, Salemi 2015, Racalmuto 2016), ’Miniere di
Sicilia’ (Gibellina, 2013), ‘I fantasmi di Poggioreale/Ritorno alla vita’ (Poggioreale, 2012), ‘I luoghi’
(Gibellina, 2012), ‘Metropolis/ Sao Paulo’ (Palermo, 2010), ‘Trazas de juegos sobra de antigua piedras’
(Buenos Aires, 2000), ‘I fantasmi di Poggioreale’ (Palermo, 1999-2000), ‘Gelatine’ (Palermo, 1996), ‘I
teatri di Palermo’ (Palermo, 1995), ‘Masserie e case rurali’ (Basel 1988), ‘La condizione degli emigrati
italiani’ (Frankfurt am Mein, 1973). Ha pubblicato libri di fotografia e ha realizzato le fotografie per
numerose pubblicazioni. Vive e lavora a Palermo; è docente di ‘Fotografia’ all’Accademia di Belle Arti di
Sassari.
fotografica con doppio spazio espositivo e doppia inaugurazione: alle ore 17:30 in via
Catania 35 nella sede della Galleria X3 e alle ore 21:00 ai Magazzini di via Alloro 129.
Evento collaterale di Manifesta 12, biennale nomade europea di arte contemporanea
La mostra, a cura di Ida Parlavecchio e Emilia Valenza, presenta un corpus di fotografie di vari
formati (da 35x70 a 100x200 cm) scattate in giro per le province siciliane, un viaggio attraverso il
paesaggio urbano e suburbano segnato da un’edilizia privata selvaggia, incontrollata, abnorme e
ingiustificata.
A partire dagli anni ’60 l’abbandono delle campagne per il lavoro all’interno delle industrie nel
cosiddetto ‘continente’, in concomitanza con il boom economico, diede vita a un rapido
cambiamento nella società siciliana: «Gli emigrati – spiega Ezio Ferreri – potevano così pensare
di sacrificarsi per un certo numero di anni, lavorare duro, pur di mettere un po’ di soldi da parte
che gli avrebbero consentito di edificare una ‘casa’ per loro e per i figli a venire. Cominciarono a
sorgere costruzioni, spesso abusive, ad uno, due, tre piani (qualche volta anche di più), la cui
edificazione avanzava con lo stesso ritmo delle rimesse degli emigrati. Questo fenomeno ha
innescato il dilagare di un’abitudine alla costruzione non programmata e non aderente alle
regole urbanistiche, assumendo la fisionomia di un malcostume trasversale che coinvolge il
singolo cittadino come l’impresa edile; l’abitazione monofamiliare come il quartiere residenziale.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: periferie intere di paesi siciliani caratterizzati da costruzioni
incomplete, da facciate senza intonaco, pilastri in cemento armato che sembrano la versione
contemporanea delle colonne dei templi greci in rovina. Prospetti marcati dai buchi neri delle
finestre mancanti, che hanno inghiottito i risparmi di generazioni di lavoratori.»
Gli scatti di Ferreri, realizzati a partire dal 2016 sino ai giorni nostri, sono una narrazione di questo
fenomeno ormai introiettato dalla nostra cultura visiva, che si caratterizza per l’incompiutezza e la
bruttezza e si configura come una violazione del paesaggio. Il lavoro dell’artista non è riconducibile
alla sfera della fotografia documentaria, è un racconto ‘sfocato’, collocato fuori dal tempo, che
lascia allo spettatore lo spazio di un’interpretazione libera che è anche sospensione del giudizio.
La tecnica utilizzata è funzionale al contenuto della ricerca: le fotografie sono state realizzate con
banco ottico a foro stenopeico, su pellicole, formato cm 6x12, per diapositive scadute e sviluppate
in cross-process. L’infedeltà dei colori, l’imprecisione dei dettagli, la vignettatura ai bordi
dell’immagine contribuiscono a delineare l’atemporalità delle costruzioni mai finite e a rafforzare
l’aspetto critico dell’attuale modello di sviluppo urbano.
