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F/Q – Ho steso un lenzuolo per terra
Il duo F/Q ha concepito un progetto che nasce da un’inedita ricerca letteraria applicata agli ambienti dello storico palazzo di FuturDome, aperto all’opportunità di dialogo e crescita per giovani artisti che si confrontano con topos e ambienti riconfigurati.
Comunicato stampa
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Mercoledì 22 gennaio 2020, FuturDome presenta un progetto dedicato ai prossimi artisti selezionati per A-I-R. Programma di artisti in residenza, che permette ad autori emergenti di usufruire di uno studio e di realizzare un intervento espositivo inedito nella project room degli spazi di via Giovanni Paisiello.
Il duo F/Q ha concepito un progetto che nasce da un’inedita ricerca letteraria applicata agli ambienti dello storico palazzo di FuturDome, aperto all’opportunità di dialogo e crescita per giovani artisti che si confrontano con topos e ambienti riconfigurati .
La coppia di artisti si concentra su installazioni transdisciplinari che si insinuano attraverso narrativa, fotografia e scultura. Il duo F/Q lavora sul dialogo e la collaborazione creando una nuova unità inscindibile, fra un romanzo breve di Hervé Guibert e la sua prima trasposizione simbolica nello spazio.
Hervé Guibert (1955 –1991) è stato uno scrittore, giornalista e fotografo francese, uno degli amici più stretti di Michel Foucault, Isabelle Adjani e Sophie Calle. Appassionato di fotografia diventa critico per Le Monde, per otto anni (1977-85). Il suo rapporto con la scrittura si è nutrito di spunti autobiografici e di tensioni verso l’autofiction. Nel 1990 Guibert rivela la propria sieropositività nel romanzo À l’ami qui ne m’a pas sauvé la vie (All’amico che non mi ha salvato la vita) che lo consacra al grande pubblico.
Muore di AIDS nel 1991 dopo un accanito lavoro artistico sulla malattia che lo lascia senza forze, come testimoniano le fotografie del suo corpo ed il film realizzato con la produttrice Pascale Breugnot,La pudeur ou l’impudeur (Il pudore o l’impudore), girato a qualche settimana dalla sua fine. È sepolto a Rio nell’Elba, un paesino dell’Isola d’Elba.
Testo / contesto
L’installazione Ho steso un lenzuolo per terra si basa sul romanzo breve di Hervé Guibert Les Chiens. Scritto nell’estate del 1981 all’Isola d’Elba e pubblicato da Les Éditions de Minuit a Parigi l’anno seguente, è un testo che ha suscitato reazioni critiche e personali controverse. Le lunghe sequenze pornografiche hanno contribuito a definire la natura esplicita e scandalosa del testo, pubblicato finora soltanto in francese, tedesco e catalano.
Una traduzione italiana del testo, realizzata per questa installazione, è stampata su un lenzuolo bianco in maniera non sequenziale, ma analogica rispetto ai diversi piani narrativi. Les Chiens è il racconto di un rapporto di amore e crudeltà.
Fotografia / pornografia
Come spesso nell’opera di Guibert, Les Chiens parte da esperienze, luoghi e persone reali, per produrre una trama di auto-fiction che disorienta e ipnotizza il lettore. In ragione della doppia natura dell’autore – scrittore e fotografo –, le scene del racconto si compongono come quadri viventi, chiaramente connotati nei colori e nelle componenti. In un’intervista l’autore ammette di essersi ispirato ai quadri di Francis Bacon.
Non ci interessava riprodurre la natura pornografica o pornotopica del testo, bensì restituire attraverso nuove
immagini l’atmosfera tersa e quasi matematica della narrazione, stretta in lunghissimi periodi in cui le fantasie – sessuali e non – si dipanano in un crescendo esponenziale. I personaggi, descritti minuziosamente nel racconto, sono archetipi senza volto, ritratti in una serie di
cinque fotografie.
Oggetti intermediari
Il titolo dell’installazione è una citazione dal testo del racconto che rimanda a un atto basilare di ogni progetto: un disegno che sottende un desiderio. Gli oggetti svolgono nel testo un ruolo attivo e sono chiaramente connotati: oltre ai parafernali della cultura S/M (mollette, frustino, dildo, cockring), oggetti anonimi come uno specchio, un pennarello, un paio di forbici, un lenzuolo, un letto, una poltrona, una moneta, un paio di stivali, un pezzo di carne, sono al centro degli scambi fra i personaggi, che “comunicano attraverso l’interposizione di oggetti”. Coinvolti o meno in pratiche S/M, questi oggetti sono intermediari e diventano feticci, soggetti del racconto e dell’azione che vi si narra. Gli oggetti sono presenti nell’installazione e raffigurati nel libro che la accompagna.
