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Fabiano Parisi – Il mondo che non vedo
personale dell’artista Fabiano Parisi, vincitore del Celeste Prize International 2010.
Comunicato stampa
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“Il mondo che non vedo” è il titolo della ricerca che Fabiano Parisi presenta dal 23 marzo 2011 negli spazi della galleria Glauco Cavaciuti Arte. Recente vincitore con questo lavoro del Celeste Prize International 2010, il pittore e fotografo romano interpreta con il suo personalissimo stile luoghi abbandonati e dismessi. Si introduce all’interno di fabbriche trasformate in ruderi e ne coglie un’antica grandiosità nei piloni che ancora si innalzano a sostenere scheletri metallici di antiche volte, nelle facciate ora vuote che si sdoppiano in spettacolari riflessi creati dall’acqua che ristagna sul pavimento dei vecchi stabilimenti, in saloni un tempo rumorosi dominati dalla presenza di macchinari, che sembrano mostri addormentati.
Le composizioni sono così rigorosamente composte da creare in chi le osserva un senso di meraviglia perché Parisi sa trasformare la rovina e la desolazione in elementi dotati di una misteriosa bellezza. Così succede quando i soggetti non sono più vecchie fabbriche ma cinema e teatri che sembrano accuratamente allestiti per rendere spettacolare l’abbandono, chiese che nella polvere e nella povertà dei pochi arredi recuperano un inedito fascino, sale di case nobiliari che ancora restano tali mostrando orgogliosamente stemmi, affreschi, boiserie. Come scrive il critico Chiara Canali “negli scatti di Fabiano Parisi, scanditi da una rigida prospettiva centrale, l’attenzione per i minimi dettagli, acuita dalla mancanza di figure umane, e la saturazione dei colori e delle nuance flou, creano una strana atmosfera di aspettativa, al confine del surreale”. E’ una sensazione che si acuisce quando l’obiettivo si sofferma su una giostra immobile, su una sala di ritrovo dove un calciobalilla sembra in attesa dei vecchi giocatori, su una piscina impudicamente vuota.
Richiamandosi nel titolo a una raccolta di poesie di Fernando Pessoa, Parisi interviene nelle sue opere trasformandole in autentici pezzi unici: le fotografie vengono, infatti, applicate su ferro o legno, incorniciate, manipolate con interventi di tecnica mista e utilizzo di resine che conferisce al risultato finale una particolarità unica.
Testo di Roberto Mutti
Le composizioni sono così rigorosamente composte da creare in chi le osserva un senso di meraviglia perché Parisi sa trasformare la rovina e la desolazione in elementi dotati di una misteriosa bellezza. Così succede quando i soggetti non sono più vecchie fabbriche ma cinema e teatri che sembrano accuratamente allestiti per rendere spettacolare l’abbandono, chiese che nella polvere e nella povertà dei pochi arredi recuperano un inedito fascino, sale di case nobiliari che ancora restano tali mostrando orgogliosamente stemmi, affreschi, boiserie. Come scrive il critico Chiara Canali “negli scatti di Fabiano Parisi, scanditi da una rigida prospettiva centrale, l’attenzione per i minimi dettagli, acuita dalla mancanza di figure umane, e la saturazione dei colori e delle nuance flou, creano una strana atmosfera di aspettativa, al confine del surreale”. E’ una sensazione che si acuisce quando l’obiettivo si sofferma su una giostra immobile, su una sala di ritrovo dove un calciobalilla sembra in attesa dei vecchi giocatori, su una piscina impudicamente vuota.
Richiamandosi nel titolo a una raccolta di poesie di Fernando Pessoa, Parisi interviene nelle sue opere trasformandole in autentici pezzi unici: le fotografie vengono, infatti, applicate su ferro o legno, incorniciate, manipolate con interventi di tecnica mista e utilizzo di resine che conferisce al risultato finale una particolarità unica.
Testo di Roberto Mutti
23
marzo 2011
Fabiano Parisi – Il mondo che non vedo
Dal 23 marzo al 23 aprile 2011
fotografia
Location
GALLERIA GLAUCO CAVACIUTI
Milano, Via Vincenzo Monti, 27 e 25, (Milano)
Milano, Via Vincenzo Monti, 27 e 25, (Milano)
Orario di apertura
lunedì 15 -19.30, da martedì a sabato 10 - 13 e 14 - 19.30, domenica chiuso
Vernissage
23 Marzo 2011, ore 18
Ufficio stampa
ANNA ORSI
Autore