«Le foto di Ferreri, – spiega Ida Parlavecchio - eseguite ‘senza lenti’, producono una collisione tra
due ordini di realtà che offre alla visione ulteriori estensioni percettive. Qui i cantieri e i terreni
incolti che li circondano oltrepassano il presente da due lati e, come ha osservato Marc Augé nel suo
noto saggio su rovine e macerie, sono spazi che talvolta e un po’ vagamente risvegliano ricordi.
Perché a ben guardare, questi scenari hanno tutta l’aria di un déjà-vu, o di un ciò-che-avrebbe-
potuto-essere».
Tabula rasa ha un duplice significato, da un lato rappresenta la constatazione di quello che sta
avvenendo per opera dell’uomo, cioè la compromissione dell’ambiente naturale aggredito metro
dopo metro dal cemento; dall’altro lato è anche un auspicio, un desiderio, una prospettiva utopica
di rinascita attraverso una presa di coscienza che porti all’abbattimento delle costruzioni abusive,
inutili per l’uomo, dannose per l’ambiente e offensive per la vista, facendo tabula rasa di pilastri in
cemento armato, muri senza intonaco, condomini in aperta campagna, villette condonate sulla
battigia, ecomostri privati e pubblici mai portati a compimento. Come nella pratica di tanta
fotografia contemporanea concettuale, anche in «‘Tabula Rasa’ – scrive Emilia Valenza – è
presente un possibile citazionismo dell’estetica della ‘noncuranza’» che spesso ha messo in
relazione la dimensione architettonica con quella politico/sociale così come avviene nell’opera di
Ferreri.
La mostra scelta e inserita tra gli eventi collaterali di Manifesta sarà visitabile, con ingresso
gratuito, sino al 4 novembre 2018 in due spazi espositivi a Palermo: Galleria X3, in via Catania 45,
e ai Magazzini di Via Alloro 129. Si ringraziano gli sponsor di cultura: GeoLab, l’[Art] e Tasca
d’Almerita presente con i suoi vini alla serata inaugurale.
EZIO FERRERI | BIO
Ezio Ferreri [1955] fotografa dall’inizio degli anni ’70. Ha esposto in Italia e all’estero partecipando a
mostre collettive a Madrid, Rio de Janeiro, Arles, Milano e Londra; tra le principali mostre personali: ‘I
fantasmi del Belìce’ (Salemi 2018, in corso), ‘Le pietre di Palermo’ (Gibellina 2016), ‘In Sicilia.
Cronache del paesaggio ultimo’ (Sofia 2014, Palermo 2015, Salemi 2015, Racalmuto 2016), ’Miniere di
Sicilia’ (Gibellina, 2013), ‘I fantasmi di Poggioreale/Ritorno alla vita’ (Poggioreale, 2012), ‘I luoghi’
(Gibellina, 2012), ‘Metropolis/ Sao Paulo’ (Palermo, 2010), ‘Trazas de juegos sobra de antigua piedras’
(Buenos Aires, 2000), ‘I fantasmi di Poggioreale’ (Palermo, 1999-2000), ‘Gelatine’ (Palermo, 1996), ‘I
teatri di Palermo’ (Palermo, 1995), ‘Masserie e case rurali’ (Basel 1988), ‘La condizione degli emigrati
italiani’ (Frankfurt am Mein, 1973). Ha pubblicato libri di fotografia e ha realizzato le fotografie per
numerose pubblicazioni. Vive e lavora a Palermo; è docente di ‘Fotografia’ all’Accademia di Belle Arti di
Sassari.
13
giugno 2018
Ezio Ferreri – Tabula Rasa
Dal 13 giugno al 04 novembre 2018
fotografia
Location
MAGAZZINI
Palermo, Via Alloro, 129, (Palermo)
Palermo, Via Alloro, 129, (Palermo)
Orario di apertura
mar/sab 10:30 - 13:00 / 17.30 - 20:00 | chiuso lun/dom
Vernissage
13 Giugno 2018, h 21
Autore
Curatore