Sensi e collaborazioni
Les Chiens è stato definito un racconto polisensoriale: vi si parla di odori, rumori, qualità tattili. La critica ha sottolineato che per la sua natura erotica, il testo si presta alla declamazione.
Nell’installazione sono inclusi gli abiti in lana mohair dei ginnasti che animano un brano del racconto, disegnati da Niccolò Magrelli. Il petricore – l’odore della pioggia sulla terra calda – è stato scelto da Nicola Pozzani. Bojan Đorđev e Stipe Kostanić hanno realizzato nel 2012 una performance in cui la traduzione in croato del racconto viene declamata nella sua interezza. Una registrazione ambientale raccolta sull’Isola d’Elba completa l’installazione.
F/Q è un duo artistico, che espone per la prima volta in FuturDome, nell’ambito del programma A-I-R
(Artists In Residence). Un duo collaborativo le cui installazioni fondono letteratura, scultura, performance,
fotografia, video e suono. F/Q creano opere evocative e provocatorie che esplorano i temi prescienti
dell’appartenenza e dell’esclusione. Le loro ricerche riflettono fino a che punto sia arrivato il modello di
creazione collaborativa e orientata ad una definizione dell’essere nel mondo, superando le polarizzazioni
che prediligono l’archetipo tradizionale dell’artista come genio solitario.
Oggi, poiché gli strumenti per creare tutti i diversi tipi di dialogo promuovono una sempre maggiore
collaborazione nella vita contemporanea, il loro lavoro di intesa è catalizzato dai campi non-normati e
non-binari, nell’ambito della fotografia performativa. In FuturDome hanno integrato un sistema di critica
dell’immagine come tema comune di dibattiti sulla dimenticanza. F/Q ingaggiano il regno del Reale
visivamente e intellettualmente, rievocando la natura materiale del nostro mondo e il modo in cui lo
sperimentiamo, attraverso la lente della letteratura, nelle sue trasposizioni rappresentative.
Il loro percorso è votato ad esplorare spettacoli narrativi allettanti nascosti e segreti, trasportando gli
spettatori nei mondi fantasiosi, astratti e universali della scoperta.
Un progetto in collaborazione con:
Bojan Đorđev, Belgrado, Stipe Kostanić, Belgrado; Niccolò Magrelli, Firenze; Nicola Pozzani, Londra.
Con una litografia di Francis Bacon e un’acquaforte di William Hogarth.
Catalogo con un testo critico di Owen Heathcote, Formato 16×24 cm, 96 pp.
Il duo F/Q ha concepito un progetto che nasce da un’inedita ricerca letteraria applicata agli ambienti dello storico palazzo di FuturDome, aperto all’opportunità di dialogo e crescita per giovani artisti che si confrontano con topos e ambienti riconfigurati .
La coppia di artisti si concentra su installazioni transdisciplinari che si insinuano attraverso narrativa, fotografia e scultura. Il duo F/Q lavora sul dialogo e la collaborazione creando una nuova unità inscindibile, fra un romanzo breve di Hervé Guibert e la sua prima trasposizione simbolica nello spazio.
Hervé Guibert (1955 –1991) è stato uno scrittore, giornalista e fotografo francese, uno degli amici più stretti di Michel Foucault, Isabelle Adjani e Sophie Calle. Appassionato di fotografia diventa critico per Le Monde, per otto anni (1977-85). Il suo rapporto con la scrittura si è nutrito di spunti autobiografici e di tensioni verso l’autofiction. Nel 1990 Guibert rivela la propria sieropositività nel romanzo À l’ami qui ne m’a pas sauvé la vie (All’amico che non mi ha salvato la vita) che lo consacra al grande pubblico.
Muore di AIDS nel 1991 dopo un accanito lavoro artistico sulla malattia che lo lascia senza forze, come testimoniano le fotografie del suo corpo ed il film realizzato con la produttrice Pascale Breugnot,La pudeur ou l’impudeur (Il pudore o l’impudore), girato a qualche settimana dalla sua fine. È sepolto a Rio nell’Elba, un paesino dell’Isola d’Elba.
Testo / contesto
L’installazione Ho steso un lenzuolo per terra si basa sul romanzo breve di Hervé Guibert Les Chiens. Scritto nell’estate del 1981 all’Isola d’Elba e pubblicato da Les Éditions de Minuit a Parigi l’anno seguente, è un testo che ha suscitato reazioni critiche e personali controverse. Le lunghe sequenze pornografiche hanno contribuito a definire la natura esplicita e scandalosa del testo, pubblicato finora soltanto in francese, tedesco e catalano.
Una traduzione italiana del testo, realizzata per questa installazione, è stampata su un lenzuolo bianco in maniera non sequenziale, ma analogica rispetto ai diversi piani narrativi. Les Chiens è il racconto di un rapporto di amore e crudeltà.
Fotografia / pornografia
Come spesso nell’opera di Guibert, Les Chiens parte da esperienze, luoghi e persone reali, per produrre una trama di auto-fiction che disorienta e ipnotizza il lettore. In ragione della doppia natura dell’autore – scrittore e fotografo –, le scene del racconto si compongono come quadri viventi, chiaramente connotati nei colori e nelle componenti. In un’intervista l’autore ammette di essersi ispirato ai quadri di Francis Bacon.
Non ci interessava riprodurre la natura pornografica o pornotopica del testo, bensì restituire attraverso nuove
immagini l’atmosfera tersa e quasi matematica della narrazione, stretta in lunghissimi periodi in cui le fantasie – sessuali e non – si dipanano in un crescendo esponenziale. I personaggi, descritti minuziosamente nel racconto, sono archetipi senza volto, ritratti in una serie di
cinque fotografie.
Oggetti intermediari
Il titolo dell’installazione è una citazione dal testo del racconto che rimanda a un atto basilare di ogni progetto: un disegno che sottende un desiderio. Gli oggetti svolgono nel testo un ruolo attivo e sono chiaramente connotati: oltre ai parafernali della cultura S/M (mollette, frustino, dildo, cockring), oggetti anonimi come uno specchio, un pennarello, un paio di forbici, un lenzuolo, un letto, una poltrona, una moneta, un paio di stivali, un pezzo di carne, sono al centro degli scambi fra i personaggi, che “comunicano attraverso l’interposizione di oggetti”. Coinvolti o meno in pratiche S/M, questi oggetti sono intermediari e diventano feticci, soggetti del racconto e dell’azione che vi si narra. Gli oggetti sono presenti nell’installazione e raffigurati nel libro che la accompagna.
Sensi e collaborazioni
Les Chiens è stato definito un racconto polisensoriale: vi si parla di odori, rumori, qualità tattili. La critica ha sottolineato che per la sua natura erotica, il testo si presta alla declamazione.
Nell’installazione sono inclusi gli abiti in lana mohair dei ginnasti che animano un brano del racconto, disegnati da Niccolò Magrelli. Il petricore – l’odore della pioggia sulla terra calda – è stato scelto da Nicola Pozzani. Bojan Đorđev e Stipe Kostanić hanno realizzato nel 2012 una performance in cui la traduzione in croato del racconto viene declamata nella sua interezza. Una registrazione ambientale raccolta sull’Isola d’Elba completa l’installazione.
F/Q è un duo artistico, che espone per la prima volta in FuturDome, nell’ambito del programma A-I-R
(Artists In Residence). Un duo collaborativo le cui installazioni fondono letteratura, scultura, performance,
fotografia, video e suono. F/Q creano opere evocative e provocatorie che esplorano i temi prescienti
dell’appartenenza e dell’esclusione. Le loro ricerche riflettono fino a che punto sia arrivato il modello di
creazione collaborativa e orientata ad una definizione dell’essere nel mondo, superando le polarizzazioni
che prediligono l’archetipo tradizionale dell’artista come genio solitario.
Oggi, poiché gli strumenti per creare tutti i diversi tipi di dialogo promuovono una sempre maggiore
collaborazione nella vita contemporanea, il loro lavoro di intesa è catalizzato dai campi non-normati e
non-binari, nell’ambito della fotografia performativa. In FuturDome hanno integrato un sistema di critica
dell’immagine come tema comune di dibattiti sulla dimenticanza. F/Q ingaggiano il regno del Reale
visivamente e intellettualmente, rievocando la natura materiale del nostro mondo e il modo in cui lo
sperimentiamo, attraverso la lente della letteratura, nelle sue trasposizioni rappresentative.
Il loro percorso è votato ad esplorare spettacoli narrativi allettanti nascosti e segreti, trasportando gli
spettatori nei mondi fantasiosi, astratti e universali della scoperta.
Un progetto in collaborazione con:
Bojan Đorđev, Belgrado, Stipe Kostanić, Belgrado; Niccolò Magrelli, Firenze; Nicola Pozzani, Londra.
Con una litografia di Francis Bacon e un’acquaforte di William Hogarth.
Catalogo con un testo critico di Owen Heathcote, Formato 16×24 cm, 96 pp.